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Autore: Jules_Black    23/03/2013    1 recensioni
"- Non trova che la fissazione del protagonista per la matematica sia una fantasticata epocale?- guaì Eleonora, con lo sguardo carico di aspettativa.
- Ed eccola che ricomincia… Professore, lo sa che l’altro giorno praticamente uggiolava mentre la Paliani spiegava de l’Hôpital?- rivelò Gaia, scuotendo ampiamente la testa mentre l’altra farneticava circa la bellezza dei numeri primi gemelli.
- Spiegava… Chi?
- Gaia, stai parlando con uno che riduce la propria cultura all’esaltazione di Nonno di Panopoli- sentenziò, lapidaria, Eleonora.
- Bairo, Nonno di Panopoli è stato l’ultimo poeta…
- Di età ellenistica, lo so.
- Professore, non le conviene tentare di ridimensionare la sua esaltazione per la matematica. Ultimamente poi, ha preso a guaire anche davanti al teorema di Lagrange che prima le stava antipatico- sospirò Gaia Valente, risistemandosi il cerchietto rosso e guardando con affetto Eleonora Bairo. L’uomo, professor Guido Crispi, ridacchiò, profondamente divertito.
- Io adoro le scienze esatte, siete voi che amate annaspare nel mare dell’incerto e del vago perdendovi in participi piuccheperfetti dal valore dubbio- dichiarò, con un’occhiata truce per entrambi."

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Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Così parlò Michel Rolle.

 

Prima legge di Sodd: "Quando qualcuno cerca di raggiungere un obiettivo, sarà sempre ostacolato dall'involontario intervento di qualche altra presenza (animata o inanimata). Tuttavia, ci sono obiettivi che vengono raggiunti, in quanto la presenza che interviene cerca a sua volta di raggiungere un obiettivo ed è, naturalmente, soggetta a interferenze."


Seconda legge di Percival: "Più tieni ad una persona e più male ti farà stare."
 



- Signorina Bairo, Signorina Valente! Cosa ci fate in piedi a quest’ora?
Eleonora Bairo e Gaia Valente si fermarono, interdette, mentre stavano tentando di sgattaiolare fuori dall’albergo per raggiungere la spiaggia a un’ora improponibile della notte. Il grande orologio digitale a led rossi posto sopra il banco della reception segnava le tre e ventisette del mattino. Le due ragazze sussultarono nel sentire il richiamo incredulo del professore di lettere greche e si voltarono verso l’uomo, seduto sul divano della hall con un libro tra le mani.
- Potremmo farle la stessa domanda- esordì la giovane Eleonora Bairo, avvicinandosi al divano con un sorriso sornione. L’uomo le sorrise di rimando, posando il libro accanto a sé.
- Non è nella posizione di trattare, Bairo. Lei sta tentando di fuggire senza il consenso di un insegnante verso località ignote- rispose il professore, con uno sguardo arguto da dietro le lenti. Eleonora Bairo sospirò di delusione.
- Uno a zero per lei, ma lei è il professore e questo è abuso di potere- sibilò, con un'occhiata che voleva essere malevola, ma che invece fece ridacchiare l’uomo.
- Suvvia, professore… Stavamo solo andando in spiaggia- protestò Gaia Valente, affiancandosi a Eleonora e adocchiando con un certo desiderio il mare che spumeggiava oltre le vetrate alle spalle del professore.
- Valente, può anche smetterla di anelare al mare; o lui o il dieci alla fine dell’anno- dichiarò l’uomo, con un sorriso perfido a increspargli il viso. Gaia, all’improvviso, ebbe molta meno voglia di andare in spiaggia.
- Ricattatore- mormorò Eleonora, accomodandosi accanto al professore e prendendo tra le mani il libro che l’uomo stava leggendo un attimo prima. La copertina verde e l’occhio di una donna facevano da sfondo a un titolo che la ragazza conosceva bene.
