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Autore: Atarassia_    19/03/2013    13 recensioni
-Io sto bene. Sei tu quello che ha dei problemi. E la prossima volta se dopo essere andato a letto con qualcuno non ne hai abbastanza, non ti azzardare a venirmi a cercare perché io non ci sto più!- esclamai sentendolo irrigidirsi e con le lacrime agli occhi mi allontanai fuggendo per le vie della città.- (Capitolo 7)
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La prima volta può deludere, dicevi "Fà piano" ed io pensavo a me mi chiedi persino se sei frigida volevi soltanto andassi via da te. Se sei andata in crisi c'è un perché tu eri bambina e non lo sei più che non è come immaginavi tu. [...]
Andiamo al centro, passeggiamo, vuoi? e da una vetrina forse scoprirai che le unghie a pelle non ti mangi più e all'improvviso capiremo noi che non è un problema di verginità, si è certo più donne quando non si ha, ma quel che graffia dentro è il crescere. (NEK - Cuori in tempesta)
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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Follie
Prologo
 

Il silenzio.
La bellezza della biblioteca è proprio il suo silenzio rumoroso. Chiudi gli occhi e puoi percepire il respiro della gente, le pagine sfogliate, le matite che stridono sui fogli.
Un luogo così anonimo e austero visto da fuori ma che è pieno di vita al suo interno.
Un luogo pronto a sussurrarti molteplici storie riguardanti la vita passata descritta nei manuali di storia, la vita dei mille personaggi che animano le vicende dei libri, la vita delle persone che vanno e vengono.
Così tante persone, tutte con una propria storia alle spalle riunite in uno stesso posto.
Adolescenti, adulti ed anziani. Mille personalità che si intrecciano tra loro.

 

********
 

La biblioteca “Una stanza di parole” era stata ricavata all’interno di una struttura semplice che si confondeva tra le varie abitazioni di Bologna, una struttura solida che offriva riparo a tutti gli amanti dei libri.
Nessun nome fu più azzeccato di quello. Racconti, notizie, favole, memorie si rincorrevano tra loro nel più assoluto silenzio, tramandando tradizioni, trasmettendo emozioni. Un luogo dove le mura parlavano, dove ogni angolo della stanza aveva una storia di cui parlare. Un luogo dove il silenzio era pieno di parole.
Fin da piccola trovai rifugio tra queste mura e quando ebbi la possibilità di lavorarvi non mi tirai di certo indietro. Un impiego umile, dignitoso ma che mi permetteva di contribuire al pagamento della retta universitaria. Venivo qui e mi sentivo a casa, protetta e rassicurata dal calore che solo queste pagine erano in grado di trasmettermi. Trascorrevo qui la gran parte delle mie giornate aiutando la vecchia bibliotecaria e portandomi avanti con lo studio.
 Nessun posto era più confortevole per me, una giovane studentessa bolognese di venti anni.  Nacqui in una famiglia di modeste origini: mio padre era un operaio fiero del suo lavoro e mia madre una commessa di un centro commerciale. Loro avevano sempre voluto il meglio per me e mi avevano da sempre spronata a studiare così da avere un futuro migliore.
Beatrice, questo il mio nome.
Una ragazza semplice, riservata, che non ha mai amato stare al centro dell’attenzione. Piuttosto che uscire preferivo chiudermi in casa sotto delle morbide coperte leggendo un libro o guardando un bel film come “Via col vento”.
Ero anonima. Mi confondevo tra la gente, non avevo nulla di particolare. Di media statura, il fisico esile e con le forme leggermente accentuate. Il volto dolce, le labbra sottili e rosee sempre distese in un sorriso rassicurante, un piccolo naso a patata e gli occhi verdi che osservavano con ingenuità il mondo. I lunghi capelli castani raccolti quasi sempre in una treccia laterale ma spesso, qualche ciocca ribelle sfuggiva all’elastico andando ad incorniciare il viso.

Da circa un anno studiavo nella facoltà di lettere dell’università bolognese; il mio sogno era quello di diventare una professoressa in qualche rinomato liceo. Seguire le lezioni per me non era faticoso, amavo quelle discipline e lo facevo con piacere.
Mi impegnavo ancor di più sapendo che così rendevo orgogliosi i miei genitori. Per seguire le lezioni, mi ero trasferita in un appartamento vicino alla sede universitaria condividendolo con altri due ragazzi, una giovane romana ed un ragazzo di Pisa.
 

