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Autore: Porrima Noctuam Tacet433    18/03/2013    3 recensioni
[I segreti di Nicholas Flamel, l\'immortale.]1994, Reims.
Un curioso e sfortunato giornalista si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Quanto sarà disposto a rischiare per ottenere le risposte che cerca?
Riuscirà ad avere la sua intervista?
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Dee, Niccolò Machiavelli, Nicholas Flamel, Nuovo personaggio, Perenelle Flamel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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N. F. Montpellier

 

Richard Anderson si sentì afferrare per la giacca. Fece appena in tempo a girarsi per evitare di inciampare e maledisse centinaia di volte il segretario e le sue maniere brusche.

Il corpo del ragazzo sembrava essere incredibilmente impacciato rispetto a quello dell’uomo. Anche la velocità del segretario era sorprendente, e più volte, senza farsi vedere, Richard aveva cercato di guardare sotto il suo cappello, dove si nascondevano gli occhi.

<< Dove stiamo andando? >> chiese con urgenza.

Non ricevette risposta, ma non ne rimase sorpreso.

<< Ehi! Mi hai sentito!? >> la sua paura cominciava a trasformarsi in irritazione. Non riusciva nemmeno più a vedere bene i corridoi che stavano oltrepassando, tanto era concentrato ad appoggiare bene i piedi a terra.

<< Ti prego, fai più piano! >> supplicò, e gli venne in mente solo dopo che avrebbe dovuto essere più rispettoso nei confronti del segretario.

L’uomo  si voltò di colpo in mezzo ad una stanza completamente vuota, e Richard gli andò quasi a sbattere contro.

Il giornalista cercò senza successo di ricacciare la paura nel fondo dello stomaco.

<< Lo sai chi è l’uomo che è venuto a far visita qui? >>

La voce del segretario era estremamente calma, ma non riusciva a sembrare una voce anonima. Aveva un suono gorgogliante, che faceva pensare ad un ruscello, o a un fiume.

<< No…. Ma… >> rispose il ragazzo, esitante.

<< Non so perché il mio padrone ti abbia lasciato in vita… >>

<< Il tuo padrone? >> gli occhi di Richard tradirono un lampo di curiosità. Qual è il segretario che al giorno d’oggi chiamerebbe mai il suo capo “padrone”?

Già, e quale segretario cammina con un cappello davanti agli occhi e parla quasi senza aprire la bocca?

L’uomo fece un gesto di stizza con la mano.

<< Se fosse stato per me ti avrei già ucciso! >>

Richard deglutì, si raccomandò di rimanere lucido. Sembrava quasi che il segretario si fosse subito pentito di ciò che aveva detto, e di certo non per magnanimità nei confronti del ragazzo.

<< Ma non puoi perché quell’uomo ti ha chiesto di non farlo, giusto? >>  chiese Richard, con cautela, ma deciso a catturare qualcosa di ciò che realmente pensava il segretario.

<< Non lo tradirei mai. >> ammise l’uomo, ma d’un tratto si raddrizzò e lo afferrò con forza per la camicia, con una smorfia di rabbia.

<< Quindi ringrazialo! Anche se… >> aggiunse poi, tornando calmo e voltandosi. Lo strattonò verso una porta color legno e la aprì con la mano libera. Sul suo volto si fece strada un sorriso maligno e grottesco che gelò il sangue nelle vene di Richard,

<< Se ti lascia in vita, devi essere solo un altro pezzo della sua scacchiera. >>

*

<< Dovresti provare a rimediare al tuo errore da qualche altra parte, piuttosto che accanirti su di me, dottor Dee. >>

John osservò con rabbia crescente il volto quasi annoiato dell’italiano.

<< Se non hai niente da nascondere, non ti spiacerà se faccio un giro per casa tua, vero, Machiavelli? >>

Si sforzò di mantenere un tono di voce calmo, perché sapeva che se lo avesse minacciato o se si fosse lasciato trasportare dalla sua ira lo avrebbe fatto divertire ancora di più.

