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Autore: Aibaf    19/03/2013    4 recensioni
La neve cade fitta alle tue spalle, ma riuscire a capire come arrancare nel gelo e rimanere indenne, al momento non è una tua priorità: tutto ciò che ti interessa è incontrare gli occhi acquamarina, verdi? dell’altro, che guizzano da una parte all’altra imbarazzati. E poi, ad un tratto, parla. Ti parla.
«Mi chiamo Harry, Harry Styles, ed in un’altra vita sono stato un gatto.»
«Io sono Louis, Louis Tomlinson, e in questa vita sono stato una schiappa in matematica.»

[song fic! Halleluja][Larry][Primo tentativo, argh.]
Genere: Angst, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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It’s a cold and it’s a broken Halleluja.




Well I heard there was a secret chord
that David played and it pleased the Lord
But you don't really care for music, do ya?
Well it goes like this :
The fourth, the fifth, the minor fall and the major lift
The baffled king composing Hallelujah

 

Il ragazzo con quella pettinatura riccia e sconclusionata sta ingobbito, di spalle alla porta, a suonare il pianoforte. La sua schiena si irrigidisce ad ogni accordo, mentre reclina la testa indietro, con gli occhi chiusi e quel sorriso appagato dipinto sulle labbra. Non hai il coraggio di interromperlo: te ne stai lì, appoggiato allo stipite della porta a torturarti le mani e ad osservare quel ragazzo con il lapis stretto tra i denti e l’aria totalmente concentrata. Bellissimo. Smette di suonare con un tonfo insoddisfatto, e, dopo un paio di cancellature e modifiche frettolose al suo spartito, accartoccia il foglio pentagrammato e poggia la testa su un braccio, sconfitto. Non dovresti smettere di suonare.
«Sai, la sala prove oggi l’avevo prenotata io.»
Stupido, stupido Louis.
 

Well your faith was strong but you needed proof
You saw her bathing on the roof
Her beauty and the moonlight overthrew ya
 
«Parlami di te. Dimmi qualcosa che nessuno sa»
Non sai nemmeno come siate finiti in quel caffè, costretti in quello spazio minuscolo, con la mano del ragazzo riccio a pochi centimetri dalla tua. La neve cade fitta alle tue spalle, ma riuscire a capire come arrancare nel gelo e rimanere indenne, al momento non è una tua priorità: tutto ciò che ti interessa è incontrare gli occhi acquamarina, verdi? dell’altro, che guizzano da una parte all’altra imbarazzati. E poi, ad un tratto, parla. Ti parla.
«Mi chiamo Harry, Harry Styles, ed in un’altra vita sono stato un gatto.»
«Io sono Louis, Louis Tomlinson, e in questa vita sono stato una schiappa in matematica.»
Il ragazzo riccio, Styles, Harry, ride, strizzando gli occhi: le guance gli si bucano di due fossette. Vorresti stare lì a guardarlo con le labbra dispiegate in un sorriso divertito ancora per un bel po’.
 

(Yeah but) Baby I've been here before
I've seen this room and I've walked this floor, (You know)
I used to live alone before I knew ya
 
Quando Harry ti dice che non è mai stato in un discopub perché “non so ballare e mi vergogno” il tuo sopracciglio si inarca ai limiti del possibile; e quando scopri che l’unica cosa più alcolica che abbia mandato giù in diciannove anni di vita sia stata una Pepsi, senti l’irrefrenabile istinto di trascinarlo al Walkabout. Subito.
Siete seduti al bancone da un bel po’: Harry ha assaggiato il primo drink e ha deciso di non volerne fare più a meno: ne ha chiesto un altro, e poi un altro e un altro ancora, e quando ti sei girato per urlare al DJ di cambiare il pezzo, il riccio ha avuto il tempo di ingollare altri due cicchetti di vodka. E, come se non fosse abbastanza, ti è bastato solo un attimo di distrazione perché un Harry completamente ubriaco sgusciasse tra la folla, scivolando dallo sgabello, con le mani che mulinavano scordinatamente in aria cercando di seguire il ritmo della musica.
Ringrazi il cielo che almeno tu non sia talmente sbronzo da dimenticare il colore della polo dell’altro e da non saper più coordinare i piedi in un principio di camminata: con forti cerchi alla testa ti fai largo tra la ressa di ballerini, la musica che pulsa assordante nelle orecchie. E poi lo vedi, abbagliato dalle luci psichedeliche: Harry è lì, nella calca di gente sudata e danzante, che si scatena a ritmo di un pezzo house, con un sorriso ebete e gli occhi resi lucidi dall’acool: sta muovendo il bacino in avanti ed indietro, ondeggiando provocatorio tra la marea di uomini che gli stanno addosso. Quando uno di loro gli palpa il sedere, assume un’espressione impaurita, ed i suoi occhi guizzano a cercare una via d’uscita: la sua innocenza e il suo candore, irrimediabilmente, ti spezzano ogni volta che ti ritrovi a guardarlo.

«Portami via da qui, Lou.» chiede impaurito, sull’orlo delle lacrime. Lo stringi al tuo petto e gli sussurri che non c’è niente di cui preoccuparsi, va tutto bene.
 
