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Autore: Iurin    18/03/2013    7 recensioni
E' il 1992, l'anno scolastico, ad Hogwarts, sta per cominciare, e Silente, grazie a Miss Pince, ha assunto un'assistente bibliotecaria, parente della suddetta Miss Pince, forse, per "un decimo di millesimo di grado". La ragazza, appena ventottenne, si chiama Soleil Scrooge (sì, come Ebenezer Scrooge), ed arriva ad Hogwarts già piuttosto restia a fare quel lavoro, ma poi si deprime totalmente quando capisce di essere praticamente entrata in conflitto con "l'acido" Severus Piton. E, complice una strana tinta per capelli usata per sbaglio (o forse per far colpo su Gilderoy Allock), proprio Severus Piton le affibbierà un soprannome, con il quale solo lui, però - o per fortuna - la chiamerà: Cirque.
Cirque du Soleil.
Genere: Comico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gilderoy Allock, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Salve a tutti, bella gente! ;D
Eccomi tornata con un nuovo capitolo!
(Risponderò alle recensioni il prima possibile, I promise.)
Ma, prima di lasciarvi alla lettura, vorrei dirvi due piccole cosette:

1) Vorrei invitarvi nuovamente tutti ad aprire questo link di Facebook e a mettere un 'mi piace' al racconto che troverete. Sì, la tizia che l'ha scritto sono io. E' per un concorso letterario, e la concorrenza è veramente spietata, tanto che adesso, in classifica, sono seconda (e ancora per poco, tra l'altro) :(
Aiutatttmmm! Per favore, vi ci vogliono due secondini piccini picciò :)
Grazie a tutti, ecco il link:
cliccate qui --->
In equilibrio

2) Ahimé, devo fermarmi per un po' con la pubblicazione di questa fanfiction. Il fatto è che ho tante cose da fare, ahimé, e come se non bastasse l'ispirazione per questa fanfiction è un po' diminuita. Spero che torni quanto prima! Ma, nonostante questo, non starò con le mani in mano: a presto, sebbene lascerei per un po' Cirque, ho intenzione di cominciare a pubblicare una nuova long. Insomma, vediamo dove tira il vento!

Detto ciò, ragassuoli belli, vi lascio con il capitolo, grazie mille per l'attenzione e... ci si becca prossimamente! :*










Capitolo 19
 

Quel giorno - o meglio, in quel momento - ero intenta a mangiare una merendina: una di quelle crostatine monoporzione all’albicocca; c’era anche al cioccolato, ma quella mi rimaneva sempre un po’ sullo stomaco, quindi…
L’avevo ‘fregata’ alla tavolata dei Corvonero mentre stavo uscendo dalla sala Grande, quella stessa mattina, dopo la colazione; avevo aspettato che la maggior parte degli studenti fosse uscita e poi mi ero alzata, decidendo di uscire anche io, per quella volta, dalle porte principali, invece della solita porta laterale. E, camminando, avevo allungato accidentalmente la mano verso un tovagliolo ed una crostatina.
Contemporaneamente, aha!
E ora me la stavo mangiando mezza rannicchiata dietro la mia scrivania. Perché, beh… non era che fosse proprio consentito mangiare in biblioteca.
E il fatto che io fossi l’assistente della biblioteca la diceva lunga sul fatto che avessi dovuto dare il buon esempio e tutte cose di questo genere.
Ecco perché stavo masticando quella crostatina come se stessi, in realtà, fumando erba gatta.
Tanto che stavo anche correndo il rischio che quello spuntino mi rimanesse davvero sullo stomaco, nonostante mi fossi premunita di non prenderlo al cioccolato!
Ma vabbè, erano dettagli.
L’importante era che nessuno mi vedesse mangiare! E se poi si fosse sparsa la voce? E se poi anche gli studenti avessero iniziato a magiare perché ‘tanto lo fa anche la signorina Scrooge’? E se lo fosse venuto a sapere Miss Pince?
