Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: controcorrente    23/03/2013    8 recensioni
"Una volta ho letto la favola della Canna e della Quercia, madame. La Quercia si faceva beffe della Canna accusandola di debolezza, perché quest'ultima non possedeva la stessa corteccia ruvida, né il tronco imponente. Quando però una forte tempesta si abbatté su di loro, la Quercia, dopo aver fatto resistenza alla forza del vento, fu abbattuta mentre la Canna, per quanto violente fossero le raffiche, si piegava senza mai spezzarsi. Mi è sempre piaciuta quella storia e sapete perché? Perché anche la pianta più debole all'apparenza, può resistere alle difficoltà più insopportabili, se mantiene la flessibilità. Per questo motivo, non credo che siate una persona priva di temperamento. Non conosco molto di voi ma so che avete un buon carattere e se siete riuscita a mantenerlo in questo modo malgrado tutto, allora dovete sicuramente avere una qualche forza che vi ha permesso di conservarvi in questo modo." Questa è una nuova storia nella quale trovere una protagonista un po'insolita ma che secondo me merita attenzione. Auguro a chi volesse darci un'occhiata, buona lettura.
STORIA CONCLUSA
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Generale Jarjayes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Madri, famiglie e vicende varie'
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Scrivere l'epilogo è qualcosa di davvero inaspettato.

Non avrei mai pensato d'inserirlo in questo modo, anche perché non sapevo come concludere la fic senza rovinare tutto. Penso che questa sia la conclusione più adatta. Buona lettura!

 

 

COME LA CANNA E LA QUERCIA

 

La molle Canna piegasi,
e resiste la Quercia anche ai più forti
colpi del vento, per un po', ma infine
sradica il vento il tronco,
che mandava le foglie al ciel vicine,
e le barbe nel Regno imo dei morti.

 

Il venticello salmastro accarezzava piano i capelli.

Madame sfogliava silenziosa un libro, seduta sotto un grande albero. L'ombra le dava una piacevole sensazione di fresco, misurando il calore che sentiva dalla luce del sole poco distante.

-Eravate qui, Marguerite- disse  una voce, accompagnata dal rumore dei passi.

Alzò la testa, incontrando le iridi di azzurro tempestoso del marito.

-Stavo leggendo, marito- rispose lei, con voce pacata.

Il Generale annuì.

-Avete ricevuto delle lettere da parte delle vostre figlie?- domandò, appoggiando il libro sulle ginocchia.

-Mi hanno detto che sono diventato bisnonno- rispose questi, passandosi una mano sui capelli- sentite, Orthense mi ha detto che, non appena il tempo lo consentirà, verrà a trovarci.-

La dama si immobilizzò, sinceramente sorpresa dalla mossa.

Ricordava la figliastra.

Era la più intrattabile delle figlie del primo matrimonio di Francois. -Immagino che sarete felice- disse, compassata.

Il Generale annuì.

-In realtà, non ha chiesto molto di me...ma di voi.- rispose, spiazzandola non poco.

Marguerite lo guardò perplessa.

Non aveva mai avuto un buon legame con le figlie del suo consorte...ugualmente, finse di non vedere questa realtà che l'aveva fatta sentire esclusa dal resto della famiglia. Ora che tutto si era sistemato, non aveva senso indugiarvi troppo. -E cosa ha detto?- domandò, tentando di essere indifferente alla notizia.

-Mi ha detto di chiedervi scusa per l'atteggiamento sprezzante che ha usato nei vostri riguardi. E'pentita della condotta passata e vorrebbe il vostro perdono. Ora che è madre e nonna ha compreso, almeno in parte, le difficoltà che avete avuto...la cosa mi ha sorpreso. Non è mai stata così espansiva nei confronti di nessuno della famiglia.-rispose, perplesso.

Marguerite tacque.

Ripensò alla ragazzina che aveva conosciuto per pochi anni, agli occhi cerulei e orgogliosi che denotavano tutta sprezzatura aristocratica del sangue...e non seppe che risposta dare al marito.

-Volete scriverle?- disse ancora Francois- Le farebbe piacere.-

Madame annuì.

