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Autore: whateverhappened    18/03/2013    2 recensioni
«Nick, dove diavolo siete?» rispose, incurante di sembrare irritato o nervoso, con Nick poteva permettersi di fare la donnetta isterica, come amava dire Sebastian.
«Ciao anche a te» disse Nick ridendo, non curandosi affatto del tono di Jeff. «Diamante».
Jeff roteò gli occhi alla risposta dell'altro. «Nick, tesoro, lo so che mi ami da morire e vuoi sposarmi e avere tanti bambini, ma non ti pare un po' presto per una proposta?»
Nick, all'altro capo del telefono, scoppiò a ridere, facendo sorridere per la prima volta Jeff in quel lungo pomeriggio.
«Idiota» gli disse. «Sono al diamante. Siamo in un campo di baseball, presente?»

Ovvero cosa succede quando Jeff, di cattivo umore, viene trascinato in un campo da baseball quando il tempo non è dei migliori e l'ennesimo assolo è stato assegnato a qualcuno che non è lui - o forse no?
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeff Sterling, Nick Duval | Coppie: Nick/Jeff
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Love Is a Game That We Could Play

 

 

Il vento freddo sferzava il viso di Jeff, quasi interamente coperto da una pesante sciarpa di lana, che poco poteva contro quell'aria gelida che sembrava volergli entrare nelle ossa. L'inverno stava arrivando e con esso le esibizioni dei Warblers, programmate in maniera dettagliata dal Consiglio solo pochi giorni prima. Thad e David si erano accordati con la squadra di baseball della Dalton per esibirsi all'inizio delle loro partite, motivo per cui Jeff stava ora affrontando quel vento degno di una tempesta invernale solo per andare alle prove di uno spettacolo in cui lui avrebbe fatto solo da supporto nel ballo. Era nei Warblers da tre anni e non era mai riuscito ad ottenere un ruolo di primo piano nelle esibizioni, mai una linea di una canzone. Blaine aveva avuto tutte le parti fino a quel momento, mettendo in ombra chiunque altro nel gruppo, con grande dispiacere di molti. Quantomeno, si disse Jeff, lui sapeva ballare e riusciva ad ottenere in quel modo un riconoscimento.

Arrivò alle porte del campo da baseball con l'umore peggiore mai avuto prima di una prova. Scosse la testa, sperando in quel modo di riuscire a scacciare i cattivi pensieri, riuscendo solo a farsi finire i capelli negli occhi. Sbuffò, per l'ennesima volta in quel pomeriggio, mentre si guardava intorno in cerca di qualche volto familiare. Sembrava che nessuno fosse uscito dalla scuola e Jeff non poteva proprio nascondere l'invidia per tutti quegli studenti chiusi nel caldo delle loro stanze, mentre lui doveva stringersi nel cappotto. Era quasi sul punto di tornare in camera quando il suo cellulare squillò.

«Nick, dove diavolo siete?» rispose, incurante di sembrare irritato o nervoso, con Nick poteva permettersi di fare la donnetta isterica, come amava dire Sebastian.

«Ciao anche a te» disse Nick ridendo, non curandosi affatto del tono di Jeff. «Diamante».

Jeff roteò gli occhi alla risposta dell'altro. «Nick, tesoro, lo so che mi ami da morire e vuoi sposarmi e avere tanti bambini, ma non ti pare un po' presto per una proposta?»

Nick, all'altro capo del telefono, scoppiò a ridere, facendo sorridere per la prima volta Jeff in quel lungo pomeriggio.

«Idiota» gli disse. «Sono al diamante. Siamo in un campo di baseball, presente?»

Jeff sorrise, rimanendo in silenzio per qualche istante. «Non potevamo provare a scuola come al solito? Fa freddo!»

«No, oggi no. Sbrigati, manchi solo tu».

Jeff fece per ribattere a tono, ma si accorse che Nick aveva chiuso la chiamata senza nemmeno salutarlo. Borbottò qualche insulto alla sua mancata educazione prima di avviarsi verso l'ingresso al campo, che sembrava deserto a dispetto di quanto detto da Nick. Si guardò attorno mentre raggiungeva il diamante, notando come non ci fosse davvero nessuno in quello stadio, né in campo, né sugli spalti. Chiamò Nick, che tuttavia non gli rispose, così come Thad o David.

