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Autore: Out of this world    07/10/2007    30 recensioni
Deglutì a fatica: ci mancava solo lei e il suo dannato corpo a distrarlo! Ci sarebbe rimasto secco! E cosa avrebbero scritto sulla tomba?
"Edward Cullen: colui che è morto perché in battaglia è saltato addosso a sua moglie invece di combattere."
Bè, almeno era originale.
Genere: Romantico, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicato a  Federica. La quale mi ha promesso che passerò un anno intero con Edward da soli in una stanza a “giocare a monopoli sotto le lenzuola”.

 

SEXY GAMES ~
Perché quando il gioco si fa (ehm, ehm)… duro, Edward inizia a giocare. E non a monopoli.

*.*.*.*.*.*

 

E

dward Cullen strinse i pugni e digrignò i denti, non appena vide sbucare da dietro la folta foresta la propria moglie. I capelli castani sembravano quasi neri alla luce debole della luna piena di quella sera. Gli occhi ambrati erano attenti, e i muscoli schizzavano da sotto la leggera camicetta bianca che indossava.
La tempesta che infuriava l’aveva completamente inzuppata, mentre i vestiti le aderivano al corpo esile. Con un grugnito tornò a guardare avanti, verso i licantropi. Quella era la sera.
Loro, quei dannati cani, volevano la guerra perchè Edward aveva trasformato Bella. E la volevano quella sera.
E, a quanto pare, le continue suppliche da parte di lui affinché lei se ne stesse a casa al sicuro non erano servite a niente. Lei gli si avvicinò, lanciandogli occhiate di fuoco.
- Sei arrabbiato, amore?
Fulminandola con lo sguardo emise un ringhio. Non andava. Era pericoloso. Sia per lei, che per lui. In fondo, non lo stava aiutando lì, accanto a lui, con quella camicetta troppo bagnata, troppo aderente e troppo trasparente.
- Non mi hai fregato. – continuò lei, alzando un po’ la voce, visto che la tempesta continuava a sbattere violenta. – Ho capito che stavi venendo qui con gli altri. E non a caccia!
- Zitta! – sbottò lui, mettendosi in posizione felina. – Te ne devi andare!
- No! Combatto per una causa che riguarda anche me!
Ringhiò più forte, mentre il primo licantropo si avvicinava.
- Bella, vattene!
- No!
Lui si acquattò ancora di più, guardandola di traverso. Altro che frottole: non era lui quello con le palle in quel rapporto. Era lei. Anche se a vederla in quello stato faceva presagire il contrario. Era una donna. Punto.
Deglutì a fatica: ci mancava solo lei e il suo dannato corpo a distrarlo! Ci sarebbe rimasto secco! E cosa avrebbero scritto sulla tomba?
Edward Cullen: colui che è morto perché in battaglia è saltato addosso a sua moglie invece di combattere.
Bè, almeno era originale.
Alzando gli occhi al cielo pensò ad un modo per allontanarla. In quel momento, pur odiandola per quella sua testardaggine, la doveva proteggere.
- Bella?
- Sì?
Aprì la bocca, mentre fissava negli occhi il licantropo dinanzi a lui.
- Potevi almeno evitare di metterti sotto il reggiseno nero. Si vede tutto, dannazione!
Un boato esplose, mentre l’intera famiglia Cullen partiva contro i licantropi, i quali – dopo essere partiti in quarta – in quel momento stavano ululando a più non posso.
E in quel momento, Edward, con una mossa inaspettata, si buttò addosso a Bella, facendola sbattere contro un albero.
- Sei un’idiota! – le urlò nelle orecchie, mentre lei gli dava dei calci per scrollarselo di dosso. Il battere incessante della pioggia non faceva che creare un boato di rumori, mentre tutti continuavano a combattere. Con un calcio ben assestato, Jasper e Alice misero fuori gioco Sam, che cadde a terra con un tonfo sordo; più in la Rosalie ed Emmett combattevano insieme contro due licantropi e Esme e Carlisle si erano divisi per intrappolarne uno. E Edward e Bella?
Stavano combattendo l’uno contro l’altro.
- Dovevi restare a casa! – gridò Edward, mentre lei lo spingeva contro un albero, aderendo con il suo corpo a quello di lui.
- E tu devi smetterla di proteggermi troppo! – replicò a voce altra Bella, dandogli un calcio nella gamba sinistra.
- Lo faccio per te!
Spingendola indietro la sbatte più violentemente, nuovamente contro un albero, mentre lei – stralunata – lo fissava stupita.
- Ahia!
- Fatta male, tesoro?
Lei emise un ringhio, staccandosi, per poi buttarsi addosso al primo licantropo che incontrava. Lui la inseguì, per poi riprenderla indietro, buttandola per terra nel fango. Lei cercò di rimettersi in piedi, ma lui le cadde addosso tenendola per i polsi.
- Imbecille!
- Testa di gallina bollita!
- Doppia giochista!
Con una spinta lei si mise a cavalcioni su di lui, graffiandoli il petto.
- Non mi accetti mai in battaglia!
- Per forza!
- Perché?!
- Hai ancora il coraggio di chiedermelo?!

