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Autore: Noele    20/03/2013    1 recensioni
"grassa"
"obesa"
"grande"
"racchia"
"cessa"
"brutta"
"non avrai mai un ragazzo. Nessuno ti vuole."
"puttana"
"stronza"
"bassa"
"gay"
"lesbica"
"giraffa"
"ippopotamo"
"elefante"
"secchiona"
"anoressica"
Vi siete mai sentiti dire queste parole?
Ogni giorno da persone che giudicano solo all'aspetto esteriore?
Persone che non sanno un cazzo di voi?
Ormai il mondo sta andando a puttane.
L'essere umano a rovinato il proprio pianta portandosi anche lui.
Se sei magra e hai delle belle tette o sei hai la tartaruga sei figa-o,vero? Invece se sei grassa o almeno "normale" sei brutto,eh?
È così che ora va il mondo.
Se sei figo-a vali oro,invece se non lo sei non vali un cazzo.
Se sei bionda significa che sei una Troia,ma ditemi dove cazzo trovare questi ragione del cavolo?
Non ha senso.
E anche se una ragazza bionda fosse troia a voi che diavolo importa?
Fatevi una dose ma di quelle belle grandi di cazzi vostri.
L'essere umano è stupido. Non sa guardare dentro di se e di conseguenza non sa guarda il cuore delle persone.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Love Yourself
Chapter 8




Stavo guardando – da ore, sdraiata sul letto – il soffitto, cercando di svuotare la mente dal mio passato. Dopo l’episodio di Mark, tornata a casa, quei ricordi che credevo che erano stati cancellati, mi avevano invaso il cervello riempiendolo solo di dolore e frustrazione verso nei miei confronti. Ero fermamente convita che tutto era passato, ma era bastato solo rivedere quel coglione di Mark, a farmi sentire come mi sentivo al College: una ragazza depressa. Non avevo controllo di quello che pensavo, gli insulti che ricevevo vagavano liberi nella testa, facendomi sentire una persona senza valore. Ai tempi del college, ero la ragazza obesa/secchiona e di conseguenza un’associale e depressa senza amici, Mark e la sua compagnia di idioti senza cervello non perdevano mai tempo per rinfacciarmi di tutti i miei difetti, ogni giorno era un inferno. Sentivo sempre le stesse parole, ogni fottutissimo giorno, e di conseguenza davo ragione a quelle espressioni orribili, ripugnanti su di me. Qualche volta mi autoconvincevo di non essere come quello che dicevano su di me, mi autoconvincevo di essere bella e una persona migliore ma poi arrivava quell’idiota a farmi vedere come ero realmente. Passavo interi giorni - forse anni - a pensare quanto ero brutta, ed ero costantemente ossessionata dal mio peso. Non avevo coraggio di andare su una bilancia, avevo troppa paura di vedere quell’immenso numero che molto probabilmente mi avrebbe scoraggiato e mi avrebbe portato a mangiare di più aumentando il numero del mio peso. Non volevo andare su quella bilancia, avevo paura di sapere quanto io pesavo. Quell’oggetto mi riportava alla realtà, non potevo scappare, ed la verità era che ero obesa. L’odio verso il mio corpo mi portava alla depressione, Mark aveva solo dato una spinta in più ad odiarmi da sola. Il mio corpo ne risentiva, non mangiavo per giorni e il pensiero di suicidarmi era sempre sveglio nella mente. Era così che passavo le mie giornate scolastiche: ricevevo insulti da parti di tutti per trecentosessantacinque giorni, ogni anno. Ma la parta più bella non era ricevere gli insulti, era quando tutti gli studenti si riunivano in mensa e Mark mi faceva uno dei suoi geniali scherzi facendomi passare per il clown dell’istituto. Ho cercato più volte di espellere quel ragazzo ma il preside non aveva abbastanza le palle per farlo, siccome il ragazzino era figlio di un grande pugile di fama internazionale. Mi confidavo con Tiffany, ma non capiva. Non poteva capire, lei non aveva mai provato le cose che sentivo io, continuava a dirmi che ogni cosa passerà e che dovevo resistere, ma come poteva dire quelle affermazioni quando lei era elogiata da tutti? Alla fine sono rimasta da sola, non parlavo con nessuno dei miei problemi e quando ero in famiglia facevo finta che tutto andasse bene, fingevo che amavo me stessa.  Era frustrante, tenersi tutto e non poterlo dire a nessuno – di conseguenza – avevo deciso di scrivere un diario.  Avevo passato il mio periodo più difficile, da sola. Stavo ancora fissando quello stupido soffitto, non riuscivo a distogliere gli occhi verso quella parete. Erano le 16, non avevo fatto colazione ne pranzato. Mi toccai la pancia, ormai piatta, ma un tempo piena di grasso, provavo – in quale modo – una sensazione piacevole, avevo combattuto per troppo tempo contro me stessa. Ma la guerra era finita e sorridevo al mio corpo. Tutto quello che mi era capitato mi aiutava a cresce e maturare. Ero diventata forte, sia dentro che fuori. 

