Scrivere
l'epilogo è qualcosa di davvero inaspettato.
Non
avrei mai pensato d'inserirlo in questo modo, anche perché
non
sapevo come concludere la fic senza rovinare tutto. Penso che questa
sia la
conclusione più adatta. Buona lettura!
COME LA
CANNA E LA QUERCIA
La
molle Canna piegasi,
e resiste la Quercia anche ai più forti
colpi del vento, per un po', ma infine
sradica il vento il tronco,
che mandava le foglie al ciel vicine,
e le barbe nel Regno imo dei morti.
Il venticello salmastro accarezzava
piano i
capelli.
Madame sfogliava silenziosa un
libro, seduta sotto
un grande albero. L'ombra le dava una piacevole sensazione di fresco,
misurando
il calore che sentiva dalla luce del sole poco distante.
-Eravate qui, Marguerite- disse una voce, accompagnata dal
rumore dei passi.
Alzò la testa,
incontrando le iridi di azzurro
tempestoso del marito.
-Stavo leggendo, marito- rispose
lei, con voce
pacata.
Il Generale annuì.
-Avete ricevuto delle lettere da
parte delle vostre
figlie?- domandò, appoggiando il libro sulle ginocchia.
-Mi hanno detto che sono diventato
bisnonno-
rispose questi, passandosi una mano sui capelli- sentite, Orthense mi
ha detto
che, non appena il tempo lo consentirà, verrà a
trovarci.-
La dama si immobilizzò,
sinceramente sorpresa dalla
mossa.
Ricordava la figliastra.
Era la più intrattabile
delle figlie del primo
matrimonio di Francois. -Immagino che sarete felice- disse, compassata.
Il Generale annuì.
-In realtà, non ha
chiesto molto di me...ma di
voi.- rispose, spiazzandola non poco.
Marguerite lo guardò
perplessa.
Non aveva mai avuto un buon legame
con le figlie
del suo consorte...ugualmente, finse di non vedere questa
realtà che l'aveva
fatta sentire esclusa dal resto della famiglia. Ora che tutto si era
sistemato,
non aveva senso indugiarvi troppo. -E cosa ha detto?-
domandò, tentando di
essere indifferente alla notizia.
-Mi ha detto di chiedervi scusa per
l'atteggiamento
sprezzante che ha usato nei vostri riguardi. E'pentita della condotta
passata e
vorrebbe il vostro perdono. Ora che è madre e nonna ha
compreso, almeno in
parte, le difficoltà che avete avuto...la cosa mi ha
sorpreso. Non è mai stata
così espansiva nei confronti di nessuno della
famiglia.-rispose, perplesso.
Marguerite tacque.
Ripensò alla ragazzina
che aveva conosciuto per
pochi anni, agli occhi cerulei e orgogliosi che denotavano tutta
sprezzatura
aristocratica del sangue...e non seppe che risposta dare al marito.
-Volete scriverle?- disse ancora
Francois- Le
farebbe piacere.-
Madame annuì.
Per quanto non amasse ricordare
quel periodo della
sua vita, si rendeva conto che anche quelle amarezze sofferte avevano
avuto una
loro utilità, alla fine. Se non avesse sperimentato
quell'onere, molto
probabilmente, non avrebbe sentito nemmeno un'oncia dell'affetto che
nutriva
per l'unica figliola sopravvissutale né, tantomeno,
l'avrebbe apprezzata e
rispettata alla stessa maniera. -Secondo voi- fece, passandosi una mano
sui
capelli biondi- cosa intende fare Oscar del denaro che le avete
riservato?-
Lui si massaggiò le
tempie.
Ci aveva pensato a lungo, da quando
i suoi fantasmi
avevano trovato pace.
-Non lo so- rispose, perplesso.
Marguerite guardò le
fronde.
-Ho saputo che vuole usare quei
soldi per aprire
un'istituto...una scuola...a cui hanno accesso tutti, indipendentemente
dal
lignaggio o dalle ricchezze. L'ho sentito dire da Bernard.-disse,
fissandolo.-Anche se si è ritirata dalla Rivoluzione, vostra
figlia ha
continuato a seguire gli ideali degli illuministi. L'unica differenza
è che non
userà la spada ma la cultura...che ne pensate, marito?-
Il generale pensò alla
sua ultimogenita.