********
 

Settembre stava per finire e, con l’avvicinarsi di ottobre, si faceva più vicina anche la prima sessione degli esami. In queste settimane infatti, molti erano i ragazzi che rinunciavano a godersi le ultime belle giornate all’aperto e si dedicavano ad interi pomeriggi di studio.
Il lavoro era aumentato, c’era sempre un via vai di persone e quindi molto spesso perdevo la concentrazione mentre stavo studiando. Fortunatamente però, verso le sei di pomeriggio le acque si calmavano e io riprendevo la preparazione agli esami.
Stavo esaminando dei passi di letteratura greca quando in me si fece sempre più forte la sensazione di essere osservata. Alzai lo sguardo dal libro volgendolo verso lo spazio circostante ma non notai nulla di strano, così scossi la testa pensando che fosse tutto dovuto alla più che evidente stanchezza.
Ripresi la lettura ma non arrivai ad esaminare nemmeno la prima metà del primo verso che, la situazione precedente, si fece ancor più evidente. Sentivo uno sguardo di fuoco fissarmi insistentemente e senza volerlo arrossii.
Facendomi  coraggio sollevai nuovamente lo sguardo, osservando con maggiore attenzione le persone presenti nella stanza. Nei banchi più vicini a me c’era un gruppo di ragazze ma avevano tutte il capo chino sui vari manuali, accanto a loro due ragazzi che parlavano tra loro.
Più in là, un vecchio signore leggeva il giornale occhieggiando di tanto in tanto verso una ragazza con un seno prosperoso seduta dinanzi a lui. Alcuni ragazzi sfilavano davanti agli scaffali in cerca di determinati tomi, altri si stavano rivestendo per uscire, qualcuno consultava documenti con il telefono. Guardai alla mia sinistra ma non c’era nessuno in paricolare che guardasse dalla mia parte ma, solamente la vecchia bibliotecaria che conversava con una cliente assidua.
Nessuno in quella stanza mi stava osservando ma quella sensazione di essere spiata non ne voleva sapere di sparire. Sentivo che c’era qualcuno che seguiva ogni mio movimento, che mi vedeva confusa e ciò mi procurava molta agitazione.
Che la persona misteriosa si fosse nascosta dietro qualche scaffale?
Dopo aver ipotizzato diverse possibilità, mi sentii una stupida. Non c’era nessuno, era tutto frutto della mia immaginazione. Le troppe ore di studio si facevano sentire.
Sorrisi al pensiero di quanto mi fossi resa ridicola, bevvi un sorso di acqua e mi risistemai i capelli.
Sempre con il sorriso sulle labbra, ripresi la lettura ma dovetti interromperla nuovamente.
-Mi scusi, vorrei prendere questo libro in prestito?- disse un ragazzo avvicinandosi al bancone.
Era alto e allampanato, indossava una maglietta a scacchi, aveva la schiena leggermente ricurva a casa della borsa stracolma di volumi.
Aveva un viso dolce, gli occhi azzurri e i capelli biondi pettinati tutti da una parte. Aveva qualche segno di acne sulla fronte e sul mento. Presi il libro che stringeva tra le mani per registrarlo quando vidi che mi stava porgendo un foglio.
Lo guardai incuriosita.
-Tieni è per te!-  esclamò intimidito. Che fosse lui il misterioso osservatore?
-Te lo manda quel ragazzo lassù!- continuò andando ad escludere così la mia ulteriore ipotesi.
Alzai gli occhi verso il posto da lui indicato.
Al piano superiore della biblioteca, appoggiato alla ringhiera, stava un ragazzo. Alto, moro. Sembrava avere le braccia muscolose, non in modo esagerato ma non si poteva nemmeno dire che fosse esile. La maglietta rossa esaltava la sua carnagione leggermente olivastra.
Se ne stava lì, immobile. Mi guardava come se mi stesse scrutando nel profondo. La distanza non mi permetteva di scorgere il suo volto, ma era impossibile non notare il suo sorriso.
Le labbra infatti erano distese in sorriso malizioso che mi fece avvampare.
Abbassai lo sguardo sul foglio che mi aveva mandato tramite quel ragazzo:
“Sei più bella quando sorridi!”

   
 
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