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Autore: zaynsciuffo    23/03/2013    2 recensioni
-Non alzare mai più la voce con me.-
Fece scattare la sua mano attorno al mio collo, ma questa volta strinse. Lentamente la trachea veniva compressa e mi aggrappai al suo braccio, stringendolo per pregarlo di smetterla.
-Capito?- ringhiò.
Boccheggiai per un po’ d’aria e strinsi gli occhi.
-Z-Zayn… mi fai male…-
La mia presa al suo braccio aumentò, fino ad avere le falangi bianche, poi lui aprì il palmo della mano e mi lasciò cadere sul pavimento freddo. Mi portai una mano alla gola e iniziai a respirare avidamente. Tossii un paio di volte e, quando mi ristabilizzai, mi alzai velocemente e raggiunsi l’attaccapanni vicino all’ingresso.
-E ora dove vai in pigiama, francesina?- chiese, stufo.
-Me ne vado da te. E’ finita, Zayn. Non toccarmi mai più.-
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevamo un bellissimo rapporto. Lo amavo come non avevo mai amato nessuno in vita mia. Era l’unica persona con cui mi trovavo bene, se stavo con lui non mi interessava del resto del mondo. Esistevamo solo noi due. Stavamo insieme da due anni e convivevamo da qualche mese. Svegliarmi la mattina con lui al mio fianco era la cosa più bella che mi potesse capitare. Mi sfoderava sempre un sorriso sgargiante e mi dava il buongiorno, con la sua tipica voce bassa del mattino. Gli scompigliavo il ciuffo moro e rispondevo con un ‘buongiorno anche a te’. Lui rideva della mia ‘r’ moscia. Non era colpa mia, ero nata in Francia. Ci prendevamo spesso in giro per le nostre pronunce diverse.
Negli ultimi mesi però era cambiato. Faceva sempre tardi la sera e non riuscivo ad aspettarlo in piedi. La mattina seguente non lo trovavo nel letto, spesso era già uscito per andare al lavoro. Ma non mi preoccupai troppo, ultimamente c’era poco personale nel suo bar e doveva fare i turni anche degli altri.
Quella mattina mi svegliai. Tastai il lato destro del letto e lo trovai completamente vuoto. Sospirai e sprofondai il viso nel cuscino bianco. Dopo qualche secondo mi diventò difficile respirare e mi misi a sedere, controllando l’orario nella sveglia sul comodino. Quasi le nove. Infilai i piedi scalzi nelle pantofole bianche e mi trascinai in salotto, giù per le scale. Afferrai il telecomando sul divano e premetti il tasto per accendere la televisione. Cambiai sul canale delle news e lasciai parlare la giornalista mentre io mi avviai in cucina. Mi preparai un caffè e lo versai in una tazza a caso. Il campanello suonò e sobbalzai, rovesciandomene un po’ sulla mano. Mi trattenni dall’imprecare, presi uno scottex e lo tamponai sul bruciore, mentre raggiunsi velocemente la porta.

-Ciao Josephine!- mi salutò Niall. Era un grande amico di Zayn ed era diventato pure il mio, da quando lui stava fuori quasi tutto il giorno.

-Niall, non chiamarmi così.- sbuffai. Non mi piaceva che mi chiamassero per intero.

-Mi spieghi perché non ti piace il tuo nome, Jo?- si corresse.

Lo feci entrare e lo portai in cucina, iniziando a preparargli un caffè.

-Non so.- mi limitai a rispondere.

Versai il liquido amaro dentro ad una tazza azzurra e gliela porsi, insieme ad una ciotola di zucchero e un cucchiaino. Mi ringraziò e ne cosparse due cucchiai abbondanti.

-Ti va di andare a fare un giro?- mi propose, sorseggiando il suo caffè.

-E dove?-

Alzò le spalle. –Non so, se vuoi possiamo anche passare da Zayn, devo lasciargli una cosa.-

Sospirai, sorridendo. Non ero mai andata a trovare Zayn a lavoro, negli ultimi tempi mi diceva che era molto impegnato. Ma pensai che sarebbe stato carino fargli una sorpresa.

Va bene.- annuii.

