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Autore: Silny    20/03/2013    3 recensioni
Hai svegliato il demone che speravo avessi ormai sconfitto
Siamo affondati nel rosso cremisi dieci mila volte per poi perdere...
Mi hai tenuto stretto e io ero al tuo fianco, senza potere
Ti ho visto distruggerti e ti ho dato la caccia
C’è un vuoto in me che le parole non possono riempire
"Non sapremo mai cosa sarei diventata senza di te..."
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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  Amore e morte non sono altro che sinonimi
La dea della morte

Brividi gelidi le percorrevano la schiena.
La sua non era paura, bensì impazienza.
Tratteneva il respiro, dal momento che anche quet'azione le costava energie.
I muscoli delle braccia tesi nel tentativo di frenare ancora per qualche istante quella freccia irrequieta, appostata sui rami di un albero nella coltre di una notte in cui la morte ulula alla luna.
Ancora qualche attimo poi, un sibilare nell'aria, un gemito e infine il tonfo di un corpo che cade a terra straziato.
Aveva dipinto un mesto sorriso sulle labbra e con un balzo, silenzioso e perfetto, scese dalla sua postazione.
Si avvicinava a passi lenti al corpo che inutilmente si dibatteva, come un pesce fuor d'acqua che sente di essere colto dal braccio della morte.
"Hai paura non è così?... Stai tranquillo, porrò fine al tuo dolore in pochi attimi."
Un debole bagliore sotto i raggi lunari poi, lo afferrò per i capelli e si scoprì il volto, prima nascosto dal cappuccio del suo mantello, in modo che questo potesse vederlo bene.
"Eccoti svelati gli occhi della morte."
E con un ampio gesto del braccio, ne tagliò di netto la testa che cadde a terra in un mare di sangue.
La raccolse e la infilò in un sacco.
In bocca un delizioso sapore metallico e inspirò a pieni polmoni quell'aria impregnata del sonno eterno.
"Che tu possa riposare in pace."
Si chinò su quel corpo per l'ultima volta e frugando nelle sue tasche trovò infine quello di cui aveva bisogno.
Poi, sparì negli abissi profondi della foresta circostante, anch'essa silenziosa e perfetta.
***

Una semplice camera, del tutto in contrasto con gli abiti sparsi a terra, ovunque, e i due corpi scoperti avvinghiati tra loro, che giacevano su quel letto.
Niente, dopo la morte, era meglio di una notte d'amore.
"Dove sei stata?" 
"Fa silenzio, non rovinare tutto. Non ha importanza, credimi."
E così dicendo, si strinse di più al corpo del suo amato.
...Al corpo del suo amante...
Nuova notte, nuovo letto, nuovo corpo.
"Io non so se posso fidarmi di te, Kasandra!"
I loro corpi senza veli erano ormai diventati una cosa sola e lei avvicinò le sue labbra al suo orecchio.
"Io sono qui, ti ho concesso il mio corpo, non vedo perché non dovresti fidarti..."
La sua bocca scese dall' orecchio al collo, e poi sempre più giù in una discesa senza fine.
Una fine che sarebbe andata oltre il desiderio carnale.
Nuova notte, nuovo letto, nuovo corpo... nuovo sangue che sgorgava dalle tenebre.
Lei era prona su di lui e ansimando gli chiese di guardarla in faccia.
"Eccoti svelati gli occhi della morte."
Quelli dell'uomo si spalancarono, e ancora prima che potesse dibattersi, lei ne aveva già estratto il cuore con una lama già intrisa di sangue.
"Che tu possa riposare in pace."
Amore e morte non sono altro che sinonimi. La seconda sa vestire bene gli abiti del primo e viceversa.
Kasandra rimase lì per un altro po' di minuti, a godere ancora di quel corpo esanimato per merito suo, poi si alzò in piedi e si rivestì come nulla fosse. Infilando anche questo cuore in una delle sue sacche.
Un corpetto di cuoio nero, una cintura intorno alla vita a cui erano allegate varie tasche, i pantaloni lunghi e decisamente stretti inseriti negli stivali altrettanto scuri, ai quali erano allacciate alcune lame.
Lunghi capelli ricci e corvini incorniciavano due occhi verdi e luminescenti, di modo che chiunque morisse per conto delle sue mani, avesse il privilegio di morire guardando una così rara bellezza, il tutto nascosto da un lungo mantello, nero come la pece.
Era così che si presentava la dea della morte alle sue amate vittime.