In qualche modo, lei aveva
impostato la sua vita
lungo la strada che aveva scelto fin dall'inizio, secondo degli ideali
di
Giustizia che lui non le aveva mai davvero insegnato o, al massimo, di
cui era
un pessimo maestro. -E dove pensa di andare?- domandò,
stizzito dai suoi
pensieri.
Marguerite ridacchiò.
-A Londra. La regina inglese
è un amante della
cultura e, con il suo seguito, è possibile che abbia degli
appoggi. In ogni
caso, Monsieur Girodelle partirà a breve, per vedere se vi
è terreno fertile.
Alla fine, dopo la visita di Monsieur Chatelet, è stato
deciso che Parigi non
era l'ideale. Oscar teme che quei soldi vengano usati per fini poco
nobili e
non vuole rischiare che i sacrifici fatti per tenerlo nascosto, si
rovinino
così.- rispose, studiando la smorfia imbarazzata di lui. Non
era abituato a
quei velati complimenti e quando li riceveva, si chiudeva a riccio,
diventando
burbero.
-Qualcosa non va?- chiese allora.
-Il fatto è che non
riesco a capire come possa un
uomo come Girodelle accompagnarsi con una personalità
bizzarra come quella lì.-
ammise il generale, fissando l'erba.
Madame rise divertita da quelle
parole. Ricordava
benissimo lo sconcerto che aveva colto il suo consorte quando aveva
fatto
visita al figlio del suo amico. La signorina O'Neal li aveva accolti
con le sue
maniere spiccie, dando mostra di un temperamento indomabile e
imprevedibile.
Francois non era per nulla abituato a quel genere di cose ma,
ugualmente, non
aveva obbiettato. Ciò non toglieva che fosse sbalordito da
un simile sviluppo
dei fatti. La figlia del medico che aveva salvato il nipote della
povera Nanny
era davvero troppo...anche per uno che aveva deciso della vita della
sua
ultimogenita in maniera tanto spregiudicata.
-In ogni caso- continuò
questi- dopo tutte le
disavventure passate, non me la sento di giudicarlo. E'il figlio del
mio
migliore amico ed è un uomo indubbiamente assennato. -
-Suppongo che abbiate ragione,
marito- fece la
dama-ad ogni modo, non posso fare a meno di chiedermi cosa ne
farà mia figlia
di questo denaro. E'una cifra spropositata per così poche
persone e voi
conoscete bene il carattere austero di Oscar.-
Il Generale annuì.
Lo vide sedersi accanto a lei,
fissando distante
l'orizzonte.
-A questo punto, vi dirò
che ci pensino loro. Hanno
abbastanza sale in zucca da saper cosa fare. Io non ho intenzione di
dare
consigli perché non sono molto bravo in questo. Posso dare
ordini al
massimo...e non sempre mi va bene.-disse prima di storcere la bocca-
Per quel
che mi riguarda, proverò a insegnare quello che so al
piccolo che mia figlia ha
adottato e a quello che avrà. -
Marguerite sorrise a sua volta.
-Sarete indubbiamente un bravissimo
nonno- rispose,
togliendogli dal viso un ciuffo scivolatogli sulla fronte.
Francois la lasciò fare,
con la stessa docilità di
una tigre ammaestrata.
Le armi ormai deposte.
Il silenzio finalmente calato su
quel tarlo che lo
aveva afflitto per tanti anni.
Tutto era quiete, alla fine...ed il
Generale, dopo
tante battaglie intraprese, vinte e perse che fossero, aveva finalmente
trovato
il suo porto sicuro.
E, benché fosse
un'esperienza completamente nuova,
la cosa non gli dispiaceva affatto.
1799
LONDRA
-...e così sono andate
le cose, signor
ambasciatore- fece la dama, con fare divertito.
L'uomo la ascoltò
interdetto.
-Una storia davvero notevole-
ammise - ma non
riesco comunque a non stupirmi.-
La donna ridacchiò.
-Per il fatto che, malgrado avessi
superato la
trentina, abbia comunque dato almeno 3 figli a mio marito..e tutti vivi
per
giunta? Effettivamente, avete ragione.- fece, guardandolo. L'abito
rosso
esaltava il candore sano della pelle, ancora soda, a dispetto
dell'età.
