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Autore: _Atlas_    17/03/2013    6 recensioni
«Lei mi ha fatta ubriacare!» lo accusò Pepper, puntandogli contro l'indice.
«Cosa?! Non è affatto vero!»
«Oh, sì che è vero! Non mi doveva fare bere quel vino!»
«Potts io non sapevo che lei non reggesse l’alcol, era solo un bicchiere!»

[Pre-Pepperony]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia - Pepper - Potts
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Storia revisionata il 4 aprile 2020
 
 
 
Per una goccia di vino
 
 
 
 
 
 
«Signor Stark, la prego!»
Pepper era disposta a tutto pur di eliminare quella pessima idea dalla mente del suo eccentrico capo; correva dietro di lui con una pila di fogli tra le braccia che minacciavano di rovinare a terra da un momento all’altro, ma Tony era troppo abile, troppo allenato e troppo astuto per farsi raggiungere.
«Potts, è inutile che mi sta dietro come un cagnolino: non cambierò idea. Lei verrà con me, e non si discute» lo sentì borbottare, a metà tra tra il serio e il faceto.
«Lei non può costringermi! Io sono solo la sua segretaria, non ho il dovere di accompagnarla a serate come questa in cui lei si divertirà a guardare le gambe di tutte le ochette che le gireranno intorno, pensando di aver visto chissà chi, mentre io dovrò starle dietro per evitare che combini qualche guaio irreparabile!» replicò lei. Lo seguì fino in cucina muovendosi non troppo agilmente sui suoi tacchi nuovi di zecca.
«Io sono Iron man, non sono “chissà chi”» le rispose l’uomo aprendo il frigo prendendo una bottiglia a caso e iniziando a bere senza controllare cosa ci fosse dentro. Deglutì a forza e il suo viso si gelò in una smorfia di disapprovazione.
«Chi diavolo ha messo questa roba nel mio frigo?!»
«Lei, suppongo» rispose Pepper mentre lo osservava buttare con violenza la bottiglia di succo di pera nella spazzatura.
«Tornando a noi, io non verrò» insistette poi, riprendendo l’inseguimento interrotto.
«Oh lei verrà e come! Vedrà, ci divertiremo!»
«Signor Stark...»
«Pepper, è un ordine.»
Affondata.
Avrebbe dovuto usare quella carta circa un’ora prima, quando la loro discussione era iniziata; sapeva che la sua assistente era una persona troppo corretta, troppo responsabile per non obbedire a un ordine dato dal capo.
«Prego?! Lo sa? Lei è la persona più insopportabile che io conosca!» si ribellò la donna, non riuscendo a credere alle proprie orecchie.
«Lo so, non ha idea di quante volte me l’abbiano detto. Però se le fa piacere saperlo, in questo momento lei detiene il record» finalmente Tony si fermò e si mise a braccia conserte di fronte alla ragazza che lo guardava con sguardo  assassino.
È incantevole, pensò.
Poi si disse che forse sarebbe stato carino dirglielo direttamente.
«Signorina Potts, le salterei addosso quando mi guarda così.»
Troppo spavaldo, forse.
Il viso di Pepper avvampò per l’imbarazzo ma presto venne celato con un'espressione di pura rabbia.
«Tony, lei mi fa ammattire. Probabilmente per colpa sua passerò il resto dei miei giorni ricoverata al reparto di psicoterapia, ne è contento?»
«Certo che no! Come farei senza di lei? Non riesco neanche ad allacciarmi le scarpe da solo!»
«Mi dice come potrò occupare il mio tempo in una serata come quella?»
«Stando con me, ovviamente!»
«Ma non si tratta della solita festa fra colleghi, né si parlerà di lavoro... non mi troverei a mio agio, insomma!»
Questa volta lo guardò supplichevole. Effettivamente non aveva tutti i torti, la festa era stata organizzata da un vecchio amico di Tony, che poco c’entrava con l’ambiente delle Stark Industries. Era solo una festa. Una festa fra vecchi amici con un elevato numero di fanciulle che avrebbero sbavato ai piedi del playboy con non poca naturalezza.
A Pepper non piacevano quelle feste e sapeva che la serata si sarebbe conclusa o con una sbronza da parte del suo capo o con una sbronza da parte del suo capo in compagnia di un’ochetta che lei avrebbe puntualmente scaricato la mattina seguente.
«E va bene, Pepper» provò quindi a giocare la seconda carta. Tony non fu mai tanto orgoglioso della sua astuzia come in quel momento.
«Se non vuole venire non sarò di certo io a obbligarla. So che non le piacciono queste cose perciò può rimanere a casa.»
La guardò serio in volto, assumendo uno sguardo da cucciolo abbandonato e allo stesso tempo ansioso della sua risposta, ma Pepper sapeva a che gioco stava giocando, non era certo una stupida.
«Oh, grazie mille Tony! Lei non sa che peso mi ha tolto! Approfitterò per rilassarmi un po’, magari leggendo un bel libro o guardando un bel film…oh, naturalmente dopo aver finito tutto il suo lavoro…»
Sorrise amabilmente e sparì dalla circolazione, tornando nel suo ufficio con sguardo trionfante.
Stava sul serio cercando di prendere in giro la tua assistente?
Ma poi perché ci teneva tanto che lo accompagnasse? Dopotutto a quel tipo di serate era abituato ad andarci da solo.
Il fatto era che Jeff Reed gli stava veramente antipatico e quella serata sarebbe stata una vera noia senza qualcuno di intelligente con cui scambiare qualche parola. Pepper doveva riconoscerglielo.


