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Autore: axSalem    21/03/2013    1 recensioni
L’alba è vestita da dolci colori pastello, colori che ricordano una vita, più vite: di bambini, ragazzi. Vite innocenti e ingenue, caratterizzate dalle risa cristalline e dai pianti ingiustificati, dalle urla stridule e dai sorrisi semplici, contagiosi, dalla ricerca d’affetto, di qualcuno che lo condivida, dai cambiamenti per i quali ci si pentirà quando si invecchierà, e da segni indelebili che si creeranno.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axel, Riku, Roxas, Sora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Gemini.

 


L’alba è vestita da dolci colori pastello, colori che ricordano una vita, più vite: di bambini, ragazzi. Vite innocenti e ingenue, caratterizzate dalle risa cristalline e dai pianti ingiustificati, dalle urla stridule e dai sorrisi semplici, contagiosi, dalla ricerca d’affetto, di qualcuno che lo condivida, dai cambiamenti per i quali ci si pentirà quando si invecchierà, e da segni indelebili che si creeranno.
L’alba è come il tramonto, ma è caratterizzata dalla purezza di quei colori flebili e quasi delicati: rosa pesca, giallo limone e azzurro pallido, che uniti e affiancati creano una dolce armonia, un’armonia che dona la pace all'animo afflitto e corrotto dall'odio, lo innalzano, e lo inondano di serenità.
Sora somiglia all'alba, è privo di odio, di disprezzo, e la sua anima è serena, è di bambino, priva di colpe concrete a causa della sua infinita ingenuità, nonostante la sua età sia quella dove l‘innocenza viene a mancare, scivola via senza attrito, come acqua su acqua, privando della soffice benda che si tiene sugli occhi dei giovani, prima che vengano introdotti nella pubertà. I suoi enormi occhi blu sono ancora coperti, togliendo a quelle iridi del colore dei cieli sgombri primaverili –successivi agli acquazzoni-, la vista del mondo crudo e violento, quei suoi occhi che sono lo specchio della sua anima, che ardono di vita ed emozioni, e che lasciano vedere tutto ciò a chi sa osservare oltre a quel pezzo di morbida stoffa.
 
Tende i muscoli, flette le braccia, e il pallone abbandona docile le sue mani descrivendo nell'aria una parabola perfetta, accarezzando l’anello di ferro e buttandosi nella rete. E’ il tramonto, e Sora è riuscito a fare un tiro da tre punti, un three-points, il nono che gli riesce nell'arco dei quindici minuti che è al campetto. Un semplice sorriso viene abbozzato sulle sue labbra e recupera il pallone, fermandosi ad ammirare il cielo, dove il rosso vivo è il protagonista indistinto, e potrebbe esplodere da un momento all'altro, e dove l’azzurro va a tingersi dei colori della notte. Nel crepuscolo non c’è l’armonia presente nell'alba, i colori sono più accesi, più forti, e si battono fra di loro. Eppure, nonostante questi siano in conflitto, ti incantano, ti attraggono e ti fanno arrossare le guance, come se al posto di una battaglia vi siano presenti due amanti a cui poco importa di essere osservati. Il fratello di Sora è simile al tramonto, perché è dannatamente uguale a lui, ma è anche completamente diverso: gli stessi occhi, gli stessi capelli, lo stesso volto, le anime che splendono come il levar e il calar del sole, e loro che sono come tali.
Sora e Roxas sono gemelli omozigoti, e hanno diciassette anni. Sono identici, eppure Sora è dannatamente ingenuo, e Roxas dannatamente consapevole, non contando che anche i loro caratteri presentano delle differenze abissali.
Un anno prima Sora aveva visto suo fratello avvinghiato ad Axel, si stavano baciando. Si era chiesto perché lo facessero, ed era arrivato alla conclusione che, loro due – per quanto ne sapeva Sora- sono migliori amici, e quello era un loro modo di dirsi che si volevano bene; eppure lui non aveva mai fatto niente del genere con Riku, e senza pensarci troppo sopra aveva chiuso lì la faccenda, senza fare o farsi domande, perché nella sua innocenza non aveva capito, non aveva – e non ha, tutt'ora- compreso che fra loro c’è qualcosa che le persone definiscono malsano, perché finché non gli sbatti qualcosa in faccia così com'è lui non ci arriverà mai. Roxas d'altronde non ha mai fatto niente per nascondere questa sua “situazione” con Axel, e sinceramente, prima o poi si sarebbe aspettato che Sora gli facesse delle domande, ma non ne ha mai fatte, e Roxas aveva sorriso sornione e si era approfittato della sua ingenuità, facendo quello che voleva, perché tanto i loro genitori non sono mai a casa.
 
