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Autore: Buck    19/03/2013    2 recensioni
Un piccolo dialogo tra Vaniglia e Pervinca, poco prima del confronto con il Terribile 21, una conversazione tra sorelle in cui l'una svela all'altra la propria anima, rivelando paure e speranze, mentre fuori infuria la tempesta. Il coraggio di combattere, ma anche il coraggio di credere, e sperare, quando tutto sembra perduto. Perchè anche la notte più nera può avere una luce, basta trovarla.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Pervinca Periwinkle, Vaniglia Periwinkle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E' una storiella senza pretese, scritta di getto... fatemi sapere cosa ne pensate, se vi va :)



“Hai paura?” un sussurro che si perde nella nebbia, nel buio ovattato della notte. Fa freddo, e le nuvole coprono le stelle, quasi a voler celare la speranza di un giorno sereno.

Pervinca non si volta, rifiutando silenziosamente di incontrare il volto della sorella. Rimane appollaiata sul davanzale della finestra, lo sguardo rivolto in su, al cielo.

“Di cosa?” chiede infine, le spalle appena contratte. Il sospiro della gemella è l’unica risposta che giunge alle orecchie di Pervinca. Un sospiro ricco di significato.

Vì si decide a guardarla, finalmente. Scruta attentamente la sua sagoma, tanto cara e tanto conosciuta, seminascosta dal buio. Vaniglia è seduta a gambe incrociate sul letto, vigile, il capo basso. Trema leggermente, impossibile dire se per la temperatura o per il timore.

Vì percepisce, quasi sulla pelle, la medesima agitazione e preoccupazione che affliggono lei attanagliare la sua dolce Babù. È la preoccupazione per quello che sta succedendo là fuori, a tenerla sveglia, Pervinca ne è certa. Una strega della Luce non rinuncerebbe mai al suo riposo, se il suo animo non ne avvertisse la necessità.

“Vaniglia” un richiamo, il suo, secco ma deciso. Babù solleva gli occhi e acconsente ad incatenarli nei suoi, seppur con un pizzico di reticenza. Verde dentro verde, ma con una luce diversa ad animarli, trasparente nel primo caso, oscura nel secondo.

“Di morire” risponde “della guerra”.

Pervinca si lascia annegare per un attimo negli occhi di Vaniglia, lo specchio di sé, la sua metà. Sapeva cosa le avrebbe domandato Vaniglia ancora prima che la risposta alla sua domanda uscisse dalle sue labbra. La conosceva come, e forse meglio, di sé stessa.

“Si e no” rispose lapidaria, regalandole un piccolo sorriso.

Aveva qualcosa di magico quella notte, di magico e sinistro. Sapevano le gemelle, inconsciamente e innegabilmente, che nulla sarebbe stato più come prima. Lo gridava il cielo, e lo avvisava il singhiozzo di Primula Pull. Lo suggerivano le parole di Tomelilla, e i brontolii di Duff. Intorno a loro, e forse anche dentro, tutto sarebbe cambiato. In meglio, in peggio… chi poteva dirlo? La guerra non perdona, questo è certo. Avanza inesorabile, e quando si decide a soccombere, lascia comunque strascichi indelebili dietro di sé.

“Che cosa vuol dire? Vì…” Il tono di Vaniglia è supplichevole, ora.

“No, non ho paura di morire. Si, ho paura della guerra” risponde semplicemente Pervinca, diretta e concisa come sempre.

Per Pervinca, Vaniglia lo sapeva, non esistevano sfumature. Una risposta del genere era proprio da lei: misteriosa, anticonvenzionale. Babù però aveva bisogno di capire.

“Non hai paura di morire?” ritenta, sperando che Pervinca non si inalberi per la sua troppa curiosità.

Per un po’ nella stanza regna il silenzio. Poi uno spostamento improvviso d’aria fa capire a Babù che la sorella ha abbandonato con un balzo la sua postazione. Le sta davanti adesso, dritta e fiera com’era e sempre sarebbe stata, affascinante e regale, avvolta in un alone denso di interrogativi.

La fissa dritta negli occhi, scoprendole la sua anima, in uno di quei rari momenti in cui si lasciava andare un po’ e mostrava un’altra sé stessa, per certi versi più simile a Vaniglia, ma comunque sempre distante da lei, opposta, complementare.

“Ho paura della guerra, non della morte. O meglio, non della mia”.