<< Non vedo perché dovresti, non ti ho invitato. >> sorrise Machiavelli.

E contro ogni logica lo stesso sorriso si fece strada nel volto del Mago. Machiavelli non aveva la minima idea di quanto stava rischiando.

<< Questo non è uno dei tuoi giochi da tavolo, Machiavelli. Qui e adesso, in questa stanza, tu rischi la vita. >>

Gli occhi dell’italiano si illuminarono di una luce pericolosa.

<< Dovrei essere spaventato, John? >>

<< Non solo da me. Ma anche dai nostri padroni. Il ragazzo non faceva parte dei loro piani, ma dovresti stare attento, Niccolò. Non ti conviene avermi come nemico. >>

John lo guardò ancora per un secondo, poi non si fece nessun problema a piantarlo in asso e superarlo. Attraversò a grandi passi il salotto, dirigendosi verso la cucina.

Machiavelli non sembrò troppo sorpreso, e il Mago lo sentì dire qualcosa come: “Sei il solito maleducato.”

John Dee fece vagare lo sguardo su tutta la cucina. Dubitava che Machiavelli avesse avuto il tempo di lanciare sulla stanza un incantesimo per nascondere il ragazzo ai suoi occhi, perciò passò oltre frettolosamente.

Aveva la sensazione che la situazione gli stesse sfuggendo di mano. I suoi movimenti diventarono sempre più veloci e agitati. Quando non trovò nessuno nemmeno nella stanza adiacente, gocce di sudore freddo cominciarono a imperlargli la fronte.

John Dee temeva solo parzialmente la morte. Non aveva paura a vedere la vita spegnersi negli occhi di un uomo, ma lui, lui non era nato per morire, a lui il destino aveva riservato una scelta diversa.

Tutto ciò che era diventato sarebbe stato destinato a scomparire per sempre, nel caso in cui i suoi padroni fossero venuti a sapere del suo errore. O forse no, forse non lo avrebbero ucciso subito. Non voleva nemmeno pensare all’alternativa.

Devo trovare quel ragazzo, si disse, varcando la soglia della stanza degli ospiti. Cercò un particolare, un minimo segno che dimostrasse che qualcuno era stato lì.

La paura gli assalì la gola.

Strinse i pugni, e odiò Machiavelli con tutte le sue forze, con tutta l’anima.

Lo avrebbe ucciso. Di questo era certo, presto o tardi. Sarebbe finito come tutto ciò che gli dava fastidio, distrutto. E allora non avrebbe più riso davanti al suo furore.

 

*

Il segretario sembrava calmo. Sembrava troppo calmo. Richard Anderson aveva intuito che qualcosa era andato storto nei piani dell’uomo che lo aveva aiutato, anche se ancora non aveva la minima idea di cosa fosse.

L’unica certezza era che Richard Anderson era invischiato in questa faccenda fino al collo, e se il segretario pensava che non avrebbe fatto qualsiasi cosa per arrivare alla verità si sbagliava di grosso.

Aveva avuto paura. L’aveva anche adesso. Ma nessuno gli avrebbe impedito di rispondere alle sue domande. Stava rischiando la vita e non sapeva nemmeno per che cosa.

Il segretario lo aveva portato in una stanza connessa ad un secondo corridoio attraverso una porta rimasta socchiusa, e lo stava esortando a scendere delle scale dagli alti gradini.

<< Dottore, accetteresti il consiglio di un collega? >>

Richard si sentì mancare l’aria nei polmoni.

Le sue gambe si bloccarono sull’ultimo gradino e girò il volto nella direzione della porta rimasta socchiusa.

Un’idea improvvisa gli serrò lo stomaco.

Ventidue gradini. Solamente ventidue gradini.