- “La solitudine dei numeri primi”… Professore, mi sorprende!
Gaia, nel mentre, si accomodò sulla poltrona che fronteggiava entrambi.
- Davvero, non la facevo un tipo da letture di questo genere- assentì, dando ragione all’amica che ora sfogliava con aria interessata il libro.
- Non leggo solo libri di grammatica circa l’uso dello iota sottoscritto in autori…
- Non trova che la fissazione del protagonista per la matematica sia una fantasticata epocale?- guaì Eleonora, con lo sguardo carico di aspettativa.
- Ed eccola che ricomincia… Professore, lo sa che l’altro giorno praticamente uggiolava mentre la Paliani spiegava de l’Hôpital?- rivelò Gaia, scuotendo ampiamente la testa mentre l’altra farneticava circa la bellezza dei numeri primi gemelli.
- Spiegava… Chi?
- Gaia, stai parlando con uno che riduce la propria cultura all’esaltazione di Nonno di Panopoli- sentenziò, lapidaria, Eleonora.
- Bairo, Nonno di Panopoli è stato l’ultimo poeta…
- Di età ellenistica, lo so.
- Professore, non le conviene tentare di ridimensionare la sua esaltazione per la matematica. Ultimamente poi, ha preso a guaire anche davanti al teorema di Lagrange che prima le stava antipatico- sospirò Gaia Valente, risistemandosi il cerchietto rosso e guardando con affetto Eleonora Bairo. L’uomo, professor Guido Crispi, ridacchiò, profondamente divertito.
- Io adoro le scienze esatte, siete voi che amate annaspare nel mare dell’incerto e del vago perdendovi in participi piuccheperfetti dal valore dubbio- dichiarò, con un’occhiata truce per entrambi.
- Brutta fine, vero, Valente?
Gaia annuì, per poi togliere dalle mani di Eleonora il libro causa della discussione.
- Ora, di grazia, potete spiegarmi perché siete ancora in piedi a quest’ora?
- Spiaggia, professore. Festa in spiaggia- spiegò Eleonora, lisciandosi pieghe invisibili sulla stoffa dei jeans. Gaia annuì.
- Il mio rigido controllo non ha dato gli effetti desiderati, evidentemente. Immagino che Cilleni sia già a festeggiare- sospirò lui, guardando con fare intimidatorio prima Eleonora e poi Gaia.
- Mariangela è praticamente data per dispersa dalle ventidue. Sarà sparita con Francesco- ipotizzò Eleonora, accomodandosi meglio sul divano. Guido Crispi sbiancò.
- Bairo, Valente! Voi siete matte! Perché non so nulla delle sparizioni dei miei studenti?
- Professore, respiri con me… Va tutto bene. Cilleni sarà solo ubriaca, nulla di nuovo sul fronte occidentale- affermò Eleonora, facendo spallucce.
- Non mi citi Remarque in questo momento, Bairo! Dobbiamo andare a cercare Cilleni- sentenziò l’uomo, alzandosi di scatto. Eleonora lo seguì a ruota.
- Vado a prendere la giacca su in camera!- esclamò quest’ultima, mentre anche Gaia lasciava la comoda poltrona.
- Vi dispiace se non vi seguo nella grande avventura? Devo sistemare la valigia prima dell’alba e poi vorrei anche dormire un po’…- mormorò Gaia, sbadigliando in maniera piuttosto vistosa. Eleonora si voltò di scatto, con gli occhi sgranati.
- Tu hai già fatto la valigia…- le sussurrò, appena udibile. Gaia le sorrise, timidamente.
- E tu hai una cotta per Crispi da tre anni. Che ne dici, non è il momento di attaccare?
***
- Fa piuttosto freddo- mormorò il professor Guido Crispi all’indirizzo di Eleonora Bairo che camminava, con passi felpati sulla sabbia bianca, poco distante da lui. La ragazza, per tutta risposta, si strinse di più nella enorme sciarpa di lana bianca che l’avvolgeva, nascondendole parte del viso.
