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Autore: deloslights    23/03/2013    44 recensioni
In realtà, per riuscire a guadagnarsi quella vacanza aveva pregato i manager in inglese, francese e persino cinese – magari si era inventato qualche parola, ma questo non lo sapeva nessuno – e dopo due mesi e tredici giorni di tentativi era riuscito ad ottenere i biglietti di andata e ritorno per Firenze.
Ovviamente, non gli avevano permesso di scegliere la meta, sperando che il fatto di conoscere a malapena tre parole di italiano – di cui una era il cognome di un calciatore che aveva scambiato per parolaccia – o l’orario del volo, programmato per le tre di notte, lo facessero desistere, o perlomeno che Niall lo uccidesse.
Ma nemmeno le pentole che l’irlandese gli aveva tirato addosso avevano fatto cambiare idea ad Harry, perché aveva bisogno di staccare per un po’ – era pur sempre il piccolino del gruppo.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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First Chapter.

A Fabi, perché mi sopporta ogni giorno, e perché se lo merita.


 

Harry guardò i quattro amici per qualche secondo, prima di alzare un braccio in segno di saluto.
« Allora.. ehm, io vado » disse incerto. Aveva ancora paura che qualcuno di loro, se non tutti, volesse ucciderlo, e non era sicuro che il fatto che fossero i suoi migliori amici contasse come garanzia.
« Mi raccomando, sii responsabile, cerca di non cacciarti troppo nei guai » lo salutò Liam, con tono esasperato.
« Mangia anche per me » aggiunse Niall, con uno sguardo truce. Lui era quello più offeso dal gesto di Harry, anche se tutti i ragazzi erano convinti che fosse solo finzione.
« E non farti beccare subito, idiota » lo mise in guardia Zayn, sorridendo allusivo.
« So che gli altri hanno paura di dirtelo, ma ti vogliamo bene, e ci mancherai, amico » continuò Louis.
« Ragazzi » Harry li interruppe, divertito. « Non mi sto arruolando in marina! Vado solo in vacanza, per tre settimane, e poi saremo di nuovo tutti insieme! »
« Vai solo in vacanza senza di noi » precisò Niall mettendo il broncio.
« Vi voglio bene anch’io! » il diretto interessato lo ignorò, fingendo di non aver sentito. « Ma adesso è meglio che vada » concluse, iniziando a correre verso il check-in. Un’ultima occhiata ai suoi compagni di band, o meglio, di vita, e si sentì finalmente il vecchio se stesso, quel ragazzo solitario che non si fidava mai di nessuno. Anche se era fiero di chi stava diventando, gli mancava la vita normale.
In realtà, per riuscire a guadagnarsi quella vacanza aveva pregato i manager in inglese, francese e persino cinese – magari si era inventato qualche parola, ma questo non lo sapeva nessuno – e dopo due mesi e tredici giorni di tentativi era riuscito ad ottenere i biglietti di andata e ritorno per Firenze. Ovviamente, non gli avevano permesso di scegliere la meta, sperando che il fatto di conoscere a malapena tre parole di italiano – di cui una era il cognome di un calciatore che aveva scambiato per parolaccia – o l’orario del volo, programmato per le tre di notte, lo facessero desistere, o perlomeno che Niall lo uccidesse. Ma nemmeno le pentole che l’irlandese gli aveva tirato addosso avevano fatto cambiare idea ad Harry, perché aveva bisogno di staccare per un po’ – era pur sempre il piccolino del gruppo.
Così, in quel momento era da solo, in prima classe, con gli occhi semichiusi e immerso nel silenzio. La pace intorno a lui era tanto innaturale che gli sembrava di star vivendo un sogno, eppure Harry si sentiva vivo, e soprattutto libero e autonomo. Ne era valsa la pena di minacciare di andare a giro nudo per Londra, se quello era il risultato, no?
Dopo quelli che gli sembrarono venti minuti – probabilmente si era addormentato – Harry mise i piedi sul suolo italiano. Che quella fosse l’Italia non c’erano dubbi: cielo azzurro, privo di nuvole, con i primi raggi di sole che illuminavano l’aeroporto, asfalto totalmente asciutto, gates minuscoli. Realizzare di avercela fatta, per davvero, gli fece venire un’improvvisa voglia di urlare, ma si trattenne, ricordando le parole di Zayn di poco prima, e si limitò ad entrare nell’edificio saltellando. Dovette ripetersi più e più volte che le persone conoscevano il suo volto in tutto il mondo, ed essendo in incognito fare l’idiota non giovava poi molto alla situazione. Recuperò in fretta la valigia e si diresse fuori, alla fermata dell’autobus, mentre controllava dall’iPhone quale fosse il modo più veloce per raggiungere l’hotel dove gli avevano prenotato – probabilmente una catapecchia per farlo ritornare prima. In realtà passò un quarto d’ora a cercare di distinguere i vari nomi che a lui sembravano tutti uguali, in quella lingua sconosciuta, finché non trovò un autobus che gli parve avere la stessa destinazione di quella che doveva prendere lui.