 
 *
 
 
Tony si era quasi convinto di telefonare Jeff e rifiutare il suo invito, ma che figura ci avrebbe fatto? Si sedette sul divano del salotto e si prese la testa fra le mani cercando di ragionare e trovare una soluzione al problema. Dopo cinque minuti si alzò con l’aria di un prigioniero che si avvia al patibolo; camminò piano per i corridoi della sua villa e si fermò davanti a una porta. Bussò piano.
«Avanti» la voce angelica - che presto sarebbe diventata indemoniata- della sua assistente risuonò dall’altro capo della stanza.
Entrò piano e sempre piano si avvicinò alla scrivania della donna, che lo guardava con sguardo misto al divertito e al minaccioso.
«Pepper…»  iniziò a dire.
«Sì?»
«Io…»
«Lei?»
«Vorrei…»
«Vorrebbe?»
Tony sbuffò seccato: «Mi lascia parlare? E’ già difficile così, se poi ci si mette anche lei…»
«Scusi. Vada avanti.»
«Dicevo» si schiarì la voce prima di assumere un tono supplichevole «…la prego, venga con me questa sera! Io non saprei come fare! Mi annoierei a morte!»
Anche Pepper sbuffò: «Lei è un soggetto irrecuperabile, Tony.» Ci saranno un miliardo di donne che moriranno dalla voglia di stare con lei!»
«Sì, ma...»
«E poi ci saranno i drink! Se proprio si annoia si consoli con quelli!»
Tony rimase interdetto: «Mi sta dando il permesso di ubriacarmi? E’ curioso da parte sua…»
«Non le sto dando il permesso di ubriacasi, non glielo permetterei mai. Però se lei non vuole rifiutare l’invito solo per paura di rovinare la sua immagine, mi dispiace, non so cos’altro dirle.»
«Venga con me, Pepper. La prego, le giuro che sarà l'ultima volta che succederà una cosa simile...»
Perché la guardava in quel modo, dannazione? Era molto più che insopportabile, molto,  molto di più.
«E ora perché ride?»
«Signor Stark, lei sarebbe perso senza di me» mormorò Pepper non riuscendo più a sostenere la discussione.
Eccola, si è ripresa la sua posizione.
«Beh…mi sembra ovvio» si indicò con le mani come per far vedere che razza di individuo capace solo a creare danni avesse davanti.
«Verrò con lei...» Pepper pronunciò quella frase e il volto di Tony sorrise raggiante «a patto che…»
«Tutto quello che vuole,signorina Potts.»
«…che questa sera non si ubriacherà»
«Oh, questa è facile, dopotutto come farei ad ubriacarmi stando a stretto contatto con lei?»
«Non avevo finito.»
«Oh, no.»
«Vede questi documenti?» gli indicò la pila di fogli che poco tempo prima aveva in mano mentre lo rincorreva per casa.
«Veramente non riesco bene a identificarli…credo di avere qualche problema con la vista. Ma stia tranquilla, la settimana prossima ho prenotato una visita dall’oculis-»
«Stark!» lo riprese quindi lei.
«Accidenti quanti  fogli!»
«Esatto. E indovini? Li deve firmare tutti. Adesso. Chiaro?»
Tony fece una smorfia di disapprovazione dando una breve occhiata a quei documenti.
«D’accordo, li firmerò»  disse infine facendo spallucce.
«Bene» Pepper lo guardò allontanarsi con il malloppo ed esausta si appoggiò allo schienale della sedia.
«Signorina  Potts?»
«Cos’altro vuole adesso?»
«Questa sera si metta il vestito blu»
Tony lasciò la stanza con un sorriso stampato sul volto, lo stesso che poco dopo comparve anche sul volto di Pepper.
 