Merlino, avrei potuto rischiare di venire addirittura… licenziata?
Licenziata per essere stata colta in flagrante nell’atto di mangiare.
Ah, beh!
E così, in definitiva, mandai giù quella crostatina a grandi bocconi, cercando di non strozzarmi.
…Invece di un innocente spuntino, quella caspita di crostatina avrebbe potuto causare un vero e proprio disastro.
La prossima volta sarebbe stato meglio che il fuori-pasto me lo fossi portato in camera, altroché!
In ogni caso, a quel punto, allora, buttai velocemente a terra, con una mano, tutte le briciole cadute sulla scrivania o suoi miei pantaloni, e mi rimisi seduta composta, e non come se mi stessi dilettando in un numero di contorsionismo improvvisato.
Proprio in quel momento la porta si aprì, in ogni caso, e per fortuna io ero già di nuovo tutta in ordine, e, col fatto che da quella posizione io ero praticamente proprio davanti alla porta, fu sicuramente meglio così.
Anche perché, casomai fosse entrato non uno studente, ma addirittura un adulto, farmi trovare con la bocca cosparsa di briciole non sarebbe stato proprio il massimo.
Ma stavolta non si trattò di un adulto, ma anzi, proprio di uno degli studenti più giovani. Anche se ormai lo riconoscevo subito.
Harry Potter. E chi, altrimenti?
Lo guardai, allora, e, quando lui si voltò verso di me… non si poté proprio dire che ricambiò appieno. Aveva un’espressione cupa, pensierosa… E come dargli torno! Era impossibile dimenticare da un giorno all’altro cosa fosse successo durante la prima riunione del Club dei Duellanti; anch’io, camminando per i corridoi, quella mattina, avevo sentito pronunciare il nome di Harry Potter dagli altri ragazzi… e qualche volta anche, di nuovo, qualcosa associato alla Camera dei Segreti.
Era come se di nuovo quella specie di panico fosse più che palpabile, nell’aria, anche se, effettivamente, non era avvenuta un’aggressione vera e propria come le altre.
Anche se non si poteva neanche dire che quanto successo col serpente fosse stata una cosa da poco… Ma le due cose non potevano essere collegate! Insomma… Non pensavo, almeno!
Ma, al momento, sarebbe stato sicuramente meglio non pensare alle dicerie, ma, magari, concentrarmi su quanto mi stava avvenendo intorno: Harry Potter era nascosto dietro gli scaffali del Reparto Invisibilità, e, attraverso i libri, stava osservando un gruppetto di studenti seduto ad uno dei tavoli.
Non sapevo perché li stesse praticamente spiando, ma fu inevitabile che la cosa mi incuriosì; non si era nascosto, lui, per paura di essere visto o cose di questo genere. Stava proprio origliando!
E a quel punto non potei che chiedermi, allora, cosa si stesse dicendo quel gruppo di ragazzi per far comportare Harry Potter in quel modo così bizzarro.
Così mi alzai dalla mia scrivania, molto silenziosamente e senza dare nell’occhio.
Ovviamente dopo aver accartocciato il tovagliolo nel quale avevo avvolto la crostatina ed essermelo messo in tasca. E per fortuna che non si trattava di uno di quegli involucri di plastica trasparente; con tutta la buona volontà, accartocciandomelo in mano avrebbe prodotto un suono che si sarebbe espanso velocemente per tutta la sala, altro che ‘voler passare inosservata’.
Anche perché, se sostenevo che Harry stesse bellamente origliando, io non era che mi stessi accingendo a fare qualcosa di diverso.