- Beh, siamo in territorio inglese. E’ matematico.
- E’ uno degli assiomi che regolano la tua vita, questo?- ridacchiò Guido, stringendosi un po’ di più nella giacca blu. Eleonora Bairo lo scrutò con aria divertita.
- Sarebbe piuttosto interessante per lei scoprire qual è l’assioma che regola la mia vita…- lo provocò la ragazza, nascondendo un sorriso sornione.
- Qualcosa mi suggerisce che Chiarini ti definirebbe “porcellona e invereconda” come il nostro compianto superuomo tribuno…
- Siamo passati a darci del “tu” come due vecchi amici?
- Bairo, io sono passato a darti del “tu”- rispose il professor Crispi, piuttosto serio, anche se dal tono era intuibile quanto invece volesse essere più confidenziale. Eleonora alzò un sopracciglio.
- Come siamo fiscali! Lo studio dei classici l’ha reso acido, mi consenta.
- Stai facendo la spregevole imitazione di un ben noto personaggio politico?
- Veramente è lei che sta tentando di sedurre una giovane che ha la metà esatta dei suoi anni- gli ricordò Eleonora, rallentando il passo per affiancarsi all’uomo.
- Mi stai dando del mascalzone… Rattuso?
- Lei perché invece utilizza volgarismi di questa portata?- lo redarguì la ragazza, sorridendogli allegramente. Il professor Guido Crispi scosse la testa con solenne drammaticità.
- Sei irrecuperabile, Eleonora.
Eleonora Bairo si fermò di colpo, mentre il vento imperversava su quel tratto di spiaggia a confine tra il territorio inglese di Gibilterra e il territorio spagnolo.
- Si sente bene?
- Certo, perché?
- Lei… Lei mi ha chiamato con il mio nome di battesimo due volte in tutta la mia vita!- mormorò, con gli occhi spalancati, appena udibile. Guido le rispose con uno sguardo fortemente interrogativo.
- Nei contesti informali non vedo la necessità di chiamare gli alunni con il loro cognome…
- Come siamo pedanti, Crispi. Pe-dan-ti- affermò lei, imitando la voce un filo troppo acuta dell’uomo che aveva davanti e che stava ridendo a crepapelle, dimentico dei suoi doveri nei confronti del resto della scolaresca.
- Siamo quasi arrivati al faro, comunque- gli ricordò infine lei, indicando la costruzione che si stagliava alta a qualche centinaio di metri di distanza da loro. Crispi sospirò, rassicurato.
- Cilleni è lì da qualche parte, vero?- domandò con apprensione, sperando davvero che la ragazza della III C fosse a festeggiare beatamente con i compagni, anche se brilla.
- Così vogliono le previsioni… Male che vada, possiamo sempre andare a cercarla nei meandri di qualche camera di albergo…
- Magari starà deliziando il professor Scilla!- esclamò l’uomo, lasciando trasparire quella vena pettegola che Eleonora aveva imparato ad amare.
- Lei è malevolo, professore- lo prese in giro la ragazza, scuotendo la testa con finta rassegnazione. Guido alzò le spalle, come se poco gli importasse di quel giudizio.
- Lei invece è sostanzialmente una furbona di prima categoria…
- Professore… - Eleonora all’improvviso abbassò il tono di voce – è normale che un faro… Vada a fuoco?
Guido Crispi alzò gli occhi verso l’esile colonna di fumo che si alzava dalla base del faro di Gibilterra. Per un nanosecondo rimase totalmente senza parole, estremamente basito.
- V-voi… Voi!
Il quel preciso istante il professore di lettere greche della classe III C stava per avere un infarto del miocardio. Respirò profondamente, o almeno, tentò di farlo, mentre Eleonora Bairo gli stringeva la spalla per infondergli un po’ di coraggio.
