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Autore: dalialio    22/03/2013    4 recensioni
Durante una nuova missione, le cose non vanno secondo i piani e Arthur non può fare a meno di infuriarsi con Cobb.
Se c’è di mezzo l’incolumità di Arianna, poi, è un altro paio di maniche.
...
Esisteva sicuramente una via di fuga da quell’inferno.
[The 30 Seconds to Mars experience]
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ariadne/Arianna, Arthur, Dom Cobb, Eames
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The 30 Seconds To Mars experience - This is War'
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Escape
*parte la musica della 20th century fox, con tanto di luci stroboscopiche e riflettori*

The Radiolina_936 production

presents




The 30 Seconds To Mars experience






Che cos'è la "the 30 Seconds To Mars experience"?
È la serie di fanfiction e originali scritta da me le cui storie si ispirano alle canzoni dei 30 Seconds To Mars.

Le storie sono song-fic?
No, non sono song-fic. Ho provato tante volte a scriverne, ma il risultato non è mai stato quello che speravo. Forse  in futuro imparerò a scriverne una.

Allora cosa intendi che le storie "si ispirano" alle canzoni?
Nella maggior parte delle storie ho solo preso spunto dal titolo della canzone, in altre ho usato anche alcune parti del testo. Preciso che comunque non ho seguito per filo e per segno il testo della canzone: come ho detto, mi sono solo ispirata.

Quante storie scriverai per questa serie?
Non ne ho idea! Finché non mi stufo, credo.

Possiamo leggere oppure continui ancora a rompere con questa presentazione?
Solo un'ultima cosa e poi vi lascio stare: le storie sono state scritte con l'intento di essere lette mentre si ascolta la canzona a cui mi sono ispirata. Escape potete trovarla qui.




La Radiolina_936 production

vi augura

buona visione lettura!









Escape



Time to escape,

No this is not a game,

This is war.