<< Non da te, italiano! >>

Richard Anderson cominciò a salire i gradini con un unico pensiero in mente. Lentamente, silenziosamente.  Si fermò sul primo scalino, accanto alla stanza da cui provenivano le voci nitide di due uomini.

Provò ad ignorare i brividi gelidi che gli attraversavano la schiena, il sudore freddo che gli imperlava la fronte.

Sentiva i pensieri scivolare via. Era ipnotizzato da quelle voci. E le parole che sentì furono tutto, per lui, solo per pochi secondi.

<< Ma io voglio aiutarti, dottore. Ti suggerisco… >>

*

<< Ti suggerisco… >> cominciò Niccolò Machiavelli con voce pacata.

<< Di smettere di cercare quel ragazzo. >>

Prima che Dee potesse protestare, l’italiano lo frenò con un gesto secco della mano.

<< Puoi perquisirmi tutta la casa, se ci tieni, ma non puoi permetterti di perdere tempo. Ascolta. Il ragazzo è senza dubbio scappato. Non hai bisogno di cercarlo, perché si farà trovare da solo. So come sono fatti quelli come lui, non possono fare a meno di raccontare qualcosa a qualcuno. Ma… >>

Niccolò alzò di nuovo un dito quando vide Dee aprire la bocca per ribattere.

<< Nella storia questo è successo molte volte, e molti sono stati scambiati per pazzi. Il mio consiglio è questo. Tieni d’occhio le voci, e lo prenderai molto presto. E se fermerai la sua divulgazione di informazioni sul nascere, sono sicuro che non ci sarà nessun danno. Dopotutto, è solo un comunissimo figlio degli homines. >>

John Dee sembrò riflettere sull’idea dell’italiano, scrutandolo in viso per trovarvi una qualche traccia di falsità.

Niccolò si impedì di sorridere. Sapeva di aver fatto centro, facendo leva sull’abitudine dell’inglese di sottovalutare gli esseri umani.

<< Ti dico questo, dottore, perché… hai altre cose più importanti a cui pensare che un ragazzino che adesso probabilmente non avrà più nemmeno il coraggio di uscire di casa. >>

Niccolò arricciò le labbra in un sorriso.

<< La vita è fatta di priorità. E adesso la tua priorità è Nicholas Flamel. Devi trovarlo, dottore, i nostri padroni non ti perdoneranno se te lo farai scappare un’altra volta. Dopo, ucciderai il ragazzo e metterai a tacere le voci che forse avrà messo in giro. >>

Dee continuava a rimanere in silenzio, esaminando l’altro con gli imperscrutabili occhi grigi.

Niccolò sapeva che Dee non temeva Flamel tanto quanto temeva l’idea di non riuscire a catturarlo. 

E l’inglese era convinto che gli Oscuri Signori sarebbero stati disposti a perdonare una svista come la faccenda del ragazzo, ma non un altro fallimento con l’Alchimista.

Inoltre, pensò Dee, non sono l’unico responsabile di questo incidente.

L’immortale italiano Niccolò Machiavelli era responsabile tanto quanto lui, e avrebbe sempre potuto affermare che fosse tutta colpa sua.

Niccolò vide i suoi stessi pensieri passare per la mente dell’inglese, ma distolse lo sguardo.

E seppe di aver vinto.

*

Dagon si calcò il cappello sulla testa e volse lo sguardo verso il ragazzo. Era cinereo, e con occhi febbrili scrutava la ringhiera senza vederla davvero.

Alzò il polso e posò gli enormi occhi su un orologio semplice ma raffinato.

Lì, fermo davanti all’uscita, senza aver mai avuto la minima intenzione di fermare il giornalista fino a quel momento, pensò che ancora una volta aveva svolto benissimo il suo lavoro.

Rimase immobile ancora per qualche secondo, aspettando che fosse il momento giusto e riportando alla mente ciò che gli aveva detto Machiavelli prima che incontrasse il ragazzo nella cucina per offrirgli la colazione.