Per quanto non amasse ricordare quel periodo della sua vita, si rendeva conto che anche quelle amarezze sofferte avevano avuto una loro utilità, alla fine. Se non avesse sperimentato quell'onere, molto probabilmente, non avrebbe sentito nemmeno un'oncia dell'affetto che nutriva per l'unica figliola sopravvissutale né, tantomeno, l'avrebbe apprezzata e rispettata alla stessa maniera. -Secondo voi- fece, passandosi una mano sui capelli biondi- cosa intende fare Oscar del denaro che le avete riservato?-

Lui si massaggiò le tempie.

Ci aveva pensato a lungo, da quando i suoi fantasmi avevano trovato pace.

-Non lo so- rispose, perplesso.

Marguerite guardò le fronde.

-Ho saputo che vuole usare quei soldi per aprire un'istituto...una scuola...a cui hanno accesso tutti, indipendentemente dal lignaggio o dalle ricchezze. L'ho sentito dire da Bernard.-disse, fissandolo.-Anche se si è ritirata dalla Rivoluzione, vostra figlia ha continuato a seguire gli ideali degli illuministi. L'unica differenza è che non userà la spada ma la cultura...che ne pensate, marito?-

Il generale pensò alla sua ultimogenita.

In qualche modo, lei aveva impostato la sua vita lungo la strada che aveva scelto fin dall'inizio, secondo degli ideali di Giustizia che lui non le aveva mai davvero insegnato o, al massimo, di cui era un pessimo maestro. -E dove pensa di andare?- domandò, stizzito dai suoi pensieri.

Marguerite ridacchiò.

-A Londra. La regina inglese è un amante della cultura e, con il suo seguito, è possibile che abbia degli appoggi. In ogni caso, Monsieur Girodelle partirà a breve, per vedere se vi è terreno fertile. Alla fine, dopo la visita di Monsieur Chatelet, è stato deciso che Parigi non era l'ideale. Oscar teme che quei soldi vengano usati per fini poco nobili e non vuole rischiare che i sacrifici fatti per tenerlo nascosto, si rovinino così.- rispose, studiando la smorfia imbarazzata di lui. Non era abituato a quei velati complimenti e quando li riceveva, si chiudeva a riccio, diventando burbero.

-Qualcosa non va?- chiese allora.

-Il fatto è che non riesco a capire come possa un uomo come Girodelle accompagnarsi con una personalità bizzarra come quella lì.- ammise il generale, fissando l'erba.

Madame rise divertita da quelle parole. Ricordava benissimo lo sconcerto che aveva colto il suo consorte quando aveva fatto visita al figlio del suo amico. La signorina O'Neal li aveva accolti con le sue maniere spiccie, dando mostra di un temperamento indomabile e imprevedibile. Francois non era per nulla abituato a quel genere di cose ma, ugualmente, non aveva obbiettato. Ciò non toglieva che fosse sbalordito da un simile sviluppo dei fatti. La figlia del medico che aveva salvato il nipote della povera Nanny era davvero troppo...anche per uno che aveva deciso della vita della sua ultimogenita in maniera tanto spregiudicata.

-In ogni caso- continuò questi- dopo tutte le disavventure passate, non me la sento di giudicarlo. E'il figlio del mio migliore amico ed è un uomo indubbiamente assennato. -

-Suppongo che abbiate ragione, marito- fece la dama-ad ogni modo, non posso fare a meno di chiedermi cosa ne farà mia figlia di questo denaro. E'una cifra spropositata per così poche persone e voi conoscete bene il carattere austero di Oscar.-

Il Generale annuì.

Lo vide sedersi accanto a lei, fissando distante l'orizzonte.

-A questo punto, vi dirò che ci pensino loro. Hanno abbastanza sale in zucca da saper cosa fare. Io non ho intenzione di dare consigli perché non sono molto bravo in questo. Posso dare ordini al massimo...e non sempre mi va bene.-disse prima di storcere la bocca- Per quel che mi riguarda, proverò a insegnare quello che so al piccolo che mia figlia ha adottato e a quello che avrà. -

Marguerite sorrise a sua volta.

-Sarete indubbiamente un bravissimo nonno- rispose, togliendogli dal viso un ciuffo scivolatogli sulla fronte.

Francois la lasciò fare, con la stessa docilità di una tigre ammaestrata.

Le armi ormai deposte.

Il silenzio finalmente calato su quel tarlo che lo aveva afflitto per tanti anni.

Tutto era quiete, alla fine...ed il Generale, dopo tante battaglie intraprese, vinte e perse che fossero, aveva finalmente trovato  il suo porto sicuro.