«Giuro che è la volta buona che mollo tutto e vado a vivere al sole della California» borbottò, mentre si sedeva sul monte di lancio e scriveva un messaggio a Nick. Riuscì a non riempirlo di insulti, per quanto le sue dita formicolassero dalla voglia di dirgli che, se lo avesse lasciato in mezzo al campo per più di dieci minuti, avrebbe dovuto affrontare la morte per congelamento del proprio ragazzo. Quando Nick, finalmente, lo richiamò, Jeff dovette ricordarsi di amarlo davvero per non lasciarsi andare a quel fiume di negatività che aveva contraddistinto quel pomeriggio fino a quel momento.

«Ma dove siete?» chiese, invece, sorprendendosi della sua stessa tranquillità.

«Ecco... in realtà...» la voce tentennante di Nick fece venire a Jeff un sospetto. Prese un respiro profondo prima di dargli voce.

«Non c'è nessuna prova straordinaria, vero?» domandò. Il silenzio dall'altro capo del telefono gli fece capire che aveva ragione. «Nick, sei morto».

«Prima devi trovarmi!» con grande sorpresa di Jeff, Nick sembrava divertito. Jeff riusciva ad immaginarsi il ragazzo mentre si mordeva un labbro nel tentativo di non ridere, di dare una parvenza di serietà alle sue parole, senza riuscirci. Alla fine, il solo tono allegro di Nick riuscì a far sorridere Jeff, che si alzò di scatto da terra e si guardò attorno.

«Almeno sei al campo?» chiese, avviandosi verso la terza base e cercando di scorgere qualsiasi segno della presenza del ragazzo.

«Fuoco» rispose soltanto Nick, facendo ridere Jeff.

«Sono anni che non facciamo questo gioco, sai?» disse, spostandosi verso il campo aperto e studiando gli spalti.

«Acqua...» rispose Nick. Jeff si girò di scatto, con l'idea di tornare verso le panchine, ma vide Nick in piedi sopra la terza base. Gli sorrise.

«Mi dispiace per averti fatto venire qui con questo vento» gli disse. Jeff scosse la testa, non perdendo il sorriso.

«Fai bene ad esserlo» ribatté, avvicinandosi a lui. «Mi vuoi dire cosa ci facciamo qui?»

Nick, in risposta, si lasciò andare ad uno di quei sorrisi che sapevano piegare Jeff in qualsiasi situazione. Jeff aveva la convinzione che Nick sapesse che arma fosse quel suo sorriso e lo usasse di proposito quando Jeff era sul punto di arrabbiarsi, o quando voleva fargli fare qualcosa non di suo gradimento. Si domandò quale fosse il caso.

«Un certo uccellino mi ha fatto arrivare una voce...» iniziò a dire Nick, continuando a sorridere, e Jeff non poté fare a meno di roteare gli occhi.

«Taglia corto, lord Varys dei poveri» gli disse, facendolo ridere.

«Sai che, per la prima partita di baseball, David aveva pensato ad un duetto?» quando Jeff annuì, Nick gli si avvicinò ulteriormente, afferrando la sua sciarpa e iniziando a giocherellare con le frange. «Indovina chi è stato scelto?»

«Sebastian e Thad?» rispose Jeff. Quando Nick alzò lo sguardo, Jeff ebbe ben chiaro che l'altro stava pensando che fosse un idiota. Il sopracciglio inarcato era un buon indizio, d'altra parte.

«Jeff, davvero?» gli disse infatti. Jeff si portò una mano alla nuca, sorridendo imbarazzato.

«Sebastian e Trent?» provò, ma lo sguardo quasi esasperato di Nick gli fece capire che il secondo tentativo era più assurdo del primo.

«Certo, Jeff, e io ti faccio venire in un campo di baseball deserto con questo tempo per dirti che Sebastian e Trent canteranno insieme!»

Jeff sorrise divertito. «No?»

Nick alzò lo sguardo dalla sciarpa di Jeff solo per rivolgergli uno sguardo glaciale, che avrebbe di certo turbato Jeff se non fosse stato accompagnato dallo spuntare di un sorriso. Se c'era qualcosa che aveva capito di Nick in quegli anni, era che niente riusciva a scalfire il suo buon umore. Era una caratteristica che Jeff aveva sempre ammirato, forse quella che l'aveva fatto innamorare di quel ragazzo che ora gli stava sorridendo come se stare lì con lui, in quel momento, fosse la cosa migliore del mondo. Non gli importava del vento che continuava a mandargli i capelli negli occhi, né del freddo che gli arrossava le guance: Jeff sapeva che Nick, come lui, non avrebbe scambiato quell'istante con niente. A quel pensiero sorrise, prima di attirare a sé il ragazzo.