Difatti mi alzai - come già detto qualche riga fa - dalla sedia dopo… sì, beh, l’avevo già detto… dopo essermi messa quel tovagliolo-pieno-di-briciole-in-tasca, e poi mi diressi, sempre quatta quatta, verso il punto in cui si trovava Harry. Per dare ancora meno nell’occhio presi un libro a caso da uno scaffale altrettanto a caso e lo aprii ad una pagina - indovinate? - a caso. Tanto per far sembrare che stessi camminando assorta nella lettura, piuttosto che cercando di capire cosa mai stesse succedendo.
Certo, non che fosse molto normale che leggessi camminando, col rischio di sbattere contro qualcosa o qualcuno, invece di starmene seduta come sempre, ma almeno sarebbe parso meno sospetto che girare a vuoto col naso all’insù a guardare il soffitto.
Ecco, in una situazione del genere sarebbe stata utile un’edizione della Gazzetta del Profeta opportunamente munita di due buchi in prima pagina, attraverso i quali sbirciare l’ambiente circostante.
…O magari no, a pensarci un po’ meglio.
E insomma, pian piano mi avvicinai al giovin Potter, lo superai senza indugiare troppo, e passai accanto al tavolo che lui stava tenendo sotto controllo così maniacalmente. In quel modo riuscii ad ascoltare qualche breve parte della sussurrata - ma non troppo - conversazione.
“Ma quindi sei sicuro che sia proprio Potter, Ernie?” Stava chiedendo una ragazza con le trecce bionde.
“Hannah.” Rispose quindi il suddetto Ernie “Lui è un Rettilofono. Tutti sanno che essere un Rettilofono è segno della Magia Oscura.”
Sfortunatamente mi allontanai troppo dal tavolo, quindi per poter captare qualche altra parola dovetti fare prima dietrofront e poi ricominciare a camminare.
“Vi ricordate quello che c’era scritto sui muri? Temete, Nemici dell’Erede. E Potter aveva litigato con Gazza, poco prima. E quel ragazzino, Canon, è tutto l’anno che lo infastidisce…”
Per forza di cose finii con l’allontanarmi di nuovo, ma stavolta, quando mi voltai, Harry Potter era uscito dal suo nascondiglio, e  ora parlava direttamente con i ragazzi seduti a quel tavolo. E non era che stesse parlando a voce molto bassa. Riuscivo a sentirlo pur rimanendo a distanza!
“Volevo spiegargli cosa è accaduto veramente con quel serpente, al Duello.” Stava infatti dicendo.
Era ovvio che stesse cercando il ragazzo del giorno prima, quel Justin Qualcosa.
“C’eravamo tutti, abbiamo visto quello che è accaduto.” Rispose però quello che avevo capito si chiamava Ernie.
“Allora avete anche visto che dopo le mie parole il serpente si è ritirato, no?”
“No, tu parlavi in Serpentese e aizzavi il serpente contro Justin!”
“Non è vero, non l’ho aizzato contro di lui! Il serpente non l’ha neanche sfiorato!”
“L’ha mancato di poco!”
La discussione andò avanti solo un’altra manciata di secondi, prima che Harry Potter – dopo essere stato peraltro accusato di odiare Babbani e chiunque avesse a che fare con loro – se ne andasse indignato, sbattendo anche la porta.
Mamma mia…
Vabbè, d’altronde poteva anche essere comprensibile: quei ragazzi gli avevano appena detto chiaro e tondo che credevano che fosse lui l’attentatore folle!
Chiunque si sarebbe arrabbiato o quantomeno offeso!
E in ogni caso quei ragazzi continuavano a parlottare animatamente tra di loro, alzando sempre di più il tono di voce.
“Visto? Visto? Voleva Justin!”
“Era ovvio che volesse fargli del male, perché cercarlo, altrimenti?”
“Ma ha detto che non aveva voluto aizzargli il serpente contro…”
“Un colpevole non ammette mai la verità!”
“Ehi, ehi.” Mi intromisi allora io, capendo che il discorso stava andando un po’ troppo oltre, dopo aver ovviamente chiuso il libro che in realtà non stavo leggendo neanche per sbaglio “Cos’è questo baccano? Stiamo in biblioteca, non in cortile!”