Chiusi gli occhi, feci un grande e profondo respiro.

Ora mi amo, il mio passato non mi deve condizionare il futuro. Io mi amo e sono bellissima. Ce la posso fare, si. Ce la posso fare. 
dicevo ad alta voce.

Dire affermazioni del genere, mi aiutava. Non lo facevo perché mi ritenevo bellissima o irresistibile agli occhi di qualsiasi ragazzo, anzi lo facevo per aumentare la mia autostima, è davvero utile. Non volevo ricadere nella depressione e solitudine, non volevo che accadesse di nuovo di conseguenza facevo di tutto per mantenermi in forma. Finalmente, mi ero alzata da quel letto. Indossai la tuta e scarpe da ginnastica, me ne ero andata a correre, come facevo da qualche anno.
La spiaggia – come al suo solito – era piena di ragazzi e ragazze in costume mostrando il loro corpo scolpito e magari con qualche operazione ai seni delle ragazze. Bionde o more, per loro non c’era differenza, bastava che scopavano, era questo il loro unisco scopo. Fare sesso. E come delle ochette, ci stavano pure. Quanto può essere stupido l’essere umano?  In mezzo a quella gente, noto una persona famiglia. Corpo scolpito come se fosse un Dio, carnagione abbastanza chiara rispetto agli altri, capelli alzati in su formando una cresta, sorriso che ti metteva sicurezza e circondato da una decina di ragazze, anzi cani che avevano della bava sulla bocca, nel vedere quel ragazzo. Era Liam?

Se stai pensando che è il tuo amico dell’FBI, beh si lo è.
Aveva esclamato qualcuno al mio fianco che all’udire delle sue parole mi fece sobbalzare da terra. Il ragazzo rideva di gusto per avermi spaventato.

Ma tu ci trovi tanto gusto a farmi spaventare, Bred? 
dissi riprendendomi e ricominciando a correre assieme a lui.

Cos’ hai trovato nelle carte che ti ho dato? 
chiedevo mentre guardavo, ancora Liam.

Nulla, tu fai quello che devi fare  
esclamava dirigendosi verso la città, intanto che io continuavo a correre dritto

Come potevo fare? Mica potevo andare li e chiedergli di dirmi tutto quello che voleva dal Raduno? Ceh chi lo farebbe? Non era semplice, gli avevo appena rubato delle carte da casa sua. Molto probabilmente se ne era già accorto. Come potevo fare? Sinceramente, mi vergognavo e mi sentivo in colpa verso nei suoi confronti. Mi – per un’ultima – volta verso di lui, mi era venuta un’idea, e non per forza mi serviva la sua presenza. Mi ero diretta vero casa sua, il più presto possibile. Tolsi una forcina dai capelli, e la infilai dentro alla serratura della porta, dopo un paio di tentativi ero riuscita ad entrare in casa. Per essere un appartamento di un ragazzo, era abbastanza ordinato, anzi era più organizzato di me quel ragazzo - non c’era cibo per terra o semplicemente abiti stropicciati e mai lavati. Mi ero diretta nella sua camera, frugai un po’ dappertutto: dai cassetti dei calzini al suo album di ricordi. Sentivo la pancia brontolare, non avevo mangiato nulla e ora avevo una fame tremenda, presi un pezzo di pollo nel frigorigero, lo riscaldai  e infine me lo mangiai. Non era neanche male come cuoco, dopo di che ritornai a cercare qualunque cosa, non sapevo cosa stavo cercando, ero venuta a casa sua per cercare qualcosa che manco io sapevo cosa cercare?

Sei una deficiente!
dissi tra me e me.

