Cap. 11 Finalmente insieme
La mattina
seguente nessuno di loro notò movimenti sospetti nei dintorni del loro albergo,
così Key ed Erika si concessero una lunga passeggiata,
forse per schiarirsi un po’ le idee; la ragazza era rimasta rinchiusa in cella
per quasi tre giorni, aveva bisogno di aria.
- Come ti
senti oggi?- le domandò improvvisamente il giovane, dopo un lungo momento di
silenzio.
- Molto più
rilassata, grazie.-
Notando il
silenzio da parte di Key, Erika si voltò verso di lui; aveva gli occhi puntati
a terra, un’espressione di rammarico dipinta sul volto.
- Che ti
succede?- gli domandò lei.
- Mi dispiace
averti lasciata nelle mani di Vorkof per tutto quel
tempo.- rispose lui, senza tuttavia guardarla negli occhi.
- Non ti devi
preoccupare. Ora sto bene. Stiamo bene tutti e due.-
cercò di consolarlo Erika, ma notò che la smorfia di poco
prima non era sparita.
- Non è solo
questo, vero? Che altro c’è?- domandò nuovamente la giovane, fermandosi in
mezzo al marciapiede.
- È colpa mia
se ti hanno portata via. Non sono stato in grado di
proteggerti come avrei voluto, nemmeno dopo che tu mi avevi parlato di quella
tua sensazione.- le rispose Key, imitandola.
- Key, non
dirmi che ti senti in colpa per ciò che mi è successo? Tu non centri niente,
non è stata colpa tua. Key guardami.- gli ordinò, mettendosi davanti a lui ed obbligandolo a guardarla; il ragazzo sollevò finalmente
gli occhi da terra.
- La mia era solo una stupida sensazione, nata da un incubo.
Nessuno poteva prevedere quello che sarebbe successo, nemmeno io. Vorkof era
scomparso, e tutti speravamo di non incontrarlo mai più. Purtroppo è successo,
ma la colpa non è di nessuno, men che meno tua.-
Key distolse
lo sguardo dalle sue iridi verdi, ma lei gli prese il viso tra le mani, facendo
combaciare nuovamente i loro occhi.
- Nessuno è
venuto a salvarmi, ma tu sì. Tu mi hai salvata, e te
ne sarò grata per sempre.-
Gli sorrise, mentre lui faceva lo stesso.
- Vieni qui.- disse poi il ragazzo, prendendola fra le sue braccia e
stringendola forte.
- Posso farti
una domanda?- gli chiese poi improvvisamente Erika.
- Dimmi.-
rispose lui, scostandola appena da se.
- Secondo te,
quando ci siamo innamorati?-
Key la guardò
negli occhi, senza riuscire ad allontanare il suo sguardo da quello bellissimo
e verde di lei.
Ci siamo innamorati? si domandò retoricamente Key prima di
risponderle; la cosa gli sembrava ancora tanto strana, che faticava a farsene
una ragione.
- Forse quando,
una mattina, ti sei alzata da un certo letto, dopo una notte di sesso con me e
mi hai detto “Solo sesso, niente di più”.- rispose Key, facendola ridere, per
poi baciarla teneramente.
Tornarono in
albergo, dove i loro amici si stavano divertendo con gare di Bey Blade
improvvisate; Erika, troppo stanca per partecipare, preferì tornare in camera,
dove Key l’accompagnò.
- Che c’è?-
chiese Erika sedendosi sul letto, notando lo sguardo del compagno.
- Sei
bellissima.- le disse semplicemente lui, facendola arrossire.
Quasi non si
riconosceva, doveva ammetterlo; lei gli faceva provare sensazioni così strane
per lui, che quasi non si rendeva conto di quello che diceva.
Ma aveva detto la verità: era bellissima.
- Ehi, vacci
piano. Devo forse ricordarti che sono la tua più acerrima
rivale?- lo prese in giro la giovane, mentre Key si avvicinava.
- Mmmh… bè,
una rivale molto bella…- sussurrò con voce roca, mentre faceva combaciare le
loro labbra.
- Credi che
anche questo sarà solo sesso niente più?- le chiese il
giovane, mentre le lasciava una scia di baci sul collo, dopo averla fatta
stendere.
- Mmmh… non
saprei. Dovremmo provare.- rispose lei provocatoria e
con tono malizioso.
Erika gli
tolse la maglietta, mentre lui slacciava i bottoncini della sua camicetta.
Si unirono in
un solo corpo, un’unica, bellissima danza che li accompagnò
fino all’apice del piacere, quando entrambi si resero conto che quello non era
stato solo sesso, e che mai più lo sarebbe stato.
- Ti amo.- le sussurrò piano Key, mentre le accarezzava i
capelli, lasciandola spiazzata.
