N.
F. Montpellier
Richard Anderson si
sentì afferrare per la giacca.
Fece appena in tempo a girarsi per evitare di inciampare e maledisse
centinaia
di volte il segretario e le sue maniere brusche.
Il corpo del ragazzo
sembrava essere incredibilmente
impacciato rispetto a quello dell’uomo. Anche la velocità del
segretario era
sorprendente, e più volte, senza farsi vedere, Richard aveva cercato di
guardare sotto il suo cappello, dove si nascondevano gli occhi.
<< Dove stiamo
andando? >> chiese con
urgenza.
Non ricevette risposta,
ma non ne rimase sorpreso.
<< Ehi! Mi hai
sentito!? >> la sua paura
cominciava a trasformarsi in irritazione. Non riusciva nemmeno più a
vedere
bene i corridoi che stavano oltrepassando, tanto era concentrato ad
appoggiare
bene i piedi a terra.
<< Ti prego, fai
più piano! >> supplicò, e
gli venne in mente solo dopo che avrebbe dovuto essere più rispettoso
nei
confronti del segretario.
L’uomo
si voltò
di colpo in mezzo ad una stanza completamente vuota, e Richard gli andò
quasi a
sbattere contro.
Il giornalista cercò
senza successo di ricacciare la
paura nel fondo dello stomaco.
<< Lo sai chi è
l’uomo che è venuto a far visita
qui? >>
La voce del segretario
era estremamente calma, ma non
riusciva a sembrare una voce anonima. Aveva un suono gorgogliante, che
faceva
pensare ad un ruscello, o a un fiume.
<< No…. Ma…
>> rispose il ragazzo,
esitante.
<< Non so perché
il mio padrone ti abbia
lasciato in vita… >>
<< Il tuo padrone?
>> gli occhi di Richard
tradirono un lampo di curiosità. Qual è
il segretario che al giorno d’oggi chiamerebbe mai il suo capo
“padrone”?
Già, e quale
segretario cammina con un cappello davanti agli occhi e parla quasi
senza
aprire la bocca?
L’uomo fece un gesto di
stizza con la mano.
<< Se fosse stato
per me ti avrei già ucciso!
>>
Richard deglutì, si
raccomandò di rimanere lucido.
Sembrava quasi che il segretario si fosse subito pentito di ciò che
aveva detto,
e di certo non per magnanimità nei confronti del ragazzo.
<< Ma non puoi
perché quell’uomo ti ha chiesto
di non farlo, giusto? >> chiese
Richard, con cautela, ma deciso a catturare qualcosa di ciò che
realmente
pensava il segretario.
<< Non lo tradirei
mai. >> ammise l’uomo,
ma d’un tratto si raddrizzò e lo afferrò con forza per la camicia, con
una
smorfia di rabbia.
<< Quindi
ringrazialo! Anche se… >>
aggiunse poi, tornando calmo e voltandosi. Lo strattonò verso una porta
color
legno e la aprì con la mano libera. Sul suo volto si fece strada un
sorriso
maligno e grottesco che gelò il sangue nelle vene di Richard,
<< Se ti lascia in
vita, devi essere solo un
altro pezzo della sua scacchiera. >>
*
<< Dovresti
provare a rimediare al tuo errore da
qualche altra parte, piuttosto che accanirti su di me, dottor Dee.
>>
John osservò con rabbia
crescente il volto quasi
annoiato dell’italiano.
<< Se non hai
niente da nascondere, non ti
spiacerà se faccio un giro per casa tua, vero, Machiavelli? >>
Si sforzò di mantenere
un tono di voce calmo, perché
sapeva che se lo avesse minacciato o se si fosse lasciato trasportare
dalla sua
ira lo avrebbe fatto divertire ancora di più.
<< Non vedo perché
dovresti, non ti ho invitato.
>> sorrise Machiavelli.
E contro ogni logica lo
stesso sorriso si fece strada
nel volto del Mago. Machiavelli non aveva la minima idea di quanto
stava
rischiando.
