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Autore: ele29na    19/03/2013    6 recensioni
finalmente riesco a postare una bella storiella!!!
vi dico solo che ho immaginato di partecipare alla I guerra mondiale e che nella storia ci sono due poeti piuttosto famosi ma non vi dico chi sono dovrete scoprirlo voi!!!
non è per niente tragico e quando ho potuto ho cercato di renderlo un pochino umoristico...
Genere: Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Era il giugno del 1914 quando sui giornali comparve un articolo sconcertante il cui titolo diceva:”assassinato l'erede al trono d'Austria a Sarajevo, come reagiranno gli Austriaci?” comprai il giornale e lessi l'articolo completo, sembrava che l'assassino fosse uno studente bosniaco, ma gli Austriaci si ostinavano a ritenere la Serbia responsabile e c'era il rischio che le dichiarasse guerra.

Quando tornai a casa da mia moglie scoprii che sapeva già tutto perché aveva sentito la notizia alla radio e piangeva. Cercai di consolarla ma si ostinava adire che, se fosse entrata in guerra l'Austria, saremmo dovuti entrare in guerra anche noi Italiani.

Allora compresi le sue paure: temeva che dovessi andare in guerra anche io e così mi resi conto della gravità della faccenda; c'era solo da sperare che l'Austria non dichiarasse guerra.

Ovviamente era solo una debole speranza che si trasformò in disperazione il mese dopo quando l'Austria e la Germania dichiararono guerra alla Serbia, immediatamente entrarono in guerra anche Russia, Francia ed Inghilterra contro le prime due.

A questo punto, Austriaci e Tedeschi, volevano l'Italia in guerra al loro fianco ma stranamente noi non entrammo in guerra subito. All'epoca non ne capii il motivo, ma, finita la guerra, mi spiegarono che c'era un'alleanza tra questi tre stati (la triplice alleanza) che imponeva agli altri due di entrare in guerra se uno fosse stato attaccato ma, dato che erano state Germania ed Austria ad attaccare, l'Italia non era costretta ad affiancarle.

A questo punto, nel nostro Paese, c'erano quelli che volevano entrare in guerra per conquistare la città di Fiume, La Dalmazia, il Friuli Venezia-Giulia e il Trentino (gli interventisti); e quelli che ritenevano che non fosse necessario fare la guerra perché quei territori si potevano tranquillamente ottenere discutendone amabilmente con gli Austriaci (i neutralisti).

Io ero nella fazione dei poveracci che non avevano alcuna voglia di entrare in guerra, a cui non importava niente di conquistare un pezzo di mare e quattro montagne (perché all'epoca non capivo quali erano i vantaggi di uno sbocco sul mare e qualche montagna in più) e che si affidava al buon senso dei propri connazionali.

Nel maggio 1915 mi resi conto che i miei connazionali non sapevano neanche cosa fosse il buon senso, dato che nel giro di un mese dovetti lasciare i miei genitori e mia moglie, che nel frattempo era rimasta incinta (non so come ci era venuto in mente di provare ad avere un figlio con la guerra alle porte) e mi ritrovai in una trincea del Carso lontano centinaia di chilometri dalla mia Roma. Un lato positivo era che siamo entrati in guerra al fianco di Inghilterra, Francia e Russia e contro l'Austria e la Germania.

Ovviamente io non mi opposi ed entrai in guerra per il bene della nazione perché io, da quei quattro monti in più, non ci guadagnavo niente per me stesso.

Quando arrivai in trincea era giugno ma c'era il clima clima che a Roma si trova a novembre, in poche parole faceva un freddo cane, ed era estate! Così mi chiesi come sarebbe stato l'inverno, ma non era il momento di disperarsi ed era meglio farsi qualche amico per avere qualcuno che potesse consolarmi se ne avessi avuto bisogno.

La mia scelta cadde su un ragazzo che avrà avuto una trentina d'anni, mi avevano detto che si era laureato a Parigi e volevo scoprire cosa ci facesse un francesino con tanto di laurea a fare il soldato semplice.

Così mi avvicinai, lo salutai e mi presentai, come fanno i bambini il primo giorno di scuola, mi sentivo un po' ridicolo a comportarmi in quel modo con un laureato, ma io ero cresciuto tra gli operai quindi non sapevo presentarmi in modo cordiale. Lui sembrò non farci caso e mi rispose che si chiamava Giuseppe, che era nato in Egitto e vissuto in Francia e che era partito per la guerra come volontario.

Quando sentii la parola “volontario” sobbalzai, così ne approfittai per capire cosa sperava di ottenere la gente con una cosa così brutta come la guerra.

Lui mi rispose che sperava di ottenere una vita migliore. Almeno non aveva nominato Fiume, Dalmazia, Trentino e Friuli però io mi chiesi come faceva lui a voler ottenere maggiori diritti e queste cose qua se non sapeva neanche come si viveva in Italia!

E poi come si fa a voler ottenere una vita migliore andando ad ammazzarsi?!

Be avevo trovato un amico, anche se un po' strano, ma era un amico.