- Vedrà… Sarà stato solo un falò- lo rincuorò lei e lo sorpassò per raggiungere il faro il più in fretta possibile. Tuttavia il professor Crispi rimase fermo al suo posto, con gli occhi sbarrati che seguivano ansiosi il filo di fumo che saliva sempre più rapidamente e si attorcigliava a spirale.
- Professore… Mi dia la mano e andiamo!
Eleonora non era mai stata particolarmente sicura di sé così come voleva far credere al resto del mondo, tanto che, con evidente titubanza, gli porse la propria mano aspettando che lui l’afferrasse per proseguire il cammino. Guido abbassò gli occhi, poi li alzò verso il viso di lei, decisamente stupito.
- S-se n-non…- balbettò Eleonora, resasi conto del gesto evidentemente troppo avventato e davvero poco indicato in un rapporto alunna-professore. Tuttavia Guido Crispi, incapace perfino di spiccicare parola, prese la mano che lei gli offriva con una certa sicurezza. In silenziò, lei lo attirò verso il faro, là dove in fumo stava decisamente sfumando nel buio della notte.
- Bairo, non corra! Non sono un atleta provetto- si lamentò l’uomo, mentre la ragazza accelerava il passo e lo attirava per il tortuoso sentiero che conduceva al faro della cittadina di mare. Crispi, ansante, tentava di tenerle testa e l’unica cosa che riusciva a percepire con chiarezza era la fredda e liscia mano di lei che stringeva la sua.
 - Professore, siamo quasi a destinazione- tentò di rassicurarlo lei; dopo qualche metro rallentò l’andatura e si avvicinò con circospezione al luogo da cui l’ultimo esile filo di fumo si stava alzando. Si scorgevano distintamente tre persone nell’ombra, sedute attorno al quel che rimaneva del falò.
- Mariangela! Elisa! Dalila!
Due delle tre ombre sussultarono quando scorsero la giovane Eleonora Bairo che si avvicina mano nella mano con quello che inequivocabilmente era il professor Guido Crispi.
- Ele!- la richiamò Elisa non appena si accorse, seppur annebbiata dall’alcool, che era proprio lei la ragazza che stava venendo loro incontro.
- Ragazze! State dando fuoco al faro?- domandò Eleonora, avvicinandosi ancora di più ai resti di quello che si era rivelato essere un innocuo falò. Gli occhi di Dalila balzarono subito sulle loro mani intrecciati tanto che Guido Crispi si allontanò come se avesse appena preso una scarica elettrica di grande potenza.
- Voi siete pazze!- esordì il giovane professore, indicando i resti del falò e rivolgendo poi la sua attenzione verso Mariangela, a un passo dal coma etilico. Versava in condizioni disastrose e boccheggiava e balbettava senza ritegno.
- P-prof… Che bella visione!- stentò a dire Mariangela Cilleni, mentre il professor Guido Crispi si avvicinava con circospezione. La ragazza ubriaca gli sorrise dolcemente per poi chiudere gli occhi e mormorare qualcosa di stentato che assomigliava molto a un “vaffanculo al greco”. Guido tentò di scuoterla, senza tuttavia riuscirci. Si guardò intorno in cerca di Eleonora; lei osservava la scena con un sorrisetto sornione qualche metro più in là.
- Mariangela è a un passo dal coma- ed era piuttosto seria mentre lo diceva, tanto che Guido sentì un brivido scendergli lungo la schiena-, dovremmo farla vomitare!
Dalila ed Elisa rabbrividirono vistosamente non avendo voglia di infilare due dita nella gola della loro migliore amica che versava in condizioni pietose.
- Bairo! Mi rifiuto perfino di sentire un’altra parola su questo argomento. E voi due…- e si voltò verso Elisa Capillari e Dalila Andalo- dov’è il resto della classe?