Ispezionai anche la cucina,bagno e le altre stanze ma non trovai nulla che poteva essermi utile, forse avevo sbagliato appartamento? Ricontrollai – per l’ennesima volta – in camera sua, ma non trovai nulla. All’improvviso sentivo un rumore di chiavi aprire la serratura della porta, dopo di che dei passi pesanti venire verso la camera. Molto velocemente mi nascosi nell’armadio, il battito cardiaco era aumentato in pochi secondi, sembrava che si sarebbe uscito dal mio petto da un momento all’altro. Feci respiri profondi, per calmarmi e con calma il cuore aveva diminuito i battiti. Prese la sua tavola da surf che era custodita in camera, e se ne era andato come era entrato. Finalmente sentivo la porta sbattere contro il muro, mi tranquillizzai del tutto e uscii dall’armadio.
Qualcuno mi prese – da dietro – le mani, facendomi sbattere contro il muro, aveva una forza straordinaria, non avevo mai sentito una presa così forte prima della sua.  Con una mano teneva le mie mani, mente con l’altra mi teneva la testa.

Chi sei?
esclamava con voce forte, autoritario.

La fatina dei denti, se fai il cattivo dirò a Babbo Natale di portarti del carbone invece di un giocattolo
dissi sarcasticamente. Non avevo paura di una ragazzo come lui, anche se era un ex militare, non aveva nessuno diritto di usare la violenza contro ad una signorina.

Perché sei qui, Felicity?
mi chiese

Bhe, mi mancavi e per caso stavo passando da queste parti, quindi sono passata da te per vederti. Ma se prima mi lasciassi andare te ne sarei grata.
affermavo cercando di non passare per una ladra.

Tu sai il perché sei qui, come lo anche io. Sappiamo entrambi cosa stavi cercando e chi ti ha mandato qui. So per chi lavori, Fel.
dichiarava con tono deciso ma con un pizzico di tristezza.

Tu sai per chi lavoro ma non sai il perché. Io non mi sarei mai intrufolata in casa tua se quelli del raduno non mi avrebbero minacciata.
Ero calma, mi era venuto in piano.

Minacciata? 
immediatamente si era preoccupato e aveva rimosso la sua maestosa presa che mi aveva bloccata, qualche secondo prima . I suoi occhi avevano un briciolo di luce mentre cercava di capire quale sia la verità.

Si loro mi hanno minacciata. Se non avessi fatto tutto quello che volevano avrebbero fatto del male alla mia famiglia. Loro sanno delle cose su di te, ma che non mi hanno detto. Hanno solo voluto che andassi a casa tua e rubassi qualsiasi cosa su di te.
cercai di essere il più naturale possibile, il più reale possibile affinché lui non cadrà nella mia trappola 

Promettimi che quello che mi hai appena detto non è una cavolata e io ti dirò tutta la verità. Tutto ciò che vorrai.

Non ci potevo credere, aveva abboccato. Non credevo che fosse stato così facile, magari potevo chiedergli direttamente certe informazioni. Dopotutto era sempre stato gentile con me, mentre io – alcune volte – l’avevo tratto – abbastanza – male. Avevo fatto cenno con la testa per dar modo di farlo continuare a parlare.

Io ho un gemello. Siamo omozigoti, ma con caratteri totalmente differenti. Molte volte ci confondo, e può capitare su qualche carta ci possa essere il mio nome invece quello di mio fratello oppure che ci scambino per la stessa persona, questo è capitato moltissime volte. Lui è morto due anni fa, lasciandomi questa casa e il suo lavoro inconcluso. Probabilmente, uno del Raduno avrà – già – fatto qualche ricerca su di me, ma avrà solo trovato informazioni di mio fratello. È lui che lavorava per lo Stato, per la pace dell’America. Mentre io aiuto dei scienziati a trovare degli squali bianchi. Mio fratello doveva intrufolarsi fra di voi, essere uno di voi fino a quando non avrebbe scoperto tutti i vostri segreti, i vostri luoghi di commercio e riferito tutto quanto a qualcuno, che ora non ricordo chi poteva essere, ma pur troppo mentre stava ritornando qui – in California – per eseguire il compito fu investito da un camion – morto su colpo. Dopo la sua morte, certi signori mi aveva informato di questo “lavoro” e mi chiesero se volevo accettarlo ma io avevo rifiutato.

Era questa la verità? La vera verità? Non so se potevo fidarmi delle sue parole, per qualche strano motivo trovai fiducia in essere. Le aveva pronunciate in modo sicuro ma anche cercando di non essere nei dettagli - dopotutto io non ero nessuno di così importante per lui. Forse non dovevo mentirgli in questo modo, ma dovevo farlo. O stava dicendo la  pura verità?

Perché non hai accettato?
 erano le mie parole di ribatto

Perché non mi interessa, so come sono queste situazioni prima o poi qualcuno verrà ucciso o arrestato, qualcosa del genere e sinceramente preferisco starne fuori. Ci sta qualche gara, vincere qualche mazzo di soldi e quant’altro, ma questo non fa per me. Almeno non è il lavoro che desidero fare.

