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Autore: Violette97    19/03/2013    3 recensioni
Violette, una ragazza di 16 anni, intelligente e per questo prima della classe deve affrontare le diverse situazioni del mondo adolescenziale. Si è sempre fatta delle paranoie, ma con l'arrivo di qualcuno, queste paranoie svaniranno lentamente. Ma svanite le paranoie la sua vita sarà ancora più difficile.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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 CHAPTER FOUR. 





Ero ancora incredula che mi fossi fatta convincere con uno stupido messaggio a uscire con lui.

Non ho mai ceduto così facilmente, di solito quando qualcuno mi faceva un torto non gli rivolgevo la parola per almeno 1 mese nonostante le loro scuse inutili. Ma per qualche strano motivo con lui non riuscii, strano!

Forse perché ero curiosa di sapere cosa mi dovesse dire, forse perché ero curiosa di sapere perché volesse farsi perdonare o forse perché volevo solamente conoscerlo meglio.

E per quale motivo io volevo conoscerlo meglio?

È meglio non rispondere per ora a questa domanda....

Siamo in macchina e non ci siamo ancora rivolti la parola, ogni tanto si gira a guardarmi ma io faccio finta di non accorgermene e io faccio lo stesso con lui.

Per qualche strano motivo, mi piace lanciargli degli sguardi nascosti, mi piace guardarlo...

" Mi dispiace" Disse tutto d'un fiato mentre io gli lanciavo uno dei miei sguardi non più nascosti.

" Mi sembra anche normale che ti dispiaccia, sai forse prima di parlare è meglio che tu sappia ciò di cui tu debba parlare" Dissi io fingendomi calma.

" Senti, io sto cercando di rimediare in qualche modo perché, come ti ho già detto, è qualcosa che ho passato anche io in un certo senso" disse con una voce che mi fece quasi tenerezza.

Ma io non mollai.

" Che è successo? Ti è morto il gatto per caso?" Stavo diventando cattiva, e non volevo ma lui mi aveva ferita il doppio. 

E poi vidi il suo sguardo misto tra tristezza e rabbia, cominciai a sentirmi in colpa per quella battuta così infantile.

"No, il mio migliore amico, mi è morto il mio migliore amico! " stava urlando, e ne aveva il pieno diritto! Mi sentii così stupida, volevo consolarlo o comunque dire qualcosa per tirarlo su di morale, qualsiasi cosa... Ma non mi uscii niente dalla mia bocca, ero pietrificata dalla mia stupidità!

Poi continuò lui dicendo

" E la cosa peggiore è che la colpa è mia, è solo mia se è morto! È morto per la mia ingenuità e la mia stupidità...". 

Adesso ero io ad avere le lacrime agli occhi, non avevo mai visto una persona tenersi tutto quel dolore dentro, dolore causato dai sensi di colpa.

Per i restanti cinque minuti non disse niente, e nemmeno io! 

Decidemmo di andare al parco, un po' d'aria pulita ci avrebbe fatto bene...

Quando scendemmo dalla macchina mi guardò e disse" Mi dispiace se prima ho alzato la voce, non volevo spaventarti" .

Camminando nel parco gli dissi" Non ti preoccupare, hai fatto bene ad urlare, ho fatto una battuta stupida. Comunque quando e se vorrai sfogarti con me, ho le orecchie sempre aperte".

Cercai di sembrare il più sincera possibile, perché lo ero, volevo dimostragli il mio appoggio.

In un primo momento fece cenno di no con la testa, come se cercasse di cacciare via un ricordo orribile, poi guardando sempre dritto, verso il vuoto cominciò a sfogarsi dicendo:

" È successo tutto 2 anni fa quando io avevo 16 anni; a quei tempi io vivevo in Florida e lui, Andy, viveva nella casa accanto alla mia. Lo conoscevo praticamente da sempre, era come un fratello per me, come il padre che mi è sempre mancato. 