Le due ragazze si guardarono, poi Elisa mormorò il nome di un pub non particolarmente distante dal faro bianco di Gibilterra.
- Benissimo! Io e Bairo riporteremo Cilleni in albergo. Voi due andate in questo maledettissimo pub e riportare i vostri compagni in hotel tra venti minuti. E se- e scostò la manica del giubbetto per guardare l’orologio- alle quattro e quattordici non sarete nella hall, vi farò bocciare uno per uno! Sì, anche tu, Bairo. Non fare quella faccia!
Guido Crispi non era mai stato tanto seria in vita sua. Riprese fiato dopo la sfuriata e poi si avvicinò a Mariangela, prendendola sotto un ascella per tirarla su.
- Bairo? Stiamo dormendo in piedi? Forza, vieni qui ad aiutarmi- ruggì, in direzione della ragazza, pallida e spaventata dopo quella reazione. Si avvicinò a Mariangela Cilleni con circospezione e imitò il gesto del professore, mentre le altre due ragazze andavano via a passo svelto. L’aria si stava facendo più fredda.
- Io, davvero… Non so proprio cosa vi passi per la testa! Questa tra poco mi muore tra le braccia! Signore, ti prego, aiutaci! Preghiamo, Bairo. Preghiamo.
Eleonora Bairo, dall’alto della sua ben poca fede, iniziò a ridere, mentre trascinava la sciagurata Mariangela Cilleni lungo la strada, fortunatamente non trafficata, che dal Trinity Lighthouse conduceva al loro albergo. Crispi le lanciò uno sguardo obliquo piuttosto gelido.
- Bairo… Il tuo nove.
Mariangela, in quel momento, singhiozzò rumorosamente, tanto che perfino Guido, in quella situazione così stramba, iniziò a ridere selvaggiamente. Eleonora si spaventò, dato che l’ilarità del momento non accennava a diminuire e Crispi ormai era piegato in due dalle risate.
- Professore… Si sente bene?
Guido le sorrise da dietro le lenti, mentre si asciugava qualche lacrima con la punta delle dita.
- Bairo, non cogli anche tu l’ironia forte della situazione? Tutta l’angosciosa quête di questa notte… Sembra di essere finiti in una pagina del Furioso!- scherzò lui; Mariangela Cilleni gli rovinò sulla spalla, dato che Eleonora aveva mollato la presa.
- Bairo? Ma sei impazzita anche tu?
- Santa puzzola, professore! Non mi citi il Ludovico alle quattro del mattino in una strada deserta di una terra straniera in una terra straniera mentre Cilleni progetta di vomitarmi addosso! Non me lo citi!
Eleonora Bairo sembrava piuttosto sconvolta.
- La frase che hai appena pronunciato sembra il titolo di un film di Lina Wertmüller.
- Lei senza sarcasmo muore, vero?
La ragazza, con un ultimo sguardo truce, attirò a sé il braccio di Mariangela Cilleni e riprese a camminare, seguita da Guido Crispi che ancora ridacchiava.
- Tu sei proprio folle, Eleonora, fattelo dire!
- Professor Crispi, non è il caso.
- Ti stai ribellando al professore?
- Sì, mi sto ribellando alla sua acidità e al suo sarcasmo. E’ un uomo così detestabile, delle volte.
- Sei sovversiva, Bairo- mormorò lui, con Mariangela che spingeva probabilmente non apposta per farlo cadere.
- Sono solo davvero stanca di stare qui, a trasportare questo sacco di patate!- sbottò, dando uno strattone a Mariangela per farle aumentare l’andatura. La strada era completamente deserta e nemmeno una delle costruzioni bianche ai lati era illuminata.
- Eleonora, però, sii più delicata!
- Non mi faccia la morale; non dopo che mi ha rovinato la serata con le sue stravaganze! Non avrei mai creduto di poter passare l’ultima notte qui con lei. E Cilleni. Mezza morta.
