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Autore: adelfasora    19/03/2013    0 recensioni
L'affetto è pieno di sfumature, di significati diversi. Ci sono gesti, ci sono parole. Ci sono persone e cose che si incontrano, e decidono cosa provare reciprocamente. E a volte è la decisione più bella presa nella loro vita, la cambia, senza che se ne accorgano.
Altre volte è qualcosa di negativo, brutto, ma non ci passa sopra come impermeabile, perché ci segna in maniera indelebile anche se passa inosservato.
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Raccolta di one-shot che differiscono tra loro per personaggi o situazioni. Ma qualcosa in comune ce l'hanno.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccolo - amico - fiammiferaio.



Il mio più grande amico è volato via.

Se ne è andato perché aveva contato troppi inverni. Troppo freddi.
Il primo giorno che lo vidi era così pallido e stanco, nonostante fosse alto tanti pollici quanti i miei, e mi era parso comunque più beato di me, che avevo da poco acquistato un paio di barbie bellissime e nuove di zecca. Ma sembrava che lui avesse ricevuto un regalo molto più bello del mio.
Ero davvero curiosa, e desiderosa di giocare con lui mi ci avvicinai.
 
Lo vedevo sempre nello stesso posto, senza nessuna amica come me, o amico come lo ora per me. Un po’ mi dispiaceva, io che di amici ne troppo da contarne su tutte e dieci le dita. Non potevo portargliene a conoscere nessuno, perché loro avevano una mamma e un papà che avevano troppi impegni per accompagnarli, dicevano.
Diventavo triste, e allora cercavo di valere per più persone possibili intorno a lui, alzando un po’ la voce e fingendo di ridere troppo. Anche se mi divertivo davvero con lui.
Non gli chiesi mai se lui una mamma ce l’avesse. O un papà.
Era sempre solo, e per questo cercavo di farlo più felice possibile, perché, come vi ho detto, lui era il mio più grande amico.
 
Crescendo, mi accorsi che lui invece aveva sempre lo stesso sguardo, e un po’ mi infastidiva che non imparasse le cose dei grandi. Litigai con lui. Alla fine però gli chiesi scusa, perché in fondo ero solo invidiosa di lui, che aveva sempre questo giocattolo che sembrava fargli brillare gli occhi, mentre io ero costretta a fare cose noiose e da adulti. Ma quando andavo da lui .. lui se ne accorgeva, e mi metteva le mani sugli occhi dicendo: “ora questa è solo Melanie, va via età! Dobbiamo divertirci senza di te!” E ridendo, sentivo che potevo tornare a nascondermi per gioco, come se non fosse roba da piccoli.
Il mio più grande amico mi diceva che era molto più importante fare qualcosa mentre si aspetta il tempo, che contare i suoi anni.
 
In fondo, non eravamo poi così cresciuti, ma io lo vedevo sempre con gli stessi abiti, sulla strada maestra su cui si affacciava cassa mia. Un giorno gli chiesi di fare un giro, ma lui mi disse che non aveva soldi con sé, e se qualcuno mi avrebbe vista con lui, io sarei stata punita. Mi arrabbiai molto con lui, non capivo perché lo dicesse. Ma quando poi ne parlai a casa e i miei genitori non mi permisero più di uscire, capii che essere grandi ti fa perdere davvero qualcosa come diceva lui, e che è difficile non cambiare così. << Quasi impossibile >> diceva. Ma sono sicura che non ce l’aveva con la mia mamma e il mio papà.
Non aveva mai portato rancore a nessuno, nemmeno quando qualcuno lo faceva arrabbiare sul serio e stringeva i pugni e si faceva rosso in volto. Si calmava quasi subito, scuotendo un po’ la testa, e sorrideva mesto. Gli chiesi come faceva a rabbonirsi di subito, e lui rispondeva sempre che non era un gran segreto, bastava pensare che quando si litiga non si è gli unici a sbagliare.
Ah, comunque ho continuato a vederlo, perché dopo aver parlato per un po’ di lui alla mia famiglia, mamma si è convinta a farlo vivere addirittura da noi. L’aveva capito subito anche lei, che il mio amico era davvero speciale.
 
Veniva spesso a casa mia, anche se credeva di essere di disturbo, e lo vedevo sempre lisciarsi i vestiti quando mamma ci portava i biscotti. Lui la fissava tutto strano e arrossiva moltissimo. Pensai che sarebbe svenuto se l’avesse accarezzato. Ricordo che ero un po’ gelosa, ma poi fui orgogliosa della mia mamma, che era la migliore.
Lui poi se ne andava, e sembrava che ogni volta che ci vedevamo ci fosse qualcosa in meno di lui, come una forza che si consumava. Quando glielo facevo notare mi sorrideva e cominciava a correre lanciandomi una sfida. Sapevo che non voleva rispondere, ma a volte non riuscivo a desistere proprio e insistevo.
<< Ma dimmi, perché sei così giù, oggi? E anche ieri.. >>
<< Cosa? Guardati bene da me, femminuccia! >>
<< Femminuccia a chi! >>
 
Nel nostro quarto inverno di amicizia – non conoscevo la sua età – peggiorò moltissimo. Tossiva spesso, ma non ebbi più la spensieratezza coraggiosa di chiedergli cosa non andasse. Avevo un po’ di paura della risposta.
Mi intristivo, ma lui riusciva sempre a farmi sorridere, e io dentro ero ancora più triste, perché volevo essere io ad aiutarlo in qualche modo. Quello strano potere dentro di lui – non aveva giocattoli, ormai lo sapevo – era più forte di me, che ero rosea e in salute.
Lo invidiavo ed ammiravo, ed ero troppo orgogliosa che lui mi volesse come compagna di giochi.
Gli volevo molto bene.
 