Ogni tanto, nei pochi momenti di tregua, vedevo Giuseppe scrivere una breve poesia su un pezzettino di carta che trovava in giro e io lo guardavo e leggevo quello che scriveva dato che non gli dava fastidio, anzi, era felice che le leggessi mi chiedeva anche un giudizio; a me piacevano tanto le sue poesie perchè esprimeva i suoi sentimenti in poche righe, cosa che io non sarei mai riuscito a fare.

I giorni passavano e la guerra sembrava essere infinita, tutti i giorni erano uguali tra esplosioni, morti, sangue, ordini e tante cose orrende che non avrei mai voluto vedere.

Intanto era arrivato l'inverno e faceva un freddo che non avevo mai visto e c'erano metri e metri di neve che non era più bianca, ma era diventata rossa di sangue e nera di polvere da sparo (be c'era un'atmosfera piuttosto milanista).

Un giorno mi arrivò una lettera, era di mia moglie, mio padre e mia madre che mi annunciavano che ero diventato padre di una splendida bambina.

Quella lettera fu come un raggio di sole che penetra nelle tenebre, un raggio di vita in mezzo alla morte.

Presi subito carta e penna e scrissi ai miei familiari dicendogli che ero felicissimo e che auguravo a tutti di passare un buon Natale e gli chiesi di pregare per me.

Oltre a quella non ci furono altre buone notizie per circa un anno.

Poi, nel 1917, le cose iniziarono ad andare per il verso giusto e Giuseppe iniziava a pentirsi di essere andato in guerra.

Ci arrivarono notizie vaghe che parlavano di rivoluzioni avvenute in Russia e molto presto ci comunicarono che i Russi erano ufficialmente fuori dalla guerra; questa non era tra le notizie più belle ma ci tirarono su il morale dicendoci che entravano in guerra gli Stati Uniti d'America dalla nostra parte! Questa sì che era una bella notizia!

Ma non avevamo mai troppo da gioire perché, con la resa della Russia, Austriaci e Tedeschi potevano impiegare i soldati che stavano sul fronte occidentale per attaccare noi.

E così fecero alla fine del 1917: dopo averci sconfitti a Caporetto ci fecero indietreggiare fino al Piave, anche perché il generale Cadorna non era proprio tra i più svegli dato che non aveva saputo organizzare una ritirata decente e aveva dato tutta la colpa a noi soldati e molti Italiani erano stati fatti prigionieri, così fu sostituito dal generale Diaz, un uomo veramente in gamba che riuscì a fermare gli Austriaci prima che occupassero Trento e Venezia. Ci eravamo “salvati” per un pelo!

All'inizio del 1918 iniziammo ad avanzare ed il 3 novembre avevamo occupato Trieste.

Qualche giorno dopo ci annunciarono che l'Austria aveva firmato l'armistizio e che, di conseguenza, la guerra era finita e noi l'avevamo vinta! A questa notizia ci abbracciammo tutti .

Così tornai a casa dai miei familiari e, finalmente, potei conoscere mia figlia, una bambina davvero adorabile.

Mia madre aveva preparato una torta per festeggiare il mio ritorno e la fine della guerra.

Ma non era tutto davvero finito, adesso bisognava fare i trattati di pace, eh bene sì, dovevano darci quel pezzo di mare e quei quattro monti per cui avevamo combattuto per ben cinque anni.

Bene, dopo la conferenza della pace tenutasi a Parigi per i trattati di pace scoprimmo che ci avevano assegnato il Trentino, il Friuli Venezia-Giulia e anche l'Alto Adige, che nessuno aveva chiesto, ma di Fiume e la Dalmazia neanche l'ombra.

Io ero un po' urtato all'inizio ma poi ho pensato che erano solo due pezzi di mare.

Ma non tutti si erano rassegnati come me, anzi, un certo Gabriele D'Annunzio era andato con un gruppo di uomini vestiti di nero ed armati di coltellaccio ad occupare la città di Fiume che, alla fine, ci venne assegnata, insieme alla penisola di Istria, per far calmare quel pazzo di D'Annunzio.

Comunque io ritengo che la guerra non sia servita a niente perché, in Italia, come nel resto d'Europa, nel dopoguerra, si viveva peggio di prima!

Molti operai persero il lavoro, la riconversione industriale era una cosa difficile da attuare e il costo dei beni di consumo era salito alle stelle.

Non so come abbiamo potuto partecipare anche alla seconda guerra mondiale se la prima ha avuto questi effetti.

Io ritengo, ho ritenuto e riterrò sempre che la guerra sia una cosa assolutamente inutile ed ingiusta per tutti, insomma tutta una grande e totale CAZZATA!!!!!

 

 

SALVE A TUTTE!!!

Vi starete chiedendo come mi è venuto in mente di provare ad immaginare di partecipare alla prima guerra mondiale...

be era un tema che ho dovuto fare a scuola e dato che ho preso un bel 9 (quindi è piaciuto alla prof di italiano) ho deciso di farlo leggere anche a voi, ovviamente il finale nell'originale era un po' diverso ;-)

Il famoso Giuseppe, se non ci siete arrivate da sole, è Giuseppe Ungaretti!

Spero che la storia vi sia piaciuta e che la pensiate come me sulla guerra...

ora vado a guardare Harry Potter, ciaoo

  
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