Tutti quanti si voltarono verso i me a fissarmi.
Oh, Tosca. Sembravo Miss Pince.
Ma perlomeno ottenni più o meno l’effetto sperato, dato che il tono di voce venne abbassato notevolmente - anche se non si azzerò completamente.
Ma ormai il danno era fatto, in biblioteca c’era stata una vera e propria litigata e di sicuro Miss Pince, sempre rintanata nel suo ufficio, l’aveva sentita a sua volta. Ecco, proprio per questo lei mi avrebbe strigliata a dovere per non aver calmato le acque quando ancora ero stata in tempo per farlo. Oh, accidenti. Così decisi, casualmente, che me ne sarei andata a sistemare qualche libro del Reparto Proibito che di sicuro i ragazzi più grandi avevano lasciato sparso qua è là.
Giusto per qualche minuto.
Così, casomai Miss Pince fosse sbucata fuori proprio in quell’istante, avrebbe visto da sé che non avevo potuto sedare gli animi solo perché in quel momento non mi ero trovata sul luogo del misfatto.
E così, per l’appunto, sparii tra i… reparti del Reparto Proibito.
Cominciai, quindi, unendo l’utile al dilettevole, a girovagare per la grande sala.
E per ‘utile’ intendevo ‘perseverare quella poca dignità che mi era rimasta’.
In ogni caso, come già detto, presi a girovagare guardandomi intorno: era una grande ed ordinata stanza, molto luminosa grazie alle enormi finestre alle pareti. Alcune arrivavano sino a terra, addirittura.
Chissà chi l’aveva progettata in quella maniera. Sì, insomma, chissà chi era stato a progettare l’intero castello, a dirla tutta! Certo, i fondatori di Hogwarts erano ben famosi e lo sarebbero rimasti nei secoli, ma dubitavo fortemente che fossero sati proprio loro a costruire tutto, con le loro stesse mani. O bacchette, ma il concetto non cambiava poi molto. E il campo da Quidditch? Esisteva già quello sport al tempo di Godric, Salazar, Tosca e Cosetta? Oppure era stato inventato più tardi e allora il campo era stato una successiva e consecutiva aggiunta? E nel qual caso il Quidditch fosse proprio stato inventato dopo chissà quanti anni… gli studenti avevano semplicemente fatto dell’educazione fisica babbana? Certo che era veramente strano immaginarsi Hogwarts ai tempi del Medioevo… Cioè, dovevano tutti stare ancora più attenti a nascondersi! Beh, questi sarebbero stati sicuramente degli argomenti interessanti da poter approfondire.
Ma comunque!
In tutto ciò io stavo ancora girandolando per il Reparto Proibito alla ricerca di libri da rimettere a posto, tanto per almeno dare un senso a quello che stavo facendo, e invece niente, a quanto pareva gli studenti che avevano consultato tutti quei libri erano tutti momentaneamente diventati ordinati e rispettosi anche di quelle regole che di solito non seguiva quasi mai nessuno.
Ed io avevo praticamente appena mangiato di nascosto, il che era tutto dire.
Comunque di libri fuori posto, appunto, neanche l’ombra, ma vidi comunque qualcos’altro, anche se… beh, tecnicamente non che questa cosa l’ombra l’avesse.
E beh, come al solito mi fece venire un mezzo-colpo.
No, non era Piton, anche perché lui un’ombra ce l’aveva, e anche bella lunga. E nera. Come tutto il resto, d’altronde.
Si trattava, infatti, di tutt’altra… cosa. Insomma, praticamente mi apparve davanti niente meno che un fantasma, che aveva avuto la bella idea di ‘camminare’ senza curarsi di aggirare i diversi scaffali, bensì passandoci semplicemente attraverso.
E non si trattava di un fantasma qualunque, tra le altre cose!
