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Autore: bieberff    21/03/2013    6 recensioni
“Ti penso.”
“Anch’io. Ma tanto non è importante.”
Non feci in tempo a ragionare che due braccia mi avvolsero
"Certo che importante Helena, non dirlo mai più"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sua figura scese sul palco con un’entrata che avrebbe lasciato a bocca aperta chiunque.

Mi venne quasi da ridere, il solito esibizionista, così l’aveva conosciuto e così me ne ero innamorata.

Ma le lacrime che mi rigavano il viso non erano lacrime di tristezza, o di rimpianto come lo erano state tempo fa, lo giuro… quello era il giorno più bello della mia vita…



*flash back*



-Posso aiutarti?- sobbalzai da una voce calma. Mi girai verso la figura dietro di me. Era un ragazzo.

L’avevo notato subito appena entrata, incappucciato, cuffie alle orecchie e occhiali neri. Sembrava volesse nascondersi da qualcosa..

 -No grazie, non ho bisogno di aiuto.-  falso, non conoscevo quel negozio e sarei girata in tondo per tutto il pomeriggio se qualcuno non mi avesse aiutato, a quanto pare il mio poco senso dell’orientamento sembrava essere molto chiaro.

 -Non mi sembri molto a tuo agio in questo ambiente- si giustificò con un sorriso a 32 denti.

Cercai di ignorarlo ma lui si avvicinò con un cd in mano che aveva preso dallo zaino che portava in spalle, lo mise nel lettore e mi porse le cuffie.

Anche se il mio obbiettivo in quel negozio era un altro, mi sforzai di essere gentile, presi le cuffie il più gentilmente possibile e me le infilai.



Una canzone sdolcinata mi invase e una smorfia si dipinse sulla mia faccia. Allontanai le cuffie dalle orecchie, rivolsi un sorriso sarcastico al ragazzo, che al contrario delle mie aspettative si mise a ridere.

-Credimi, questo cantante non fa canzoni così di solito, ma questa è speciale. Non ti piace?- sembrava interessato veramente ai miei gusti e mi sentii un po’ in imbarazzo.



Quel tipo non mi conosceva e si interessava a me? Non era mai successo..



-Preferisco qualcosa di più… movimentato, non è proprio il mio stile-alzò il suo sguardo scuro per la prima volta sul mio viso. Intravidi degli occhi color caramello oltre le lenti scure. Mi sentì avvampare.

Abbassai il più veloce possibile il viso per non farlo notare. Quel viso era così perfetto e famigliare..



Scoppiò a ridere e si portò la mano destra sullo stomaco, mentre  si spezzava in due dalle risate.

-Puoi far ridere anche me?- lo guardai sempre più sconvolta , mano a mano che la sua risata aumentava.

-Stai scherzando vero? E’ un mito questo cantante! Questa canzone entrerà nella storia e tu non puoi dire che preferisci… le canzoni movimentate piccola, parliamone…-



Continua a ridere.

Continua ad arrossire.



Lanciai le cuffie, mi voltai e me ne andai. Mi diressi verso l’uscita decisa a tornare un’altra volta.

Prima d arrivare alla fermata dell’autobus sentii una presenza dietro di me… che velocizzando il passo arrivò al mio fianco.



-Mi perdoni?- rimasi paralizzata, mi girai e lo guardai. Si tolse  gli occhiali scoprendo due occhi color caramello.



Abbassai gli occhi, non avrei resistito con gli occhiali figuriamoci senza…



Allungò la mano sotto il mio mento, lo sollevò e prima che potessi anche solo lontanamente pensare a cosa stesse facendo, posò le sue labbra sulle mie. Era dannatamente strana la maniera in cui combaciassero perfettamente. Il suo profumo mi invase e il ciuffo biondo cenere mi solleticò la fronte. Si allontanò, mi sbilanciai in avanti occupando lo spazio che aveva creato. Feci un passo indietro pentendomene subito. Avvampai. Gli lanciai un pugno in pancia quando realizzai cos’era successo, rendendomi conto che non funzionò sui suoi addominali scolpiti.