 
*
 
 
«Tony! Ma dove diavolo è finito?! Faremo tardi!» la voce di Pepper risuonava dalla porta di ingresso dove c’era Happy che li stava aspettando.
«Eccomi, eccomi. Si rilassi Pepper, più tardi arriviamo prima usciremo da lì. Cavolo…» il suo sguardo si fermò su di lei. Indossava il vestito blu, aveva i capelli sciolti che le cadevano sulle spalle e…e uno sguardo che non prometteva niente di buono.
«Siamo in ritardo, signor Stark. Di un’ora». Anche lei non aveva potuto fare a meno di notare l’eleganza del suo capo e della grazia con cui si muoveva in quello smoking nero, ma erano in ritardo, dovevano muoversi.
Si infilarono velocemente in auto e lì, con lo sguardo divertito di Happy, Tony iniziò a parlare con Pepper.
«Sa che è veramente carina stasera? Glielo avrei detto prima se non mi avesse interrotto» disse.
Lei sorrise compiaciuta. «Anche lei non è niente male.»
«Sì, lo so.»
Pepper sorrise della sua sfacciataggine, ma doveva ammettere che quella sera era proprio affascinante. Non che gli altri giorni non lo fosse, semplicemente era più facile per lei ammetterlo in una circostanza come quella. Sarebbe suonato al quanto strano dirgli la stessa cosa mentre trafficava per il suo laboratorio con lo stereo a palla che trasmetteva gli  AC/DC.


«Potts,  siamo arrivati.»
Tony le aprì gentilmente la portiera dell’auto e una volta fatta scendere, le tese il braccio che lei afferrò prontamente.
L’auto si era fermata davanti a un enorme villa a cinque, forse sei, piani, con tanto di giardino e piscina.
«Èpiù bella la mia…» affermò Tony con convinzione.
Pepper evitò di ribattere e si lasciò condurre all’interno dell’abitazione.
Con grande sorpresa da parte di Tony fu proprio Jeff Reed ad accoglierli.
«Tony Stark! Sei davvero tu?»  esclamò.
«No, sono un suo ologramma, lui era occupato, sai, il lavoro…» e mentre lo disse sfoderò una bellissima faccia da schiaffi.
«Non sei cambiato per niente, vedo! Fatti abbracciare!» Prese l’amico per le spalle e lo abbracciò sotto lo sguardo divertito di Pepper. L’abbraccio non fu tanto gradito da Tony che cercò immediatamente di allontanarsi da lui
«Tu devi essere Pepper» disse poi l’uomo rivolgendosi alla ragazza.
«Virginia»  sottolineò  Tony.
«Sì,  sono io. Mi chiami pure  Pepper.»
«Virginia è il suo nome di battesimo» puntualizzò Tony.
«Come vuoi. Virginia, sono molto lieto di conoscerti» Jeff le prese una mano e la sfiorò con le labbra suscitando l’ira dell’amico.
«Bene Jeff, ci mostri il resto della casa?» tagliò corto Tony.
«Certamente! Venite!»
Jeff fece da guida ai due dirigendoli verso una grande sala, con tanti tavoli, con tanta gente, c ondecisamente troppa gente, almeno secondo il personale gusto di Pepper.
«Non vedo il bar» commentò Tony guardandosi intorno con quella che a Pepper sembrò disperazione.
«Non è tenuto a sapere dove si trova il bar, dal momento che non avrà bisogno di bere, signor Stark» ci tenne a precisare Pepper, divertita e al tempo stesso imbarazzata per il comportamento possessivo del suo capo nel suoi confronti.
«Accomodatevi pure qui» Jeff indicò loro un tavolo dove erano seduti un uomo in giacca e cravatta, sguardo altezzoso e accompagnato da una giovane donna vestita in modo elegante e con uno sguardo che avrebbe raggelato chiunque le si fosse presentato davanti.
«Lui è il signor Mitchum Dent, presidente dell’azienda in cui lavoro, mentre la signorina Stanley è la sua assistente. Tengo molto a loro e sono contento che siano venuti questa sera» Jeff presentò la coppia ai suoi amici e dopo aver salutato si  diresse verso gli altri            invitati.
«Interessante. Due capi, due assistenti. Facciamo uno scambio di ruolo per una settimana, Tony?» cercò di stuzzicarlo Pepper.
«Potts, devo realmente considerare l’idea di farla ricoverare nel reparto di psicoterapia?»
«Era solo una battuta, cercavo di renderle piacevole la serata.»
«Pensa che possa farmi piacere pensare di scambiare lei con quella donna di ghiaccio?»
«Come non detto» Pepper pensò che quella serata si sarebbe rivelata molto, molto lunga e molto, molto noiosa.
«Comunque, che ne dice se per questa sera mettiamo da parte i convenevoli?» propose Tony dopo una lunga pausa servita a osservare meglio i personaggi seduti di fronte a lui.
«Come dice?»
«Diamoci del tu, stasera.»
«Oh, okay» acconsentì la donna riuscendo per miracolo a nascondere l'imbarazzo.
 