<< Questo non è
uno dei tuoi giochi da tavolo,
Machiavelli. Qui e adesso, in questa stanza, tu rischi la vita.
>>
Gli occhi dell’italiano
si illuminarono di una luce
pericolosa.
<< Dovrei essere
spaventato, John? >>
<< Non solo da me.
Ma anche dai nostri padroni.
Il ragazzo non faceva parte dei loro piani, ma dovresti stare attento,
Niccolò.
Non ti conviene avermi come nemico. >>
John lo guardò ancora
per un secondo, poi non si fece
nessun problema a piantarlo in asso e superarlo. Attraversò a grandi
passi il
salotto, dirigendosi verso la cucina.
Machiavelli non sembrò
troppo sorpreso, e il Mago lo
sentì dire qualcosa come: “Sei il solito maleducato.”
John Dee fece vagare lo
sguardo su tutta la cucina.
Dubitava che Machiavelli avesse avuto il tempo di lanciare sulla stanza
un
incantesimo per nascondere il ragazzo ai suoi occhi, perciò passò oltre
frettolosamente.
Aveva la sensazione che
la situazione gli stesse
sfuggendo di mano. I suoi movimenti diventarono sempre più veloci e
agitati.
Quando non trovò nessuno nemmeno nella stanza adiacente, gocce di
sudore freddo
cominciarono a imperlargli la fronte.
John Dee temeva solo
parzialmente la morte. Non aveva
paura a vedere la vita spegnersi negli occhi di un uomo, ma lui, lui
non era
nato per morire, a lui il destino aveva riservato una scelta diversa.
Tutto ciò che era
diventato sarebbe stato destinato a
scomparire per sempre, nel caso in cui i suoi padroni fossero venuti a
sapere
del suo errore. O forse no, forse non lo avrebbero ucciso subito. Non
voleva
nemmeno pensare all’alternativa.
Devo trovare
quel ragazzo, si disse, varcando la
soglia della stanza degli
ospiti. Cercò un particolare, un minimo segno che dimostrasse che
qualcuno era
stato lì.
La paura gli assalì la
gola.
Strinse i pugni, e odiò
Machiavelli con tutte le sue
forze, con tutta l’anima.
Lo avrebbe ucciso. Di
questo era certo, presto o
tardi. Sarebbe finito come tutto ciò che gli dava fastidio, distrutto.
E allora
non avrebbe più riso davanti al suo furore.
*
Il segretario sembrava
calmo. Sembrava troppo calmo.
Richard Anderson aveva intuito che qualcosa era andato storto nei piani
dell’uomo che lo aveva aiutato, anche se ancora non aveva la minima
idea di
cosa fosse.
L’unica certezza era che
Richard Anderson era
invischiato in questa faccenda fino al collo, e se il segretario
pensava che
non avrebbe fatto qualsiasi cosa per arrivare alla verità si sbagliava
di
grosso.
Aveva avuto paura.
L’aveva anche adesso. Ma nessuno
gli avrebbe impedito di rispondere alle sue domande. Stava rischiando
la vita e
non sapeva nemmeno per che cosa.
Il segretario lo aveva
portato in una stanza connessa
ad un secondo corridoio attraverso una porta rimasta socchiusa, e lo
stava
esortando a scendere delle scale dagli alti gradini.
<< Dottore,
accetteresti il consiglio di un
collega? >>
Richard si sentì mancare
l’aria nei polmoni.
Le sue gambe si
bloccarono sull’ultimo gradino e girò
il volto nella direzione della porta rimasta socchiusa.
Un’idea improvvisa gli
serrò lo stomaco.
Ventidue gradini.
Solamente ventidue gradini.
<< Non da te,
italiano! >>
Richard Anderson
cominciò a salire i gradini con un
unico pensiero in mente. Lentamente, silenziosamente.
Si fermò sul primo scalino, accanto alla
stanza da cui provenivano le voci nitide di due uomini.
Provò ad ignorare i
brividi gelidi che gli
attraversavano la schiena, il sudore freddo che gli imperlava la
fronte.
