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Autore: Trich    18/03/2013    1 recensioni
SPOILER The Mark of Athena.
Leo, Frank e Hazel sono a Roma per fare la cosa supersegretissima che non vi dirò perché potreste dover ancora leggere il libro, ma per la quale devono seguire Hazel (non vi dirò neppure il perché di questo, gne).

Roma, Leo's POV perché non potete dire che non è il più figo di tutti.
I tre si trovano davanti ad uno strano mostro - una sclerotica, pazza adolescente in maglietta arancione che sembra riconoscerli. E risponde al nome di fangirl. E di Martina.
Che è il mio nome, ahah.
Boia che cavolata.
No, aspettate, mi state seriamente dicendo che Leo, Hazel e Frank non sono tra i personaggi? I miei bambini?
La mia vendetta è vicina.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments, Nonsense, What if? | Avvertimenti: nessuno
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LE AVVENTURE DI LEO VALDEZ

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LEO NON SI SAREBBE MAI PIÙ FIDATO DI UNA BAMBINA.
Mai più.
Lui e Frank si erano infilati in un vicolo affollato di negozi di cianfrusaglie per turisti, seguendo il fiuto del cane da cacci- ehm, di Hazel. Forse si erano lasciati distrarre un pochino, ma dopotutto è quello che si fa in una terra straniera, no?
E poi non si aspettava che in Italia ci fossero davvero così tanti italiani. Si ricordava di aver sentito spesso quella lingua con sua mamma, quando si permettevano una pizza da Paolo’s –cavoli, quella roba era meglio del nettare-, ma adesso si sentiva circondato. Seriamente.
Poi c’erano ovunque bambine con vestitini colorati e con le codine, e una di queste aveva da poco cercato di ammazzarli.
Be’, non era stata proprio una bambina, sarebbe stato imbarazzante. La sua vera natura di troll scozzese era saltata fuori quando la sua parrucca con le treccine bionde era saltata via. In quel momento, quella creatura assatanata stava cercando di colpire Frank con un pugnale d’osso, dopo aver morso la mano di Leo fino a farla sanguinare. Lui non aveva voluto prendere dell’ambrosia come consigliava Hazel –il morso di una bambina, che diamine!- fino a quando gli occhi incavati e il naso verdognolo non erano spuntati da sotto il travestimento. Poi aveva acconsentito –non aveva la minima intenzione di contrarre una qualche malattia da troll. Sembrava davvero orripilante.
Comunque, poco dopo, si erano rimessi in viaggio grazie al tempestivo intervento di un lingotto d’oro. Di Hazel, con un lingotto d’oro. Ma non era quella la parte principale.
Si erano rimessi in cammino verso una parte un po’ più sperduta della città, con meno turisti e più negozi incassati nei muri che sembravano sul punto di crollare da un momento all’altro. Leo non era abituato a tutta quest’anticaglia: anche al Campo Mezzosangue, dove i palazzi ti davano quel senso di Ehi, ma siamo nel ventunesimo secolo o cosa?, sembrava tutto nuovo e scintillante. Là sembrava di stare costantemente nella rielaborazione multimediale dei resti di un’antica città perduta. Tipo Atlantide.
Hazel si fermò davanti ad un bivio. In tutto il vicolo gli unici passanti erano loro ed un gruppo di ragazze intente ad osservare una vetrina.
«Da che parte, capo?», chiese Leo passandosi una mano tra i capelli.
Hazel si guardò intorno smarrita. «Frank, potresti-»
Prima che potesse continuare la frase, una delle ragazze del gruppo si voltò verso di loro con un’espressione esultante. Le altre entrarono in un negozio lì accanto.
Per favore, pensò Leo. Fa’ che non sia un altro mostro.
Non sapeva esattamente chi stava pregando, forse il Dio delle Ragazze Strane o qualcuno del genere, ma sperava che funzionasse. O forse in Italia c’era una qualche regola secondo la quale i mostri dovessero andare a giro solo travestiti da ragazze.
Scosse la testa. Perché avrebbero dovuto?
«Ti chiami Frank?», chiese la ragazza rivolta al suo amico. Aveva quasi lo stesso colore di carnagione di Leo e scuri capelli ricci come Hazel, ed indossava un paio di jeans alla moda con una felpa colorata, come il novanta per cento dei ragazzi della loro età che aveva visto in giro.
Frank fece un passo indietro e lanciò un’occhiata ad Hazel come a dire, Che cavolo devo fare?
Leo sbuffò. Amico, stai calmo. Dici di no e continuiamo per la nostra strada –che a dir la verità non conosceva nemmeno, ma tant’era.
Ma Frank annuì, e ciò fece illuminare gli occhi alla ragazza. «E tu sei Hez- no, Hazel, giusto?», domando con il suo accendo marcatamente italiano.
Capitava mai che un mostro non sapesse qualcosa? No, perché sembrava che per prepararsi al loro arrivo la gente si leggere l’Enciclopedia Leo e tutti gli altri –in quanto Capitano Supremo dell’Argo II, gli spettava il titolo in prima copertina.
«Perché stai tirando fuori la chiave inglese?»
Leo sollevò lo sguardo dalla sua cintura. La ragazza aveva spostato la sua attenzione su di lui, con un sorriso scaltro. «Oh, ma non voglio farvi del male! Tu sei Leo, se non sbaglio?» Terminò la frase con una risatina.
Leo era un po’ troppo sconvolto per metter su un pensiero degno di essere chiamato tale, quindi annuì.