La serata trascorreva lentamente per Tony Stark.
Non poteva sfogare il suo nervoso sull’alcol, non c’erano ragazze minimamente interessate alla sua presenza nè dal fatto che lì, a pochi passi da loro ci fosse il volto di Iron man, non riusciva a trovare argomento di conversazione con Pepper, che sembrava sfinita per il troppo lavoro. E inoltre aveva davanti due personaggi che a confronto due cubetti di ghiaccio sarebbero stati più socievoli.
«Ehm…lei di cosa si occupa esattamente?» tentò di iniziare una conversazione con la signorina Stanley.
«Firmo documenti e porto il caffè» si limitò a dire quella.
«La prossima volta che mi invitano a queste feste, ti prego, rispondi che sono occupatissimo o malatissimo. Scegli tu, per me è uguale» disse poi all’orecchio di Pepper.
«La prossima volta che mi costringi a venire a queste feste ricordami di ucciderti» rispose prontamente lei, mostrando un bellissimo sorriso ironico.
«Oh, lo farei adesso, se fossi in te.»
Ormai erano le undici, troppo tardi per cambiare programma troppo presto per svignarsela.
Tony si asciugò la fronte con un fazzoletto di carta e si voltò verso la sua assistente. Era annoiata, lo vedeva, probabilmente stava davvero escogitando un modo per ucciderlo senza farlo sembrare un omicidio.
«Ti annoi?» le  chiese.
«Io? No…sì» ammise.
«Possiamo andare via…diciamo che abbiamo avuto un emergenza.»
«No…non preoccuparti. E poi ormai è tardi, domani penserò a come vendicarmi.»
«Lei è perfida.»
«E i convenevoli?»
«Mi piace prendere le distanze quando la insulto.»
«Questa mi è nuova.»
«Non mi conosci poi così bene, Pep» le sorrise.
«Tony, Virginia! Vedo che vi state divertendo!» esclamò a un tratto Jeff.
«Da morire!» rispose Tony, prima che Pepper gli tirasse un calcio sottobanco.
«Sono contento! Ah, dopo dovete assolutamente assistere e ovviamente partecipare, se lo desiderate, al grande bagno di mezzanotte!»
«Grande bagno di…» Pepper non riuscì a terminare la frase.
«Mi raccomando, ci conto!»
 Jeff svanì tra gli ospiti lasciando Tony e Pepper attoniti.
«Io vado a prendere da bere» concluse Tony senza lasciare a Pepper modo e tempo di ribattere.
Tornò cinque minuti dopo con in mano un calice di vino.
«Sono riuscito a trovare il bar» commentò tornandosi a sedere.
«Ma non mi avevi promesso di non bere stasera?»
«Infatti questo è per te, fidata assistente.»
«Vuoi farmi ubriacare?»
«È solo un bicchiere, Pepper. Non dirmi che non riesci a reggerlo!»
Pepper sbuffò senza replicare e iniziò a bere il vino.
Si ricordava della parole che le aveva detto Tony durante la mattinata “ci divertiremo, vedrai!”e pensò a quanto poco si stessero realizzando, ma in fondo doveva ammettere che era curioso vedere il suo capo in preda a una crisi di noia e circondato da personaggi molto poco gradevoli e che non suscitavano in lui alcun interesse.
«Vuoi ballare?»
«Come dici?»
«Ti ho chiesto se vuoi ballare» con la mano indicò il centro della sala dove a poco a poco la gente si avvicinava per ballare.
«Oh, Tony, io non..»
«Avanti Pepper, lasciamo che la signorina di ghiaccio e l’uomo di pietra si scambino allegre parole!» l’uomo non ammise altre obiezioni e preso il braccio della ragazza la trascinò fino al centro della sala.