Finimmo insieme le nostre tazze di caffè e gli dissi di aspettarmi in salotto, mentre io andavo in camera a cambiarmi. Mi infilai dei jeans chiari, degli stivali beige e un maglione bianco.
Il clima rigido di Novembre mi colpì in pieno volto appena fatto un passo fuori da casa. Mi strinsi nella mia sciarpa nera e Niall sogghignò. Allungò il gomito verso di me e lo presi sottobraccio, mentre ci incamminavamo per le strade di Bradford.
Arrivammo al piccolo bar dove lavorava il mio ragazzo. Era un piccolo edificio marrone, una vetrata che dava sull’esterno e la porta di vetro da cui si accedeva all’interno. Entrammo e venimmo investiti da un’ondata di calore che proveniva dal riscaldamento. Mi guardai attorno, incontrando gli sguardi dei colleghi di Zayn e li salutai. Ma del ragazzo tatuato non c’erano tracce.

-Liam, sai dov’è Zayn?- mi precedette Niall.

-Sul retro.- indicò Liam.

Ringraziammo e ci dirigemmo verso il punto indicatoci. Aprimmo la porta scricchiolante e ci ritrovammo nel magazzino. Ancora non lo vedevo. Mi feci largo tra le pile di cassette di legno, fino a che non riconobbi la sua voce provenire da fuori.

-Zayn?- lo chiamai.

Qualcosa cadde e mi trattenni dal ridere. Lui sbucò da dietro una porta e sorrise d’istinto. Poi mise a fuoco la mia figura e si fece sorpreso.

-Jo, che ci fai qui?- chiese, serio.

-Niall doveva portarti una cosa e ne ho approfittato per venire a trovare il mio ragazzo.- sorrisi, mentre mi avvicinavo a lui.

Gli stampai un piccolo bacio sulle labbra e mi ritrassi.

-Cosa devi darmi, Niall?- disse, rimanendo sulla soglia di quella porta.

-Ti sei dimenticato il tuo accendino a casa mia.-

Lo prese fuori e mi ritrovai a fissare l’oggetto tra le sue mani, poi Zayn, che stava gesticolando a Niall.

-Tu fumi?- chiesi, incredula.

-Solo un po’.- si difese. –Hai qualcosa contro le sigarette?-

Mi sorprese il suo tono. Era molto strafottente, ma mi imposi di vederlo in un’altra maniera.

-N-no, è che mi sarebbe piaciuto essere informata…- balbettai, confusa.

-Beh, ora lo sai.- rispose, freddo, afferrando l’accendino e mettendoselo in tasca.

Corrugai la fronte e lui mi scambiò un bacio veloce in bocca, per poi richiudere la porta. Mi voltai verso di Niall, ancora confusa, e camminammo insieme fino all’uscita del bar.

-S-scusami Jo, pensavo che ne fossi al corrente…-

-Tranquillo, tu non centri niente.- lo rassicurai.

-E non volevo che lo venissi a scoprire a causa mia…-

-No, anzi, è stata una fortuna.- borbottai.

Non capii perché doveva tenermi nascosto il fatto che fumasse. Mi diede molto fastidio.

*  *  *

Niall si fermò il pomeriggio a casa mia. Mi faceva una grandissima compagnia e ormai passavo più tempo con lui che con Zayn. Era divertente e le ore passavano in fretta se stava con me.
Erano le undici e mezza di notte. Stavamo guardando qualche programma comico e avevamo passato un quarto d’ora a ridere. Mi stesi sul divano e appoggiai le gambe su quelle di Niall. Gli sorrisi e lui scosse la testa, poi mi appoggiò una mano su di esse. Aguzzai le orecchie quando riconobbi una chiave infilarsi nella serratura. La porta si aprì e spuntò Zayn.

-Ciao tesoro.- lo salutai, voltandomi verso di lui.

Lui richiuse la porta, lentamente. Si girò verso di me e rimasi sconcertata nel vedere la sua espressione. Era stanca, confusa, pigra e mi metteva in soggezione. I suoi occhi erano scuri e vitrei e mi fecero sobbalzare.

-Che cosa ci fai in casa con la mia ragazza?- ringhiò verso di Niall.

Mi sorprese il suo tono di voce basso, che proveniva dal profondo del suo petto. Mi spaventai, lo ammetto, e mi misi a sedere, per poi iniziare a torturarmi un unghia.

-Le stavo facendo compagnia, tu sei via tutto il giorno e allora…-

-Così mentre io lavoro, tu te la scopi per bene eh?- lo interruppe, senza accenno di scherzo.

Sgranammo entrambi gli occhi e lui si alzò in piedi per protestare.

-Ma cosa stai dicendo? Zayn, seriamente, scherzi?-

-Non scherzo affatto.-

Capii che diceva la verità. Non stava scherzando, e si vedeva. Si avvicinò stancamente alla maniglia della porta, con le braccia a penzoloni, e l’abbassò.