Allora perché avevi nel cassetto delle carte su alcuni del raduno?

Oh si! Quelle carte mi erano state affidate quando quei signori mi fecero la proposta, mi lasciarono quelle carte sperando che potevo cambiare idea. Un giorno mi ero messo li a leggerle, fra quelle carte c’eri anche tu. Non c’era scritto molto, solo cose superflue.

Se non ti interessava, allora perché sei venuto al raduno quella sera?

Beh. – fece un respiro profondo per poi continuare a parlare – se ricordi nello stesso giorno, quel pomeriggio ci siamo visti per la prima volta. Ceh la palla di aveva colpita in pieno viso facendoti cadere e così da bravo cavaliere volevo aiutare una povera donzella, ma tu con quella faccia arroga tante e dolce mi avevi trattato di male. Ammetto che ci stavo provando ma con la tua finezza mi avevi liquidato.

Cercava in tutti i modi di non guardami negli occhi, e il suo sguardo era diretto da qualsiasi parte.
Per qualche strano motivo, le sue parole fecero peso nella mia mente e sul mio volto era comparso un lieve sorriso. Non avevo detto nulla. Eravamo li, soli. Lui guardava il soffitto e io guardavo lui, cercando di capire cosa stava realmente succedendo.

Sai a volte mi chiedo, chi sei veramente. Forse è un po’ troppo affrettato, ma quando ci siamo incontrati per la prima volta eri diversa, dalla ragazza che ho davanti ora. Eri antipatica, irritante, misteriosa, ribelle e la ragazza che ho davanti è dolce, pronta per sacrificarsi per la sua famiglia, una madre per sua sorella. È come se avessi due identità totalmente diverse ma così simili che si completano, formando una sola persona. So che non so nulla di te, e che ci conosciamo da qualche giorno ..
– aveva lasciato a metà frase.

Cosa voleva dire? Cosa voleva farmi capire?
Riuscivo a sentire il suo respiro irregolare, faceva fatica a respirare. C’era solo il silenzio, ma avrei voluto dire qualcosa ma che cosa? Cosa potevo dire in una situazione del genere? Davvero, volevo ribatterlo e dirgli di chiudersi quella stupida bocciaccia, ma quando aprii la bocca per parlare, la voce era scomparsa. Che diamine mi stava succedendo?
Dopo varii respiri, aveva ripreso a parlare.

Scusami, a volte non so neanche io cosa dico.
questa volta non aveva esitato a guardarmi negli occhi e con un gesto assolutamente naturale si era passato la mano sui capelli.

Notavo che erano cambiati di colore, prima un marrone cioccolato e ora un nero scuro.

Sai, hai ragione. Tu non hai nessuno diritto di dirmi queste cose: non mi conosci. Non conosci la mia storia, non sai nulla di me. In un’altra situazione di avrei attaccato dicendoti di smetterla o qualcosa del genere, ma per qualche strano motivo sono stata zitta e ti ho ascoltato.
tale volta ero io a scappare dal suo sguardo, potevo notare con la coda dell’occhio che mi stava – leggermente – fissando.

Dopo qualche minuto di silenzio, avevo preferito andarmene in quel posto. Cosa potevo fare? Nulla. Cosa potevo dirgli? Non aveva neanche detto nulla, dopo averlo “ribadito” gentilmente. D’un tratto sentivo un clacson – di una macchina -  suonare continuamente, all’inizio pensavo che non era per me ma in realtà era Bred che mi cercava. Salita in macchina, gli avevo raccontato cosa mi aveva rivelato Liam. Non gli raccontai di cosa avevamo parlato dopo, era un argomento che non volevo affrontare in quel momento.

Senti, Bred quel ragazzo è totalmente innocente. Naturalmente sa del raduno, ma a lui non interessa.

Non mi fido per quanto può far credere che a lui non interessi, io non mi fido. Ricorda Fel, non dare la tua fiducia a nessuno
  disse mentre si era appena fermato vedendo il rosso del semaforo

Allora se non ti fidi, fallo entrare al raduno! Fallo diventare uno di noi, scopri i suoi punti deboli. Tienilo sotto controllo. Non so, facci quello che vuoi ma ora tieni fuori da questa storia. Non voglio più vedere quel ragazzino. 
ribattevo infastidita. Bred, per quando fosse uomo, era un tipo sempre indeciso.