<< Sta arrivando il nostro vecchio amico inglese, non è vero, Dagon? >>

Chiede Niccolò, apparentemente poco interessato, giocherellando con un pedone degli scacchi.

<< Sì, signore. >> Dagon si siede sul divano, accanto a lui.

Niccolò gli rivolge solo un’occhiata veloce, e la creatura non riesce a comprendere su cosa stia riflettendo.

<< Sei stato gentile a controllare i dintorni. >>

Dagon annuisce, con un lieve inchino.

<< Devo chiederti un altro favore, Dagon. >>

La creatura si toglie il cappello, negli occhi liquidi ha un’espressione decisa che Niccolò ricambia con uno sguardo tra il pacato e il divertito.

Dagon conosce bene quegli occhi. E sa che a Niccolò Machiavelli è appena venuta un’idea.

<< Quando arriverà il dottor Dee, tu porta via il ragazzo. >>

Il suo viso si distende in un sorriso quieto.

<< E assicurati che senta bene ciò che dirò al Mago. >>

Dagon non fa domande, si limita ad annuire, aspettando che Machiavelli gli dica ciò che ancora gli tiene segreto.

Niccolò si alza e raggiunge la scrivania, apre un cassetto e tira fuori un piccolo ritaglio di carta. La creatura inarca un sopracciglio. Ciò che gli piace di più di Machiavelli, è la sua capacità di incuriosirlo.

L’italiano si muove verso il segretario e gli porge il biglietto piegato a metà.

<< Metti in tasca questo, al ragazzo. >>

<< Sì, signore. >>

*

Dagon salì rapidamente i gradini e afferrò il ragazzo per un braccio. Con l’altra mano gli tappò la bocca bruscamente.

Sentì Machiavelli che si avviava con Dee verso la cucina, mentre il corpo del ragazzo si faceva rigido e i suoi occhi saettavano da tutte le parti. Sotto le dita Dagon avvertì un lieve tremore.

Ripassò mentalmente la strada che avrebbe dovuto percorrere una volta raggiunti i più tetri vicoli di Reims, anche se non ne aveva bisogno.

Sapeva che il ragazzo sarebbe stato chiuso in una macchina diretta fuori città per le undici di quella mattina.

Dagon portava sempre a compimento un lavoro.

*

<< É andato? >>

<< Sì, signore. Non sarà più un problema. >>

Machiavelli annuì soddisfatto e si versò un bicchierino di liquore.

Dagon non aspettò che fosse lui ad intavolare una conversazione. Stentava lui stesso a credere di essere davvero curioso, perché non era nella sua natura.

Eppure, era così.

<< Perché ha voluto che sentisse la sua conversazione con Dee? >>

Machiavelli gli rivolse uno sguardo esageratamente sorpreso.

<< Come mai tanto interesse? Dagon, sei proprio tu? >>

La creatura scosse la testa, dipingendo un piccolo arco con la mano destra, in un chiaro segno di non curanza.

Si sedette davanti all’italiano e aspettò pazientemente che rispondesse alla sua domanda.

<<  Molto semplice, Dagon. Adesso Richard Anderson sa dell’esistenza di Nicholas Flamel. >>

<< Lei la fa troppo semplice. Secondo il mio punto di vista, questo aggrava la situazione. La nostra posizione, e la sua. >> disse il segretario, voglioso di venire a conoscenza dei dettagli.

Niccolò Machiavelli aveva sempre un obiettivo e un piano premeditato, che spesso veniva arricchito da quelle che lui chiamava ovvie intuizioni.

Ma Dagon non ci aveva mai trovato niente di ovvio in ciò che faceva o vedeva Machiavelli, mai in quasi quattrocento anni.

L’italiano sorrise come se si fosse aspettato una risposta del genere da parte del segretario.

<< Ti sbagli, Dagon. Questo ci farà molto comodo. >>

Niccolò spostò la sedia all’indietro e poggiò i gomiti sul tavolo, ormai rassegnato a dover spiegare tutto ciò che aveva pensato, con un’espressione disinvolta.