Sentiva i pensieri
scivolare via. Era ipnotizzato da
quelle voci. E le parole che sentì furono tutto, per lui, solo per
pochi
secondi.
<< Ma io voglio
aiutarti, dottore. Ti
suggerisco… >>
*
<< Ti suggerisco…
>> cominciò Niccolò
Machiavelli con voce pacata.
<< Di smettere di
cercare quel ragazzo. >>
Prima che Dee potesse
protestare, l’italiano lo frenò
con un gesto secco della mano.
<< Puoi
perquisirmi tutta la casa, se ci tieni,
ma non puoi permetterti di perdere tempo. Ascolta. Il ragazzo è senza
dubbio
scappato. Non hai bisogno di cercarlo, perché si farà trovare da solo.
So come
sono fatti quelli come lui, non possono fare a meno di raccontare
qualcosa a
qualcuno. Ma… >>
Niccolò alzò di nuovo un
dito quando vide Dee aprire
la bocca per ribattere.
<< Nella storia
questo è successo molte volte, e
molti sono stati scambiati per pazzi. Il mio consiglio è questo. Tieni
d’occhio
le voci, e lo prenderai molto presto. E se fermerai la sua divulgazione
di
informazioni sul nascere, sono sicuro che non ci sarà nessun danno.
Dopotutto,
è solo un comunissimo figlio degli homines. >>
John Dee sembrò
riflettere sull’idea dell’italiano,
scrutandolo in viso per trovarvi una qualche traccia di falsità.
Niccolò si impedì di
sorridere. Sapeva di aver fatto
centro, facendo leva sull’abitudine dell’inglese di sottovalutare gli
esseri
umani.
<< Ti dico questo,
dottore, perché… hai altre
cose più importanti a cui pensare che un ragazzino che adesso
probabilmente non
avrà più nemmeno il coraggio di uscire di casa. >>
Niccolò arricciò le
labbra in un sorriso.
<< La vita è fatta
di priorità. E adesso la tua
priorità è Nicholas Flamel. Devi trovarlo, dottore, i nostri padroni
non ti perdoneranno
se te lo farai scappare un’altra volta. Dopo, ucciderai il ragazzo e
metterai a
tacere le voci che forse avrà messo in giro. >>
Dee continuava a
rimanere in silenzio, esaminando
l’altro con gli imperscrutabili occhi grigi.
Niccolò sapeva che Dee
non temeva Flamel tanto quanto
temeva l’idea di non riuscire a catturarlo.
E l’inglese era convinto
che gli Oscuri Signori
sarebbero stati disposti a perdonare una svista come la faccenda del
ragazzo,
ma non un altro fallimento con l’Alchimista.
Inoltre, pensò Dee, non
sono l’unico responsabile di questo
incidente.
L’immortale italiano
Niccolò Machiavelli era
responsabile tanto quanto lui, e avrebbe sempre potuto affermare che
fosse
tutta colpa sua.
Niccolò vide i suoi
stessi pensieri passare per la
mente dell’inglese, ma distolse lo sguardo.
E seppe di aver vinto.
*
Dagon si calcò il
cappello sulla testa e volse lo
sguardo verso il ragazzo. Era cinereo, e con occhi febbrili scrutava la
ringhiera senza vederla davvero.
Alzò il polso e posò gli
enormi occhi su un orologio
semplice ma raffinato.
Lì, fermo davanti
all’uscita, senza aver mai avuto la
minima intenzione di fermare il giornalista fino a quel momento, pensò
che
ancora una volta aveva svolto benissimo il suo lavoro.
Rimase immobile ancora
per qualche secondo, aspettando
che fosse il momento giusto e riportando alla mente ciò che gli aveva
detto
Machiavelli prima che incontrasse il ragazzo nella cucina per offrirgli
la
colazione.
<< Sta
arrivando il nostro vecchio amico inglese, non è vero, Dagon? >>
Chiede Niccolò,
apparentemente poco interessato, giocherellando con un pedone degli
scacchi.