«Ohi Sora!»
Sussulta quando viene chiamato. La palla scivola dalle sue dita e manca il canestro. Gonfia le guance, imbronciato, i pensieri che aveva avuto fino a quel momento si rifugiano da qualche parte nel suo inconscio, sparendo come sono comparsi.
«Riku…»
Protesta girandosi, e l’altro sorride divertito, recupera il pallone, e con la sua fantastica elevazione schiaccia la palla che entra ubbidiente nel cerchio di ferro, tornando poi con i piedi per terra.
«One-and-one?»
Chiede Riku mentre la palla rimbalza dalle sue mani a terra, incastrata in un moto perpetuo, diretto e comandato dalla volontà del ragazzo. Sora sorride raggiante.
«Ok!»
 
Sora è semplice, e la sua semplicità è contagiosa quasi quanto il suo dolcissimo sorriso. Ha sempre pensato che se la sua vita ruotasse attorno ad un pallone da basket, a Riku, al fratello, e magari anche ad un buon manga, lui sarebbe stato eternamente felice e non si sarebbe mai stancato. Effettivamente, le sue giornate oscillano già fra quelle poche cose, e quasi lui non se ne accorge. A volte gli viene da pensare che potrebbe essere insoddisfatto di quello che ha, ma poi agita frenetico la testa, dandosi dello stupido, perché possiede le cose più belle e migliori al mondo, e lui ne è felice, se non fiero di esse.
 
Adesso Sora dorme, dorme a fianco del fratello, perché aveva fatto un incubo, e quando era entrato nella camera di Roxas, nonostante fossero le due di notte, lo aveva trovato alla finestra a fumarsi una sigaretta, e allora l’altro aveva sorriso, dicendogli di mettersi sotto le coperte mentre lui buttava il bastoncino bianco ancora a metà oltre il davanzale della finestra, raggiungendolo subito dopo. Sora rimprovera sempre il gemello per aver preso il brutto vizio di fumare, e sinceramente non capisce perché lo faccia, se ci sia una soddisfazione nel farlo, e se era stato Axel ad attaccargli quella brutta abitudine.
Sora in Axel ci vede quasi una minaccia per la sua serenità, è una persona fuori controllo: ogni tanto bussa alla porta di casa loro nel bel mezzo della notte, e lui si sveglia quasi sempre, perché l’amico del fratello è ubriaco fradicio e fa un gran casino, così non gli rimane che ignorare i rumori e addormentarsi nuovamente. Secondo lui è colpa di Axel se Roxas ha iniziato a fumare, se Roxas non dorme per niente la notte, se Roxas esce di casa alle ore più improbabili, se anche Roxas fa un casino madornale quando Axel ha la mente annebbiata dall'alchool… ma dopo tutto non riesce comunque ad odiarlo.
 
I gemelli dormono abbracciati, perché il letto ad una piazza è stretto, allora bisogna stare vicini. Sora vuole bene al fratello, e l’altro ne vuole in ugual misura a lui, il loro è un amore fraterno come pochi: non si infastidiscono a vicenda, non si pongono mai domande scomode, e se uno dei due ha bisogno d’aiuto, l’altro lo soccorre, senza volere nulla in cambio. E’stato Roxas – anni prima- a svelargli che il mostro nell'armadio e l’uomo nero sotto il letto non sono altro che terrificanti utopie, e se Sora piangeva, o piange, perché soffre della solitudine creatasi dalla mancanza dei genitori, lui è sempre presente, gli dice di stare tranquillo, gli dice che mamma e papà non possono tornare a casa solo perché lui frigna, ed alla fine, quando si calma, gli da un bacio sulla fronte, e gli sussurra che lo proteggerà lui dalle cose che lo spaventano. Sora cerca di fare altrettanto per il fratello, e anche lui lascia sempre baci sulla fronte di Roxas.
 
Sora e Roxas sono sue persone ben distinte: Sora è ingenuo, piange per ciò che lo affligge, senza vergognarsene, sorride raggiante e ride contagiandoti, sempre; Roxas è cresciuto un po’ prima del tempo, urla a gran voce quando è frustrato, e ha tatuato il numero otto in caratteri romani sullo zigomo, perché otto è la differenza in secondi fra la sua nascita e quella di Sora, perché era l’otto di chissà quale mese quando ha dato il suo primo bacio ad Axel… chissà se si pentirà mai di quel piccolo e indelebile segno sulla pelle.
Sora e Roxas sono come bianco e nero, alba e tramonto, eppure, nonostante siano così differenti, sono legati fra loro. Ed è proprio fra loro due soli che è situato un santuario, dove falsità e menzogna svaniscono, dove possono esprimere il loro affetto perché voluto e cercato, dove dormono insieme nello stesso letto, proteggendosi a vicenda dagli incubi, dove il loro legame è puro e mai insicuro. Il santuario a loro dedicato, e da loro abitato.





Angolo dell'autrice:
E poi boh, doveva essere il continuo di Dream Eater Shirokuro Baku, ma... Houston, abbiamo un problema! Tra l'altro poi dovrei essere al lavoro su un altra storia... [Aly, perdonami! ><]
Bah, pazienza.
Sono sicura che l'unica cosa che manchi in questa One-shot siano gli unicorni e gli arcobaleni, o più semplicemente un Nyan Cat °°
E sono sicura anche di non aver scritto qualcosa dal senso logico, tanto per cambiare...
Bye bye!
  
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