E, benché fosse un'esperienza completamente nuova, la cosa non gli dispiaceva affatto.

 

 

 

 

1799 LONDRA

 

-...e così sono andate le cose, signor ambasciatore- fece la dama, con fare divertito.

L'uomo la ascoltò interdetto.

-Una storia davvero notevole- ammise - ma non riesco comunque a non stupirmi.-

La donna ridacchiò.

-Per il fatto che, malgrado avessi superato la trentina, abbia comunque dato almeno 3 figli a mio marito..e tutti vivi per giunta? Effettivamente, avete ragione.- fece, guardandolo. L'abito rosso esaltava il candore sano della pelle, ancora soda, a dispetto dell'età.

-Madame O'Neal- rispose questi- non volevo dire ciò. Ho conosciuto vostro marito Victor e non ho potuto non apprezzare il suo acume. Ha un fiuto negli affari che davvero pochi possiedono. Il fatto è che non ho più notizie di Bernard. -

Erin sospirò.

-Come ben sapete, abbiamo lasciato l'isola di Brehan per qualche tempo. Quando sono andati al potere i giacobini, anche il signor Chatelet ha ritenuto opportuno lasciare quel posto. Si era già staccato dai suoi amici di università e non condivideva le loro idee con lo stesso entusiasmo di un tempo. Non è stato semplice convincerlo ma l'isola aveva ormai davvero poche opportunità per tutti noi.- spiegò pacata.

-In ogni caso, i vostri figli, quelli dei De Soisson, degli Chatelet e dei Grandier sono dei giovani promettenti. Hanno ricevuto molte lodi, soprattutto per la loro abilità nella spada.- continuò l'ambasciatore.

-Ne sono lieta- rispose la donna- ma il merito è tutto del loro maestro.-

L'inglese aggrottò la fronte.

-Alludete al Generale? Colui che è sparito dalla circolazione un anno dopo la presa della Bastiglia?- chiese.

-Proprio lui- assicurò la donna- Ha insegnato la sua abilità ai miei figli e a quelli dei miei amici. Gli dobbiamo molto. Sicuramente, senza questa abilità, ora i miei ragazzi non potrebbero in nessun modo entrare in accademia, i maschi almeno.-

-Ho saputo che Briac Grandier si è distinto in maniera assolutamente eccellente.- continuò questi.

Il rumore dei carri sulla strada raggiungeva la stanza in cui si trovavano in quel momento.

-Sua Maestà è stata molto benevola nei vostri confronti ma non ne sono molto stupito- ammise -Madame Grandier e suo marito hanno dato prova di una notevole capacità nell'insegnamento. La regina non fa che rammentarli, insieme alla sfortunata sovrana francese di cui era molto amica. Loro hanno fatto cose grandi con la prole reale inglese.- Il viso dell'ambasciatore si fece pensieroso.

-Cosa vi turba?- domandò Erin.

-Molte cose, in verità- rispose questi.

La dama inclinò la testa.

-Spiegatevi, sono curiosa.- lo esortò.

La luce della sala illuminava i presenti, in buona parte avventori provenienti dalle più disparate parti del Paese. L'ambasciatore si guardò attorno, come per sincerarsi di non essere udito. -La mia regina non ha dimenticato quel particolare. Inoltre i difficili rapporti con il re le stanno dando un insospettabile tempo libero, giacché questi dimostra di preferire le amanti alla sua compagnia.- spiegò.

Erin scosse il capo, intuendo il reale significato di quelle parole.

-Non so davvero come dirvelo. L'oro del Maresciallo è sparito dalla circolazione da molti anni. Si pensa addirittura che sia una leggenda. Perché continuate a domandarlo?- fece, prima di diventare più seria. -Signor Ambasciatore, sarò franca. Non dubito delle vostre nobili intenzioni ma non pensate che, alla luce del mio racconto, sia meglio che questa favola dell'Oro resti tale? Non ha portato niente di buono ad una sola persona...come pensate che possa farlo per un'intera nazione?-

L'inglese la guardò interdetto.

Non era questo ciò che intendeva dire...ma ugualmente smise di fare domande. Tuttavia, quando vide la dama alzarsi dalla sedia, non riuscì lo stesso a trattenere la sua curiosità. -Permettetemi di fare delle ipotesi, allora- disse questi.

Madame O'Neal si fermò, invitandolo a proseguire.