-Non tornare mai più in casa mia.- ringhiò.

Aprì la porta e si fece indietro, per permettere il passaggio a Niall. Io riuscivo solo ad assistere a quella scena, ero completamente sconvolta. Che gli stava accadendo?

-Zayn, siamo amici da…-

-Vattene.- ripetè, con la voce profonda che emise un ringhio.

Vidi Niall farsi serio, capii che era spaventato, e si avviò verso la porta. Mi lanciò un ultimo sguardo prima che Zayn gli batté la porta dietro, chiudendolo fuori.

-Sei completamente impazzito?!- sbottai, scattando in piedi.

-Stai zitta.-

Rimasi a bocca aperta. Mi tremavano le mani e il cuore mi batteva fortissimo dal quanto ero arrabbiata, ma non riuscivo più a ribattere. Continuai semplicemente a fissarlo con un’espressione incredula.

-Vieni a letto.- ordinò.

Lentamente percorse il salotto fino alle scale, che salì pigramente. Barcollò ad ogni gradino e lo sentii sbattere la porta di camera. Mi passai le mani sul viso e sprofondai nel divano. Non sarei andata a letto con lui fino a che non si sarebbe messo apposto di testa, questo sicuro.
Il telefono squillò, producendo il suono di un trillo. Guardai il display e non aspettai ad aprire il messaggio.
 
Niall.
 
Jo, stai bene? Ti ha fatto qualcosa? Ti ha detto qualcosa? Rispondimi. x.
 
Mi sbrigai a digitare che stavo bene e che mi aveva solo risposto male. Gli dissi che probabilmente era solo ubriaco e che domani sarebbe stato meglio. Tralasciai il fatto che non volevo dormire in camera con lui e gli diedi la buonanotte. Mi stesi sul divano e mi appoggiai una mano sulla fronte. Era calda, ma non mi sentivo la febbre. Ero solo arrabbiata, e delusa. Soprattutto delusa dal mio ragazzo, che aveva iniziato a fumare senza dirmi niente e che si era ubriacato.

*  *  *

-Grazie per aver passato la giornata con me.-

Niall rise, scuotendo la testa. –Grazie a te.-

Poi sospirò. Abbassò il capo e si osservò le scarpe. Quando alzò il viso, vidi che si era rabbuiato e mi sorprese quel suo cambiamento d’umore inaspettato.

-Zayn mi avrebbe…-

Si interruppe da solo. Non sapeva bene neanche lui che cosa gli avrebbe fatto se avesse scoperto che eravamo usciti anche dopo quello che gli aveva detto.

-Non importa.- lo rassicurai.

-Ti accompagno in casa se vuoi, ho paura che lui possa…-

Si bloccò un’altra volta. Sapevo cosa intendeva. Aveva paura che Zayn mi facesse del male, che mi picchiasse. Ma io ero sicura che aveva solo bevuto un po’ troppo e che oggi si sarebbe scusato.

-Non mi accadrà niente, Niall. Ti ringrazio.-

Mi attaccai al suo corpo d’istinto. Gli ero così grata perché si preoccupasse per me, era l’unico che da settimane lo faceva. Mi appesi al suo collo e lo tirai un po’ più giù, alla mia altezza. Lui, mentre rideva nervosamente, appoggiò timidamente le sue mani sulla mia schiena. Dopo qualche secondo le sue braccia si strinsero attorno alla mia vita e mi ritrovai completamente premuta contro il suo corpo. Mi infondeva una sicurezza grandissima, che neanche Zayn riusciva più a trasmettermi.

-Ridillo.- sussurrò.

-Cosa?-

-Ti ringrazio. E’ così divertente la tua ‘r’.-

Scoppiai a ridere, ma non ripetei la frase. Ci slacciammo dall’abbraccio e gli diedi la buonanotte. Feci per aprire il cancelletto del grande giardino di casa, quando la mano di Niall mi afferrò il polso e mi trattenne.

-Josephine.-

Annuii, trattenendomi dallo sbuffare per avermi chiamata con il mio nome intero.