«Ti ho già detto che sei molto carina questa sera?»
Pepper sorrise appoggiandosi alla sua spalla, preferendo non rispondere alla sua domanda.
«Sembri stanca, vuoi  che andiamo via?»
«Non cercare scuse Tony, io sto benissimo e rimarremo qui fino alla fine della serata» disse. Dopo la discussione che avevano avuto quella mattina, il minimo era rimanere fino alla fine della festa.
«Come vuoi, ma io sono sul serio preoccupato per te. Sembri sconvolta.»
«Si da il caso che lei mi dia molto da fare, Tony.»
«E i convenevoli?»strinse la ragazza più vicina a sé, lei se ne accorse ma non disse nulla, stanca per opporsi e nello stesso tempo segretamente contenta di quel contatto.
«Si dai il caso che tu mi dia molto da fare, Tony» si corresse.
«Quindi saresti sconvolta per causa mia, interessante. È per la mia bellezza, vero?»
«No. È per il suo incredibile talento di cacciarsi nei guai.»
«Per questo c’è lei.»
I loro occhi si incrociarono e si guardarono intensamente. Gli occhi nocciola di Tony riflessi in quelli azzurri di Pepper. La loro unione sembrava generare  un’energia di cui entrambi erano consapevoli e che mai avevano provato ad approfondire, forse per paura.
Il viso di Tony si avvicinò lentamente a quello di Pepper che in preda a un improvviso capogiro chiuse gli occhi.
Li riaprì velocemente, non riuscendo a mettere a fuoco la vista.
«Mi gira la testa» mormorò   staccandosi da lui.
«Come? Pepper?»
La ragazza si avvicinò a un divano che si trovava all’angolo della sala; si sedette e poggiò la testa allo schienale.
«Pep, tutto bene? Mi stai facendo preoccupare…» disse Tony sedendosi al suo fianco.
«Fa bene a essere preoccupato, signor Stark. Sto pensando al metodo più doloroso per farla soffrire» riuscì ad articolare la giovane, lasciando però di sasso il suo capo.
«Come dice
«Lei mi ha fatta ubriacare!» lo accusò puntandogli contro l'indice.
«Cosa?! Non è affatto  vero!»
«Oh,  sì che è vero!Non mi doveva fare bere quel vino!»
«Potts io non sapevo che lei non reggesse l’alcol, era solo un bicchiere!»
«Io lo reggo benissimo l’alcol!» Sfuriò però la donna.
«Accidenti, è proprio ubriaca. Venga, andiamo a casa…» Tony fece per prenderla di peso ma Pepper rimase immobile sul divanetto.
«Mi lasci morire qui, su questo divano, in questa stupida sala, dove si svolge questa stupida festa!» borbottò.
Tony capì che la sua assistente era veramente arrivata al limite. Aveva lavorato tutto il giorno, tutto il giorno l’aveva sfinita e ora era crollata. Non avrebbe dovuto portarla a quella festa inutile e noiosa.
 