-Ti odio ancora di più adesso- sbottai. –Non pensare che ti perdoni dopo questo!-

Rise della mia reazione e il mio stomaco sembrò prendere il volo per un altro pianeta, rotolando su se stesso.

-Credimi, dopo questo mi hai perdonato-rispose convinto.

Mi stupiva sempre di più il modo in cui credesse in se stesso.

-Forse dovrei farmi perdonare in qualche modo… vieni con me?- rimasi scioccata.



Avrei dovuto tornare a casa, era già troppo tardi..



-Che c’è? Hai paura?- mi stuzzicò.

Mi decisi ad alzare lo sguardo sul suo volto per poterne raccogliere tutti i particolari.

Quando i miei occhi verdi incontrarono i suoi color miele, lo stomaco ricominciò a rotolare. Cercai di non pensarci… Le sue sopracciglia erano leggermente aggrottate mentre mi scrutava dall’alto. Mento, naso, occhi.. perfetti… sembrava grande ma non c’era traccia di barba..



La sorpresa si dipinse sul mio volto. Portai una mano alla bocca quando emisi un piccolo urlo.. Avevo capito l’identità del ragazzo che si imponeva davanti a me.

Subito dopo, in quelli che sembravano secondi, le sue braccia scivolarono sotto le mie gambe sollevandole, prima che, sbilanciandomi, mi spiaccicassi al suolo, delle braccia mi avvolsero la schiena  sostenendomi. Imprecai in silenzio.

La sua risata mi arrivò molto più vicina del previsto e questo mi disconnesse dalla realtà.



Potevo sentire il suo petto alzarsi e abbassarsi, in respiri profondi.




Mi ritrovai sul sedile di una Range-rover con vetri oscurati. Dopo avermi posato sul sedile, fece  il giro della macchina, si mise alla guida, accese il lettore inserendo il cd di poco prima. Cominciò a picchiettare sul volante a tempo di musica. Mentre con delle mosse di retromarcia usciva dal parcheggio, quando fummo in strada si voltò a guardarmi sorridendo sfacciatamente.



-Cavolo piccola, di solito mi riconoscono subito, dagli occhiali o dai vestiti.. a volte pure dalle mutande..- sussurrò più a se stesso che  a me -trovano sempre il modo di sorprendermi- sorrise- ma tu, sei la prima che non mi è saltata addosso appena mi ha visto…-

-Perché avrei dovuto saltarti addosso?- dissi confusa… più per le sue mutande che per altro..



Quasi non facemmo un incidente, la macchina fu scossa da uno strattone che mi fece perdere l’equilibrio. Allungò una mano verso di me per impedirmi di andare a sbattere. Mi aggrappai a quel braccio di muscoli pentendomene subito. Il suo sorriso riapparve mentre le sue mani tornarono al loro posto sul volante in pelle.



-Ma che diavolo  ti prende?!- sbottai.

-Che diavolo mi prende? Prima nel negozio ti ho fatto ascoltare un inedito, nessuno l’aveva mai ascoltata, per sapere un parere da fuori… Tu eri la prima e non hai fatto altro che disprezzarla, alcune ragazze avrebbero ucciso per ascoltarla….è questo che mi fa ridere e mi fa quasi fare un incidente… sei tu- osservai perplessa il suo profilo che guardava fisso fuori la strada, per qualche minuto, fino a quando non mi girai verso il finestrino appoggiando le ginocchia sul cruscotto dell’auto.



-..Ucciderebbe… -sospirai.

-Esagerato..- sbuffai verso il finestrino.

-Come vuoi..- si arrese.

Allungò la mano verso di me.. –Bè, comunque è un piacere, sono  Ju..- lo bloccai allungando a mia volta la mano destra. –Si, ti conosco..-  esitai.. -Helena- strinsi la sua mano che riportò poi al volante con il solito sorrisino. Si, lo conoscevo.. lo strano ragazzo incappucciato  era Justin Bieber, e io ero nella sua macchina.