-Supponiamo che sia come dite, che sia una leggenda, una fiaba per incantare le menti degli avidi e dei sognatori...eppure ci sono delle coincidenze davvero strane.- fece l'ambasciatore- Per prima cosa, il generale De Jarjayes avendo avuto solo figlie femmine, alleva l'ultima di esse come un uomo. Quest'ultima viene, guarda caso, citata sporadicamente nella Storia di Francia del signor Chatelet, attuale responsabile della Biblioteca Reale...ed il nome compare anche nell'araldica del casato De Jarjayes...per poi svanire, tra le pagine dell'opera come un fantasma.-

-Continuate pure - lo esortò lei, fissandolo tranquilla- mio marito sta ancora discutendo di affari. Ho ancora molto tempo.-

L'ambasciatore proseguì. -Successivamente, due anni dopo la presa della Bastiglia, i figli dei sovrani hanno un nuovo istitutore, a cui la regina è molto affezionata. Egli ha i capelli biondi e si veste come un uomo, malgrado non si riesca ad intuire bene il suo sesso. Nello stesso tempo, viene istituita a Londra una scuola di preparazione, alla quale possono accedere tutti, indipendentemente dal ceto e dalle possibilità economiche. Qualora gli interessati non abbiano denaro, ricevono direttamente dalla scuola una sorta di vitalizio che permette loro di continuare gli studi. I funzionari che escono da lì hanno una preparazione molto accurata, soprattutto nelle lettere classiche e nel latino, lingua dei burocrati.- cominciò- Ebbene, come si spiegano i finaziamenti di questa scuola, dal momento che non ricevono sussidi dalle casse reali, non più di quanto ne ricevano le altre organizzazioni sostenute dal Parlamento?-

La dama inclinò il capo moro.

-Ebbene- continuò l'ambasciatore- sono convinto che quel denaro venga da quel leggendario tesoro del Maresciallo. I direttori della scuola sono francesi e sembrano di nobili origini, almeno la moglie. Tradiscono questo fatto le maniere impeccabili, che hanno trasmesso ai loro figli...eppure, malgrado questa osservazione, hanno partecipato ben poco alla vita pubblica. Inoltre, ci sono altre persone legate a loro. Nel libro, oltre ai nomi Grandier e Chatelet, compaiono De Soisson e Girodelle...mi sono permesso di fare delle ricerche, allora. Risulta un De Soisson responsabile del rapporto con gli iscritti alla scuola e le famiglie ed il nome dei Grandier pare essere tra quelli che hanno fondato l'istituto. Considerando l'età di Oscar Francoise De Jarjayes, ammesso e non concesso che sia ancora viva, la cosa potrebbe coincidere. Inoltre l'autorità della scuola è rappresentata da un uomo ed una donna che risultano sposati e con figli.-

Erin rise, sentendolo parlare in quel modo.

-Un'ipotesi davvero divertente- commentò, prima di assumere un'espressione felina-ma se questa novella fosse vera, voi cosa avete intenzione di fare?-

L'ambasciatore la guardò allo stesso modo.

-Nulla che possa mettere in pericolo la vita dei vostri amici, Madame O'Neal...o, per meglio dire, Madame Girodelle. Ho avuto diversi dipendenti nell'ambasciata che hanno frequentato quella scuola e volevo ringraziare coloro che li hanno preparati. In tutta la mia vita, non ho mai avuto dei sottoposti così capaci. Se questo è l'uso del denaro, mai scelta è stata così saggia.- rispose, alzandosi dalla sedia.

La donna fece altrettanto.

-Come la molle canna, piegasi al vento, supera le tempeste più violente, così l'animo umano, adattandosi duttile alle insidie della Sorte, può all'occorrenza uscirne vincitore, così dice la la novella- mormorò questa, sistemandosi il cappellino sul capo.

L'ambasciatore l'accompagnò alla porta.

-Mai parole furono più sagge, Madame Girodelle- disse questi, congedandosi garbatamente- spero però che i vostri amici vogliano venire a trovarmi qualche volta...se non altro per sapere qualcosa in più su questa vicenda.-

Erin sorrise enigmatica.

-Chissà- fece lei- la vita può essere davvero strana, non trovate?-

L'ambasciatore annuì, prima di allontanarsi.

Lei lo guardò un momento, perdendo poi lo sguardo nella foschia di Londra.

Girodelle era seduto su un muretto, vestito come un borghese.