È per caso successo qualcos’altro?
Probabilmente aveva notato che ero strana, non mi sarei sorpresa se mi chiedesse se mi ero presa una cotta per il moro, era dall’inizio che mi continuava ad avvertire di questa cosa ma sinceramente penso che sia una cosa che non potrebbe mai succedere. Io non mi innamoro mai, non sono mai stata innamorata e mai lo sarò.

Nulla
la mia voce era tornata tranquilla e calma.

Nulla, certo. Non mi avresti mai risposto in questo modo se non fosse successo qualcosa
dopo di che aveva ruotato gli occhi, per dire “Dillo al qualcun altro!"

Lo sai che odio dire bugie anche se riesco a mentire perfettamente come se dicessi la verità. E secondo me Liam è un bravo ragazzo e non dovremmo coinvolgerlo nel raduno, detto francamente causerebbe solo problemi inutili.
ribadivo di nuovo ma questa volta ero calma, non avevo forze per iniziare un litigio.


Sta sera gareggerai: se vincerai io lascerò in pace il tuo bel Romeo, se vincerò io farò diventare quel ragazzino un vero corridore della strada, proprio come ho fatto con te. Si gioca a quattro, quindi vedi di portare il tuo amichetto.

Amavo le sfide, e lui lo sapeva bene come sapeva anche se non avrei mai rifiutato una proposta del genere. Giocare a quattro, era sempre stato il mio forte se avevo Bred accanto, ma con Liam come sarebbe andata? L’ultima volta non era andata bene, anzi avevo rischiato di morire!  Guidare una macchina con due volanti non era semplice ci voleva coordinazione e Liam – non penso – che ne abbia molta. Ma non si poteva mai sapere, magari si poteva rivelare un grande trionfo o una grande merda.

Preparati a mangiare la polvere
dicevo convinta.  Lui rise di gusto.

Approfittai che l’auto si era fermata a causa del semaforo rosso e me ne andai dalla macchina di Bred, dirigendomi a casa.

Sono a casa
urlai nel dire quelle parole e feci sbattere la porta.

Come al solito nessuno mi aveva risposto così mi ero diretta in camera di Adams, lui aveva la vasca più grande e avevo necessariamente bisogno di rilassarmi.
In camera non c’era, peccato: avrei voluto fare quella cosa con lui, sarà per la prossima volta. Andai in bagno, aprii il rubinetto della vasca e iniziai a spogliarmi, misi la mia tuta negli indumenti da lavare. E finalmente mi misi nella vasca rilassando tutti i muscoli.

Perché sono ritornati di nuovo? Quelle voci vagano nella mia mente, si sono imprigionati – nuovamente – a me. Non capisco, per quale motivo non riesco a spingerli via. Quando ero insieme a Liam non c’erano, neanche un lieve pensiero o voce che mi uccideva la mente, avevo lui in testa. E ora che sono sola,  i pensieri mi uccidono lentamente, non so cosa fare. Non serve un semplice “sei bellissima” o “sei perfetta” per far si che quelle voci se ne vadino via perché ho sentito così troppe volte definirmi l’opposto di quelle parole, che ormai non credo quando le persone mi fanno un complimento ma do’ peso a quei commenti negativi su di me. Si da sempre più importanza a quelle cose brutte che la gente dice su di te. Ormai quando mi dicono che sono bella, non ci credo più di tanto anche perché poi nessuno me lo dice, almeno non c’è mai stato un ragazzo che mi abbia detto una cosa del genere. Perché la società d’oggi è così impegnata a vedere l’estetica? Eppure le grandi modelle – come Marilyn Monroe – non si facevano morire di fame come ora, che neanche una caramella possono mangiare. Da dove è provenuta tutto questo interessamento per la bellezza esteriore? Che poi vedere ragazze in ossa non è molto piacevole, preferisco una ragazza in carne. Decisamente mi potrebbe stare più simpatica, e non sto facendo nessuna discriminazione. Sto solo dicendo come la penso. Voglio dire che se ritornassero di moda le curve ci sarebbero meno ragazze in depressione e morte di fame. Non per forza la 36 è la nuova 56, capite? Bisogna amare se stessi. Sincermanete io mi sento molto meglio, quando ho iniziato ad amare il mio corpo. Ti senti più sicura e non hai più la paura di far risaltare le tue favolose curve, perché devi piacere a te stessa. Certo, non piacerai a tutti questo si sa, ma per chi ti trova “carina” sei davvero carina. Riuscite a capire? Voglio dire, a mia esperienza personale: ho passato molto tempo – molti anni - ad odiare me stessa e il mio corpo ma ora provo ad apprezzarlo. Ci sono giorni che ricomincio ad odiarlo ma poi mi dico “Devo passare la mia intera vita a farmi del male? Certo che no.” È difficile, nessuno ha mai detto che sarebbe stata una passeggiata, ma bisogna provarci davvero. Provare mille volte, e non mollare mai. Amare te stessa è un inizio per incominciare a vivere meglio. Sorridevo, oramai quelle voci ed episodi orribili, disgustosi, odiosi che vagavano nella mia mente non c’erano più. Erano andati via. So che un giorno ritorneranno, ma io so di essere forte e sarò – di nuovo – capace di mandarli via per sempre.   
Avevo preso la paperella di gomma e avevo iniziato a giocarci, come una bambina piccola. D’un tratto qualcuno apriva la porta, ma non me ne preoccupai molto perché poteva essere solo Adam. Infatti era lui