- Le vie del Signore sono infinite- mormorò, forse più rivolto a se stesso che non a Eleonora.
- Vedo l’albergo!- esultò la ragazza, dopo qualche passo. Qualcosa però interruppe la calma piatta di quella notte di fine aprile. Un vocione da generale delle SS stava imprecando contro “la stupidità delle generazioni moderne”, contro “il sistema scolastico destabilizzante per una povera professoressa dai nervi delicati” e contro “l’atteggiamento neo-fascista dei ragazzi dell’ultimo anno, tutti pieni di ardito coraggio anche contro le istituzioni secolari”.
- Perché la professoressa Damiani sta strillando come una folle?- domandò Guido a Eleonora, avendo entrambi riconosciuto la voce, e soprattutto l’accento marcatamente calabrese, della professoressa della III A.
- Credo che abbia… Trovato i miei compagni- rispose Eleonora Bairo, decisamente spaventata da quelle urla quasi disumane. Crispi la rassicurò con lo sguardo.
- Ah, ecco il professor Crispi!
Il gruppo guidato dalla professoressa Damiani raggiunse quelle tre ombre nella notte. La donna, dall’alto della sua statura colossale, guardò le due ragazze e il professore con aria interrogativa.
- …Crispi, sul serio. Stai tentando di abusare di due alunne non in grado di intendere e di volere?
- In realtà, cara Paola, Eleonora Bairo è perfettamente sobria e mi sta aiutando a portare in salvo quest’altra ragazza- e indicò Mariangela che ora stava inseguendo con il dito fantomatiche farfalle.
- Professoressa, confermo. Sono nel pieno delle mie facoltà- asserì Eleonora, tentando di tenere in piedi Mariangela mentre questa tentava di spalmarsi sull’asfalto.
- Bene, molto bene. Allora noi proseguiamo la nostra passeggiata verso l’albergo. Crispi, ai tuoi ci bado io!- e così facendo, indicò i compagni di classe di Eleonora Bairo, tutti più o meno spaventati dalla situazione. In particolare, Giuliana Frattini, stava vedendo sfumare il suo voto massimo alla maturità.
- Io e Bairo ci attardiamo con Cilleni, allora! Prevedo una lunga sfacchinata!
A Eleonora, tuttavia, non sfuggì l’occhiata malevola che molti dei suoi compagni di classe le lanciarono. Quando se ne furono andati, si voltò verso Crispi con il terrore negli occhi.
- Professore, per me e per lei è la fine. Ha visto come ci guardava Giuliana Frattini? E Carla Trivi? Staranno già pettegolando. L’alunna e il suo professore. Sembra un sceneggiato televisivo di seconda categoria.
- Stai presupponendo che tra noi ci sia qualcosa, Bairo. Cosa che non c’è.
- Me ne ero resa perfettamente conto, grazie- rispose lei, con un tono più acidulo del necessario. Poi diede un calcio a una pietra di passaggio, facendola schizzare lontano.
- Delusa?- le domandò Crispi, con un filo di ironia, non avendo colto la delusione di Eleonora.
- Molto, dato che sono cotta di lei da tre anni- rispose Eleonora, mascherando la verità di quelle parole dietro un tono drammatico da soap-opera e dietro un sorrisetto stantio che a Guido Crispi non sfuggì.
- La vita va così, mia cara- mormorò in risposta lui, e poi la guardò fisso negli occhi, quasi a volersi scusare per quella risposta poco profonda.
- Sta tentando di scusarsi, professore?- lo incalzò la ragazza, ormai rassegnatasi al fatto che Guido Crispi non avrebbe mai provato nulla per lei che non fosse, delle volte, stima intellettuale.
- Io ristabilisco solo gli equilibri, sono un fanatico del karma!- scherzò lui, tirando su Mariangela Cilleni che di nuovo stava rotolando verso l’asfalto caldo.