-Se hai bisogno, chiamami.-

Si allungò verso di me e mi rubò un piccolo bacio sulla guancia rosea, che cambiò subito colore e diventò rossa. Il cuore perse un battito mentre mi lanciò un occhiolino, poi ritornò sui suoi passi, verso il nero della notte. Mi portai la mano alla guancia e me la sfiorai. La bocca di Niall sulla mia pelle mi produceva una sensazione stupenda. Possibile che mi stessi piano piano innamorando di lui?
Mi ripresi dai miei pensieri e mi strinsi nel cappotto, mentre camminai verso la soglia della porta di casa. Una volta entrata, mi sbrigai a infilarmi un comodo e caldo pigiama e mi preparai una tazza di caffè. Mezz’ora passò. Zayn non era ancora arrivato. Un’altra mezz’ora passò e iniziai a chiudere gli occhi. Ero in uno stato di dormiveglia quando sentii le chiavi nella serratura. Mi svegliai del tutto e cambiai canale della televisione, mentre iniziavo a sentirmi nervosa. La porta si spalancò e batté contro il muro bianco. Sobbalzai e mi voltai per vedere lo stato di Zayn. Aveva le braghe calate più del solito, la giacca nera di pelle era a penzoloni su una sola delle sue braccia, i capelli scompigliati sulla fronte e l’espressione come quella del giorno prima.

-Zayn, ma cosa…-

Non riuscii a finire la frase. La porta sbattè ancora, questa volta alla sua chiusura. Sobbalzai ancora mentre mi alzavo in piedi. Zayn si pulì la bocca con la manica nera e avanzò lentamente verso di me, agitandomi l’indice contro.

-Io lo so cosa fai quando io non ci sono.-

Aggrottai la fronte. Era ubriaco fradicio e sentivo sempre di più la puzza dell’alcool man mano che si avvicinava a me.

-Tu vai a letto con Niall, lo so.-

Non ci credevo, era convinto che io e Niall fossimo stati assieme. Sbuffai rumorosamente, esasperata.

-Piantala Zayn di dire cavolate.- risposi, fermamente.

-Cos’hai detto?-  disse, con tono intimidatorio.

-Ho detto di smetterla di dire cazzate.- ripetei, rifiutandomi di fargli capire che ero abbastanza spaventata.

Lui avanzò a passi veloci verso di me e mi afferrò il collo, ma non lo strinse. Non mi fece male, me lo prese e basta. Con l’altra mi tirò un fianco contro il suo bacino e allungai le mani contro il suo petto, per aumentare la distanza tra i nostri corpi.

-Se non fai la brava, dovrò punirti.- sussurrò.

Il suo alito pesante mi invase le narici e arricciai il naso, disgustata. Lentamente fece scivolare la mano dentro ai miei pantaloni e rabbrividii, cercando di spostarlo da lì. Non si smuoveva. Continuava a tenermi stretta al suo corpo e mi strinse rudemente un gluteo. Fu in quel momento che lo spinsi con tutta la forza che avevo e mi allontanai di qualche passo da lui, tirandomi più in su la parte sotto del pigiama.

-Ma che cosa credi, Zayn? Che io sia il tuo joujou?- sbottai, spostandomi la frangetta bionda che mi era caduta davanti al viso.

Si diceva così in Francia, per dire che non mi poteva trattare come una bambola. Lui scoppiò in una risata fragorosa e gettò la testa all’indietro, rischiando di ribaltarsi, dato l’equilibrio precario causato dallo stato di ubriachezza.

-Cos’è che sei?- chiese, strafottente, con il riso pronto a uscire di nuovo.

-Non sono il tuo giocattolo, Zayn. Credi che tu possa usarmi per i tuoi scopi pervertiti come ti pare e piace? Non sono un manichino e non mi piace come ti stai comportando ultimamente.- scoppiai.

Respiravo affannosamente, dato il mio tono alto di voce. Lui rimase spiacevolmente sorpreso e si avvicinò una seconda volta a me.

-Non alzare mai più la voce con me.-

Fece scattare la sua mano attorno al mio collo, ma questa volta strinse. Lentamente la trachea veniva compressa e mi aggrappai al suo braccio, stringendolo per pregarlo di smetterla.

-Capito?- ringhiò.

Boccheggiai per un po’ d’aria e strinsi gli occhi.

-Z-Zayn… mi fai male…-

La mia presa al suo braccio aumentò, fino ad avere le falangi bianche, poi lui aprì il palmo della mano e mi lasciò cadere sul pavimento freddo. Mi portai una mano alla gola e iniziai a respirare avidamente. Tossii un paio di volte e, quando mi ristabilizzai, mi alzai velocemente e raggiunsi l’attaccapanni vicino all’ingresso.

-E ora dove vai in pigiama, francesina?- chiese, stufo.