Era quasi la fine dell'anno scolastico, e come sempre, c'era qualcuno che organizzava delle feste, noi fummo invitati; io ero, diciamo, quello ribelle che se ne fregava delle regole e di quello che pensava la gente, lui invece era più il santarellino della situazione. 

Io , come al solito, a quella festa bevvi un sacco e, purtroppo, costrinsi anche lui a farlo. Si, l'ho proprio costretto, perché lui non voleva, ma io ho insistito provocandolo, dicendo che era un buono a nulla e che nessuna ragazza lo avrebbe mai considerato se non si fosse divertito un po'. Allora lui mi prese alla lettera e cominciò a bere a più non posso. Sembrava felice, visto che era circondato da diverse ragazze e lui rideva! Mi ringraziò pure, dicendo che senza di me sarebbe rimasto per sempre uno sfigato. Ma non sapeva che se non avesse seguito sarebbe ancora in vita. Erano le 4:00 del mattino, la sbornia di qualche ora prima era quasi passata, ma non per lui. Lui era ancora ubriaco, cercai di convincerlo in tutti i modi a non mettersi alla guida di quella fortuitissima macchina, ma non appena io mi allontanai e lo lasciai solo per 10 minuti, in quella casa non c'era più. Allora pensai che era in qualche stanza con qualche ragazza ma non c'era da nessuna parte, uscii da quella casa e corsi, corsi quanto bastò per vedere la sua morte. Aveva preso la sua macchina, ed era scappato a tutto gas; arrivato al semaforo lui aveva il rosso, ma non lo vide e tirò dritto e, purtroppo, passò un camion un enorme camion che lo spazzò via facendo rotolare più e più volte la sua piccola macchina. Tutto quello che riuscii a fare fu correre il più veloce che potei ma ormai il danno era fatto. Morì sul colpo, e la colpa è solo mia." Sembrò quasi che si tolse un peso raccontando il suo dolore a qualcuno, ma questo non bastava.

"Alex, non potrai vivere per sempre con il pensiero che la colpa della sua morte sia tua; vedi, purtroppo, quando una persona va via non devi pensare che non ci sia più, devi pensare che rimarrà per sempre nel tuo cuore e non andrà mai vai. Non ci sarà fisicamente ma non vuol dire che non esista più. Mia nonna mi dice sempre " quando senti la mancanza dei tuoi genitori, guarda il cielo stellato e quando vedrai due stelle che per te sono le più bella quelle sono i tuoi genitori che vegliano su di te" e io alzo sempre gli occhi al cielo, e quando vedo le mie due stelle più belle mi sento più al sicuro, li sento accanto a me." 

Era più rilassato in viso, capivo che il peso del suo dolore si faceva sempre più leggero e io ne ero felice.

Dopo che io finii di parlare, fece un gesto che mi spiazzò: mi abbracciò.

Un abbraccio forte e serrato ma al contempo dolce e delicato.

Con tutte le forze e la dolcezza che potevo avere ricambiai l'abbraccio, e poi fu inevitabile guardarci negli occhi. Quel verde intenso nei suoi occhi mi faceva sentire felice, è strano che un solo sguardo mi potesse fare sentire così, eppure lui ci riusciva.

Poi, quando ci distaccammo dall'abbraccio mi disse 

" Grazie Violette, finalmente ho trovato una persona che mi possa capire realmente. Qualcuno con cui sfogarmi e sentirmi più libero. Ma adesso basta parlare di cose tristi e andiamo a prendere un gelato, offro io!"

"Penso che in pieno inverno per un gelato faccia troppo freddo, che ne dici di una cioccolata calda?"

"Come al solito secchiona hai ragione tu." Questa volta "secchiona" lo disse in modo ironico e io non me la presi. Ma gli risposi dandogli una gomitata nello stomaco che lo fece tossire fortemente.

