Dedicato a Federica. La quale mi ha promesso che
passerò un anno intero con Edward da soli in una stanza a “giocare a monopoli
sotto le lenzuola”.
SEXY GAMES ~
Perché quando il gioco si fa (ehm,
ehm)… duro, Edward inizia a giocare. E non a
monopoli.
*.*.*.*.*.*
E |
dward Cullen strinse i pugni e
digrignò i denti, non appena vide sbucare da dietro la folta foresta la propria
moglie. I capelli castani sembravano quasi neri alla luce debole della luna
piena di quella sera. Gli occhi ambrati erano attenti, e i muscoli schizzavano
da sotto la leggera camicetta bianca che indossava.
La tempesta che infuriava
l’aveva completamente inzuppata, mentre i vestiti le aderivano al corpo esile.
Con un grugnito tornò a guardare avanti, verso i licantropi. Quella era la
sera.
Loro, quei dannati cani, volevano la guerra perchè Edward aveva
trasformato Bella. E la volevano quella sera.
E, a quanto pare, le continue
suppliche da parte di lui affinché lei se ne stesse a casa al sicuro non erano
servite a niente. Lei gli si avvicinò, lanciandogli occhiate di fuoco.
- Sei
arrabbiato, amore?
Fulminandola
con lo sguardo emise un ringhio. Non andava. Era pericoloso. Sia per lei, che
per lui. In fondo, non lo stava
aiutando lì, accanto a lui, con quella camicetta troppo bagnata, troppo aderente e troppo trasparente.
- Non mi hai
fregato. – continuò lei, alzando un po’ la voce, visto che la tempesta
continuava a sbattere violenta. – Ho capito che stavi venendo qui con gli altri.
E non a caccia!
- Zitta! – sbottò lui, mettendosi in posizione felina. – Te
ne devi andare!
- No! Combatto per una causa che riguarda anche
me!
Ringhiò più forte, mentre il primo licantropo si avvicinava.
- Bella,
vattene!
- No!
Lui si acquattò ancora di più, guardandola di traverso.
Altro che frottole: non era lui quello con le palle in quel rapporto. Era lei.
Anche se a vederla in quello stato faceva presagire il contrario. Era una donna.
Punto.
Deglutì a fatica: ci mancava solo lei e il suo dannato corpo a
distrarlo! Ci sarebbe rimasto secco! E cosa avrebbero scritto sulla tomba?
Edward Cullen: colui che è morto
perché in battaglia è saltato addosso a sua moglie invece di
combattere.
Bè, almeno era originale.
Alzando gli occhi al cielo pensò
ad un modo per allontanarla. In quel momento, pur odiandola per quella sua
testardaggine, la doveva proteggere.
- Bella?
- Sì?
Aprì la bocca,
mentre fissava negli occhi il licantropo dinanzi a lui.
- Potevi almeno
evitare di metterti sotto il reggiseno nero. Si vede tutto, dannazione!
Un
boato esplose, mentre l’intera famiglia Cullen partiva contro i licantropi, i
quali – dopo essere partiti in quarta – in quel momento stavano ululando a più
non posso.
E in quel momento, Edward, con una mossa inaspettata, si buttò
addosso a Bella, facendola sbattere contro un albero.
- Sei un’idiota! – le
urlò nelle orecchie, mentre lei gli dava dei calci per scrollarselo di dosso. Il
battere incessante della pioggia non faceva che creare un boato di rumori,
mentre tutti continuavano a combattere. Con un calcio ben assestato, Jasper e
Alice misero fuori gioco Sam, che cadde a terra con un tonfo sordo; più in
Stavano combattendo l’uno contro
l’altro.
- Dovevi restare a casa! – gridò Edward, mentre lei lo spingeva
contro un albero, aderendo con il suo corpo a quello di lui.
- E tu devi
smetterla di proteggermi troppo! – replicò a voce altra Bella, dandogli un
calcio nella gamba sinistra.
- Lo faccio per te!
Spingendola indietro la
sbatte più violentemente, nuovamente contro un albero, mentre lei – stralunata –
lo fissava stupita.
- Ahia!
- Fatta male, tesoro?
Lei emise un ringhio,
staccandosi, per poi buttarsi addosso al primo licantropo che incontrava. Lui la
inseguì, per poi riprenderla indietro, buttandola per terra nel fango. Lei cercò
di rimettersi in piedi, ma lui le cadde addosso tenendola per i polsi.
-
Imbecille!
- Testa di gallina bollita!
- Doppia giochista!
Con una
spinta lei si mise a cavalcioni su di lui, graffiandoli il petto.
- Non mi
accetti mai in battaglia!
- Per forza!
- Perché?!
- Hai ancora il
coraggio di chiedermelo?!
Si tirò a sedere, con lei sopra che
continuava a tirargli degli schiaffi sul corpo.
- Tu vieni qui con una
camicia trasparente, con un reggiseno sotto scuro e pretendi che io non mi
arrabbi?! – ululò spingendola via. Lei si acquattò per terra, mugugnando.
-
Scusa, amore, ma pensavo che alla tua
età gli ormoni non impazzissero più!
Con un grugnito lui le si buttò addosso,
mentre rotolavano per un sentiero pieno di fango.
- Non dovevi venire, punto
e basta!