“Vì…” “Non fraintendere, non voglio morire. Sono troppo giovane per morire. Ho una vita davanti, e tanti sogni. Voglio toccare le stelle, diventare una scienziata in gamba come papà, essere una brava Strega e poter volare insieme a te anche di giorno. Voglio tante cose, Vaniglia…

La morte le ucciderebbe tutte, una per una. Ma sarei morta, e allora la cosa non mi toccherebbe più. Invece, non riuscirei a sopravvivere alla tua di morte, o a quella di mamma e papà e nemmeno a quella della zia e di Felì, che adesso sono là fuori a discutere con gli altri Saggi e ad organizzare una difesa. Di perdere la mia famiglia e i miei amici, di questo ho paura.

Della guerra, perché non solo miete vittime, ma semina anche il terrore. Il terrore divide, Vaniglia. Guarda là fuori… Ho paura dei sogni che mi tormentano la notte, sogni che non devi sapere e che non ti dirò. Non guardarmi così, Babù: so quello che faccio.

A volte ho paura anche del mio carattere e della mia avventatezza. Dei miei poteri distruttivi. Di deludere le persone che amo. Di fallire. Di questo, e molto altro, ho paura”.

Pervinca aveva parlato senza mai prendere fiato,sincera più che mai Vaniglia l’aveva ascoltata rapita, con ammirazione. Sua sorella poteva apparire dura e insensibile, ma se amava lo faceva senza riserve e senza rimpianti.

“Tu sai cosa succederà, vero Vì? Tu sai qualcosa che non ci vuoi dire”.

Vaniglia sa che è così, lo sente. Sente l’inquietudine avvolgere il cuore di Pervinca, nonostante lei si abile a mascherarla. Vì sospira. Per un momento pensa di mentire, ma poi opta per la verità. Non ha mai mentito a sua sorella, e di bugie dovrà dirne tante. Perché aggiungerne un’altra, ora?

“ Tanto per cambiare, hai ragione” sorride divertita “ma non posso parlartene, Babù. È così che deve andare, ne sono certa. Devi fidarti di me”.

“Io mi fido di te. Ma temo quello che potresti fare. Temo la tua avventatezza e la tua imprudenza. Lo so che le senti anche tu le voci in paese, Vì… dicono che hai tradito. So che ci stai male, anche se dici che non è vero. Anche Felì lo sa. Ma capiranno che non è vero, ti chiederanno scusa un giorno. Tu non fare sciocchezze però”.

Timida, ingenua, buona Babù. Che la leggeva meglio di chiunque altro. Se solo avesse saputo... ma Pervinca non poteva dirle che quando fosse stato il momento se ne sarebbe andata, che si sarebbe schierata contro di loro, anche se per finta. Babù glielo avrebbe impedito. E lei doveva farlo, era necessario che lo facesse. Quanto avrebbe voluto evitarlo… ma se non c’erano soluzioni alternative, allora non si sarebbe tirata indietro, avrebbe combattuto, sino alla fine, anche a costo della sua stessa vita.

“Tu sai che non ho tradito, e mi basta questo. Le persone importanti lo sanno. Finirà presto, Babù. Devi crederci. E non farti mai ingannare dalle apparenze”.

“Andrà tutto per il meglio?” vuole sapere ancora Vaniglia.

“Spero di sì. Io ci credo, combatterò per questo. Devi farlo anche tu”.

Quella notte le gemelle si addormentarono abbracciate. Luce e Buio, le due facce dell’Equilibrio, uguali ed opposte, non erano mai state tanto unite.

Qualche tempo dopo, quando il Terribile 21 sferrò il suo attacco, quando Pervinca scappò di casa e fu l’ora della resa dei conti, Vaniglia ripensò a quella conversazione, e trovò la risposta che cercava. Pervinca glielo aveva detto quel giorno, e lei ci credeva. Glielo aveva promesso. Fu con quella consapevolezza ad animarla che sopportò di vederla ergersi regale in groppa al suo bianco destriero, il suo sguardo pieno di odio e le sue parole taglienti. In quelle parole e in quegli sguardi, Vaniglia riusciva a scorgere l’enorme coraggio di Pervinca, la forza, animata da disperazione, di una Strega del Buio che quando tutto è perduto, quando lei stessa sembra perduta, faticosamente si rialza in piedi, pronta ad affrontare il proprio avversario a testa alta.

Vinsero le gemelle, vinse il loro legame e vinse il Bene.

Nessuno più le avrebbe separate e il cielo sarebbe stato sempre sereno.



 

  
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