 
*

 
Quando Pepper si svegliò si ritrovò su un letto matrimoniale, avvolta da lenzuola bianche e da qualche coperta. Si girò a malapena e immediatamente fu colta da un forte mal di testa. Fece una smorfia di dolore e pensò alla sera precedente, ma appena si voltò, dall’altra parte del letto vide Tony.
Si era tolto la giacca dello smoking e dormiva beatamente a pancia in giù con ancora le scarpe ai piedi.
«Tony» lo chiamò, ma lui si mosse appena e continuò a dormire.
«Tony!Si svegli!» questa volta gli mosse il braccio e finalmente l'uomo aprì gli occhi.
«Cosa diavolo succede?» grugnì.
«Me lo dica lei, cosa ci faccio qui?!»
«La prego Pepper, piano con le domande. Sono insopportabili di mattina.»
«Lei mi dica cosa ci faccio qui!»
Tony si stiracchiò sbadigliando rumorosamente, poi si alzò e si mise seduto sul letto.
«Ieri sera è svenuta su quel divano, Pepper. Ho dovuto prenderla di peso, trascinarla in auto e dall’auto trascinarla su questo letto. Ecco cosa ci fa qui» spiegò.
«E lei?»
«Io cosa?»
«Cosa ci fa qui?»
«Beh, è il mio letto!»
Pepper sbuffò ancora, massaggiandosi  la testa.
«Male?» le chiese Tony.
«Molto.»
«Resti sdraiata, altrimenti sarà peggio» le disse quando cercò di alzarsi.
«Devo lavorare,Tony.»
«Oggi è domenica,  non si lavora.»
«Ne riparleremo; nel frattempo vado a mettermi qualcosa di più comodo» alluse al vestito blu che aveva ancora addosso.
«Come vuole. Io vado a prepararle la colazione.»
Pepper si stupì di quell’affermazione, ma lo lasciò fare. Era curioso vedere come per una volta fosse lui a prendersi cura di lei. Pensò al bacio che si stavano per dare la sera precedente e maledì il suo vestito blu. Cominciò a pensare che fosse quello a portarle sfortuna.
«Ma che si è messa?» sentenziò Tony entrando di nuovo nella stanza con un piatto tra le mani e vedendo Pepper con addosso i suoi   vestiti.
«Non ci sono miei vestiti nella sua villa, signor Stark» si giustificò, diventando più o meno di tutti i colori.
«Le sta bene quella maglietta, se la tenga.»
Entrambi si sedettero sul letto.
«Frittelle eh?» commentò lei assaggiandone una «non pensavo che fosse in grado di cucinarle.»
«Lei mi sottovaluta.»
«Comunque grazie…»
«Di nulla» le sorrise.
Pepper assaporò il resto della frittella quando all’improvviso fu colta da un grande, terribile dubbio.
«Cos’ha combinato in cucina?»
«Niente» rispose lui con la sua solita sfacciataggine.
«Non ha fatto esplodere niente?»
«Certo che no! Gliel’ho detto, lei mi sottovaluta!»
«Lei è sicuro di non aver…»
«Pepper, sono sicuro.»
La conversazione finì lì. Tony non aggiunse una parola di più e Pepper non fece altre domande.
Più tardi lui si rifugiò nel suo laboratorio lasciando che la donna si sistemasse, e così fu, ma quando Pepper entrò in cucina canticchiando, lo spettacolo che vide davanti ai suoi occhi azzurri fu terribile: padelle sporche lasciate sui fornelli, burro che colava dalle ante dei mobili, caffè rovesciato sul tavolo.
«TONY STARK!!!»
L’urlo raggiunse il laboratorio in cui si trovava Tony. Non era sicuro di aver sentito bene, ma quando tese l’orecchio per ascoltare meglio un brivido gli attraversò la schiena.
«TONY STARK LEI È UN UOMO MORTO!!!»
Tony si guardò intorno.
«Ops.»

Fu tutto quello che riuscì a dire.



 
 
 
 
 
NdA 5 aprile 2020
 
Passano gli anni e ogni tanto cerco di rimaneggiare le mie storie partendo dalla prima, cioè questa. Mi rendo conto dello stile pessimo, dell’OOC dei personaggi e della narrazione priva di senso logico, ma modificarla da cima a fondo significherebbe non vedere più l’evoluzione stilistica che ho avuto nel tempo, e ammetto che la cosa mi dispiacerebbe.
Prendete la storia per quello che è, ovvero un primissimo tentativo di scrivere una fan fiction su due personaggi che ancora non conoscevo bene :’)
 
 
_Atlas_
   
 
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