- Strana maniera per farlo… Fortunatamente questa notte sta per finire – e così facendo, indicò con l’unica mano libera i cinque scalini che li separavano dall’ingresso dell’albergo. La costruzione bianca svettava sulle loro teste, mentre Guido Crispi tirava il fiato e Eleonora apriva la grande porta di vetro ringraziando qualche divinità che quell’agonia fosse finita. Quando entrarono nella hall, si resero conto che l’unica persona vivente era rappresentata da un inserviente dietro il bancone della reception.
- La Damiani ha già rispedito tutti a letto, evidentemente- valutò il professore, guardandosi intorno. Eleonora annuì e si avviò verso il breve corridoio che conduceva agli ascensori.
- A che piano alloggia Cilleni?
- Al mio- rispose prontamente Eleonora, dopo aver preso le chiavi che spuntavano dalla tasca della compagna di classe e avervi letto sopra il numero della camera. “336 C”.
- Bene… Vuoi che ti accompagni?
- Non è necessario, posso farcela da sola.
E, detto questo, spinse il bottone per richiamare l’ascensore. Guido Crispi la osservò con un certo timore mentre si accasciava lungo la parete e sospirava.
- E’ stata una lunga notte- mormorò poi al suo indirizzo, quasi a volerla rassicurare. Eleonora, per tutta risposta, chiuse gli occhi e sospirò di nuovo.
- Ehi, Bairo, tutto bene?- le domandò, tanto più che l’ascensore non accennava ad arrivare e Mariangela si era indelicatamente stesa sul divanetto di pelle blu che fronteggiava i tre ascensori. Le toccò lievemente una spalla, quasi avesse timore di spaventarla. Eleonora sorrise, ancora con gli occhi chiusi.
- Benissimo, sono solo stanca- mormorò, scostando la spalla per evitare che quel tocco si prolungasse.
- Non ti credo, Bairo. Nemmeno un po’.
Guido Crispi fece per accomodarsi accanto a lei, ma in quel momento l’ascensore arrivò e le porte si aprirono.
- Cilleni, in piedi!
Mariangela scattò in piedi e Eleonora fece appena in tempo a prenderla per un braccio prima che cadesse. Guido ridacchiò e la aiutò a infilarsi nell’ascensore.
- Che piano?- domandò Eleonora, osservando con una certa ritrosia il tastierino che aveva di fronte.
- Settimo piano, Bairo, grazie.
Eleonora schiacciò il tasto mentre Mariangela Cilleni crollava sulla spalla del professore e prendeva a sonnecchiare.
- Eleonora…- mormorò Crispi e premette tutti i pulsanti prima del settimo, rallentando così la salita dell’ascensore.
- Vuole giocare, professore?- ridacchiò lei, ma qualcosa nell’espressione enigmatica di lui la fece smettere di ridere.
- Vorrei solo non doverti salutare adesso.
Eleonora Bairo, che negli ultimi tre anni aveva quasi sognato un momento come quello, rimase di stucco. Boccheggiò qualcosa di inconsulto, strabuzzò gli occhi e rimase a fissarlo, inerme.
- Dai, Bairo. Chiudi la mandibola che sembri il remake di un anime giapponese!
Guido Crispi la fissava estasiato da dietro gli occhiali quadrati, godendosi il suo genuino imbarazzo e rossore.
- M-ma… Pro-professore! Lei ha bevuto! Sta impazzendo! Ancora ricorda chi sia Leonzio di Gerusalemme, vero?
Eleonora era accaldata, quasi tremava.
- Forse un politico palestinese?
Guido Crispi la stava palesemente prendendo in giro, ma Eleonora non voleva sentire ragioni.
- Devo baciarti per convicerti che non sia tutto un sogno? Magari mettiamo a letto Cilleni e poi ci facciamo un giro…
Eleonora Bairo quasi si accasciò per terra; Guido le tese la mano, seppur impossibilitato nel movimento a causa della ingombrante presenza di Mariangela Cilleni addormentata.