Bando alle ciance, si trattava del Barone Sanguinario.
Era da parecchio tempo che non lo vedevo. Beh, certo, sin dall’inizio di quell’anno scolastico lo avevo intravisto fluttuare sopra la tavolata della Casa Serpeverde un po’ annoiatamente, ma, a parte questo, nulla di più. Ovviamente era ad Hogwarts anche quando io la frequentavo come semplice studentessa, ma anche all’epoca non lo vedevo poi così spesso; essendo una Tassorosso il fantasma con cui mi imbattevo di più era stato il Frate Grasso - e ci avevo anche parlato, qualche volta, sì, sì - ma, appunto, col Barone Sanguinario non avevo mai avuto nessun tipo di rapporto.
Già solo il suo nome - o soprannome, più che altro, si presumeva - mi suggeriva di non avvicinarmi troppo a lui. Se poi si pensava che fosse piuttosto… spaventoso anche d’aspetto, allora sì che mettevo quanta più distanza possibile tra me e lui: aveva i capelli lunghi, scuri, fino alle spalle. Ovviamente non potevo sapere se fossero neri o castani. Per quanto ne sapevo potevano anche essere blu o viola, ma, essendo lui un fantasma, sembravano scuri e basta. E poi, oltre all’aria cupa ed arcigna, aveva anche delle catene tutte intorno al corpo e che lui trascinava quasi annoiato, e sui vestiti aveva delle macchie argentee che altresì non erano che sangue.
Ecco, il sangue, che di solito si presumeva fosse rosso, su di lui era color argento, ergo la mia teoria sui capelli non era proprio campata per aria. Anche se… Beh, il sangue era di un colore scuro, normalmente, mentre in ‘versione fantasma’ era argento, quindi chiaro.
Uhm.
E allora poteva essere possibile che i suoi capelli in realtà fossero biondi?
E se, invece, il sangue era argenteo perché si trattava di sangue di unicorno?
Bella domanda. Soprattutto di importanza vitale, eh.
In ogni caso avrei anche potuto chiederglielo, volendo, dato che ce l’avevo praticamente davanti, ma, chissà perché, qualcosa mi diceva che avrei preferito di no.
D’altronde non mi sorprendeva molto che quello fosse il fantasma proprio di Serpeverde.
In ogni caso - e meno male che avevo detto ‘bando alle ciance’ - mi fermai di botto per non finirgli praticamente attraverso. Non sapevo cosa si provava ad attraversare un fantasma, ma sinceramente non ero curiosa a tal punto da invadere apposta il suo… spazio vitale. O mortale. Vabbè, spazio personale, ecco.
Così mi limitai a guardarlo, casualmente i miei occhi si posarono sulle sue ormai famose macchie di sangue e divenni ancora più muta.
Ovviamente anche lui a quel punto mi guardò, dato che io, essendo fatta di carne e di ossa, non potevo di certo passare molto inosservata.
Il suo sguardo però si fece piuttosto insistente, al che io, col viso rivolto all’insù dato che lui, essendo uomo e quindi più alto di me, fluttuava pure a mezzo metro di altezza…
…Ho perso il filo.
Insomma, dato che mi guardava insistentemente, aspettandosi sicuramente che io dicessi qualcosa, gli dissi semplicemente:
“Buongiorno.”
Lui fece un breve cenno col capo, e solo per quello le catene addirittura tintinnarono un po’.
Brrrr.
“Buongiorno.” Mi rispose allora lui con tono che mi sembrava anche piuttosto annoiato “Voi chi siete?”
Beh, su, perlomeno da queste poche - quattro - parole sembrava un tipo anche abbastanza educato. Per Tosca, mi stava dando del voi!
La dama settecentesca che era in me andò in sollucchero.
E dire che neanche sapevo di avercela, in me, una dama settecentesca. Sperando comunque che non fosse una cosa permanente.