<< Adesso Anderson sa che non è il solo ad essere ritenuto pericoloso. Anche Flamel è braccato da Dee. >>

<< Non c’è paragone tra Flamel e quel giornalista fallito. >> obiettò Dagon con un ghigno.

<< Vero. >> concesse Machiavelli. << Ma lui ancora non lo sa. >>

<< D’accordo, e con questo? >>

L’impazienza sul viso della creatura era come un accordo dissonate in un orchestra che non sbagliava mai. All’italiano venne quasi da ridere.

Rideva, perché la sua idea aveva funzionato.

Rideva, perché era sicuro che non si sarebbe annoiato per parecchi giorni.

<< Richard sa che Dee lo vuole morto. E lontano da Reims, lontano dalla paura, avrà abbastanza lucidità per cercare l’unica persona che pensa che sia sulla sua stessa barca e che potrebbe rispondere a tutte le sue domande: Nicholas Flamel. >>

Dagon rimase in silenzio, senza perdersi nemmeno una sillaba delle parole di Machiavelli.

<< Il ragazzo potrebbe avvertire Flamel del luogo in cui si trova Dee. L’Alchimista scapperà di nuovo, e gli Oscuri Signori sfogheranno la loro rabbia su Dee, che sarà costretto ad ammettere di aver fallito, di nuovo. >>

<< Non lo elimineranno, non ancora. >>

<<  Ci vuole pur sempre un primo passo, non credi? >> ribatté prontamente Machiavelli, le labbra incurvate in un sorriso sornione.

<< Tutto questo per mettere in cattiva luce Dee? >> chiese Dagon, divertito dall’idea.

<< Sì e no. John non sarà dello stesso avviso, ma quel ragazzo mi fa molto più comodo da vivo che da morto. Lasciamo maturare i tempi, e forse ci condurrà da Flamel. Sono curioso di vedere come se la caverà in un mondo completamente diverso da quello che conosce, e se Dee lo elimina ora mi toglie tutto il divertimento. >>

Dagon osservò il volto impassibile dell’italiano.

<< Come fa a sapere che Anderson troverà Flamel prima che Dee decida di rimettersi sulle sue tracce? >>

Machiavelli ghignò furbescamente.

Dagon comprese, dopo qualche attimo di smarrimento.

<< Il biglietto! >> mormorò, ammirato.

Machiavelli si limitò ad annuire, svuotando il suo bicchierino di liquore.

*

In una strada deserta che sembrava essere stata dimenticata dai suoi abitanti, nella periferia di Reims, un ragazzo fece scorrere gli occhi su una calligrafia elegante, lasciata su un piccolo foglietto.

Strinse tra due dita la carta stropicciata.

N. F.

Montpellier.

*

<< Credo proprio che questo non rientri negli ordini degli Oscuri Signori, a cui lei è fedele. >>

<< Gli Oscuri Signori dovrebbero imparare a scendere un po’ di più nei particolari, quando danno ordini. >>

 

Angolo Tacet433

Mi  scuso per gli eventuali errori, non ho fatto in tempo a ricontrollare, e siccome ero abbastanza sicura e non voleva andare troppo in là coi giorni ho inserito questo capitolo appena ho potuto. Fatemi sapere se c'è qualcosa che non va. ; )

Io mi odio. E so che mi odiate anche voi. Chiedo perdono, ho fatto passare un sacco di tempo, e credo di essere andata anche un OC!

Ma tornando a questo coso che è uscito fuori dalla mia testolina… ancora nessun personaggio buono del libro, ma arriveranno nel prossimo capitolo, promesso! E nei prossimi capitoli, cercherò di rendere più chiaro ciò che frulla nella mente di Machiavelli.

Povero Dee! L’ho trattato male, vero?

Grazie per aver letto questo secondo capitolo!

Ciao!

 

 

  
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