                                                                                                                      

                                                                                                                                      * * *



Eravamo arrivati in uno studio di registrazione, Justin era in mezzo a molti ragazzi che ridevano e scherzavano con lui, stavano abbozzando dei testi di canzoni probabilmente che non avrebbero mai pubblicato a giudicare dalla loro serietà.. Io invece rimasi il più invisibile possibile, ad osservarli mentre si tiravano pacche sulle spalle ridendo.

Justin mi aveva presentato come una sua  cara amica e aveva scherzato anche sul fatto che non fossi una sua fan e del  fatto che non l’avessi riconosciuto.

Sembrò divertente perché tutti si misero a ridere e mi salutarono quasi tutti dandomi il cinque



Cercavo di stare il più tranquilla possibile, ma mi tremavano le gambe.



-Hei amico, stai escludendo la tua ragazza, penserà che siamo dei maleducati in questo modo..- Justin sorrise di quell’espressione, si allungò sullo schienale della sedia fino ad arrivare all’altezza del mio viso, poco dietro di lui.

-Purtroppo non è la mia ragazza, amico- appoggiò una mano sulla mia gamba dove sfiorò la mia mano. Lo spinsi via cercando di sorridere.



Non davanti a tutta quella gente. Non adesso. Non arrossire.



Il gruppo di ragazzi fu scosso da una risata tutt’altro che imbarazzata, mentre io arrossivo inevitabilmente.

Fu così per tutto il pomeriggio fino a quando Justin non mi riportò a casa.

Lasciai il mio numero a Justin e scesi dalla macchina arrivati a destinazione. Con un cenno la salutai. Volevo vedere i suoi occhi ma gli occhiali che aveva indossato me lo impedirono.

-Grazie per la bella giornata piccola, io ti tengo d’occhio.- fece l’occhiolino, alzò il finestrino e se ne andò.

Prima di voltarmi e entrare in casa, mimai delle parole che purtroppo lui non sentì mai.

-Grazie anche a te, Justin-



Salendo in camera  e svuotando la borsa mi accorsi che un cd cadde rimbalzando sul letto.

 Era quello del negozio.

 Lo ascoltai e riascoltai per il resto della serata. E più di tutte mi innamorai della canzone che mi aveva fatto ascoltare. Era fantastica, una delle migliori canzoni che avessi ascoltato.. forse la migliore..



Mi addormentai con la sua voce nella testa e così mi svegliai..



Il cellulare vibrò. Aprii il messaggio:

Justin:

“Ti penso.”



Rilessi quelle due parole per.. decine? Migliaia di volte? Ma non riuscivo a capacitarmene.

Cavolo anch’io stavo pensando a lui e avevo pensato a lui anche per tutta la notte, ma questo cosa significava? Milioni di ragazze pensavano a lui, 24 ore su 24, se a quei milioni mi ero aggiunta io, che differenza avrebbe fatto?



“Anch’io. Ma tanto non è importante.”  Presi forza e inviai.



 Non ricevetti risposta fino a quando, un’ora dopo suonò il campanello. Dopo qualche minuto andai ad aprire, dopo che mia madre urlò qualche imprecazione alla porta sul fatto che stesse già lavando i panni. Aprii la porta.



Era Justin. Le sopracciglia aggrottate, il petto si alzava e abbassava velocemente come se avesse corso. Quando alzò il viso sul mio, le sopracciglia si rilassarono e sul suo volto si dipinse un espressione di sollievo.

 Non feci in tempo a ragionare che due braccia mi avvolsero i fianchi e mi strinsero facendomi avvicinare a un corpo perfetto. Riconobbi subito il profumo e per poco non mi venne un colpo. Una massa di muscoli sotto di me si contrasse quando ricambiai l’abbraccio con altrettanta forze. Appoggiai la testa nell’incavo fra il suo mento e la spalla. Perché non era possibile rimanere in quella posizione a vita?