-Madame O'Neal- rispose questi- non
volevo dire
ciò. Ho conosciuto vostro marito Victor e non ho potuto non
apprezzare il suo
acume. Ha un fiuto negli affari che davvero pochi possiedono. Il fatto
è che
non ho più notizie di Bernard. -
Erin sospirò.
-Come ben sapete, abbiamo lasciato
l'isola di
Brehan per qualche tempo. Quando sono andati al potere i giacobini,
anche il
signor Chatelet ha ritenuto opportuno lasciare quel posto. Si era
già staccato
dai suoi amici di università e non condivideva le loro idee
con lo stesso
entusiasmo di un tempo. Non è stato semplice convincerlo ma
l'isola aveva ormai
davvero poche opportunità per tutti noi.- spiegò
pacata.
-In ogni caso, i vostri figli,
quelli dei De
Soisson, degli Chatelet e dei Grandier sono dei giovani promettenti.
Hanno
ricevuto molte lodi, soprattutto per la loro abilità nella
spada.- continuò
l'ambasciatore.
-Ne sono lieta- rispose la donna-
ma il merito è
tutto del loro maestro.-
L'inglese aggrottò la
fronte.
-Alludete al Generale? Colui che
è sparito dalla
circolazione un anno dopo la presa della Bastiglia?- chiese.
-Proprio lui- assicurò
la donna- Ha insegnato la
sua abilità ai miei figli e a quelli dei miei amici. Gli
dobbiamo molto.
Sicuramente, senza questa abilità, ora i miei ragazzi non
potrebbero in nessun
modo entrare in accademia, i maschi almeno.-
-Ho saputo che Briac Grandier si
è distinto in
maniera assolutamente eccellente.- continuò questi.
Il rumore dei carri sulla strada
raggiungeva la
stanza in cui si trovavano in quel momento.
-Sua Maestà è
stata molto benevola nei vostri
confronti ma non ne sono molto stupito- ammise -Madame Grandier e suo
marito
hanno dato prova di una notevole capacità nell'insegnamento.
La regina non fa
che rammentarli, insieme alla sfortunata sovrana francese di cui era
molto
amica. Loro hanno fatto cose grandi con la prole reale inglese.- Il
viso
dell'ambasciatore si fece pensieroso.
-Cosa vi turba?- domandò
Erin.
-Molte cose, in verità-
rispose questi.
La dama inclinò la testa.
-Spiegatevi, sono curiosa.- lo
esortò.
La luce della sala illuminava i
presenti, in buona
parte avventori provenienti dalle più disparate parti del
Paese. L'ambasciatore
si guardò attorno, come per sincerarsi di non essere udito.
-La mia regina non
ha dimenticato quel particolare. Inoltre i difficili rapporti con il re
le
stanno dando un insospettabile tempo libero, giacché questi
dimostra di
preferire le amanti alla sua compagnia.- spiegò.
Erin scosse il capo, intuendo il
reale significato
di quelle parole.
-Non so davvero come dirvelo. L'oro
del Maresciallo
è sparito dalla circolazione da molti anni. Si pensa
addirittura che sia una
leggenda. Perché continuate a domandarlo?- fece, prima di
diventare più seria.
-Signor Ambasciatore, sarò franca. Non dubito delle vostre
nobili intenzioni ma
non pensate che, alla luce del mio racconto, sia meglio che questa
favola
dell'Oro resti tale? Non ha portato niente di buono ad una sola
persona...come
pensate che possa farlo per un'intera nazione?-
L'inglese la guardò
interdetto.
Non era questo ciò che
intendeva dire...ma
ugualmente smise di fare domande. Tuttavia, quando vide la dama alzarsi
dalla
sedia, non riuscì lo stesso a trattenere la sua
curiosità. -Permettetemi di fare
delle ipotesi, allora- disse questi.
Madame O'Neal si fermò,
invitandolo a proseguire.
-Supponiamo che sia come dite, che
sia una
leggenda, una fiaba per incantare le menti degli avidi e dei
sognatori...eppure
ci sono delle coincidenze davvero strane.- fece l'ambasciatore- Per
prima cosa,
il generale De Jarjayes avendo avuto solo figlie femmine, alleva
l'ultima di
esse come un uomo. Quest'ultima viene, guarda caso, citata
sporadicamente nella
Storia di Francia del signor
Chatelet, attuale responsabile della Biblioteca Reale...ed il nome
compare
anche nell'araldica del casato De Jarjayes...per poi svanire, tra le
pagine
dell'opera come un fantasma.-
-Continuate pure - lo
esortò lei, fissandolo
tranquilla- mio marito sta ancora discutendo di affari. Ho ancora molto
tempo.-
L'ambasciatore proseguì.