- E tu devi andare a fare una visita agli ormoni. Punto e basta!
- Mi stai dando del
pervertito?!
- Sì!
Con un ennesimo colpo lei andò addosso ad un tronco di
un albero in discesa, mentre lui continuava ad urlare.
- Almeno non sono io
quello che una volta si è messo con una vestaglia nera con pizzi per attizzarmi!
– ululò, afferrandole i polsi, mentre lei si divincolava addosso a lui.
-
Scusa, ma dopo due settimane che tu non ne avevi voglia incominciavo a pensare
che avessi sposato un gay! Quindi dovevo pur accenderti, no?!
- Non erano due
settimane!
- Sì! Come le chiami tu quelle cose che durano quindici
giorni?!
- Pausa! Non sono energico come te!
Con un “crac” sospetto il
tronco si curvò, facendoli continuare a rotolare in discesa, l’uno appiccicato
all’altro. Gli ululati dei lupi oramai si sentivano solo in lontananza, mentre
loro continuavano a litigare.
- Sono un vampiro da oramai un anno,
dannazione! Perché non posso combattere!
- Perché finiamo così!
- Così
come?!
- Addosso l’uno contro l’altro a insultarci!
All’improvviso
finirono sott’acqua, mentre quest’ultima sbatteva violentemente addosso a loro:
erano in un ruscello di acqua gelata.
- Così ti raffreddi i bollenti spiriti!
– esclamò lei, sputacchiando acqua. In un moto d’ira lui si tirò in piedi, con
lei a cavalcioni, mentre il temporale continuava imperterrito a scendere
copioso.
- Smettila! – esclamò. Lei si divincolò, staccandosi da Edward,
mentre gli ringhiava contro.
- Bisogna metterci d’accordo, Cullen. A me così
non va! Non ci sto a casa a fare la maglia!
- E chi ti ha chiesto di farla? A
me bastava che stavi nel vano doccia ad aspettare!
- Sempre con queste idee
pervertite!
- Ma che!
Lei gli diede uno spintone, mentre tornavano nella
foresta.
- Ora BASTA! – gridò lui, afferrandola per i polsi per poi baciarla
con foga, mentre la spingeva addosso alla parete rocciosa della montagna. Lei
rispose quasi con ira, strappandogli quel che rimaneva della camicia che in
precedenza gli aveva rotto a suon di graffi.
- Sei un mostro! – sibilò sulle
sue labbra, mentre lei gli lasciava i segni delle unghie sulla schiena.
-
Intanto lì a parare sei andato. Lo vedi che sei un pervertito? – replicò in
risposta, mordendogli il collo.
- Vedo che tu non ti tiri indietro, però, amore.
Lei lo fulminò, allontanandolo
da lei. Lui la fissò con sguardo nero, mentre si mordeva un labbro.
- E ora
che mi sono tirata indietro, cosa mi fai? Mi mandi a fare la calza a
casa?
Lui ringhiò, cercando di riacchiapparla, ma gli sfuggì. Lei rise
sonoramente, muovendosi lentamente, non smettendo di fissarlo.
- Dai, tesoro, perché non giochi?
- Perché
so che vinco, amore.
Scattando
verso di lei questa volta la prese, graffiandole le schiena gelida sotto quel
minuscolo strato di stoffa.
- Ammettilo.
- Cosa?
- Che sei un mostro
anche tu.
Edward rise.
- Te lo dico da sempre. E non mi volevi
credere.
La baciò nuovamente, mentre lei lo abbracciava quasi dolcemente.
Accarezzandole la schiena la schiacciò nuovamente contro quella parete dura e
fredda, con lei che rideva piano.
- Cos’hai da ridere? – le chiese,
mordendole un labbro.
- Succede sempre. – gli spiegò lei, accarezzandogli il
petto. Lui si staccò un attimo, baciandole il capelli.
- Cos’è che succede
sempre?
- Ti ho sempre appiccicato.
Con un sorriso sulle labbra la baciò
sulle spalle, accarezzandole la vita. Ridacchiando lei si avvinghiò di più al
lui, mordendosi un labbro. Con impazienza lei andò alla sua cintura,
togliendogliela, per poi buttarla più in la. Lui, da parte sua, prese ad
accarezzarle la pancia. Poi, entrambi, di bloccarono al suono di qualcuno che si
stava schiarendo la gola.
Titubanti si girano all’unisono alla loro
destra.
In fila, i Cullen li stavano guardando con irritazione.
-
D’accordo che siete due bombe a orologeria, ma stavamo combattendo! – mugugnò
Emmett. – Perfino io resisto dal saltar addosso a Rosalie, voi non potreste fare
lo stesso?!
- Già! Ci stavamo preoccupando! E poi cosa troviamo? Tu, Bells,
in braccio a lui contro una parete, e lui che ti spoglia con gli occhi. Mamma
mia, che gente! – aggiunse Alice, incrociando le braccia al petto.
- Va bè,
noi torniamo a casa. Dopo che hanno visto voi due pomiciare i licantropi se la
sono dati a gambe. – puntualizzò Jasper. – E io li seguo.
La famiglia si girò
seccata, scomparendo nella foresta.
- Bella?
- Sì?
- La prossima volta
che c’è una battaglia… vieni pure. Però nascondiamoci meglio.
-
Concordo.