- Anche io ti amo.- rispose lei, dopo un primo momento di sbigottimento;
era bello sentirselo dire e lo era ancora di più dirlo alla persona che amava e
che forse aveva sempre amato.
- Ehi, ragazzi
venite giù?- sentirono la voce di Takao chiamarli dal
cortile.
I due si
rivestirono controvoglia, per poi raggiungere gli amici.
- Venite a
fare un giro con noi?- chiese poi loro il leader dei Bladebrackers.
- E tu ci hai
chiamato per questo?- domandò scocciato il compagno, con un braccio intorno
alla vita della ragazza.
- Perché, cos’abbiamo interrotto?- chiese l’altro, con tono malizioso.
- Lascia perdere.- rispose Key, sempre più irritato.
Stavano per
uscire dal cancello, mentre Takao ancora insisteva per farsi raccontare cosa
stavano combinando in camera da letto, quando tre
blader sconosciuti si pararono loro davanti, bloccando la via.
I tre ex componenti della Borg capirono all’istante di chi si
trattava, e si misero in guardia.
- Cosa volete?- domandò retoricamente Key, cercando di
proteggere la ragazza che aveva a fianco.
- Non c’è
bisogno di presentazioni, immagino. Ci ha mandati Vorkof…-
rispose uno di loro, sogghignando.
- Sì, l’avevamo
intuito. Ma forse non avete capito la domanda: che cosa
volete da noi?- intervenne Erika, spostandosi un po’ da dietro la schiena del
compagno.
- Mi sembra
logico. Riportarvi al monastero.-rispose un altro del trio.
- Sapete, il
capo sente la vostra mancanza.- prese la parola il
terzo.
- Ma davvero? Sapete cosa potete dire al vostro capo? Di
andare al diavolo.- si rivolse a loro Yuri, digrignando i denti.
- Questo è
tutto da vedere.-
I tre
sconosciuti si avventarono sui ragazzi, cominciando a menare con calci e pugni;
appena Key ebbe sistemato il suo avversario, si voltò verso Erika per andare in
suo aiuto, ma il suo intervento non fu necessario, dal
momento che se la stava cavando per niente male.
- Ho seguito
qualche corso di autodifesa.- gli spiegò lei, dopo aver buttato il suo
avversario a terra.
- Se i pugni
non hanno effetto, dovremo passare alle maniere forti.- disse uno degli
avversari, asciugandosi un labro sanguinante e tirando fuori in suo Bey Blade
dalla tasca.
- Avreste
fatto meglio a continuare con le mani, avreste avuto più possibilità.- li
canzonò Erika, imitando il gesto dell’altro, mentre i suoi compagni facevano lo
stesso.
Le sei trottole
schizzarono in campo, cominciando a scontrarsi.
- Facciamola
finita.- esclamò improvvisamente la ragazza.
- Draion,
assalto del leone.-
- Dranzer,
frecce infuocate.-
- Wolborg, tempesta
di neve.-
I tre Bit
Power uscirono allo scoperto, scagliandosi veloci contro quelli
degli avversari e facendoli schizzare via.
I tre blader
raccolsero i loro Bey Blade e fuggirono con la coda tra le gambe.
- Ho la
sensazione che per un po’ Vorkof non si farà più vedere.- commentò Erika,
mentre i tre ragazzi scomparivano alla loro vista, incontrando l’approvazione
dei due amici.
Il resto della
giornata passò fin troppo in fretta, ma Key ed Erika
approfittarono di ogni singolo secondo per stare insieme.
- Domani
parto.- disse all’improvviso Key, mentre erano comodamente seduti sul balcone
della camera dei Bladebrackers.
- Lo so.- rispose semplicemente lei, già triste.
- Non ci
vedremo per un po’…-
Ma Erika non lo fece finire, posandogli
l’indice sulle labbra.
- Sssh, non
pensiamoci adesso, e godiamoci le ultime ore che ci separano da quel momento.-
disse lei, prima di perdersi in un dolce bacio.
Ma purtroppo l’ora della partenza arrivò
troppo in fretta.
“I signori passeggeri del volo A624 per il
Giappone, sono pregati di avvicinarsi al gate numero 3
per l’imbarco. Grazie” gracchiò
l’alto parlante, attirando l’attenzione dei ragazzi.
- È arrivato
il momento.- commentò Erika, con gli occhi lucidi.
- Perché non
vieni in Giappone con me?- tentò ancora una volta Key, guardandola negli occhi.
- Lo sai che
se potessi non me lo farei ripetere due volte, ma qui ho la mia famiglia. Devo
restare.-
Nonostante
queste parole, le lacrime sgorgarono dai suoi occhi.
- Non hai idea
di quanto vorrei restare qui con te.- le disse il
giovane, abbracciandola forte.
