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Autore: Osage_No_Onna    21/03/2013    1 recensioni
[Slash://]
[STORIA SOSPESA]
Wueilà Folk! Quanti di vuoi ricordano il mio cross-over "Nemesis"?
Questa è la stessa storia, ma raccontata sotto il punto di vista di Yumiko Santoro, che, ricordo, è la protagonista femminile del crossover, una ragazza piena di virtù non riconosciute e ingiustamente bollata come "diversa", molto depressa ma con tanta voglia di cambiare le cose.
Dal primo capitolo:
"E come posso…”
Lui sembrò intuire ciò che volevo chiedergli e rispose: “Basta stipulare un contratto con me: tu esprimi un desiderio qualsiasi e io ti do i poteri per poter diventare una Puella Magi.”
“D’ accordo, facciamolo.”risposi io d’ impulso, volendo salvare al più presto il mio amato.
“Qual è il tuo desiderio, Yumiko Santoro?”chiese Kyubey ventriloquo e superinteressato.
“Io… voglio salvare tutti i miei cari che si trovano in pericolo nel modo più efficace possibile, ma senza mettermi in mostra.”
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '*For my love I'll survive*'
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 ‘Cause all I want is forever dream with you

 

Capitolo 1
That’s when confusion will start

 
Assente, come al solito.
Io sono sempre assente, quindi non è che sia questa gran novità.
Ma quel giorno ero più alienata del solito.
Avulsa, direbbe mio padre. Che strano, tre aggettivi che poi vorrebbero dire la stessa cosa tutti con la ”A”. Sulla “A” oggi, per ammazzare il tempo, ci ho fatto un lipogramma, ossia una frase che non la contiene. E mi sono messa a riflettere, come mio solito da ragazza pensatrice postmoderna. D’ accordo, abbasso le pretese, erano solo le paranoie di una ragazza italo-giapponese depressa, molto depressa. Già, la mia definizione è questa, gente, non pensate male. Comunque, per farla breve, avevo pensato che la mia vita, in quel momento, fosse come un lipogramma: c’era di tutto, ma non la felicità.
Avevo chiesto un permesso al dirigente del campus musicale per non fare lezione del pomeriggio e lui, conoscendo la mia situazione, me l’ aveva concesso. E dato che grandinava, per sfuggire alla noia, avevo preso l’ ombrello “Ammasso-di-ferraglia” -alias un ombrello blu a rose arancio dalle barre in ferro così sottile che si piega anche se fa un alito di vento- e mi ero incamminata verso il parchetto pubblico che frequento sempre, a prima vista uno dei soliti anonimi parchi-gioco all’aperto per bambini, quelli con le giostre in legno verniciate di rosso e blu, per intenderci. Di solito, quando sono in quei parchetti, mi fiondo sull’ altalena nera di gomma. Lo so che ormai ho tredici anni, ma lasciatemi divertire! Comunque, quel parco mi è tanto caro perché proprio di fronte c’è una deliziosa e fornitissima fumetteria, la MangaFlorence. Kami-sama, è una delle più grandi che io abbia mai visto in Italia. Ma quel giorno non avevo intenzione di razziarla, oh no. Volevo solo scrollarmi un po’ di dosso la malinconia che mi attanagliava da giorni e che, spietata, continuava ad opprimermi.
Quindi imboccai il sentiero di terra battuta che porta alla pineta del parco. Che poi è strana, perché si chiama “pineta”, ma la cosa che salta subito all’ occhio è la grossa quercia secolare in mezzo a tutti quei giovani pini. Quindi non è del tutto una “pineta”.
E, inoltre, tra tutti quegli alberi, sotto la fatidica quercia, c’è una panchina. Già, una di quelle panchine superscomode fatta di barre di legno tutte in fila, magari pure separate da spazi vuoti che uccidono. Preferisco di gran lunga le panchine di pietra di Piazza Cavour a Napoli, quelle fuori l’ uscita della vecchia linea metropolitana che ogni tanto prendo anch’ io. Almeno sono “tutte intere”.
Comunque, dato che non mi andava di sedermi, presi a passeggiare per il parco riflettendo sulle mie sciagure. Se vi interessano, ve le elenco: innanzi tutto non godo di buona salute, infatti in quei giorni mi ero buscata un raffreddore da fieno nonostante fosse primavera inoltrata, poi mi sentivo uno schifo dentro perché non riuscivo a dichiararmi al ragazzo che mi piaceva e lui sembrava pure interessato ad un’ altra che del resto era pure mia amica. Ok, termino qui perché so che vi annoio, comunque, nel caso non l’ aveste capito, ero depressa. Di solito, quando sono giù, mi rimpinzo di cioccolata e manga, ma quel giorno non disponevo di nessuno dei due e quindi “a mali estremi, estremi rimedi”.
 In questi parchetti di città si vedono animali di ogni tipo e quel giorno mi commosse un cucciolo di Golden Retriever, il cui padrone mi disse che aveva qualche mese. Già, io sono una che si scioglie facilmente… valgo meno di uno zero, sigh.