-Me ne vado da te. E’ finita, Zayn. Non toccarmi mai più.-

Finii di infilarmi le Converse, presi la giacca nera e uscii in fretta da quella casa orribile. Mentre camminavo nel vialetto di ghiaia, sentivo i suoi passi pesanti dietro di me.

-Non puoi andartene così, capito? Torna qui, Josephine!- sbraitò.

Non mi preoccupai neanche di controbattere. Iniziai a correre più veloce che potevo verso l’unica casa, verso l’unico ragazzo che poteva consolarmi e con cui mi potevo sfogare.

*  *  *

Suonai un paio di volte al campanello di casa di Niall. Sospirai e mi portai le mani tra i capelli. Forse stava dormendo. Non potevo disturbarlo così a mezzanotte e mezza.
Diedi le spalle alla porta di legno e ci appoggiai la schiena, abbassandomi lentamente, fino a cadere seduta sul pavimento del corridoio. Piegai la testa all’indietro e raccolsi le ginocchia al petto. Pregavo che Niall si svegliasse e che venisse ad aprirmi. Avevo voglia di abbracciarlo, dovevo cercare conforto nel suo bellissimo viso e nella sua voce soave.
Improvvisamente mi ritrovai appoggiata al nulla e la schiena sbattè all’indietro. Feci una smorfia di dolore e strinsi gli occhi. Quando li riaprii vidi quel biondino che desideravo.

-Niall!-

-Jo, che succede?-

Mi affrettai ad alzarmi da per terra e mi buttai sul suo corpo. Lui indietreggiò, dopo aver dato una spinta alla porta. Mi accorsi che aveva il petto nudo e mi sentii bruciare, mentre delle lacrime scesero sulle mie guance. Lui ricambiò subito la stretta e avvolse il mio corpo tra le sue braccia, stringendomi contro il suo petto color latte. Affondò il viso tra il mio collo e la mia spalla e sentii la pelle d’oca iniziare a formarsi.

-S-stai piangendo?- balbettò.

Una lacrima si era posata sulla sua spalla e io feci finta di nulla, ma lui se n’era accorto eccome. Mi strinse le braccia e mi allontanò da sé. La sua espressione si rabbuiò quando vide i miei occhi rossi e lucidi e si rattristì ancora di più quando strinsi gli occhi, facendo cadere svariate lacrime trasparenti al suolo.

-Ti ha toccata? Cosa ti ha fatto?-

Con un movimento insicuro piegai la testa di lato, lasciando visibile una serie di impronte rosse sul mio collo. Niall si irrigidì, serrò la mascella e i muscoli delle sue braccia si tesero, mentre spostava lo sguardo da un’altra parte. Ripoggiò i suoi occhi sui miei segni doloranti e li sfiorò con il pollice. Mi avvicinò ancora a sé e mi sfiorò i fianchi, mentre premeva leggermente le labbra sui punti rossi, lasciando una scia di baci umidi. La pelle d’oca si espanse lungo le mie braccia, fino alla punta dei piedi.

-Non gli permetterò di toccarti mai più.- sussurrò al mio orecchio.

Le sue parole erano le più sollevanti che avessi mai sentito e sospirai, sorridendo, mentre lo abbracciai ancora. Pochissimo dopo lui mi allontanò, si sedette sul bordo del letto e mi fece segno di sedersi sopra di lui. Mi misi a cavalcioni sulle sue gambe, mentre le sue mani mi coprivano le guance.

-Queste labbra sono appartenute per troppo tempo al ragazzo sbagliato.- disse, mentre con il pollice mi accarezzava il labbro inferiore, tirandolo leggermente in basso.

-Maledettamente sbagliato.- sussurrò.

Si avvicinò con decisione alle mie labbra e le premette contro le sue. Gli passai le braccia attorno al collo e gli strinsi i capelli biondi in un pugno. Apprezzò il mio gesto e sentii la sua bocca curvarsi in un sorriso. Le sue braccia erano avvolte fermamente attorno alla mia vita e non accennavano a volermi lasciar andare un centimetro più lontana. Adoravo le sue labbra morbide che si incastravano perfettamente tra le mie. La sua bocca sapeva di fresco e un brivido mi percorse la spina dorsale. Qualche momento dopo lui si allontanò delicatamente da me e tenne la sua fronte contro la mia.

-Sai che non ti tratterei mai come ha fatto lui.- sussurrò.

-Lo so.- dissi.

Niall non era Zayn. Mi era stato affianco nelle ultime settimane mentre lui non c’è mai stato e non faceva niente per stare con me. Quando ha alzato le mani sul mio corpo capii che Zayn non mi meritava. Io mi meritavo Niall, il dolce e premuroso irlandese.
La sua schiena si distese sul materasso e io appoggiai la mia testa sul suo petto muscoloso, ascoltando attentamente il ritmo regolare del suo cuore.