- Anche io lo vorrei, ma devi tornare in Giappone con i tuoi
compagni. Ora il tuo posto è là. In fondo questo non è un addio.- disse Erika,
senza tuttavia smettere di piangere.
- Sì, hai
ragione. Questo è un arrivederci.-
Le asciugò le
lacrime, poi la baciò dolcemente.
- Ti amo.- disse lui, senza distogliere i suoi occhi da quelli
della ragazza.
- Ti amo anch’io.-
Si baciarono
un’ultima volta, prima che Key si dirigesse verso l’aereo con gli amici.
Per lunghi
mesi Erika e Key si sentirono solo per telefono, scrivendosi anche lunghe
lettere, ma senza tuttavia riuscire a rivedersi.
Erano lontani,
non si vedevano ormai da mesi ed entrambi temevano di non riuscire a continuare
a portare avanti quella situazione.
Erano quasi 6 mesi che Key ed Erika non riuscivano più a baciarsi, a
sfiorarsi, ad amarsi; i componenti dei Bladebrackers erano radunati nel salotto
di Takao, quando il campanello cominciò a suonare insistentemente.
- Nonno J,
puoi andare tu?- urlò il padrone di casa in direzione della palestra, ma non
ricevendo risposta di risolse ad alzarsi lui stesso, e
sbuffando uscì dal salotto, dirigendosi verso l’ingresso, per poi tornare poco dopo.
- Chi era?-
chiese Rey curioso, notando il sorriso dell’amico.
- Credo sia
una visita per Key.- rispose l’altro, mente Key alzava
le testa stupito.
Una figura
minuta e atletica fece capolino da dietro la spalla di Takao e ciò che Key sognava
ormai da mesi, si trovava ora proprio lì, davanti a lui.
- Erika.-
esclamò raggiante, alzandosi in piedi e andandole incontro; la sollevò da terra,
stringendola forte.
- Dio, sono
così felice che tu sia qui.- sussurrò piano, con il volto immerso nei suoi
capelli profumanti.
- Anche io. Mi sei mancato così tanto.-
rispose lei, con le lacrime agli occhi.
- Ma… cosa ci fai qui?- chiese poi lui, realizzando la sua
presenza lì, in Giappone.
- Ecco, io… -
iniziò lei, lasciando la frase in sospeso, mentre tutti aspettavano curiosi.
- I miei hanno
deciso di trasferirsi. Quando sono tornata a casa ho
raccontato tutto a mio padre e a mia madre e hanno pensato che
- Vuoi dire
che verrai a vivere in città?- le domandò Rey, esprimendo l’interrogativo di
tutti.
- Ho parlato a
mia madre di voi.- spiegò, guardando in modo particolare Key. – Così ha pensato
che se dovevo andare in un paese sconosciuto.. bè,
almeno dove ci fosse qualcuno che conoscevo.- concluse guardandoli poi uno per
uno.
- Quindi… quindi resterai qui? Per sempre?- balbettò Key,
senza ancora capacitarsi della cosa.
- Sì, per
sempre.- rispose Erika, guardandolo con amore.
Key la baciò;
finalmente potevano stare insieme, senza pensare ai nemici che avrebbero potuto
dividerli.
In Giappone
erano al sicuro e potevano dedicarsi l’una all’altro senza intromissioni
esterne.
Per sempre.
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TRISTEZZAAAAAAAAAAAA!!!!! T.T
Mi capita
sempre quando finisco di pubblicare una FF, è più forte di me. T.T
Lo so, sono un
po’ malata, ma già dalle mie storie si doveva capire. XD
Comunque sia,
ecco l’ultimo capitolo.
Ormai ero alla
fine e ho deciso di non tirarla troppo per le lunghe.
Poi ormai sono
dottoressa (laurea imminente T.T) quindi dovrò
diventare più seria. v.v
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AHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!!!!!!! Come sono simpatica!! XD
Vabbè, sclero
a parte, spero che anche l’ultimo capitolo abbia
soddisfatto i miei lettori, e che lascino un piccolo commento dell’intera FF.
Per la mie carissime lettrici e commentatrici Lady_eclisse e Nadia112, scommetto che sarete sommerse da impegni scolastici, x
questo ho deciso di pubblicare senza aspettare i vostri commenti! XD spero comunque vi sia piaciuta anche la conclusione. ;)
Bè, non ho
altro da aggiungere.
Grazie a tutti
quelli che mi hanno seguito e spero lo farete anche con altre FF. ;)
Un bacione
grande a tutti
Cicci 12
Ps. A tal
proposito faccio un po’ di pubblicità! XD Sto pubblicando una nuova fan fiction
su “Tokyo Mew Mew”. Se può
interessare a qualcuno, aspetto i vostri commenti! ;)
Un altro
bacione grande!!