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Autore: deliriums    19/03/2013    2 recensioni
Umh, bella domanda.
Diciamo che la felicità continua a giocare a nascondino con me.
Oh, e anche oggi la vita mi ha sputato addosso.
E si, stamattina mi sono alzata con così tanta voglia di fare che non poteva far altro che svanire appena entrata a scuola.
Già, ancora non mi sento a mio agio con nessuno, ancora mi sento estranea a questo mondo.
Ma non è finita qui, mi tengo tutto dentro. Oh, ma tu lo sai, certo che lo sai; quante volte mi hai chiesto “Come stai?” e quante volte ti ho risposto “Bene, grazie.”, quante? Certo, tu non ti sei mai accorto della mia espressione mentre lo dicevo, come potevi? Ho una maschera d'acciaio sul volto, pesa tanto, si, ma non posso farne a meno.
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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How are you?








«Come stai?»





Umh, bella domanda.
Diciamo che la felicità continua a giocare a nascondino con me.
Oh, e anche oggi la vita mi ha sputato addosso.
E si, stamattina mi sono alzata con così tanta voglia di fare che non poteva far altro che svanire appena entrata a scuola.
Già, ancora non mi sento a mio agio con nessuno, ancora mi sento estranea a questo mondo.
Ma non è finita qui, mi tengo tutto dentro. Oh, ma tu lo sai, certo che lo sai; quante volte mi hai chiesto “Come stai?” e quante volte ti ho risposto “Bene, grazie.”, quante? Certo, tu non ti sei mai accorto della mia espressione mentre lo dicevo, come potevi? Ho una maschera d'acciaio sul volto, pesa tanto, si, ma non posso farne a meno.
E poi se la togliessi cosa cambierebbe? Esatto, nulla.
Alla fine è utile a qualcosa, mi protegge dallo schifo che mi circonda, hai presente i giapponesi? Si, che hanno sempre quella fottuta mascherina che gli copre il naso e la bocca perchè hanno paura delle malattie.
Un poco li compatisco, e se poi vengo contagiata?
Non voglio diventare anche io come gli altri, mi viene il vomito solo a pensarci.
La maschera mi protegge dall'ignoranza e dalla meschinità che mi ronza intorno.
Per non parlare del fatto che mi stira completamente la pelle facendomi sorridere.
Ma chi si accorge dei sorrisi finti alla fine? Non loro, assolutamente.
Andiamo, come fanno a distinguere un sorriso finto da uno vero? Lo hanno sempre stampato sulla faccia, meccanico e disgustosamente reale.
E probabilmente non sanno che hanno a che fare con sorrisi finti tutti il giorno; ma non lo vedi il tizio che cammina fumando una sigaretta e che ha appena salutato un passante sorridendogli? Finto. E il cassiere del supermercato che ti dice “Buonasera.” e ti sorride? Finto. E la prof che entra in classe e sorride ai ragazzi dicendogli di rimanere seduti? Finto, anche quello.
Quindi, come potrebbero mai accorgersi che quello che regalo ogni giorno appartiene alla stessa tipologia di questi elencati qui sopra?
Ma, in fin dei conti, cosa potrebbe mai importargli se è finto o no? Lui ti chie “Come stai?” tu gli rispondi “Bene, grazie.” ed è finita lì, non si aspetta neanche che gli sorrida, te lo chiede per cortesia, può darsi anche per compassione.
Magari se ne è accorto, mentre entravi in classe, che c'era qualcosa che non andava, magari ha visto il tuo sguardo spento piantato sul pavimento, le convers slacciate, le cuffiette che fuoriuscivano dalla tua tasca e i passi lenti e strascicati.
Oh si, ha fatto caso a tutto questo, ha visto anche quando buttavi la cartella a fatica vicino il banco, ti slacciavi la giacca e sospirando la poggiavi sullo schienale della sedia e poi ti sedevi appoggiando il mento sulle braccia conserte, con la schiena gobba e lo sguardo distratto che guardava un punto impreciso dell'aula.
Ci ha fatto caso anche tua madre, quando sei entrato in casa e hai accennato un sorriso -finto, giusto- e l'hai salutata per poi chiuderti in camera con un sonoro 'clock' della porta.
Lo stesso il tizio che passeggiava e ti ha lanciato un'occhiata guardandoti curiosamente mentre restavi fermo davanti le strisce pedonali, il semaforo era verde ma tu non ti muovevi, stavi con le mani in tasca, le cuffiette alle orecchie e lo sguardo piantato a terra mentre pensavi a chissà cosa, e questo non faceva altro che suscitare altra curiosità nei passanti.