Che ci fai qui? Esci immediatamente!
 
gli urlai addosso con in mano la paperella

Quella che dovrebbe uscire sei tu. Sei nel mio bagno, tanto per fartelo notare 
stranamente questa volta, era calmo. Solitamente avrebbe fatto una battuta maliziosa verso nei miei confronti, probabilmente era successo qualcosa.

Sono dettaglia, tesoro!
sul mio volto era comparso un falso sorriso verso nei suoi confronti, ma che  lui non aveva neanche visto poiché era impegnato a togliersi i vestiti. Intanto avevo ripreso a giocare con la paperella di gomma. Poco dopo anche lui si era unito – nella vasca – a farmi compagnia. Mise la sua testa dentro la l’acqua, e dopo qualche secondo la sua faccia era totalmente bagnata.

Che è successo?
il mio sguardo era rivolto verso di lui smettendo di giocare il paperella di gomma.

Nulla 
aveva aspettato qualche minuto prima che aprisse bocca per rispondermi, poco dopo mi aveva preso per le caviglie e tirato verso di se, facendo avvicinare i nostri visi. Guardavo le sue morbide labbra poi i suoi occhi, un su e giù. Su e giù, poi giù e su. Mi avvinai lentamente, e posai la mia mano sulla sua guancia calda, leggermente era diventato rosso e sul mio viso era comparso un sorriso accennato. Colsi l’occasione che gli schizzai dell’acqua in pieno viso e così avevamo iniziato a scherzare come due bambini, probabilmente stavamo allagando il bagno. Ma cosa ce ne poteva importare? Bastava stare insieme.

Usci ancora con Liam? 
Perché me lo aveva chiesto? Ma in qualunque caso, non avevo risposto alla sua stupida domanda. Come gli saltava in mente di farmi un domanda del genere, di punto in bianco? Non è normale, ma cos’è realmente la normalità?

Lo prendo per un no  
diceva allegramente per poi schioccarmi un bacio sulla guancia. Notai solo ora che in camera sua c’erano delle valigie, aveva intenzione di andarsene di nuovo? Lontano da me?

Hai intenzione di partire di nuovo? Senza dirlo a nessuno … 
dicevo seria. Non volevo che se ne andasse via nuovamente, lo avevo appena ritrovato. Ed era appena tornato a casa da un se non due giorni. Avevo bisogno di lui. Lui era mio fratello, lo avevo appena ritrovato. Come potevo far rimanere una persona al mio fianco senza forzarla?

Si, ma non oggi. Non preoccuparti, questa volta di avviserò quando me ne andrò via di qui
mi fece un sorriso rassicurante. Sapeva che la cosa non mi piaceva, e come a suo solito mi rassicurava con i suoi sorrisi.  

Dopo qualche ora, Adam era uscito con dei suoi vecchi amici assieme ad Enrique, mentre Tiffany era partita per New York accompagnata dalla sua amata carta di credito che dal suo futuro marito.  La piccola Kath stava facendo il suo solito riposino ed io mangiavo il gelato al cioccolato – in tranquillità, seduta in cucina. 
Stavo ripensando alla sfida che mi aveva proposto Bred, e come una stupida avevo accettato per orgoglio. Dovevo per forza parlare con Liam, come avrei partecipato senza di lui? Ma come potevo rivolgergli – di nuovo – la parola dopo quello che è successo? Non volevo perdere la sfida, non potevo risultare una fallita. Ma chi sarebbe andato da un ragazzo a chiedergli di gareggiare insieme dopo qualche episodio non piacevoli, nel senso buono. Di certo non una ragazza come me. Presi il telefono, stavo chiamando Brend. Volevo annullare la sfida, non credo che potevo farcela a chiedere a Liam di gareggiare con me. Sarebbe imbarazzante e io non sono quel tipo di ragazza sfacciata che chiede senza timore qualunque cosa a chiunque. D’un tratto chiusi la chiamata, prima che Bred potesse rispondermi, misi al posto il gelato e mi diressi verso la casa di Liam.A passi veloci, ero arrivata davanti al suo appartamento, avevo sperato che era dentro perché non so se avrei avuto il coraggio – per una seconda volta – di fare quello che gli stavo per proporre. Sentii la serratura aprirsi – stranamente il battito cardiaco si era accelerato nuovamente – lo vidi in ottime condizioni e sul suo viso era stampato un sorriso.