“Ehm… Mi chiamo Soleil Scrooge, sono l’assistente bibliotecaria, da quest’anno.” Stavo anche per tendergli amichevolmente la mano, ma per fortuna feci in tempo a simulare il gesto con una grattatina sul mio gomito.
“Onorato.”
“Come mai da queste parti, Barone?”
Omisi volutamente il ‘Sanguinario’.
“Passeggio. Ero sovrappensiero, e devo essermi ritrovato in questa ala del castello per caso.”
“Tanti pensieri, eh?”
E perché io mi stavo lasciando prendere dalla conversazione?
Il suo sguardo, comunque, si fece più attento.
“Oh, un nonnulla, signorina. Ho avuto una breve discussione con Sir Nicholas, qualche piano più su.”
“Oh, mi spiace, signor… Barone.”
Lui sbuffò appena. “E’ stato per un nonnulla, in effetti mi chiedo perché ancora mi trovo con i pensieri rivolti a tale avvenimento. Ossequi, signorina Scrooge, credo sia ora che io torni nella sala comune Serpeverde.”
E si mosse, facendo di nuovo tintinnare le proprie catene.
Certo che io mi chiamavo Scrooge e lui, in quella mise, poteva benissimo essere il signor Jacob Marley!
In ogni caso, io mi ritrovai appena appena sovrappensiero, e forse il Barone Sanguinario se ne accorse, perché si fermò e si voltò nuovamente verso di me, avvicinandosi, anche, con un movimento fluido ed elegante.
Beh, grazie, era un fantasma.
E si portò anche alla mia altezza, in tutto ciò, anche se ancora i piedi non era che toccassero proprio terra… Aveva piegato le ginocchia all’indietro, quindi in fin dei conti galleggiava sempre per aria.
“Voi avete qualcosa da chiedermi.” Affermò.
No, no, non era una domanda, era proprio un’affermazione.
Io lo guardai sorpresa e, allo stesso tempo, piuttosto perplessa. Da quando il Barone Sanguinario si era messo a fare lo psicologo di gente incontrata per caso nel Reparto Proibito?
Cioè… Anche se più che psicologo in quello specifico caso si stava comportando più da indovino o mentalista.
“No.” Risposi allora velocemente “No, no, non si preoccupi.” O dovevo dire ‘non preoccupatevi’? “Tutto a posto.”
“Mmh, ne siete proprio sicura, signorina? Sapete, io sono una persona che non si sbaglia facilmente, e sono anche una persona che rimane fedele alla propria idea tanto quanto io tengo saldamente tra le mani queste mie stesse catene.” Fece una pausa “E io credo proprio che voi abbiate qualcosa da chiedermi.”
Sbattei le palpebre un paio di volte, ancora più sorpresa. E qualcosa mi diceva che non fosse proprio una buona idea contraddirlo più di tanto.
D’altronde, se lui era l’unico di cui Pix aveva paura, un motivo ci sarà pur stato!
“Beh… In realtà…” Cominciai allora “Mi chiedevo cosa lei ne pensasse di tutto quello successo ultimamente. Insomma, essendo lei un… beh, ehm, un fantasma, signor… Barone, ne avrà sentite di tutti i colori, specie anche all’interno delle sala comune dei Serpeverde.”
“Oh, sì, voi vi riferite alla storia della Camera dei Segreti.” Fece dunque lui, rialzandosi poi alla sua altezza originaria, in modo che io dovetti di nuovo alzare parecchio la testa per poter guardare il suo viso e non le macchie sul suo vestito.
Presto o tardi mi sarebbe venuto il torcicollo.