"Oh scusa, non volevo farti male!" Dissi io alquanto ironica. Lui, accovacciato, alzò lo sguardo e mi guardò fisso. Da quello sguardo capii che era meglio scappare,o ironicamente, mi avrebbe fatto male anche lui. Così cominciai a correre ridendo come una cretina, ma nonostante io corressi più veloce che potevo lui, giocatore di football, mi raggiunse mi si piazzò davanti spingendomi a terra, sull'erba e cominciò a farmi il solletico. Il solletico, l'ho sempre odiato! Che nervi, ero praticamente bloccata dal suo peso non riuscivo a muovermi e l'unica cosa che riuscivo a fare era ridere, ridere e urlargli di smetterla. Ma ovviamente lui non mi ascoltò. Quando ero quasi al limite della sopportazione di quel fastidiosissimo solletico, lui si bloccò. Si sollevò sulle braccia, rimanendomi sempre sopra, e mi fissò dritto negli occhi. Quello sguardo si faceva sempre meno sopportabile e piano piano lo vedevo avvicinarsi sempre di più a me, poi l'unica cosa che riuscii a sentire furono le sue labbra a contatto con le mie. Le sue labbra erano così morbide, le più belle che avessi mai assaggiato. Certo erano le prime labbra che sfioravano, ma ero certa che fossero le più belle. La sua mano scivolò tra i miei capelli con delicatezza e io feci lo stesso nei suoi. Poi il bacio diventava sempre più intenso, ed era come se entrambi ne volessimo più. Allora le nostre lingue si incontrarono e cominciarono a ballare una danza lenta e dolce. Quando il contatto tra le nostre labbra finì, io sentii una vampata di calore passarmi per tutto il corpo fino ad arrivarmi al viso. Fu una sensazione che non avevo mai provato prima, fu qualcosa che mi spaventò ma allo stesso tempo mi faceva sentire più…viva! Volevo essere felice per quello che era appena successo, ma qualcosa me lo impediva! I miei soliti dubbi e le mie solite domande a cui non riuscivo mai a trovare una risposta.

Perché lo aveva fatto? Perché proprio io ? É una presa in giro, come prende tutte le altre ragazze?

L'unica pensiero che mi ruotava in testa era "Non ti illudere Viol, se no rimarrai fregata".

E infatti non mi illudevo, però volevo almeno godermi i miei 5 minuti di felicità. Così, lui si rialzò da sopra di me e, porgendomi una mano mi aiutò a rialzarmi e ci dirigemmo verso la più vicina caffetteria dove entrambi ordinammo una bella cioccolata fumante. Nessuno di noi due parlò di ciò che fosse successo 10 minuti prima e forse era meglio così, per ora. Parlammo del più e del meno e piano piano cominciai a capirlo e a conoscerlo. E devo ammettere che era davvero una persona fantastica… ma ogni volta che pensavo qualcosa di positivo su di lui il mio solito pensiero riaffiorava " Non ti illudere, non ti illudere, non ti illudere."  

 

Dopo aver passato circa un'ora nella caffetteria a parlare e a lanciarci sguardi furtivi, era ora di tornare a casa.

Arrivati a casa mia accostò, e io scesi dalla macchina per poi dirgli " Grazie!"

Lui mi sorrise, dolcemente e poi io rientrai a casa dove mia nonna stava guardando, al suo solito, la tv.

"Ciao nonna!" Dissi io con un tono di voce diverso dal solito mio. Infatti lei capì.

"Ti ha baciato, vero?" Disse lei scrutandomi da capo a piedi.

Io non le risposi, salii di corsa in camera mia poi andai in bagno per farmi una doccia e ripensare tutto quello che era successo. Appena uscii dalla doccia, presi il mio cellulare e vidi un messaggio ed era Stacy.

 

 

 

 

 

 

 

 

Scusate se ho postato questo capitolo con un po' di ritardo, rispetto al mio solito, ma ho avuto un po' da fare… Comunque spero che vi piaccia questo capitolo e se è così non esitate a recensire. Ma recensite anche se non è stato di vostro gradimento, Grazie! :)

  
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