Si tirò a sedere, con lei sopra che continuava a tirargli degli schiaffi sul corpo.
- Tu vieni qui con una camicia trasparente, con un reggiseno sotto scuro e pretendi che io non mi arrabbi?! – ululò spingendola via. Lei si acquattò per terra, mugugnando.
- Scusa, amore, ma pensavo che alla tua età gli ormoni non impazzissero più!
Con un grugnito lui le si buttò addosso, mentre rotolavano per un sentiero pieno di fango.
- Non dovevi venire, punto e basta!
- E tu devi andare a fare una visita agli ormoni. Punto e basta!
- Mi stai dando del pervertito?!
- Sì!
Con un ennesimo colpo lei andò addosso ad un tronco di un albero in discesa, mentre lui continuava ad urlare.
- Almeno non sono io quello che una volta si è messo con una vestaglia nera con pizzi per attizzarmi! – ululò, afferrandole i polsi, mentre lei si divincolava addosso a lui.
- Scusa, ma dopo due settimane che tu non ne avevi voglia incominciavo a pensare che avessi sposato un gay! Quindi dovevo pur accenderti, no?!
- Non erano due settimane!
- Sì! Come le chiami tu quelle cose che durano quindici giorni?!
- Pausa! Non sono energico come te!
Con un “crac” sospetto il tronco si curvò, facendoli continuare a rotolare in discesa, l’uno appiccicato all’altro. Gli ululati dei lupi oramai si sentivano solo in lontananza, mentre loro continuavano a litigare.
- Sono un vampiro da oramai un anno, dannazione! Perché non posso combattere!
- Perché finiamo così!
- Così come?!
- Addosso l’uno contro l’altro a insultarci!
All’improvviso finirono sott’acqua, mentre quest’ultima sbatteva violentemente addosso a loro: erano in un ruscello di acqua gelata.
- Così ti raffreddi i bollenti spiriti! – esclamò lei, sputacchiando acqua. In un moto d’ira lui si tirò in piedi, con lei a cavalcioni, mentre il temporale continuava imperterrito a scendere copioso.
- Smettila! – esclamò. Lei si divincolò, staccandosi da Edward, mentre gli ringhiava contro.
- Bisogna metterci d’accordo, Cullen. A me così non va! Non ci sto a casa a fare la maglia!
- E chi ti ha chiesto di farla? A me bastava che stavi nel vano doccia ad aspettare!
- Sempre con queste idee pervertite!
- Ma che!
Lei gli diede uno spintone, mentre tornavano nella foresta.
- Ora BASTA! – gridò lui, afferrandola per i polsi per poi baciarla con foga, mentre la spingeva addosso alla parete rocciosa della montagna. Lei rispose quasi con ira, strappandogli quel che rimaneva della camicia che in precedenza gli aveva rotto a suon di graffi.
- Sei un mostro! – sibilò sulle sue labbra, mentre lei gli lasciava i segni delle unghie sulla schiena.
- Intanto lì a parare sei andato. Lo vedi che sei un pervertito? – replicò in risposta, mordendogli il collo.
- Vedo che tu non ti tiri indietro, però, amore.
Lei lo fulminò, allontanandolo da lei. Lui la fissò con sguardo nero, mentre si mordeva un labbro.
- E ora che mi sono tirata indietro, cosa mi fai? Mi mandi a fare la calza a casa?
Lui ringhiò, cercando di riacchiapparla, ma gli sfuggì. Lei rise sonoramente, muovendosi lentamente, non smettendo di fissarlo.
- Dai, tesoro, perché non giochi?
- Perché so che vinco, amore.
Scattando verso di lei questa volta la prese, graffiandole le schiena gelida sotto quel minuscolo strato di stoffa.
- Ammettilo.
- Cosa?
- Che sei un mostro anche tu.
Edward rise.
- Te lo dico da sempre. E non mi volevi credere.
La baciò nuovamente, mentre lei lo abbracciava quasi dolcemente. Accarezzandole la schiena la schiacciò nuovamente contro quella parete dura e fredda, con lei che rideva piano.
- Cos’hai da ridere? – le chiese, mordendole un labbro.
- Succede sempre. – gli spiegò lei, accarezzandogli il petto. Lui si staccò un attimo, baciandole il capelli.
- Cos’è che succede sempre?
- Ti ho sempre appiccicato.
Con un sorriso sulle labbra la baciò sulle spalle, accarezzandole la vita. Ridacchiando lei si avvinghiò di più al lui, mordendosi un labbro. Con impazienza lei andò alla sua cintura, togliendogliela, per poi buttarla più in la. Lui, da parte sua, prese ad accarezzarle la pancia. Poi, entrambi, di bloccarono al suono di qualcuno che si stava schiarendo la gola.
Titubanti si girano all’unisono alla loro destra.
In fila, i Cullen li stavano guardando con irritazione.
- D’accordo che siete due bombe a orologeria, ma stavamo combattendo! – mugugnò Emmett. – Perfino io resisto dal saltar addosso a Rosalie, voi non potreste fare lo stesso?!
- Già! Ci stavamo preoccupando! E poi cosa troviamo? Tu, Bells, in braccio a lui contro una parete, e lui che ti spoglia con gli occhi. Mamma mia, che gente! – aggiunse Alice, incrociando le braccia al petto.
- Va bè, noi torniamo a casa. Dopo che hanno visto voi due pomiciare i licantropi se la sono dati a gambe. – puntualizzò Jasper. – E io li seguo.
La famiglia si girò seccata, scomparendo nella foresta.
- Bella?
- Sì?
- La prossima volta che c’è una battaglia… vieni pure. Però nascondiamoci meglio.
- Concordo.


 

  
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