La ragazze saltellò battendo un paio di volte le mani. «Non ci credo!» Iniziò a tirare giù la zip della felpa, scoprendo una maglietta arancione con la scritta Campo Mezzosangue in inglese. Leo si rilassò un po’. Non aveva pensato di trovare altri Mezzosangue, ma erano decisamente meglio accetti di un mostro assetato di sangue.
Anche Hazel trattenne a malapena un sospiro di sollievo. «Sei in un’impresa?», chiese amichevolmente, nonostante lasciasse trapelare una certa fretta.
La ragazza scosse la testa, ridendo. «Oh, no, sono qui per… uh, motivi personali». Sembrò ricordarsi all’improvviso di qualcosa molto importante. «Oh, che stupida», disse. Leo non conosceva l’italiano, ma stupida era piuttosto comprensibile. «Io sono Martina, figlia di Apollo», si presentò allungando la mano. «Sono italiana».
Frank si riscosse con quella frase. Leo non sapeva perché, ma sembrava incuriosito da quel fatto.
Leo strinse la mano della ragazza, lanciando un’ultima occhiata interessata alla sua maglietta. La scritta non sembrava proprio identica a quelle che era abituato a vedere, ma non poteva fare il confronto perché le sue due magliette del Campo erano davvero sporche ed era stato costretto ad indossarne una viola di Frank. «Hai trovato molti mostri, qui in giro?», domandò incuriosito.
Martina scosse la testa, corrucciata. «Nah, nemmeno uno», sospirò. «Avrei giurato che la mia professoressa di italiano fosse una Furia –uh, scusate, una Benevola, ma non mi ha mai attaccata, sapete? Probabilmente non si è accorta di me, oppure è stata spaventata dalla mia spada».
Leo iniziava a pensare che forse non avevano davanti una Mezzosangue qualunque. Forse era stata presa in ostaggio da qualcuno ed era impazzita durante un’impresa, o qualcosa del genere. Però sapeva che bisognava sempre trattare i matti con accondiscendenza. «Oh, e com’è la tua spada?»
Le si illuminarono gli occhi. «Oh, sono felice che tu l’abbia chiesto!» Tastò velocemente nella tasca del giubbotto e tirò fuori una chiave d’ottone. «So per certo che è una spada, è un regalo di mio padre Apollo, ma non riesco a farla scattare… sapete, come la spada di Percy Jackson.» Guardò verso ognuno di loro come si fa quando si condivide uno scherzo con vecchi amici, porgendo la chiave a Leo.
«Ehm…» Leo afferrò la chiave, ma a prima vista sembrava solo una stupida, pesante chiave inutile. Niente da dire, anche la spada di Percy a prima vista sembrava una bic, e poi si trasformava in questa spada spacca-culi.
Frank si intromise. «Hai detto che te l’ha regalata Apollo?», domandò.
Martina annuì eccitata, squadrandoli come se ancora non credesse alla sua fortuna. «Già. O meglio, me l’ha fatta trovare lui. Sapete, ero a questo mercatino dell’antiquariato a Parigi, e vedo questa chiave illuminata dal sole. Be’, era ovvio, no? Così l’ho comprata».
Hazel trattenne a malapena un verso divertito. In quel momento, il gruppo di ragazze che prima era con Martina uscì dal negozio –una libreria, appurò Leo. «Oh, ecco dov’eri!», dissero in italiano. «Che stavi facendo?»
Martina si voltò verso di loro per rispondere qualcosa che né Frank né Hazel né Leo afferrarono. Poi rivolse di nuovo loro la sua attenzione. «Be’, scusate, adesso devo proprio andare – le mie amiche non sanno che io sono una Mezzosangue, quindi sarebbe un problema… ciao!» con un sorriso entusiastico, raggiunse il gruppo.
I tre si guardarono un po’ confusi. «Cos’era?», chiese Hazel dopo qualche secondo.
Mentre Leo perfezionava una veloce risposta divertente, un’altra ragazza del gruppo li avvicinò. Lui si guardò attorno – pensavo che avessero appena voltato l’angolo, ma quella doveva essere tornata indietro. Oh, no, non di nuovoNon un’altra.
«Siete americani? Oh, bene», disse la ragazza con un sorriso mesto. «Sono un’anima di Martina, la ragazza che c’era prima –si indicò dietro le spalle con il pollice –e volevo scusarmi da parte sua».
Leo si infilò le mani nelle tasche della cintura –le uniche tasche dove le sue mani entravano-, ma non rispose.
La ragazza sospirò. «È fantastica, ma a volte ha queste crisi – vi ha scambiati per dei personaggi della saga di Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo, la conoscete?», chiese ridacchiando. «Lei la adora».
Frank aveva spalancato la bocca.
«Be’, quindi… io vado. Scusate ancora», continuò, intimorita dal silenzio che riceveva. Poi si voltò e camminò velocemente fino a dietro l’angolo.
Leo guardò gli altro due. «Be’», disse. «Mi sa che abbiamo un bel po’ di cose da raccontare quando incontreremo Percy alle tre».
Poco dopo, ripresero a camminare cercando di non pensare al loro incontro. E comunque, pensò Leo, Le Avventure di Leo Valdez è un titolo molto più azzeccato per una saga.




FANGIRLIAAAAAMOOOOOOOO YUHUUUUUUU

Okay, stamattina sono a casa a smaltire la febbre e mentre ero a letto a leggere il Marchio di Atena e a fangirlare perché sono nel mio stesso paese, mi è venuta quest'idea idiota e non ho resistito. Mi dispiace.
no, sul serio, non vedo l'ora di pubblicare, ma ora ho paura perché piove e tira vento.
Scappo a vedere un film sotto la mia copertina :3
Baci,
Martina, figlia di Apollo (MUAHAHAHAHAAHAHAHAAH)


Oh, giusto: mi farebbe tanto piacere avere la vostra opinione :)

   
 
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