“Sapete, signorina,” Riprese dunque lui “Quando io ho frequentato questa scuola, da ragazzo, i quattro fondatori erano ancora in vita. Posso assicurarle di averli anche conosciuti, in quanto erano proprio degli insegnanti di Hogwarts, ai miei tempi. E anche allora girava voce che Salazar Serpeverde, mio Capo Casa ed alto punto di riferimento, avesse fatto costruire questa stanza segreta. Ebbene, né lui né gli altri suoi colleghi ne parlarono mai. Non si seppe neanche se fu veramente Salazar Serpeverde a mettere in giro questa voce, o se invece ne accettò semplicemente l’esistenza. Fatto sta che nessuno ne parlò mai con terrore, come invece avviene in questi giorni, o come avvenuto cinquant’anni fa.”
“Ma voi… Cioè, lei cosa pensa, Barone? Secondo lei sul serio Harry Potter potrebbe avere qualcosa a che fare con tutta questa storia?”
“Harry Potter.” Ripeté lui “Harry Potter. Quel ragazzo non è affatto visto di buon occhio, nella mia sala comune. Personalmente mi è alquanto… indifferente. Ma è solo un bambino. È ancora troppo giovane per macchiarsi di colpe del genere; per non parlare della sua storia. Potrebbe un bambino la cui esistenza è stata rovinata quando ancora non era capace neanche di intendere o di volere, desiderare infliggere ad altri il dolore che lui stesso ha ricevuto?” Fece una specie di sorriso, a quel punto, ma a me sembrò più che altro una smorfia non voluta, sotto i suoi baffi “Le dicerie si espandono velocemente, e non sempre ciò che si ascolta corrisponde a verità.”
E dopo questa frase si azzittì. In fondo il suo commento su tutta quella questione me l’aveva effettivamente dato, anche se in maniera un pochino contorta.
“Ah, beh… Grazie, Barone, lo terrò a mente.” Mi ritrovai a rispondere.
“Dovere signorina.” Disse semplicemente in tono abbastanza annoiato/stanco - di nuovo “Anche se un’ultima cosa mi preme dirvi.”
Attesi, mentre lui mi guardava comunque in silenzio.
“Tutti mi chiamano Barone Sanguinario. Suggestivo, certo, ma il mio nome è Sir Rodrick.”
E detto questo si voltò, trascinando con sé le proprie catene, e sparendo dietro la libreria accanto a noi.
Conversazione finita, non c’era dubbio, e in fondo non potevo dire di non esserne rimasta in qualche modo interessata.
Anche il Barone Sanguinario, dunque, poteva essere… sorprendente. Anche perché quello che si sapeva di lui era fosse un ‘uomo’ molto iracondo e irascibile, e molto istintivo. A me era sembrato, piuttosto, tanto stanco. Per essere un fantasma, certo.
Rimasi per qualche momento ferma sul posto, a guardare praticamente il nulla, e solo dopo un po’ mi resi conto che a quel punto potevo anche tornarmene nella parte non-Proibita della biblioteca, certa ormai di essermi assentata da lì a sufficienza.
Sì, era stata una conversazione piuttosto interessante, quella con il signor Sanguinario. Non che effettivamente ci fossimo detti chissà cosa, ma era stato proprio lui ad essere interessante, sì. E si sapeva così poco, su di lui.
Ma comunque, tornando alle cose un po’ più… vive - come il mio lavoro, per il momento - uscii dal Reparto Proibito e tornai alla mia scrivania. E chi trovai ad aggirarsi un po’ ovunque? Miss Pince.
C.V.D.!
“Oh, Soleil!” Mi fece subito lei, non appena mi vide “Dove eri finita?”
C.V.D.II!
“Nel Reparto Proibito.” Risposi prontamente “Stavo sistemando alcuni libri.”
Che poi uno fuori posto l’avevo veramente trovato, sulla via del ritorno, eh.
“Oh, d’accordo.” Fece quindi lei “Volevo giusto chiederti un favore.” Speravo non altri ‘pacchetti’ da ritirare, almeno “Controllando l’inventario” Ancora? Allora perlomeno non si stava girando i pollici, nel suo ufficio “mi sono resa conto che un paio di studenti Grifondoro non hanno riconsegnato dei libri presi in prestito sin dall’anno scorso!”