Esisteva sicuramente una via di fuga da quell’inferno.
Il vento sferzava il viso di Arthur, gettandogli la sabbia negli occhi. Si calcò il caschetto da militare sulla testa e strinse più forte il fucile da combattimento che teneva in mano. Quando un’indisciplinata goccia di sudore iniziò a farsi strada sulla sua tempia, si terse la fronte con il dorso della mano.
Stava letteralmente morendo dal caldo.
La divisa mimetica a macchie marroni e verdi, accompagnata dal pesante giubbotto antiproiettile, di certo non aiutava ad alleggerire la pesante situazione. Pesante era un eufemismo. Come facevano i soldati solo a camminare con quella roba addosso?
Ora riusciva a stimare gli uomini e le donne dell’esercito solo per l’abilità ad indossare quegli affari.
“Di qua!”, esclamò Cobb, accostandosi al muro di pietra di un’abitazione. Arthur lo seguì, incollandosi alla parete. Un grosso fuoristrada verde carico di soldati passò lungo la via principale. Pregò che non li avessero visti.
Come diavolo era riuscito a farsi convincere a partecipare a quella follia?
Quando Cobb gli aveva proposto l’ennesima missione, Arthur non avrebbe creduto che si trattasse di impiantare un’idea nella mente di qualcuno. Non di nuovo. L’esperienza con Fisher – e prima ancora con Mal – avrebbe dovuto insegnargli qualcosa. Sarebbe almeno dovuto essere un po’ più reticente, invece nulla.
Questo non è un gioco, Cobb. Lo sai bene”, lo aveva ammonito Arthur.
Dom l’aveva fissato con il suo solito sguardo serio, assicurandogli che dalle vicende precedenti aveva compreso come dovesse comportarsi. Non ci sarebbero stati errori: l’idea sarebbe stata impiantata in pochissimo tempo.
Forse era stata la notizia che i livelli del sogno erano solo due – Cobb aveva garantito che sarebbero bastati, visto che la mente del «soggetto» era semplice, se non addirittura superficiale –, o magari sapere che l’Architetto della missione era Arianna, stava di fatto che alla fine aveva accettato.
Quasi se ne pentiva.
In primo luogo, il «soggetto» era un ufficiale dei livelli più alti dell’esercito. Quando l’aveva saputo, Arthur non aveva avuto nemmeno il tempo di aprire bocca per iniziare la sua sfuriata che Cobb aveva cominciato a parlare. Gli aveva spiegato che le apparenze potevano ingannare, che il lavoro non sarebbe stato difficile solo perché il sergente Lewis era un importante membro dell’esercito. Secondo le sue informazioni, il tizio era un pappamolla, che aveva accettato un incarico amministrativo per non finire sul campo. Era stato meglio così, in un certo senso. Probabilmente avrebbe fatto più danni se fosse stato nei livelli più bassi rispetto alla posizione che aveva attualmente. Alla fine Arthur si era calmato, costringendosi a fidarsi di Cobb anche quella volta. Ma non gli era ancora passata del tutto.
In secondo luogo, non sapeva dove si trovasse Arianna. Quando si erano addormentati ed erano entrati nel sogno, Arthur e Cobb si erano trovati in mezzo alla strada polverosa di chissà quale zona di guerra – probabilmente Afghanistan o Iraq –, vestiti in divisa e armati, ma di Arianna e Eames non c’era traccia. Arthur sperava che almeno i due fossero assieme. Ma se Eames si azzardava ad importunarla...
Cobb si assicurò che l’automezzo si fosse allontanato abbastanza prima di staccarsi dal muro e riprendere a muoversi. Arthur lo seguì con movimenti attenti. Attraversarono la strada principale e si imbucarono in uno stretto vicolo.
La sub-sicurezza del sergente era davvero ben addestrata, bisognava ammetterlo. Arthur non si sarebbe aspettato diversamente: tutti i membri dell’esercito venivano preparati a bloccare qualsiasi intrusione nelle loro menti. Cobb e Arthur avrebbero dovuto prestare attenzione.
Il rumore sordo di spari lontani arrivò alle loro orecchie. Dom e Arthur si guardarono per un secondo, poi, come se avessero letto uno i pensieri dell’altro, avanzarono velocemente verso il punto da cui erano provenuti i rumori.
Poteva trattarsi di Eames o, peggio, di Arianna. Certo, non le poteva succedere niente – se fosse stata uccisa si sarebbe soltanto svegliata dal sogno –, ma se le avessero fatto del male la ragazza avrebbe comunque sofferto.
Il dolore è nella mente. Una delle tante cose che Arthur aveva provato sulla propria pelle, ad esempio quando nel sogno di Saito la signora Cobb gli aveva sparato ad una gamba.
Cobb e Arthur proseguirono lungo il vicolo, scavalcando sacchi della spazzatura e aggirando alcuni barboni che si erano accampati lì. La stradina era davvero stretta, costeggiata da case con muri alti. I colpi erano provenuti da un punto indistinto alla fine della viuzza. Trovare il luogo esatto sarebbe stato un’impresa.
Altri spari rimbombarono lungo il vicolo, rivelando che l’aggressione stava avvenendo all’interno di un’abitazione che avevano appena superato.
Arthur fece dietrofront e si lanciò dentro la porticina di legno della casa. I rumori provenivano da uno dei piani superiori, così si lanciò su per le scale.
Ci furono altri spari. Eames imprecò. Arianna gridò.
Arthur aumentò il passo. Arrivò al secondo piano con il fiatone, in tempo per assistere alla scena: nella piccola stanza da letto, un energumeno in divisa teneva Arianna tra le braccia. L’arma dell’uomo giaceva sul pavimento a qualche metro di distanza, quella di Arianna si trovava ai loro piedi. Il tizio le aveva afferrato la gola con le mani e stava cercando di soffocarla. La ragazza si dibatteva con tutte le sue forze, inutilmente, mentre una lacrima le rigava la guancia per la mancanza di ossigeno.
Arthur sentì la rabbia salirgli dallo stomaco fino alla testa. si fiondò verso i due, ma in quel momento l’uomo-armadio lasciò cadere la ragazza a terra. Arthur la afferrò al volo e piantò una pallottola nella fronte della proiezione.
Si voltò verso Arianna, inerte tra le sue braccia. Le prese il viso tra le mani, controllò respiro e battito.
Nulla. Era morta e si era svegliata. Doveva essere terrorizzata.
Gli balenò in mente un’idea. A Cobb non sarebbe piaciuta per niente, ma cosa poteva farci Arthur? Avrebbe mandato a puttane l’intera impresa, ma non gliene importava niente.
Afferrò una pistola dal pavimento e se la puntò alla tempia. Senza pensarci due volte premette il grilletto.
Un attimo di buio, poi aprì gli occhi. Si ritrovò nel solito magazzino dismesso che usavano come “quartier generale”. Si tolse dal braccio il tubicino collegato alla vena e scese velocemente dal lettino. Si fiondò verso Arianna, che era seduta sulla sua brandina e si stringeva la gola con le mani.
Proprio come Arthur aveva temuto. Il dolore è nella mente, e Arianna aveva sofferto.
Prese la ragazza tra le braccia, stringendola a sé. Arianna singhiozzava contro la sua spalla.
“Va tutto bene”, le sussurrò all’orecchio, carezzandole i capelli. “È tutto finito”.
Alla fine Arthur aveva trovato una via di fuga da quell’inferno.
Insieme a lei.




Nota dell'autrice

Finalmente ce l'ho fatta. Era da un'eternità che desideravo scrivere qualcosa in questo fandom e finalmente è arrivata l'ispirazione per farlo.
Inutile che io vi dica quanto bello sia il film e quanto io shippi Arthur e Arianna (sì, uso il nome in italiano perchè mi piace di più), perché credo che chiunque militi in questo fandom pensi lo stesso.
Lasciate solo che vi dica che mi sento fiera di me stessa, perché da una canzone (in realtà solo da qualche verso) sono riuscita a tirare fuori una shot su Inception. È stata solo una botta di fortuna, mi capitasse più spesso!
Essendo questo il mio primo tentativo di militare su questo fandom (spero sia il primo di molti!) mi fareste super felice se lasciaste un commentino piccino piccino!
Alla prossima!
Chiara

   
 
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