-Successivamente, due anni
dopo la presa della Bastiglia, i figli dei sovrani hanno un nuovo
istitutore, a
cui la regina è molto affezionata. Egli ha i capelli biondi
e si veste come un
uomo, malgrado non si riesca ad intuire bene il suo sesso. Nello stesso
tempo, viene
istituita a Londra una scuola di preparazione, alla quale possono
accedere
tutti, indipendentemente dal ceto e dalle possibilità
economiche. Qualora gli
interessati non abbiano denaro, ricevono direttamente dalla scuola una
sorta di
vitalizio che permette loro di continuare gli studi. I funzionari che
escono da
lì hanno una preparazione molto accurata, soprattutto nelle
lettere classiche e
nel latino, lingua dei burocrati.- cominciò- Ebbene, come si
spiegano i
finaziamenti di questa scuola, dal momento che non ricevono sussidi
dalle casse
reali, non più di quanto ne ricevano le altre organizzazioni
sostenute dal
Parlamento?-
La dama inclinò il capo
moro.
-Ebbene- continuò
l'ambasciatore- sono convinto che
quel denaro venga da quel leggendario tesoro del Maresciallo. I
direttori della
scuola sono francesi e sembrano di nobili origini, almeno la moglie.
Tradiscono
questo fatto le maniere impeccabili, che hanno trasmesso ai loro
figli...eppure, malgrado questa osservazione, hanno partecipato ben
poco alla
vita pubblica. Inoltre, ci sono altre persone legate a loro. Nel libro,
oltre
ai nomi Grandier e Chatelet, compaiono De Soisson e Girodelle...mi sono
permesso di fare delle ricerche, allora. Risulta un De Soisson
responsabile del
rapporto con gli iscritti alla scuola e le famiglie ed il nome dei
Grandier
pare essere tra quelli che hanno fondato l'istituto. Considerando
l'età di
Oscar Francoise De Jarjayes, ammesso e non concesso che sia ancora
viva, la
cosa potrebbe coincidere. Inoltre l'autorità della scuola
è rappresentata da un
uomo ed una donna che risultano sposati e con figli.-
Erin rise, sentendolo parlare in
quel modo.
-Un'ipotesi davvero divertente-
commentò, prima di
assumere un'espressione felina-ma se questa novella fosse vera, voi
cosa avete
intenzione di fare?-
L'ambasciatore la guardò
allo stesso modo.
-Nulla che possa mettere in
pericolo la vita dei
vostri amici, Madame O'Neal...o, per meglio dire, Madame Girodelle. Ho
avuto
diversi dipendenti nell'ambasciata che hanno frequentato quella scuola
e volevo
ringraziare coloro che li hanno preparati. In tutta la mia vita, non ho
mai
avuto dei sottoposti così capaci. Se questo è
l'uso del denaro, mai scelta è
stata così saggia.- rispose, alzandosi dalla sedia.
La donna fece altrettanto.
-Come la
molle canna, piegasi al vento, supera le tempeste più
violente, così l'animo
umano, adattandosi duttile alle insidie della Sorte, può
all'occorrenza uscirne
vincitore, così dice la la novella-
mormorò questa, sistemandosi il
cappellino sul capo.
L'ambasciatore
l'accompagnò alla porta.
-Mai parole furono più
sagge, Madame Girodelle-
disse questi, congedandosi garbatamente- spero però che i
vostri amici vogliano
venire a trovarmi qualche volta...se non altro per sapere qualcosa in
più su
questa vicenda.-
Erin sorrise enigmatica.
-Chissà- fece lei- la
vita può essere davvero
strana, non trovate?-
L'ambasciatore annuì,
prima di allontanarsi.
Lei lo guardò un
momento, perdendo poi lo sguardo nella
foschia di Londra.
Girodelle era seduto su un muretto,
vestito come un
borghese.
-Ti ho fatto aspettare molto,
Victor?- chiese la
donna, avvicinandosi.
Lui scosse la testa.
-Non così tanto- rispose
-cosa hai fatto sinora?-
-Ho raccontato una storia- disse
vaga Erin,
porgendogli il braccio.