- Vieni qui- mormorò, con voce roca, mentre Eleonora si tirava su, quasi a un passo dalle lacrime.
- Gaia non aveva ragione…
- Nemmeno la signorina Valente può sempre avere ragione.
E la attirò verso di sé, sfiorandole le labbra con le proprie. E mentre Eleonora si sporgeva per approfondire il bacio, Cilleni, nella maniera meno elegante del mondo, ruttò per poi riaddormentasi. Guido ed Eleonora sussultarono, mentre l’uomo si allontanava di scatto e arrossiva.
- Bairo, scusami… Non so cosa mi sia preso! Non volevo, davvero!
L’ascensore si fermò infine al settimo piano. Eleonora era quantomeno delusa, tanto che si portò una mano sulle labbra, temendo che fosse stata tutta un’illusione o uno scherzo della sua immaginazione. Guido Crispi si voltò un’ultima volta e la guardò.
- Mi dispiace- mormorò, prima che le porte si chiudessero ed Eleonora Bairo rimanesse immobile, con Mariangela Cilleni che dormicchiava appoggiata alla parete.
***
Bussò alla porta della sua stanza, sperando che Gaia non stesse dormendo. Fortunatamente la ragazza venne ad aprirle dopo pochi secondi, tutta accaldata per lo sforzo.
- Sto tentando di chiudere questa maledetta valigia- le spiegò, indicando il trolley nero che giaceva a terra, traboccante di vestiti.
- Credo di dover iniziare a mettere in ordine anche io- mormorò Eleonora, chiudendosi la porta alle spalle. Osservò con un certo malumore crescente le sue magliette di cotone sparse sul pavimento.
- Allora… Crispi?
- Sono in silenzio stampa.
- Non farti pregare!- la supplicò Gaia, raccogliendo un jeans dell’amica e iniziando a piegarlo per bene.
- Mi ha baciata.
- Cosa, cosa, cosa?
Gaia Valente sembrava impazzita, mentre, a bocca aperta, strillava di felicità.
- E adesso? State insieme? Vi nasconderete? Come farete? Vai nella sua stanza adesso? Oh, Dio. Dio.
Gaia non la smetteva di fantasticare, ma qualcosa, nell’espressione di Eleonora, la fece desistere dal proposito di continuare quegli assurdi festeggiamenti.
- Ele… Tu hai baciato lui o lui ha baciato te?
- Lui ha baciato me e poi mi ha respinta, idiota che non sono altro- sbottò lei, lanciando un pacchetto di fazzolettini contro la parete. Gaia si sedette al suo fianco.
- E’ un cretino. Lascialo pure crogiolare nella bellezza della letteratura neo-testamentaria. Non è il caso di farne un dramma.
- E’ perfido; e stupido, e idiota. E un sacco di altre cose messe insieme! Lo odio, lo odio, lo odio!- sbuffò, battendo un pugno contro il materasso.
- Sai cosa ti direbbe lui in questo momento?
- Che il Signore ricompensa nel regno dei cieli quelli che soffrono sulla terra?
Gaia le sorrise dolcemente.
- Che è meglio se torni alla bellezza del calcolo differenziale… I sentimenti non fanno per te- ridacchiò, allungando una mano per risistemarle un ciuffo di capelli dietro l’orecchio.
- Il teorema di Rolle afferma che se una funzione è continua in un intervallo chiuso…
- Non starai facendo sul serio, vero?- le domandò, quasi spaventata, Gaia. Eleonora le sorrise, un po’ più allegra.
- Se il mio destino è quello di passare la vita a spulciare tra i numeri…
- Che ne dici se, piuttosto, inizi a sistemare la valigia? Sono quasi le cinque del mattino e, se la matematica non è un’opinione, tra meno di due ore dovremmo scendere per fare colazione…
- Amen, sorella.
 

   
 
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