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Autore: misScarlett    22/03/2013    2 recensioni
Klaus Mikaelson non ama parlare di sé. Non è dato sapere come e quando l'amore l'abbia colpito, o se sia proprio questo la causa della sua malvagità. Sembrerebbe senza sentimenti, a un occhio disattento. Incapace di amare.
E se invece avesse amato così tanto, in passato, da non poter più provare un amore tanto forte? Se la perdita di quella donna fosse stato un colpo troppo duro?
E se questa donna comparisse dopo secoli, solo per lui? Chi è lei? Come è fatta? Qual è la loro storia?
E' questa.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Accesa. Spenta. Accesa. Spenta.
Accesa.
Spenta.
Si divertiva ad accendere e spegnere quell'interruttore, uno stupido interruttore della luce, con il risultato che la lampada sul comodino di quella casa si illuminava per poi tornare all'oscurità, continuamente. Ma il divertimento svanì presto, lei rimase al buio. Benchè fosse notte e all’interno di quella casa non ci fosse nessuna luce accesa ad illuminare le stanze, lei sapeva benissimo cosa aveva intorno: era seduta su un divano in pelle nera - con macchie rosse adesso, certo – e attorno stavano le due poltrone abbinate; un tavolino di cristallo al centro – con un particolare centrotavola, c’era da ammetterlo – e giornali e fogli e mappe e documenti sparsi ovunque; soprammobili rotti per terra, una televisione all’angolo, due lampade da terra ai lati. Oh, poi c’era un cadavere. Quel soprammobile macabro sul tavolino. Era stato inutile in vita, ora era utile come poggiapiedi. Non era stato un completo buco nell’acqua: se non altro aveva scoperto dove poteva trovare lui. Sarebbe stato sorpreso di trovarla viva, esattamente come allora? L’avrebbe perdonata per essere sparita per così tanto tempo? O, peggio di tutto, l’aveva dimenticata, se non sostituita? La porta si aprii lentamente, lasciando entrare uno spicchio illuminato proveniente dal corridoio adiacente.
- C’è nessuno? Josh, ci sei? Ti ho portato i…
- Josh è occupato.
Uscì allo scoperto e si piantò di fronte alla porta, osservando quella giovane che stava cercando di entrare. Era esile, bionda e con dei piccoli occhi verdi, terrorizzati. Sorrise, non voleva uccidere anche lei. Oppure sì, dipendeva da come si fossero poste le cose.
- I-io, sono passata a dargli una cosa, posso ripassare.
- Dubito che servirebbe.
La ragazza sembrava non capire, o forse era solo troppo spaventata per riuscire a farlo. Effettivamente non la si poteva biasimare: aveva di fronte una donna che apparentemente non dimostrava più di una ventina d’anni. Era magra, dalla carnagione olivastra, gli occhi scuri, tanto da sembrare neri e diabolici, dei lunghi capelli lisci e neri, delle labbra piegate in un sorriso sadico e sporche di sangue. Così come la maglia che indossava. E le sue mani. La biondina sembrava paralizzata dalla paura e non oppose resistenza quando l’altra la fissò dritta negli occhi.
- Torna a casa, dimentica tutto e esci da lì solo fra due ore.
Quella fece esattamente come le era stato detto ed ebbe salva la vita. La guardò allontanarsi, finchè non sparì dalla sua vista. Rientrò dentro quell’appartamento pieno di disordine e morte, e andò a lavarsi le mani. Le pulì accuratamente da tutto il sangue, che sparì sotto forma di acqua rossa all’interno del tubo di scarico. Poi prese la sua giacca, le chiavi della macchina di Josh e uscì di casa, diretta a Mystic Falls.
Josh Cooper era solo un povero disgraziato. Era probabilmente capitato nel posto sbagliato al momento sbagliato: vampiro novellino e per nulla prudente, era stato fin troppo facile da scovare.  L’aveva incontrato per la prima volta in un pub di Manhattan, ubriaco e mezzo fatto. Era stato facile fargli dire quanto sapeva sui vampiri della zona, compresa Katerina. Aveva scoperto con piacere che ancora fuggiva spaventata, per quanto questo aggettivo sembrava addirsi poco a lei, ma sapeva per certo che nel farlo manteneva il suo solito stile. L’aveva fatto per secoli. Sua sorella. Era difficile scegliere fra la famiglia e l’amore, ma Katerina rendeva molto semplice quella scelta. Ma non era esattamente lei che voleva trovare: era Klaus. Era convinta che trovando lei avrebbe trovato anche lui nei paraggi, ma evidentemente si sbagliava.  Ecco perché ora si stava dirigendo in quella cittadina, per ritrovarlo. La sua umanità l’aveva abbandonata per tanto tempo.
Spenta.
Come quella luce nell’appartamento che aveva appena lasciato. Aveva ucciso la sua umanità per riuscire a essere ancora forte, lucida, razionale. Per non avere emozioni, per sopravvivere. In un modo o nell’altro però, quell’umanità era tornata a farle visita, sempre più insistentemente. Il suo cuore nero come i suoi capelli aveva ripreso a battere, a riempirsi di luce un’altra volta. E mentre il vento le passava tra i capelli, mentre era alla guida di quella decappottabile nera, con il cadavere di Josh al fianco, pensò che era venuto il momento di abbandonarlo lì, in mezzo alla strada, inscenando un tragico incidente. Le piaceva fare queste cose. Poi avrebbe corso, Mystic Falls era sempre più vicina.
Lui era sempre più vicino.


[breve intro per una raccolta che ho in mente; ho pensato che l'arrivo di una persona fondamentale per Klaus, come l'unica donna che abbia mai amato, potesse essere un buon punto di partenza per una serie di racconti dedicati a lui. In questo prologo ho voluto spiegare il minimo, cercando di incuriosire ma non dare troppe informazioni. Il personaggio femminile in questione verrà svelato nel prossimo capitolo, in cui avverrà l'incontro fra lei e Klaus. Come ho già detto nella storia si tratta di una ipotetica e inventata sorella di Katherine. Spero che vi abbia incuriosito, ci terrei che mi faceste sapere, è molto importante per me! Aggiornerò con un nuovo capitolo entro il 24 marzo 2013. Alla prossima puntata! ]
  
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