“Sul serio? Da così tanto?”
E mi venne in mente che, a proposito, Severus doveva ancora riportarmi il libro sui gabinetti.
Ridacchiai ancora tra me e me.
“Già!” Confermò comunque lei “Quindi dovresti andare da Minerva per chiedere provvedimenti. Ecco, qui ci sono scritti i nomi di quei ruba-libri e i titoli dei volumi.”
E mi porse un foglietto di pergamena che io mi misi subito in tasca. Non quella col tovagliolo e le briciole, fortunatamente.
“D’accordo, ci vado subito, allora.” Dissi, e lei approvò con un cenno del capo.
Uscii quindi immediatamente dalla biblioteca, diretta qualche piano più in alto. L’ora di lezione era quasi finita, quindi, quando la campanella sarebbe suonata e gli studenti sarebbero usciti dall’aula di Trasfigurazione, io avrei colto l’occasione per parlare con la McGranitt. Male che fosse andata avrei dovuto aspettare fuori dalla porta solo per qualche minuto. Quindi salii le scale tranquillamente. Non c’era nessuno, in giro, perché - appunto - era ora di lezione.
Salii così un altro po’ di scale, fino a girare un angolo, ormai arrivata a destinazione.
E quello che mi si presentò davanti mi fece nettamente capire che il resto della giornata non sarebbe stato affatto tranquillo.
Davanti a me, proprio in mezzo al corridoio, c’era una scena a dir poco… agghiacciante: a terra, disteso supino, c’era uno studente, fermo, immobile, con gli occhi spalancati verso il nulla!
Oh, Merlino!
Oh, Merlino!
Uno studente che… che… era morto?
E non era neanche finita qui, perché accanto a lui c’era il ben noto Nick-Quasi-Senza-Testa, anche lui fermo e immobile.
Oh, doppio Merlino!
Solo che il fantasma non poteva essere morto, insomma, lui era già morto! Quindi… un fantasma poteva venire pietrificato?
E se Nick era stato pietrificato allora anche lo studente aveva subito lo stesso trattamento? Magari non era morto!
Ma ciò non cambiava il fatto che fosse evidente, chiaro, lampante che mi trovassi davanti alle vittime della terza aggressione.
Oddio, oddio, che dovevo fare?
Era come se mi sentissi pietrificata a mia volta, incapace di muovermi o persino di ragionare lucidamente.
Aiuto.
E poi, improvvisamente, da dietro un angolo, esattamente di fronte a me, sbucò fuori Harry Potter. Stava camminando anche lui abbastanza normalmente, ma quando si rese conto di cosa fosse successo e di cosa gli si stava presentando davanti, si fermò immediatamente ad occhi sgranati, facendo anche un lieve saltello sul posto.
E poi ovviamente lui guardò me, proprio come io stavo guardando lui.
Nessuno di noi due sembrava in grado di pronunciare nessunissima parola.
Oh. Non stava mica pensando che io c’entrassi qualcosa, in tutta quella storia… Vero?
Inaspettatamente, però, quando ancora non avevo neanche finito di formulare il mio pensiero, una porta si spalancò con un sonoro sbam!, e subito venne fuori dalla stanza, appena aperta, Pix.
“Ehi, ehi, cosa fate, cosa fate?” Cantilenò lui, ballonzolando a testa in giù.
Sia io che Harry Potter ci guardammo per un ulteriore momento, prima di voltarci entrambi verso Pix, ancora senza parole.
E allora Pix si accorse di quanto stava avvenendo. Si mise a testa in su, guardò il ragazzo pietrificato – almeno speravo che fosse solo pietrificato – e Nick e… beh, cominciò ad urlare a pieni polmoni.
Attentato! Attentato! Né mortali né fantasmi sono al sicuro! Mettetevi in salvo! Attentatoooo!
   
 
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