-Ti ho fatto aspettare molto, Victor?- chiese la donna, avvicinandosi.

Lui scosse la testa.

-Non così tanto- rispose -cosa hai fatto sinora?-

-Ho raccontato una storia- disse vaga Erin, porgendogli il braccio.

Victor storse la bocca.

-E gli è piaciuta?- chiese questi, alludendo alla sagoma dell'inglese, ormai indistinta nella nebbia.

Lei ridacchiò, vedendolo corrucciato.

-Come la vita- rispose.

La via era coperta da una lieve foschia.

Per un momento, le case della città persero i loro contorni.

Il fiume sparì, lasciando il posto ad una distesa blu apparentemente infinita. In mezzo a questa, se ne stava un minuscolo fazzoletto di terra sul quale crescevano fiori blu e l'aria sapeva di sale e zucchero insieme. Nella propaggine di quell'isola, affacciata sul lato rivolto all'Inghilterra, se ne stava un albero di quercia dal legno nero.

Sotto di esso, due lapidi, una accanto all'altra.

Dicono, recitando un verso l'una, un verso l'altra:

 

La molle Canna piegasi e resiste la Quercia anche ai più forti
colpi del vento, per un po', ma infine
sradica il vento il tronco,
che mandava le foglie al ciel vicine,
e le barbe nel Regno imo dei morti.

 

Erin socchiuse l'occhi. Su quell'isola, dopo tanto peregrinare, Madame e il Generale chiesero di poter essere sepolti. Oscar acconsentì ai loro desideri, anche quando questi decisero di seguirli a Londra, per sfuggire al Terrore. Istintivamente, strinse il braccio al marito che la guardò perplesso.

- A cosa pensi?- domandò.

-A quando potremo andare a far visita al generale e a Madame.-rispose lei.

Girodelle guardò la via, il frastuono dei mezzi e degli schiamazzi della gente. Ora era un ricco borghese ma c'erano dei momenti in cui sentiva, come gli altri, il bisogno di tornare su quel fazzoletto di terra in mezzo al mare...a riprendere, almeno per un giorno, quello che era stato e che non poteva non amare. -Ci andremo non appena Oscar e gli altri saranno liberi dai loro impegni- rispose, comprensivo.

Erin annuì.

Anche quell'anno avrebbero fatto visita a Madame e al Generale con le loro famiglie.

Là, in mezzo a quel fazzoletto di terra.

Tra quelle casette di pietra, come naufraghi di ritorno al porto di partenza.

Di fronte a quelle lapidi.

Sotto quella quercia dalla corteccia nera.

Tra quelle canne in riva al mare che si piegano al vento, forti e deboli al tempo stesso.

 

 

FINE

 

 

Allora, come avete capito questo è l'epilogo. Ho faticato non poco a scriverlo. Questa storia è stata molto complessa da fare, per via della trama articolata. Più volte mi sono chiesta se facevo dei capitoli che sapevano di minestra riscaldata ma questo è un giudizio che io non posso darmi, anche perché quello che pensa chi scrive non coincide mai con quello di chi legge.

I personaggi alla fine sono molto diversi da quello che erano in partenza, anche perché ho usato quelli secondari.

Le loro età hanno un valore molto indicativo, quindi fate finta di niente.

Questo epilogo deve chiudere il percorso che hanno fatto i vari personaggi, risolvendo gli ultimi nodi lasciati in sospeso. Come capirete, non ci saranno sequel per questo mattone. Non sono così sadica da propinarvi una roba simile. Penso che la scelta finale di Oscar si capisca un po': una scuola aperta a tutti era l'unica soluzione che fosse accettabile con gli ideali della rivoluzione e con il sapere del passato, anche perché la politica poi rigira queste cose come vuole...ed Oscar e André non sono personaggi che scendono a compromessi.

Passando alle cose serie, devo fare un ringraziamento sentito ai 9 che mi hanno messo tra i preferiti, ai 3 delle ricordate ed ai 21 delle seguite...e, naturalmente a coloro che hanno recensito o semplicemente letto una storia dalla lunghezza quasi imbarazzante per questa sezione. Come autrice, vi sono grata per la cortesia che mi avete rivolto e per la gentilezza con cui avete apprezzato la storia. Con questo, vi auguro Buona Pasqua, con la promessa di dedicarmi alle altre storie che ho lasciato in sospeso.

 

cicina

 

 

 

 

   
 
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