<< Sì,
signore. >> Dagon si siede sul divano, accanto a lui.
Niccolò gli
rivolge solo un’occhiata veloce, e la creatura non riesce a comprendere
su cosa
stia riflettendo.
<< Sei
stato gentile a controllare i dintorni. >>
Dagon annuisce,
con un lieve inchino.
<< Devo
chiederti un altro favore, Dagon. >>
La creatura si
toglie il cappello, negli occhi liquidi ha un’espressione decisa che
Niccolò
ricambia con uno sguardo tra il pacato e il divertito.
Dagon conosce
bene quegli occhi. E sa che a Niccolò Machiavelli è appena venuta
un’idea.
<< Quando
arriverà il dottor Dee, tu porta via il ragazzo. >>
Il suo viso si
distende in un sorriso quieto.
<< E
assicurati che senta bene ciò che dirò al Mago. >>
Dagon non fa
domande, si limita ad annuire, aspettando che Machiavelli gli dica ciò
che
ancora gli tiene segreto.
Niccolò si alza
e raggiunge la scrivania, apre un cassetto e tira fuori un piccolo
ritaglio di
carta. La creatura inarca un sopracciglio. Ciò che gli piace di più di
Machiavelli, è la sua capacità di incuriosirlo.
L’italiano si
muove verso il segretario e gli porge il biglietto piegato a metà.
<< Metti
in tasca questo, al ragazzo. >>
<< Sì,
signore. >>
*
Dagon salì
rapidamente i gradini e afferrò
il ragazzo per un braccio. Con l’altra mano gli tappò la bocca
bruscamente.
Sentì Machiavelli che si
avviava con Dee verso la
cucina, mentre il corpo del ragazzo si faceva rigido e i suoi occhi
saettavano
da tutte le parti. Sotto le dita Dagon avvertì un lieve tremore.
Ripassò mentalmente la
strada che avrebbe dovuto
percorrere una volta raggiunti i più tetri vicoli di Reims, anche se
non ne
aveva bisogno.
Sapeva che il ragazzo
sarebbe stato chiuso in una macchina
diretta fuori città per le undici di quella mattina.
Dagon portava sempre a
compimento un lavoro.
*
<< É andato?
>>
<< Sì, signore.
Non sarà più un problema.
>>
Machiavelli annuì
soddisfatto e si versò un
bicchierino di liquore.
Dagon non aspettò che
fosse lui ad intavolare una
conversazione. Stentava lui stesso a credere di essere davvero curioso,
perché
non era nella sua natura.
Eppure, era così.
<< Perché ha
voluto che sentisse la sua
conversazione con Dee? >>
Machiavelli gli rivolse
uno sguardo esageratamente
sorpreso.
<< Come mai tanto
interesse? Dagon, sei proprio
tu? >>
La creatura scosse la
testa, dipingendo un piccolo
arco con la mano destra, in un chiaro segno di non curanza.
Si sedette davanti
all’italiano e aspettò
pazientemente che rispondesse alla sua domanda.
<<
Molto
semplice, Dagon. Adesso Richard Anderson sa dell’esistenza di Nicholas
Flamel.
>>
<< Lei la fa
troppo semplice. Secondo il mio
punto di vista, questo aggrava la situazione. La nostra posizione, e la
sua.
>> disse il segretario, voglioso di venire a conoscenza dei
dettagli.
Niccolò Machiavelli
aveva sempre un obiettivo e un
piano premeditato, che spesso veniva arricchito da quelle che lui
chiamava ovvie intuizioni.
Ma Dagon non ci aveva
mai trovato niente di ovvio in
ciò che faceva o vedeva Machiavelli, mai in quasi quattrocento anni.
L’italiano sorrise come
se si fosse aspettato una
risposta del genere da parte del segretario.
<< Ti sbagli,
Dagon. Questo ci farà molto
comodo. >>
Niccolò spostò la sedia
all’indietro e poggiò i gomiti
sul tavolo, ormai rassegnato a dover spiegare tutto ciò che aveva
pensato, con
un’espressione disinvolta.