Senti, non mi piacciono quando le persone girano le parole per dire una cosa tanto meno se sono io a farlo, quindi cercherò di essere il più diretta possibile. Lo dirò solo una volta e detto francamente non so se avrò il coraggio di farlo per una seconda volta quindi … Ti va di gareggiare con me? come l‘altro giorno, è una gara a quattro e si gareggia in coppia quindi mi chiedevo se ti andava. È importante. 
quasi tremavo nel pronunciare quelle parole.

Senti … 
Con la mano sinistra si era grattato la nuca, si poteva capire che non sapeva cosa rispondere a quella proposta altrettanto insolita.

Liam, dove sei? 
una voce femminile proveniva dal suo appartamento. Il suo della voce di quella ragazza risultava alle mie orecchie abbastanza irritante. Poco dopo si era avvicinata da dietro al moro abbracciandolo leggermente, avendo solo della biancheria nere provocante. La ragazza nel vedermi era tornata poco dopo, in camera del ragazzo. Probabilmente avevano appena fatto qualcosa o dovevano farla, questo pensiero non mi era per niente scappato anzi.
  
Non è quello che pensi, Felicity. -  

Fanculo! Sai un’altra cosa? Senza di te posso anche cavarmela anzi vincerò. –
dicevo quelle parole con così freddezza che mi sentivo anche io stessa gelida dentro.

In qualche modo, per quale strano motivo mi aveva ferita. Me ne ero già andata, perché avrei dovuto rimanere qualche istante in più? Per sentire le sue stupide scuse? Come in quei film d’amore. Mi sentivo una stupida, poiché ci ero rimasta male, davvero. E la cosa stupida è che non sapevo il motivo. Dopo quelle cose che mi aveva detto, credevo che in qualche modo lui provava qualcosa per me. Non so il motivo perché pensavo una cosa del genere, ma la gente non dice cose simili alla prima persona che capita. Solo alle persone interessate. Giusto? Non so come potevo gareggiare senza di lui, ma potevo farcela. Come al solito, dovevo badare a me stessa senza poter dar fiducia a qualcuno. Potevo battere Bred, lo avevo già fatto in passato e potevo farlo anche questa sera. Si, ce la potevo fare. Tanto a cosa mi poteva servire la presenza di Liam? A nulla, anzi avrebbe solo combinato qualche pasticcio o poteva addirittura farmi perdere la gara. Ma la questione è che – in qualunque caso – ci andava di mezzo lui.  Tornata a casa, ripresi a mangiare con tristezza e furia il mio amato gelato al cioccolato, mettendoci sopra dello spray di panna. Era la mia salvezza quel gelato.

Chiamai Ash, ne parlai con lei di questa storia. Purtroppo quando i suoi genitori scoprirono quello che aveva fatto assieme a me, l’avevano rinchiusa in casa. Lei viveva in Virginia, ma solo da due anni si era trasferita in California dopo di che per causalità ci eravamo conosciute. Eravamo diventante migliore amiche in pochissimo tempo, le avevo dato tutto. E non me ne pento, perché lei ora è la mia vita. Anche se siamo lontane, io la sento vicino col cuore. Mi disse “È un ragazzo, Fel! E ciò equivale ad una testa di cazzo”, la sua finezza non era per niente il suo forte. Passai il resto delle ore a parlare con lei, del più e del meno, a scherzare come due deficienti.  

Presi dei jeans neri, canottiera dello stesso colore ed una camicia color jeans, e per le i piedi avevo scelto degli stivali  marrone scuro corti col un poco di tacco. Mi truccai pesantemente, con una matita nera sfumata formando una smoky eyes. Lasciai i capelli sciolti, lisci. Presi il cellulare e le chiavi della macchina. Seriamente, amavo la mia Range Rover.

In pochi minuti ero arrivata al Raduno, come al solito era pieno. Andai immediatamente da Max – il mio ragazzo preferito – gli chiesi come era le “previsioni”, mi rispose che era tutto tranquillo nessun avvicinamento di un poliziotto.  Cercavo di essere il più sicura di me stessa, non volevo far notare a nessuno di essere più tesa di come apparivo.