«Che canzone hanno scelto?» domandò, sviando il discorso dalla coppia prescelta. Lui e Nick avevano fatto la solita audizione, ma aveva da tempo smesso di credere in un colpo di fortuna. Non gli importava quasi più di ricevere rifiuti, gli bastavano le risate e gli apprezzamenti che Nick gli regalava durante le prove.

«“Still Young”».

Fu il tono esaltato di Nick, più che le sue parole, a fargli alzare di scatto lo sguardo dalle mani del suo ragazzo, ancora impegnate con le frange della sua sciarpa, e a cercare i suoi occhi. Jeff notò come brillassero, divertiti ed evidentemente orgogliosi, come se avesse voluto dirgli quella cosa dal momento stesso in cui era arrivato al campo.

«La nostra...» Nick annuì con forza, mordendosi il labbro mentre tratteneva un sorriso. Jeff vi si abbandonò al posto suo. «La nostra!» ripeté, mentre la consapevolezza di aver ottenuto il suo primo assolo si faceva strada nella sua mente.

«Abbiamo un duetto, Jeffie. Il primo della stagione» gli confermò Nick, stringendosi nell'abbraccio del suo ragazzo. Lo sentì sospirare e sorrise fra sé, contento che, finalmente, Jeff avesse avuto quello che meritava.

«Can we kiss like we do in my head?» iniziò a canticchiare Jeff, ridendo leggermente, e Nick non poté fare a meno di allontanarsi dalle sue braccia per cercare i suoi occhi.

«Sì».

Jeff non ebbe tempo di capire cosa volesse dire: Nick afferrò la sua sciarpa e lo attirò verso di sé, facendo incontrare le loro labbra. Jeff sorrise nel bacio, aggrappandosi al cappotto di Nick e dimenticando totalmente il vento, che ancora lo sferzava, e quel freddo che fino a un'ora prima gli sembrava impossibile da scacciare.

«Jeff uno, Thad zero» ridacchiò Jeff quando si separarono, rimanendo comunque abbracciato a Nick. «Questo duetto è come un fuoricampo».

Nick sorrise. «Lo è, ma non ci fermeremo qui, sai?»

«Grande slam?»

«Grande slam».

Jeff sorrise apertamente, mentre le sue dita si intrecciavano a quelle di Nick. Non glielo avrebbe mai detto, ma per lui quel solo duetto significava ben più di tutti gli assoli che avrebbe potuto avere da lì alla fine della scuola. La sola luce negli occhi di Nick, la consapevolezza di aver contribuito a farla nascere, era la migliore vittoria possibile.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

*

 

Bonsoir! :)

Mi scuso pubblicamente con Jeff per lo sfruttamento della sua persona per sfogare tutte le mie paturnie, ma che ci volete fare, si presta così bene...!

 

Note utili:

- Lord Varys è un personaggio di Game of Thrones/Le cronache del ghiaccio e del fuoco. È il grande maestro dei segreti, colui che sa tutto di tutti, grazie ai mille informatori che ha in giro per il mondo – i suoi “uccelletti”. E, sì, anche la frase “l'inverno stava arrivando” vi si rifà brutalmente;

- il diamante è la parte del campo da baseball in cui gioca la squadra in attacco, ovvero quella delimitata dalle quattro basi e al cui centro c'è il monte di lancio;

- il fuoricampo è quell'azione del baseball dove il battitore manda la palla fuori campo, appunto, e riesce a fare il giro completo delle basi, e quindi fare punto, senza che la squadra avversaria possa eliminarlo. Quando tutte le basi sono occupate e il battitore fa un fuoricampo, tutti i giocatori riescono a finire il giro, portando quindi quattro punti alla propria squadra in un colpo solo. E' quando si porta a casa il maggior numero di punti, insomma;

- la canzone che canticchia Jeff è la stessa con cui hanno ottenuto il duetto, Still Young dei Neon Trees, da cui è preso anche il titolo. Grazie a Val per l'aiuto nella scelta :)

- se trovate altri possibili riferimenti, probabilmente ci sono per davvero! :D

   
 
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