-Certo che importante Helena, non dirlo mai più- Sussurrò contro i miei capelli.



Una lacrima mi rigò il viso e lo strinsi più forte per nasconderlo. Era possibile essere così felici di vedere una persona? Così al sicuro fra le sue braccia?

-Scusami se non sono potuto venire prima ma…- lo zittii, allungandomi verso di lui e stampando un bacio sulle sue labbra. “Grazie, grazie di tutto”

-Non ho fatto niente Helena, io..- per la prima volta sentii la sua voce sorpresa.

-Ssh. Zitto, ora parlo io.- Mi allontanai con un sospiro, la faccia ormai bagnata dalle lacrime.



-Una notte, Justin, una notte mi è bastata per innamorarmi di te. Per capire quanto importante può essere una persona per un’altra. Ho ascoltato tutte le tue canzoni, e le ho riascoltate per migliaia di volte senza sosta ed è stato.. – la voce si incrinò- bellissimo.- Una lacrime scese dai miei occhi. La sua mano prese la mia per incoraggiarmi. La strinsi, cercando le parole adatte.

-Vorrei dire che ci sono stata fin dall’inizio per te, vorrei dire che oggi non è stata la prima volta che ho pianto per te, vorrei averti conosciuto da subito, vorrei aver visto il tuo sorriso e averne capito l’importanza molto prima- sapevo che mi stava capendo, i suoi occhi mi parlavano, e lo dicevano.

-vorrei non lasciare più la tua mano e vivere in un tuo abbraccio per sempre, ma non è possibile e tu lo sai, sai che altri milioni di ragazze lo vorrebbero e che io sono solo una di loro. Sai che noi non potremo mai stare insieme, perché il mio amore è lo stesso amore di quei milioni di ragazze, e quei milioni di ragazze vogliono la tua felicità come la voglio io, con tutto il cuore.-



-Tu non sai quanto sei importante per me.- sussurrò abbassandosi sul mio viso.



-Forse sono importante per te, ma non lo sono così tanto da mettermi davanti a tutte.- rimasi paralizzata, le mie parole mi rimbombarono nella testa, e ricominciai a piangere quando ne capii a pieno il significato.



Si, era giusto anche se sembrava l’errore più grave del mondo.



Dovevamo farlo. Ci sarebbe stato sempre qualcosa che ci avrebbe divisi, che ci avrebbe impedito di essere noi stessi. Era quella la realtà. Lui sarebbe rimasto colpito da qualsiasi sua fan, sarebbe stata capace di farlo ridere qualsiasi altra ragazza.

-Tu non sei come le altre…- sussurrò.

-Credimi esistono molte ragazze che non ti riconoscerebbero dalle tue mutande… ma che si innamorerebbero di te- feci un mezzo sorriso abbassando lo sguardo dal suo.

-Stai arrossendo- una punta di divertimento si colse nella sua voce.

-Non sono molto a mio agio a parlare delle tue mutande, quindi si, sto arrossendo.- alzai gli occhi su di lui, non mi interessava se il mio viso in quel momento era rosso, volevo guardare quel viso perfetto per l’ultima volta a quella distanza, volevo assaporare il suo profumo, volevo perdermi nei suoi occhi, volevo permettere al mio stomaco di rotolare e al mio cuore di volare via un’altra volta. Mi aggrappai al suo collo, e lui ricambiò l’abbraccio con intensità.



-Promettimi una cosa.- lo guardai negli occhi. Per la prima volta, lo fissai per più di 5 secondi.

- Non lasciarci mai.- una pausa divise la sua risposta nella quale si potevano sentire i nostri respiri inseguirsi uno con  l’altro.

-Lo prometto.- sussurrò al mio orecchio avvicinandosi. Lo sussurrò, si, ma quello non era un segreto.. lui non ci avrebbe mai lasciate, non l’avrebbe  mai fatto. E io avrei fatto lo stesso per lui. Sempre.