Bel culetto, tranquillizzati. Bred mi ha detto tutto, poi farcela.
 mi disse Max.

In quel momento gli avrei voluto tagliarli la testa per come mi aveva chiamata, ma per troppo nervosa. Forse stavo un tantino esagerando col nervosismo. Mi mischiai tra la gente, bevevo - leggermente - degli alcolici senza esagerare. facevo sempre in questo modo, per scaricare la tensione bevevo e di qualche volta fumavo qualche sigaretta. Ma volevo essere abbastanza lucida per la gara, in confronto a Bred che sembrava  per crollare. O forse era solo una mia impressione. La gara stava per avere inizio e l’ombra di Liam non era nemmeno apparsa. Le macchine erano state messe in posizione, mancavano solo i giocatori. Mi fumai l’ultima sigaretta, e senza paura andai verso la mia bambina – io chiamo in questo modo la mia macchina. Anche Bred lo fece, accompagnato da Cristina – la sua compagna. Bred mi guardava nel modo compiaciuto, perché non c’era Liam al mio fianco.

Ehi Regina, dov’è il tuo Re? 
gridava per sovrastare il casino che stavamo facendo

Non ho bisogno di un Re per sconfiggerti. 

Stava per rispondermi, ma qualcosa aveva catturato la nostra attenzione. Qualcosa o qualcuno, non sapevo che cos’era.
Ma non mi importava, tanto meno se sarebbe stato Liam. 

Pagina 8 

 



Spazio Autrice: 

Salve Gente! Come state? ehehehhehe secondo me mi volete morta, non ho aggiornata la storia per due mesi se non uno *si nasconde nel letto*. Mi spiace davvero tanto, non so come farmi perdonare. Ma questa volta non cercherò scuse! è colpa mia?!?!? si pur troppo ma vi giuro che quando è iniziato Marzo ho iniziato a scrivere il capitolo 8, ci ho messo due settimane per scrivere D: beh lo so che è davvero poco ma almeno c'ho messo del mio amore, solo per voi ahahhahahahaha Tornando seri (?) Mi spiace davvero, cercherò di essere più presente! LO GIURO ahahha

Nel capitolo: Fel rivive il suo passato nella sua mente. Dolore, frustazione e altri sentimenti invadono nella sua mente. Ma trova modo di restare forte e schiacciare via i brutti pensieri. Con Liam le cose non vanno molto bene, lui è stato un po' troppo sincero mentre lei mentiva sul raduno. Ma non è sicuro che Liam sia sincero può darsi che anche lui stia mentendo. Questo non lo sa nessuno apparte io muamuamuamuaum ahahahha  Bred e Fel mettono le cose in chiaro sulla questione di Liam.
C'è un episodio scherzono e rilassante con fratello Adams. Fel, è costantemente in guerra con i suoi pensieri e non riesce a capire il motivo. La causa è naturalmente Liam, ma lei non capisce ancora. voi avete capito qualcosa? Questo inizio odio, irritamento fra i due ... Okay non sto cosa sto dicendo aiutoo ahhahaha Ripigliati! Okay, Alla fine Fel prende tutto il suo coraggio e chiede a Liam quello che deve chiedere (?).... Ma lui è in buona o cattiva compagnia? Bhe in qualunque caso Fel non reagisce molto bene alla questione. Fel decide di affrontare la sfida da sola, senza Liam. Ma qualcosa o qualcuno cattura la sua attenzione.


Questo capitolo lo voglio dedicare, a tutte le persone sono depresse e non si sentono mai abbastanza per gli altri, insicure ecc. Davvero spero che questo capitoolo vi possa aiutare in qualche modo. Abbiamo tutti bisogno d'aiuto e di sostegno da parte di qualcuno. Voi non siente soli, nessuno è solo. Quindi amate voi stessi

COMUNICAZIONE IMPORTANTE: Cerco storie. Con o più di 5 capitoli, o semplicemente può essere completa. Mi possono andare bene OS. Non cerco qualcosa di preciso, voi contattemi per farmi leggere le vostre storie se volete e io farò il più possibile. Certamente le storie che leggerò, lascerò delle recensioni. 

Il capitolo ci ho lavorato tanto, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Quindi se volete lasciatemi una recensione?!?! Questa volta non voglio un numero di recensioni, non serve a nulla detto francamente. Se volete recensite il capitolo, se no pazienza. Io mi voglio bene tutti allo stesso modo. 


  
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