Victor storse la bocca.
-E gli è piaciuta?-
chiese questi, alludendo alla
sagoma dell'inglese, ormai indistinta nella nebbia.
Lei ridacchiò, vedendolo
corrucciato.
-Come la vita- rispose.
La via era coperta da una lieve
foschia.
Per un momento, le case della
città persero i loro
contorni.
Il fiume sparì,
lasciando il posto ad una distesa
blu apparentemente infinita. In mezzo a questa, se ne stava un
minuscolo
fazzoletto di terra sul quale crescevano fiori blu e l'aria sapeva di
sale e
zucchero insieme. Nella propaggine di quell'isola, affacciata sul lato
rivolto
all'Inghilterra, se ne stava un albero di quercia dal legno nero.
Sotto di esso, due lapidi, una
accanto all'altra.
Dicono, recitando un verso l'una,
un verso l'altra:
La
molle Canna piegasi e resiste la Quercia anche ai più forti
colpi del vento, per un po', ma infine
sradica il vento il tronco,
che mandava le foglie al ciel vicine,
e le barbe nel Regno imo dei morti.
Erin socchiuse l'occhi. Su
quell'isola, dopo tanto
peregrinare, Madame e il Generale chiesero di poter essere sepolti.
Oscar
acconsentì ai loro desideri, anche quando questi decisero di
seguirli a Londra,
per sfuggire al Terrore. Istintivamente, strinse il braccio al marito
che la
guardò perplesso.
- A cosa pensi?- domandò.
-A quando potremo andare a far
visita al generale e
a Madame.-rispose lei.
Girodelle guardò la via,
il frastuono dei mezzi e
degli schiamazzi della gente. Ora era un ricco borghese ma c'erano dei
momenti
in cui sentiva, come gli altri, il bisogno di tornare su quel
fazzoletto di
terra in mezzo al mare...a riprendere, almeno per un giorno, quello che
era
stato e che non poteva non amare. -Ci andremo non appena Oscar e gli
altri saranno
liberi dai loro impegni- rispose, comprensivo.
Erin annuì.
Anche quell'anno avrebbero fatto
visita a Madame e
al Generale con le loro famiglie.
Là, in mezzo a quel
fazzoletto di terra.
Tra quelle casette di pietra, come
naufraghi di
ritorno al porto di partenza.
Di fronte a quelle lapidi.
Sotto quella quercia dalla
corteccia nera.
Tra quelle canne in riva al mare
che si piegano al
vento, forti e deboli al tempo stesso.
FINE
Allora,
come avete capito questo è l'epilogo. Ho faticato non poco a
scriverlo.
Questa storia è stata molto complessa da fare, per via della
trama articolata.
Più volte mi sono chiesta se facevo dei capitoli che
sapevano di minestra
riscaldata ma questo è un giudizio che io non posso darmi,
anche perché quello
che pensa chi scrive non coincide mai con quello di chi legge.
I
personaggi alla fine sono molto diversi da quello che erano in
partenza, anche perché ho usato quelli secondari.
Le loro
età hanno un valore molto indicativo, quindi fate finta di
niente.
Questo
epilogo deve chiudere il percorso che hanno fatto i vari
personaggi, risolvendo gli ultimi nodi lasciati in sospeso. Come
capirete, non
ci saranno sequel per questo mattone. Non sono così sadica
da propinarvi una
roba simile. Penso che la scelta finale di Oscar si capisca un po': una
scuola
aperta a tutti era l'unica soluzione che fosse accettabile con gli
ideali della
rivoluzione e con il sapere del passato, anche perché la
politica poi rigira
queste cose come vuole...ed Oscar e André non sono
personaggi che scendono a
compromessi.
Passando
alle cose serie, devo fare un ringraziamento sentito ai 9 che
mi hanno messo tra i preferiti, ai 3 delle ricordate ed ai 21 delle
seguite...e, naturalmente a coloro che hanno recensito o semplicemente
letto
una storia dalla lunghezza quasi imbarazzante per questa sezione. Come
autrice,
vi sono grata per la cortesia che mi avete rivolto e per la gentilezza
con cui
avete apprezzato la storia. Con questo, vi auguro Buona Pasqua, con la
promessa
di dedicarmi alle altre storie che ho lasciato in sospeso.
cicina