And I've seen your flag on the marble arch
and love is not a victory march
It's a cold and it's a broken Hallelujah

 

Siete sul pavimento, in un groviglio di vestiti sparsi dalla troppa fretta di spogliarvi, liberarvi, appartenervi. Mentre fai l’amore con Harry, ogni volta, cerchi di  fissare alla mente ogni singolo respiro, come un amante che fugge da un museo in fiamme. * Ma poi, la passione ed il piacere ti colgono sino a far arricciare le punte dei piedi e far girare la testa: ed il pensiero di essere venuto con Harry, dentro Harry, ancora un volta, cancellano quasi tutto. Certi particolari però, rimangono. Il neo alla base del collo. I gemiti smorzati dalle vostre bocche che si cercano desiderose. L’intrecciarsi delle vostre dita e la presa che si salda, spasmodica, quando siete fusi l’uno con l’altro. Il corpo del riccio sul tuo. L’accenno di barba che sfrega contro la sua pelle candida. Il suo tallone freddo che struscia contro il tuo polpaccio, le sue mani ai lati della testa mentre ti bacia e le sue labbra gonfie e rosse ti fanno capire che sì, lui ti ama, anche se non te lo dice mai.
 

Well there was a time when you let me know
What's really going on below
But now you never show that to me do ya
But remember when I moved in you
And the holy dove was moving too
And every breath we drew was Hallelujah
 
Harry è talmente tanto nervoso che non si perde nemmeno nei soliti commenti sprezzanti sulla tua vespa, quella talmente distrutta che nessuno la vuole assicurare più. E’ così preoccupato di arrivare tardi per il suo esame che quasi non si accorge che la seduta di pelle scomoda e scrostata gli sgualciranno la giacca dell’ abito che indossa. Continua a battere freneticamente il piede sull’asfalto mentre sciogli il catenaccio e gli porgi il casco:  cerca nervosamente di farci stare quell’ammasso di capelli ricci senza rovinare troppo la pettinatura. «Ce l’hai uno specchietto, Lou?» ti chiede.
Sorridi, mentre dal tuo zainetto di stoffa estrai lo specchietto retrovisore della tua vespa, porgendoglielo come se niente fosse dal suo sostegno di plastica dura. «Tieni, amore!»
Harry ti guarda incredulo e «Cretino» sbotta, mentre il suo viso teso dall’agitazione si apre in un sorriso: ti lascia un bacio a stampo prima di issarsi sul motorino e allacciare le braccia alla tua vita.

 
And she tied you to her kitchen chair
She broke your throne and she cut your hair
And from your lips she drew the Hallelujah
 
«Sei sicuro?» gli chiedi. E’ una domanda che lo perseguita da quando ti ha confessato che vorrebbe fare un tatuaggio con te. Un lucchetto. E tu una chiave.
«Così, perché non ci siamo sempre ritrovati» ti ha detto, con gli occhi che gli luccicavano dall’emozione,  le guance arrossate dal vento tagliente: si sfregava le guance avvolte nei suoi guanti bitorzoluti, quelli che gli aveva mandato la nonna per lo scorso Natale, aspettando una tua risposta. Tutto quello che hai potuto fare è stato dargli un bacio, lasciando cadere a terra le buste della spesa: sollevandolo di peso, con le sue gambe avvolte al tuo bacino, l’hai condotto nella camera da letto;  
«Io ti amo, Hazza.» gli hai sussurrato, chiudendo la porta con un calcio e facendolo stendere sul materasso.
«Sei sicuro?» gli chiedi, mentre il tatuatore disinfetta la porzione di pelle da disegnare; lui ti lancia uno sguardo profondo da quelle lunghe ciglia scure, e, mentre ti stringe la mano, ti fa capire che lo è. Lui è nato pronto, scherza, prima di tirare un brusco sospiro quando la penna poggia sulla sua carne.
 

Maybe there's a God above
But all I've ever learned from love
Was how to shoot somebody who outdrew ya
And it's not a cry that you hear at night
It's not somebody who's seen the light
It's a cold and it's a broken Hallelujah
 
«Harry? Hazza?» lo chiami, mentre poggi le chiavi sulla mensola e, con una mano sola, tieni sollevato il pacco della pasticceria, evitando che Oliver, il vostro cane, ti aggredisca rendendo la crosta di fragole un inutile quanto immangiabile intruglio di crema e frutta.
Ma Harry non c’è, e non ti risponde nemmeno. Quando entri in soggiorno, l’ordine è la prima cosa che ti stupisce: la libreria è quasi vuota. Tutti gli effetti personali dell’altro sono spariti, chiusi in uno scatolone che troneggia al centro della stanza. Harry ha lasciato fuori solo quel LP di Jeff Buckley, quello che avete ascoltato mentre facevate l’amore per la prima volta.
Ed è in quel momento che le quindici chiamate perse di quella mattina assumono un senso.
Stupido, stupido Louis, pensi, mentre, in lacrime, ti lasci scivolare contro il legno della porta.
 








Angolo autrice.
Ecciao. Mi scuso per questa cosa, partorita ieri sera tardi, in un momento di totale sconforto/nervosismo: avevo in programma un’altra Larry, totalmente demenziale, che arriverà, arriverà….
Ma alla fine mi sono infilata le cuffiette dell’ipod e ascoltando a ripetizione l’Halleluja di Jeff Buckley (la perfezione jfbgbdfvbgdz) ho partorito questa OS. Che tra l’altro è la mia prima Larry, quindi sono un bel po’ cagata al solo pensiero di quello che potrebbe succedere.
Ad ogni modo, mi farebbe tanto, infinito piacere ricevere una recensione, perché non ho mai scritto di ‘sti due e vorrei solo sapere cosa ne pensa la gente. Dove potrei migliorare. O se devo solo andarmi a ritirare. Inoltre ho un altro progetto: nella recensione, o via messaggio personale, potreste fornirmi qualche prompt o qualche coppia slash su cui scrivere: ho in mente una lilo, ma mi piacerebbe anche sperimentare altri pairing. Pleeease.
Detto questo, sparisco, aspettando che qualcuno mi salvi dall’agitazione post pubblicazione.
Faithfully,
Fabia.
 
Ringrazio Mattia, che, come al solito, si subisce tutto in anteprima. 
   
 
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