Forse ci ha fatto caso anche il cassiere del supermercato che ti fissava insistentemente mentre cercavi la banconota da dieci euro per pagare, ha fatto caso anche alla tua mano tremante mentre gli passavi i soldi e il tuo disagio mentre lui ti augurava buona serata e tu in tutta fretta hai messo la roba nella busta e sei uscito.
L'hanno notato tutti, eppure nessuno si è degnato di chiederti cosa fosse successo.
Nessuno ti ha chiesto “C'è qualcosa che non va?” e subito dopo aver visto il tuo sguardo affranto nessuno ha aggiunto “Ci sono io, non preoccuparti, ci sono io per te.”.
No, si sono limitati a chiederti “Come stai?” e la tua risposta era ovvia e automatica “Bene.”.
Ovvio, stai sempre bene, cosa cambia se te lo chiedono con un giorno di distanza?
Il fatto è che tu non stai bene.
Come puoi stare bene dopo quello che devi sopportare ogni giorno?
Come fai a stare bene con nessuno che ti accetta? Come fai a stare bene se quando vai a scuola non vedi l'ora di tornare a casa e quando sei a casa non sai cosa fare? E poi pensi che sei l'unico che non fa nulla, perchè, si, tutti gli altri escono, con amici, fidanzati... Come puoi stare bene dopo tutte le critiche che la gente ti ha detto? Come puoi stare bene dopo quel 'grassa' o quel 'brutta' o 'asociale' 'triste' 'depressa' 'noiosa' 'secchiona'? Andiamo, come puoi stare bene? Come, dopo aver di nuovo sprecato l'occasione di parlare? Come, se hai tutti quei rimorsi, di cose non fatte, dentro? Se sei così eccessivamente timida da non riuscire a dire quello che pensi? Se a scuola dopo un paio di ore senti quel 'oh, ma ci sei anche tu'? Come, se hai quella voglia esagerata di urlare, di far sapere al mondo che esisti? Come, se non hai il coraggio neanche di far sapere cosa ne pensi tu, convinta che a nessuno interessi? Come puoi essere felice se ogni giorno ti rinfacciano che sei obesa? Come puoi essere felice se ogni giorno ti fanno notare un altro microscopico difetto che c'è in te? Come, se dai così tanta importanza a quello che dice la gente di te? Come puoi esserlo se mentre ascolti la musica senti le persone dietro che ti indicano e bisbigliano 'che asociale'? Come puoi esserlo se hai voglia di stare sola e non di fingere un altro fottuto sorriso falso se poi gli altri ti ripetono che sei depressa?
Cristo, come fai?
Perchè mi chiedi come sto se sai come risponderò?
Non ti accorgi che ogni giorno è la stessa fottuta risposta? Ma non la senti quell'agonia che c'è dietro quel 'bene'? Non vedi il mio sguardo spento mentre lo pronuncio? Non ti accorgi delle punte della bocca che tendono verso il basso e che tremano per lo sforzo di rimanere in alto?
Davvero? Proprio non te ne accorgi?
Ma certo, tu non passi quello che passo io, neanche te lo immagini.
E non te lo auguro, no, non te lo augurerei mai, fossi il mio peggior nemico.
Sai cosa vuol dire 'non essere accettata'? No? Buon per te.
Solo una cosa ti chiedo, solo una: non chiedermelo più.
Se proprio devi parlarmi per fare la gentile allora dimmi solo “Ciao.”, se proprio devi chiedermi qualcosa chiedimi i compiti che ci sono per domani.
Non chiedermi più quel cazzo di “Come stai?” perchè sento un conato di vomito ogni volta che lo pronunci.
Ormai, sono sicura, anche tu ti sei stufato di chiederlo, ti sei stufato di ricevere sempre quel monotono “Bene.”.
Infatti, allora basta.
Quasi ha perso significato quel 'bene', che significa? Io non lo so, lo usano tutti così lo uso anche io.
Perchè se rispondessi “Male.” sicuramente tutti ne rimarrebbero sconvolti, qualcuno ti ha mai risposto 'male' quando l'hai chiesto? No, appunto.
E allora tanto vale usare sempre 'bene' per rispondere a quella retorica e banale domanda.
Sinceramente, mi chiedessi “Stai bene?” io comunque ti risponderei “Si.” e non farebbe differenza, ma almeno cambierebbe un po' quel meccanismo arrugginito.
… ah, comunque sto male.



«Bene, grazie.»

  
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