<< Adesso Anderson
sa che non è il solo ad
essere ritenuto pericoloso. Anche Flamel è braccato da Dee. >>
<< Non c’è
paragone tra Flamel e quel
giornalista fallito. >> obiettò Dagon con un ghigno.
<< Vero. >>
concesse Machiavelli. <<
Ma lui ancora non lo sa. >>
<< D’accordo, e
con questo? >>
L’impazienza sul viso
della creatura era come un
accordo dissonate in un orchestra che non sbagliava mai. All’italiano
venne
quasi da ridere.
Rideva, perché la sua
idea aveva funzionato.
Rideva, perché era
sicuro che non si sarebbe annoiato
per parecchi giorni.
<< Richard sa che
Dee lo vuole morto. E lontano
da Reims, lontano dalla paura, avrà abbastanza lucidità per cercare
l’unica
persona che pensa che sia sulla sua stessa barca e che potrebbe
rispondere a
tutte le sue domande: Nicholas Flamel. >>
Dagon rimase in
silenzio, senza perdersi nemmeno una
sillaba delle parole di Machiavelli.
<< Il ragazzo
potrebbe avvertire Flamel del
luogo in cui si trova Dee. L’Alchimista scapperà di nuovo, e gli Oscuri
Signori
sfogheranno la loro rabbia su Dee, che sarà costretto ad ammettere di
aver
fallito, di nuovo. >>
<< Non lo
elimineranno, non ancora. >>
<<
Ci
vuole pur sempre un primo passo, non credi? >> ribatté
prontamente
Machiavelli, le labbra incurvate in un sorriso sornione.
<< Tutto questo
per mettere in cattiva luce Dee?
>> chiese Dagon, divertito dall’idea.
<< Sì e no. John
non sarà dello stesso avviso, ma
quel ragazzo mi fa molto più comodo da vivo che da morto. Lasciamo
maturare i
tempi, e forse ci condurrà da Flamel. Sono curioso di vedere come se la
caverà
in un mondo completamente diverso da quello che conosce, e se Dee lo
elimina
ora mi toglie tutto il divertimento. >>
Dagon osservò il volto
impassibile dell’italiano.
<< Come fa a
sapere che Anderson troverà Flamel
prima che Dee decida di rimettersi sulle sue tracce? >>
Machiavelli ghignò
furbescamente.
Dagon comprese, dopo
qualche attimo di smarrimento.
<< Il biglietto!
>> mormorò, ammirato.
Machiavelli si limitò ad
annuire, svuotando il suo
bicchierino di liquore.
*
In una strada deserta
che sembrava essere stata
dimenticata dai suoi abitanti, nella periferia di Reims, un ragazzo
fece
scorrere gli occhi su una calligrafia elegante, lasciata su un piccolo
foglietto.
Strinse tra due dita la
carta stropicciata.
N. F.
Montpellier.
*
<< Credo proprio
che questo non rientri negli
ordini degli Oscuri Signori, a cui lei è fedele. >>
<< Gli Oscuri
Signori dovrebbero imparare a
scendere un po’ di più nei particolari, quando danno ordini. >>
Angolo
Tacet433
Mi
scuso per gli eventuali errori, non ho fatto in tempo a ricontrollare,
e siccome ero abbastanza sicura e non voleva andare troppo in là coi
giorni ho inserito questo capitolo appena ho potuto. Fatemi sapere se
c'è qualcosa che non va. ; )
Io
mi odio. E so che mi odiate anche voi. Chiedo perdono, ho fatto passare
un
sacco di tempo, e credo di essere andata anche un OC!
Ma
tornando a questo coso che è uscito fuori dalla mia testolina… ancora
nessun
personaggio buono del libro, ma arriveranno nel prossimo capitolo,
promesso! E nei
prossimi capitoli, cercherò di rendere più chiaro ciò che frulla nella
mente di
Machiavelli.
Povero
Dee! L’ho trattato male, vero?
Grazie
per aver letto questo secondo capitolo!
Ciao!