Però giuro che un gatto come Kyubey non lo dimenticherò mai più. Innanzi tutto è così esile che sembra denutrito. Mi chiedo come faccia a reggersi su quelle quattro zampette scheletriche che si ritrova. Poi ha delle escrescenze molto lunghe che partono delle orecchie e che presentano tre macchie rosso-bordeaux a forma di occhio, senza contare che sono circondate da due anelli dorati. Il gatto in questione ha due occhi dello stesso colore delle sue macchie a palla, decisamente inespressivi, e sul volto candido ha stampato un sorriso che è una via di mezzo tra ebete e inquietante. Ma la cosa più inquietante è la macchia a forma di goccia, sempre bordeaux, che ha sulla schiena. Sembra una bocca, cosa che di certo non contribuisce a farmi calmare.
Insomma, questo animale all’ apparenza tanto kawaii mi apparve avanti mente camminavo e mi fa ventriloquo: “Tu sei Yumiko Santoro, la seconda figlia dell’ architetto Dario Santoro e della mangaka di Fukuoka Urara Tsukai, famosa per aver scritto e disegnato Street Football Girls?”
Da quando una simil-mascotte degli anime majokko sa tutto dei prescelti? So per certo che questi esserini tanto pucciosi ne conoscono il nome, ma di solito il carattere e le altre cose le scoprono durante il corso della storia, dai! Che quel gatto sia uno stalker?
La cosa non è molto rassicurante.
Dissi scocciata: “Che vuoi? E da quando un gatto parla?”
“Si dà il caso che io non sia un gatto, ma un Incubator, un alieno, giusto per intenderci. E ho qualcosa da farti vedere.”rispose l’ animaletto senza scomporsi.
Io lo seguii ubbidiente, come una brava bambina, ma a dire il vero mi sentivo una perfetta idiota. Insomma: voi seguireste un gatto ventriloquo che tra l’ altro ti dice di essere un alieno e che ha l’ aria di essere un pazzo maniaco stalker?
Io direi di no.
Comunque, coso Kyubey si allontanò fino a sparire dalla mia vista –bella roba, prima mi dice che lo devo seguire e poi si dilegua- e continuai dritta per la mia strada, ritornando alle mie “profonde riflessioni”.
Oh santi Shinigami, Binbogami e Kami dell’ universo profondo.
Andai a finire in un posto in cui il cielo sembrava panna, con tanto di stelle (caramelle pardon) che brillavano (?!?), e con dei pezzi di torta semoventi con tanto di gambe che camminavano!
Ma chi cavolo abita in un posto del genere?!?
“Yumiko Santoro, qui ci abitano le streghe, esseri malvagi nati dalla disperazione delle Puellae Magi, le paladine della giustizia. Tu ti trovi nella barriera, il luogo in cui risiedono i famigli e in cui finiscono solo poche vittime.”rispose Kyubey il gatto, finito là chissà come. Io avevo proseguito dritta per arrivare lì, lui l’ avevo visto deviare il percorso.
Bella cosa venire a sapere di essere una delle “poche vittime” di una strega che ti ucciderà, spolperà e ti mangerà per dessert.
Poi l’ incubo: vidi Tomoya, alias il ragazzo tibetano che amo, vestito con una tenuta da Indiano d’ America verde e azzurra, che, gridando, veniva scagliato lontano. Ora quel ragazzo poteva pure fare il filo ad una mia amica, ma io ne ero inevitabilmente pazza: lo vedevo dappertutto, ma se lo incontravo quasi non riuscivo a rivolgergli la parola; pensavo a lui continuamente; era il primo desiderio delle mie notti insonni e dei miei giorni tormentati; nel frattempo, la notte, lo sognavo. I classici sintomi di una Cotta con la C maiuscola.
Quindi la mia agitazione era del tutto comprensibile.
“Ma è orrendo, Kyubey, cosa gli sta succedendo?”chiesi allarmatissima.
“Oh, questa è la normalità quando si tratta di battaglie contro le streghe. L’ ho insignito io della carica di Puer Magi, ma deve combattere da solo.”rispose lui calmissimo, come se la cosa non gli riguardasse minimamente.
“Ma tu puoi fare qualcosa per fermarlo o impedirlo, vero?”
Quanta speranza nella mia voce.
“No, io non posso, perché non ho la facoltà di affrontare le streghe: non ho abbastanza potenziale. Sono l’ addetto alla formazione dei Pueri e delle Puellae Magi, io. Però tu puoi fermare questo dolore, perché il potenziale ce l’ hai e ne hai davvero tantissimo.”
“E come posso…”
Lui sembrò intuire ciò che volevo chiedergli e rispose: “Basta stipulare un contratto con me: tu esprimi un desiderio qualsiasi e io ti do i poteri per poter diventare una Puella Magi.”
“D’ accordo, facciamolo.”risposi io d’ impulso, volendo salvare al più presto il mio amato.
“Qual è il tuo desiderio, Yumiko Santoro?”chiese Kyubey ventriloquo e superinteressato.
“Io… voglio salvare tutti i miei cari che si trovano in pericolo nel modo più efficace possibile, ma senza mettermi in mostra.”
“Perfetto.”
Il gatto allungò le escrescenze che gli pendevano dalle orecchie verso il mio petto, dal quale si sprigionò una forte luce bianca.
In quel momento svenni, perché ricordo che intorno a me il paesaggio cominciò a vorticare rumorosamente, il chiacchiericcio delle gente si trasformò in una terribile confusione, quasi una risata satanica, e il Sole si spense all’ improvviso lasciando tutto al buio.
L’ ultima cosa che ricordo è il rumore di qualcosa di metallico che cade a terra.
Poi, nient’ altro che buio. 

   
 
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