Ci stringemmo un’ultima volta. Avrei voluto rimanere così per tutta la vita. Al sicuro, lontano da tutti e tutto. Il suo corpo premuto contro il mio, il suo profumo che mi avvolgeva.



Ci staccammo e un parte del mio cuore si frantumò in mille pezzi piccolissimi, che ferirono quella rimanente.



“Non ti lascerò mai, ok? Qualunque cosa succeda io sarò con te, la ragione della mia vita è il tuo sorriso e il loro, niente potrà cambiarlo. Rimarrà così. Per sempre. Questo legame è troppo forte per poter finire”



-Mi sposi Justin?- la domanda scivolò fuori dalla mia bocca, non potei evitarlo.



Rise. Dio, quella risata. Non l’avrei dimenticata molto facilmente.



-Quando il matrimonio fra milioni di persone sarà legale, lo prometto vi sposerò tutte. Ma fino a quel momento, posso essere il tuo ragazzo, no?- sorrise allargando le braccia.

-E non mi lascerai mai- affermai.

-E non ti lascerò mai- disse deciso.

-Giusto.- sussurrai. Con le lacrime agli occhi.

-Hei, non piangere, sorridi- con la punta dell’indice asciugò la lacrima. E mi sussurrò all’orecchio le parole che giuro, mai dimenticherò  nella mia vita.



“Nulla è come me e te, come me e te insieme, quindi sorridi perché quando sorridi tu sorrido io, il tuo mondo è il mio, non c’è niente che il mio cuore possa fare per combattere contro il tempo e lo spazio, perché sono ancora bloccato nel momento con te… e tutto andrà bene perché… perché niente è come noi. Insieme.” con le dita asciugò le ultime lacrime che erano rimaste sul  mio viso.

"Ora c’è una ragazza sola in meno, ora sei con me." mi sorrise. Gli strinsi la mano per l’ultima volta prima di lasciarla.



Giurai di aver visto una piccola lacrima scendere dalla sua guancia, ma avevo la vista annebbiata per le lacrime. Forse era solo immaginazione.

-Ciao Helena, la mia piccola-

-Ciao Justin- ci sorridemmo, lentamente, si voltò e si diresse verso  la macchina nera parcheggiata davanti casa.

Quando fu al volante io ero ancora ferma, davanti alla porta.

E lo guardavo. Il finestrino era aperto e prima che la macchina partisse, si girò verso di me.

Strizzò un occhio.

Feci lo stesso
.

Si mise a ridere come la prima volta che l’avevo visto e non potei fare lo stesso dopo ovviamente essere arrossita.

Ci stavamo lasciando ma eravamo comunque felici. Era questo il significato del nostro legame. Vederci felici ci rendeva felici  e.. si, sarebbe andato tutto bene ne ero certa. Io ci credevo.





*fine flash back*

Si ,l’avevo rincontrato. Ma non come la prima volta.

Io ero ammassata vicino a tante altre ragazze e lui invece era su un palco. Ma era stato la stessa emozione.

Quando arrivò la nostra canzone lui sembrò cercare tra le fan qualcosa, quando il suo sguardo si posizionò sui miei occhi la sorpresa ci si dipinse sopra. Un sorriso si allargò sulle sue labbra, e continuò a cantare. Quello sguardo era come mille parole.. Quando arrivò al ritornello i suoi occhi tornarono su di me.

E insieme cantammo quelle parole che per noi avevano preso quel significato così profondo fin dall’inizio...




“Nothing like us, nothing like you and me, together.”



Smisi di piangere perchè gliel’avevo promesso, perché quello era il momento più bello della mia vita e perché niente era come noi e lui insieme, giusto?










Ok, questa è la prima volta che scrivo, spero che vi sia piaciuta, per me è molto importante. Grazie per averla letta, grazie, veramente. ♥

 

 

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