Poi diventai davvero grande, abbastanza da non poter più incontrarlo spesso, e mai mi sentii in colpa come per quella mia assenza.
Il mio amico più caro era malato e io potevo fargli visita a giorni alterni. L’ultima volta che andai a trovarlo fu prima di vedere come il suo ultimo inverno lo aveva concluso da solo.
Ma lui mi aveva avvertito di non starci troppo : << Non sarò solo, sono stato in tua compagnia per tanto tempo, Mel >>  << Non ti intristire, guarda che certe cose si devono fare da soli. Mi stringi un po’ la mano, Mel? >> E io avevo paura al posto suo, una paura che mi occludeva il cuore e opprimeva il respiro.
Perché lui era il mio più grande amico.
 
Non gli ho mai chiesto il nome, e sulla sua tomba volevo scriverci troppe cose, ma non si può scrivere una vita su una lastra di marmo, e così lasciai inciso sopra la mia più grande bugia: Dalla tua più grande amica.
Non sapevo se lo fossi stata davvero per lui, ma gli avevo voluto così bene, pensai, che almeno finché troppi giorni non l’avessero usurato e cancellato, avrebbe potuto tenersele quelle poche parole.
Un po’ sono triste, ma penso anche che lui non vorrebbe, ora che mi può vedere anche se vado via, farei davvero una figuraccia a non mantenere quella promessa.
 

<< Ma non è vero! Tu non sei ancora abbastanza grande, io lo so! >>
<< Ci sono persone che devono essere grandi già quando sono piccoli, Mel >>
<< Ma perché? E’ così ingiusto! E’ un’ingiustizia! >>
<< Quando si è piccoli e soli, non si è come i grandi, Mel.. diciamo che sono come un nonno, vecchio e debole >>
<< Ma non lo sei! Tu lo sai! Non pu-u-oi fa-re cos-ì ..>>
<< Ma guarda che io sono stato un bambino molto fortunato rispetto agli altri! >>
<< E in cosa, se devi andare a dormire così di pomeriggio, senza giocare nemmeno un po’? >>
<< Ho incontrato te. Prima ero povero, ma poi sei venuta tu, e io ho avuto la possibilità di vivere meglio. Ricordatelo, Mel: tu non devi vivere, devi vivere bene, al meglio.. capito? >>
<< Eh? >>
<< Devi promettermelo. >>
<< Sì, va bene. >>
<< E non devi nemmeno piangere se non mi vedrai venire a giocare da te. Sono troppo stanco, le persone così stanche- >>
<< Io lo so! Tu sei un bugiardo! Non vai a dormire! Farai come zio Camillo, non ti sveglierai più! Tu menti! >>
<< Aspetta, Mel. Devi promettermi che non piangerai, hai capito? Devi prometterlo. Questa è la promessa più importante di tutte che mi fai. Io ti vedrò se piangi, Mel. >>
<< io, i-io >>
<< Mel, sorridi! >>

 
A volte leggo certe storie, sui giornali, nei libri, e penso sempre la stessa cosa: non dovrebbe mai leggersi di cose tristi. Si fa tanto perché la propria vita sia felice – mai esistita cosa più ardua e a tratti impossibile – che sembra quasi ridicolo pensare che un libro ci comunichi un sentimento di malinconia, di tristezza. A volte penso anche che il mio amico mi ha reso più volte infelice, ma ha saputo sempre farmi tornare il sorriso. Quando leggo è come se lo rincontrassi, lui che mi dice “ Non fermarti alle lacrime ma guarda bene dove seminano”. Le cose tristi esistono per farci apprezzare quelle belle. E quelle belle più ce le conquistiamo più siamo felici.
Io sono felice del mio amico. Mi ha insegnato il peso di tante cose della vita, quando lui invece l’ha persa.
Eppure sono convinta che il mio affetto lo legherà a me più di un semplice ricordo.
E io lo so, che ora la sua magia mi appartiene. E’ entrata dentro di me, come solo un amico sa fare.




My space(?)
Che dire. Finalmente ho seriamente ripreso un po' a scrivere. Sono un'accanita lettrice, ma ogni tanto anch'io mi intestardisco a buttar giù qualcosa. E per quanto ci provi, non ci riesco proprio ad essere tristerrima, devo sempre buttare giù qualcosa di "diverso", che non si focalizzi sulle cose da depressione-time -dite quello che volete, ma io quelle le a.b.o.r.r.o. !!- ci sono tante cose che penso, come sempre, che rendono orrendamente pseudo-autobiografico tutto ciò che scrivo, ma voi non fateci caso, cari.
Con affetto e cordoglio (sono sensibile, quando scrivo ste' cose sono sempre sulla via di un taglio di vene, cercate di comprendere),
Adelfasora
  
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