***

Il giorno seguente...
"Ora la mia ricompensa!"
Kasandra aveva lanciato sul tavolo di legno massiccio, la sacca contenente la testa e la pergamena trovata addosso alla vittima. Non si mostrava in volto, il cappuccio sempre ben calato sul capo, le braccia conserte e ben nascoste nel mantello.
Incredulo, l'uomo di fronte a lei, guardò al suo interno e subito tornò serio.
"Devo ammettere che sei stata veloce e hai fatto un buon lavoro ora, il nostro re, non avrà modo di spedire le pattuglie al fronte; sarà più facile per noi agire... Tieni, prendi questi e sparisci!"
Le lanciò un piccolo sacchetto di tela contenente delle monete.
"Dieci dobloni? Non erano questi gli accordi."
Disse lei calma, mantenendo lo sguardo fisso a terra.
"Ti ricordo che stai parlando al sicario migliore di queste terre. Merito un pagamento più alto."
"Cosa tieni legato alla cintura?"
Kasandra coprì velocemente con il mantello quello che aveva lasciato intravedere.
"Un cuore... affari personali. Voglio il mio denaro adesso."
L'uomo si alzò e le si avvicinò.
"Mostrati e ti accontenterò..."
Nessuna risposta, il ghigno che si era formato sulle sue labbra diceva tutto.
Estrasse una mano da sotto il mantello e prima di calarne il cappuccio pronunciò le sue fatidiche parole.
"Uomo! Eccoti svelati gli occhi della morte."
E con un semplice gesto fulmineo a quel malcapitato venne tagliato un braccio. Cadde a terra rovinosamente e tra le urla implorava pietà, ma non sapeva che Kasandra, in quanto dea della morte come era allora conosciuta, era una dea sadica e cruenta, che non concedeva pietà e perdono, ma bramava solo sangue.
"Chi sfida, sfidato sarà, e con il suo sangue esso mi nutrirà."
E quel pugnale che tanti cuori aveva ormai trapassato, lacerò per l'ennesima volta le carni di un altro uomo, che esalò il suo ultimo respiro tra lacrime di dolore e amarezza.
"Che tu possa riposare in pace."
E quei dieci dobloni, divennero cento, mentre lei usciva da quel tendone, scaltra e furtiva, per poi sparire nel nulla esattamente come vi era apparsa.
"Tre vittime in meno di un giorno... ma come sono brava..."
Corpo e voce seducenti, ma assecondarli non era un bene, perché di certo essi non avrebbero promesso amore.


***
 
Aveva rivolto uno sguardo al cielo e in quella notte fredda, una luna fulgida brillava sulla sua testa.
Dall'alta balconata del suo castello, la visuale del suo reame era perfetta; i figli dormivano ormai da tempo e presto anch' egli si sarebbe ritirato.
Non desiderava altro.
"Sire!"
La porta della sua stanza si spalancò, e ne entrò uno dei suoi sudditi che sembrava aver dimenticato i giusti modi di porsi al cospetto del re.
"Che cosa volete?"
"Sire, chiedo scusa, ma... è tornata!"
"Chi? Chi è tornata?"
Un attimo di silenzio. L'uomo, che si era fatto piccolo vicino alla figura del sovrano, si guardò attorno e poi sotto voce...
"...La dea della morte è tornata Sire..."
Il suo voltò si incupì immediatamente, il sangue che gelava nelle vene.
Tolse la veste informale per indossare i suoi soliti abiti regali.
Uscì dalla stanza camminando a passo svelto e finendo di allacciare il colletto del suo busto.
"Che cosa ha intenzione di fare?"
"Quando e quanto ha ucciso fin ora?"
"La scorsa notte, tre uomini... Zingari in realtà, tranne uno... uno era dei nostri Sire."
Entrambi si fermarono nei corridoi del palazzo.
"Questa volta non mi sfuggirà. Ha già preso mio fratello e mia moglie... Ora pagherà."

Quella notte, al chiaro di luna, le prime guardie vennero movimentate nelle ricerche, perché era risaputo che Kasandra agiva meglio al buio.
Una vecchia minaccia che tornava, e non se ne sarebbe andata via senza portarsi dietro qualche anima.
Una vecchia minaccia responsabile delle notti insonni e degli incubi dei bambini.
"Nessuno deve sapere del suo ritorno, sono stato chiaro?"
Aveva gridato il re a tutti i presenti.
"Papà!"
"Khyle, cosa ci fai qui? Ritorna nelle tue stanze."
"Papà, è vero che la dea esiste?"
"No, figlio mio! E' solo una leggenda, torna a dormire..."
Il piccolo venne affidato ad una delle nutrici e il padre si voltò verso una di esse.
"Avete l'ordine di portare i miei figli nelle segrete, insieme a viveri e quant' altro, almeno fino a quando non avrò terminato qui."
Questa annuì e, dopo un leggero inchino, si dileguò assieme alle altre badanti e i quattro figli del re.


...Sto venendo a prenderti..



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Eccomi di ritorno con la mia seconda storia!
Stile e genere del tutto differenti dalla prima che ho scritto, ma mi piace sperimentare.
Ho sempre amato il fantasy, ma il mio primo tentativo nel scriverne uno è stato un vero fallimento, quindi mi sono catapultata nel romantico con un po' più di successo e poi ho avuto l'idea...
-Perché non mischiarli insieme?-
Spero non ne venga fuori una cosa del tutto illeggibile!
In ogni caso ringrazio chi è arrivato al fondo pagina per poter ricevere così i miei saluti.
Al prossimo capitolo (speriamo!)
Saluti
Silny love 
  
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