Neal e Peter. Peter e Neal.
Ladro e detective. Detective e ladro.
Niente di più e niente di meno.
O forse no?

Da quando quel giorno al White Collar la pratica di Neal Caffrey era stata posata distrattamente sulla scrivania di Peter Burke la vita di tutta la squadra era cambiata.
Non c’era notte in cui il detective non si maledicesse a causa di quel “ladro da strapazzo”. Non c’era notte in cui il detective, in realtà, non pensasse, forse spingendosi troppo oltre,  a quel “Ladro da strapazzo”.
Dopo aver ricevuto quel leccalecca, che Peter nascondeva sempre gelosamente in una delle tasche interne della sua giacca, il detective era diventato ancor più morbosamente attento ad ogni spostamento del suo “nemico”. L’aveva preso in giro deliberatamente. L’aveva sfidato conoscendo le conseguenze. L’aveva attirato come mai nessuno. E forse… a sua insaputa… Gli aveva perfino lasciato la vittoria finale.

Da quando Neal Caffrey aveva fatto quello stupido e piccolo errore la sua vita era cambiata radicalmente. Si era fatto scoprire dal White Collar, così si chiamavano. Un gruppo di affiatati agenti che lottavano per cercare e gettare in carcere tutti quelli, che come lui, avevano trovato un mercato libero e si erano buttati. Beh, forse era un’esagerazione. Lui era un ladro, un truffatore, un ottimo e fantastico falsario, un attore e all’evenienza uno sportivo provetto; di certo non poteva mischiarsi a quella feccia di ladruncoli da strapazzo.
Ma in cuor suo, nonostante tutte quelle belle parole che lo rendevano superiore, lui sognava ogni notte di essere catturato proprio dall’uomo che aveva sfidato: Peter Burke, e magari, sognando poteva permettersi pure di lavorare al suo fianco.
Si, aveva sempre odiato quel lato di se stesso. Quello che odiava le armi, quello che odiava la violenza, quello fragile e innamorato, quello che aveva già perso. Perché… Neal era sempre stato più acuto di Peter, sapeva dal giorno del leccalecca, dal giorno in cui le sue labbra si erano avvicinate pericolosamente al detective  di… aver già perso