-Jo.- mi richiamò.

-Mh.- accennai come risposta.

-Puoi dire ‘ramarro marrone sul ramo marrone’?-

Scoppiai a ridere e Niall si unì a me. Traballai sulla sua pancia mentre la risata vibrava nel suo corpo.

-Buonanotte, Niall.-

-Buonanotte, Jo. Se hai bisogno di qualcosa, svegliami pure.- disse, per poi calare in un sonno profondo.

*  *  *

Fece scattare la sua mano attorno al mio collo, ma questa volta strinse. Lentamente la trachea veniva compressa e mi aggrappai al suo braccio, stringendolo per pregarlo di smetterla.

-Capito?- ringhiò.

Boccheggiai per un po’ d’aria e strinsi gli occhi.

-Z-Zayn… mi fai male…-

La mia presa al suo braccio aumentò, fino ad avere le falangi bianche, poi lui aprì il palmo della mano e mi lasciò cadere sul pavimento freddo. Mi portai una mano alla gola e iniziai a
respirare avidamente.

*  *  *

Scattai a sedere, ansimando. Avevo le guance bagnate di lacrime salate e continuavano a scendere lentamente.

-Hey Jo, tranquilla, era solo un incubo.-

Niall si alzò al mio fianco e mi strinse. Il mio respiro si stabilizzò e il pianto cessò all’istante. Volevo scordare tutti quello che era successo la notte prima, a casa “mia”.

-Ti preparo un caffè?- propose.

-Sì, grazie.-

Prima di alzarsi si sporse verso di me, spingendo in fuori le labbra e guardandomi innocente. Ridacchiai e gli stampai quello che doveva essere un bacio veloce, ma lui mi trattenne, poggiandomi una mano sul collo e tenendomi attaccato alle sue labbra. Lo abbracciai e iniziai a giocare con le sue ciocche bionde, che iniziavano ad essere castane per la ricrescita.

-Continua a farlo, ti prego.- sussurrò, con un sorriso soddisfatto che trapelava sulle sue labbra.

Le nostre fronti rimasero una contro l’altra mentre io continuavo a stringergli le ciocche tra le mie dita sottili. Sobbalzammo entrambi quando qualcuno suonò al campanello, seguirono dei bussi contro la porta e aggrottai la fronte.

-Niall, lo so che è lì con te, apri questa cazzo di porta!- sbraitò una voce che non volevo mai più sentire.

Il cuore si fermò all’istante e mi strinsi la maglietta, nel terrore del momento. Niall mi fece voltare verso di lui e si poggiò l’indice sulla bocca, segno di non fare rumore. Annuii, tappandomi la bocca per evitare che i singhiozzi rimbombassero nel silenzio. Lui si alzò dal letto e afferrò il suo cellulare sul comodino. Raggiunse la cucina e digitò qualche numero. Lo sentii parlare sotto voce. Stava avvertendo la polizia.

-So che siete lì! Siete troppo occupati a scoparvi eh? Io sfondo la porta se non venite ad aprirmi!-

Mi premetti ancora di più la mano sulla bocca e strinsi gli occhi, pregando che la polizia facesse presto. Iniziai a sentire i calci contro la porta. Al secondo calcio che tirava, corsi da Niall e mi avvinghiai a lui.

-Sta sfondando la porta, Niall. La sta sfondando!-

Mi contenni nel tono di voce e lui finì di parlare con l’operatore. Dopo pochissimo appoggiò il cellulare sul tavolo e mi prese la mano.

-Stai tranquilla. Non la sfonderà.-

l suo tono era rassicurante e in qualche modo mi convinsi che era così.
Ci sedemmo con la schiena contro il muro, aspettando il momento in cui Zayn avrebbe fatto irruzione nella stanza oppure la polizia che lo arrestava. Speravamo per la seconda. Qualche minuto dopo sentimmo diverse voci urlare contro Zayn e il calci contro la porta cessarono. Rumore di passi si allontanarono da davanti l’appartamento e aspettai che non si sentisse altro che i nostri respiri.
 
Zayn era stato arrestato. Io non dovevo più preoccuparmi di lui. Non era più niente per me, non esisteva più. C’era solo Niall. Io e lui. Lui ed io. Ma la cosa più importante era che non ero più il joujou di nessuno.
 
 
 
  
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