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Autore: Hp_Nameless    21/03/2013    1 recensioni
Salve a tutti... Oggi m,i presento con questo thriller. La professoressa ci aveva detto di scrivere un racconto, e ci aveva diviso in gruppi. Io, Michela e Laura abbiamo deciso di scrivere un Thriller. Non fa proprio paura, ma è molto cruento e tratta tematiche dolorose. Ora sta a voi decidere se iniziare a leggere...
Dal Testo
Bastardi. Avevano ucciso mia figlia, l’unica cosa che mi rimaneva.
Quella notte ero stato svegliato dalle sue urla, ma non avevo avuto il coraggio di guardarla mentre due uomini le trafiggevano il suo piccolo cuore.
Genere: Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Titolo: Avevo solo bisogno di vendetta.
Autore: Hp_Ily
Genere: Thriller, introspettivo.
Rating: Arancione
Avvertimenti: Tematiche dolorose; suspense; bad ending; scene cruente non descritte nei minimi dettagli, ma in maniera relativamente generale.
Note: Storia scritta a sei con due amiche dataci come compito dalla professoressa di italiano. Una di loro potete trovarla anche qui su Efp.

 
Avevo solo bisogno di vendetta
 
Bastardi. Avevano ucciso mia figlia, l’unica cosa che mi rimaneva.
Quella notte ero stato svegliato dalle sue urla, ma non avevo avuto il coraggio di guardarla mentre due uomini le trafiggevano il suo piccolo cuore.
Avevo sempre creduto nella giustizia, fino a quando mi dissero che uno dei due era fuggito oltre i confini e non l’avrebbero più preso.
Uno avrebbe passato il resto della vita a marcire in carcere; l’altro avrebbe passato il resto della vita a spassarsela e magari a uccidere altre persone.
Era per questo che avevo iniziato a farmi giustizia da solo. Non l’avevo visto in faccia, ma ricordavo un particolare, un numero tatuato sul collo. Tante notti l’avevo sognato, tante notti avevo passato insonni a pensarci, finché non l’avevo capito, avevo realizzato che quel numero ce l’avevo tutti i giorni sotto gli occhi. Frank, il mio migliore amico, l’aveva sfoggiato al ritorno dalla vacanza.
Mi aveva detto che era un semplice simbolo, un simbolo che gli ricordava suo padre, ma non gli avevo mai veramente creduto.
Fu allora che decisi che era giunto il momento di oltrepassare il confini per cercare l’uomo che mi aveva portato via l’unica ragione di vita. Non ci misi molto tempo a trovarlo, lo incontrai una sera in un bar. Abbastanza sciocco da parte sua aggirarsi liberamente per le vie della città quando mezzo mondo lo stava cercando, o almeno si presupponeva lo stesse facendo. Una volta uscito da quel lurido locale lo seguii, fin quando non ci trovammo soli in un vicolo: ora non poteva più sfuggirmi.
Lo presi alle spalle e lo uccisi senza indugiare. Non provai nulla: né dolore, né rimorso, né rancore, solo odio, profondo odio. Era come se con quel gesto avessi finalmente vendicato mia figlia.
Lo volta, volevo vedere la morte nei suoi occhi.
Lo abbandonai lì, soddisfatto, e ripresi la via di casa.
Quella che si prospettava era una notte senza sogni, una notte normale, come non ne avevo da tempo.
Contro ogni aspettativa, quella notte lo sognai, sognai di nuovo quel simbolo, e colsi un particolare che fino ad allora mi era sfuggito: una cicatrice sul lato sinistro del tatuaggio.
Mi sveglia di soprassalto: l’uomo che avevo ucciso era solo colpevole di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Avevo commesso un errore e l’assassino di mia figlia era ancora a piede libero. Ero diventato un mostro e non avevo nemmeno vendicato al piccola Bree.
I giorni passavano e non riuscivo a non pensarci.
Dovevo trovarlo, non potevo più aspettare.
Frank, il mio migliore amico, venne a trovarmi quella sera. Mentre parlavamo non riuscivo a distogliere gli occhi dal tatuaggio; aveva qualcosa di familiare, troppo familiare. Guardai meglio e la vidi, notai la cicatrice.
Non riuscivo a crederci: lui, il mio migliore amico, il compagno di sempre, l’uomo che mi aveva aiutato a superare la morte di Bree. L’unica cosa che riuscivo a provare per lui era odio, odio leggibile nei miei occhi.
Continuava a parlare come se niente fosse mentre io non riuscivo a rispondere, ero accecato dalla rabbia.
Con uno scatto gli afferrai il collo. Vedevo io terrore nei suoi occhi. Strinsi più forte: quell’uomo doveva morire.
Si accasciò a terra, e io non ebbi il coraggio di guardarlo mentre moriva.
Cosa avevo fatto? Avevo ucciso l’assassino di mia figlia, ma ciò non mi faceva sentire meglio.
Ero distrutto. Niente e nessuno l’avrebbe riportata indietro.
Desideravo solo rivederla, tornare da lei e stringerla forte a me.
Presi la pistola e me la puntai alla tempia. Premetti il grilletto.
Poi solo bianco.
  
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