Gli parve, perché dopo un’ora e un quarto era giunto in un luogo sperduto che non assomigliava affatto al centro di Firenze. Forse avrebbe dovuto ascoltare quelle lezioni a cui Niall l’aveva trascinato, gli sarebbero potute servire. Dopo che l’autista l’ebbe apostrofato in chissà quale modo in italiano, intuì che doveva scendere perché l’autobus si era fermato in una piccola piazza, spegnendo il motore. Bene, erano le sette e quindici del mattino, ed Harry era perso nel bel mezzo del nulla, circondato dal silenzio di italiani ancora assonnati che non conoscevano mezza parola di inglese. Che cosa avrebbe fatto adesso?
Addio fama, addio One Direction, addio Harry Styles, e benvenuto al povero barbone Harold.
No, okay, forse qualcuno l’avrebbe riconosciuto, insomma, c’erano fan suoi e dei suoi amici in tutto il mondo, e l’Italia non era su Marte, vero? Per esempio, quella ragazza mora e riccia con le cuffie alle orecchie, magari lo conosceva, forse era una sua fan, no? Oppure era una delle tante che passavano le giornate ad offenderlo. Beh, ma valeva la pena tentare, giusto? No, forse no, però se fosse rimasto bloccato in quel paesino sperduto in mezzo all’Italia sarebbe stato abbastanza deprimente, quindi l’unica soluzione era chiedere aiuto. Chiama qualche agente, direte voi, ma dopo tutta la fatica che Harry aveva fatto per dimostrare che sapeva cavarsela, non aveva la minima intenzione di arrendersi il primo giorno solo perché non aveva il senso dell’orientamento. Insomma, era normale perdersi in un paese straniero, no? Louis e Zayn l’avevano fatto a Sydney, dove parlavano la loro stessa lingua, quindi era decisamente giustificato.
Ma perché aveva rifiutato di essere accompagnato da almeno una guardia del corpo?
Stupido. Aveva ragione Liam quando lo accusava di non avere istinto di sopravvivenza!
Ehi, aspettate un momento.
Ma quello era un autobus!
E quelle persone se ne stavano andando, tutte quante, lasciandolo solo sul marciapiede. Sarebbe rimasto lì per sempre? Non poteva permetterselo, andiamo, aveva una reputazione da mantenere, e poi chissà in quanti lo avrebbero visto là in mezzo.. doveva fare qualcosa.
Bene, quindi non aveva tempo di pensarci, le avrebbe seguite.
Si buttò in mezzo alla strada, con la valigia enorme che lo sballottava a destra e a sinistra; un paio di volte rischiò anche di cadere, ma riuscì a raggiungere il mezzo indenne, nonostante tutto.
Salì appena in tempo, mormorando un « crazi » all'autista per averlo aspettato. Rimase in piedi di fronte alla porta, squadrando uno dopo l'altro tutti i passeggeri. Va bene che erano ancora presto, ma se li aspettava più reattivi. Era o non era un membro dei One Direction?
Nessuno, però ricambiò lo sguardo neanche per caso – figuriamoci se lo riconobbero –, così capì che se stava aspettando un’occasione propizia, sarebbe arrivato nel luogo ancor più sperduto dove conduceva l’autobus, senza aver concluso nulla. Prese un respiro profondo e si diresse verso la prima ragazza che aveva visto quella mattina, la riccia con la musica nelle orecchie. Non sapeva bene perché, ma gli sembrava una ragazza affidabile.
Incastrò la valigia fra il suo corpo e una sbarra dell’autobus mentre cercava un modo per iniziare un discorso sensato e nello stesso tempo non sembrare un maniaco o uno stalker, ma non riusciva a trovare nessuna idea interessante – non  osò nemmeno contemplare l'ipotesi che lei non parlasse inglese.
Provò a dire « ciao » ma le cuffie la isolavano del tutto dal mondo circostante e i suoi occhi erano puntati fuori dal finestrino, rendendo inutili ogni altro suo tentativo di comunicare.
Che cosa poteva fare? Per essere Harry Styles, si sentiva decisamente sprovveduto. Ma le ragazze con cui aveva a che fare erano sue fan qualificate, mentre questa ragazza poteva anche essere un'hater, o peggio non conoscerlo affatto.
‘Basta, Harry, adesso vai lì e ti butti. Insomma, che vuoi che succeda?’ si disse.
Così fece la prima cosa che gli venne in mente, e anche la più stupida: allungò una mano e gli sfilò lentamente una cuffia.
La ragazza, colta alla sprovvista, si girò e senza neanche guardare a chi appartenesse la mano, fece partire uno schiaffo, che colpì Harry in piena faccia. Qualcosa come due decimi di secondo dopo, però, il cantante ancora sotto shock, vide negli occhi scuri di lei un lampo di comprensione.
« Oh cazzo » disse in italiano, togliendosi anche l'altra cuffia.
Harry ridacchiò; ormai aveva imparato il significato di quella parola, ed era abituato alle reazioni delle ragazze quando lo vedevano, che erano le più assurde. Mentre aspettava che anche lei superasse lo shock di vedere un Harry Styles alle sette del mattino sul suo autobus – non era una cosa da tutti i giorni, no? – studiò i suoi lineamenti; non era quella che si poteva definire una ragazza da farsi assolutamente ma era bella, e sapeva il fatto suo.
Okay, continua così e diventerai un vero stalker, Styles’ si disse, prima di scuotere la testa, riordinandosi i capelli. Gli avevano detto di farlo talmente tante volte che era diventato un tic.
« Scusa » esordì dopo aver capito che se aspettava che lei fosse la prima a parlare non ne sarebbe mai uscito. Cercò di modulare la voce in modo che il suo inglese fosse più chiaro possibile. Per fortuna non era Liam, che a volte non capivano nemmeno loro da quanto parlava veloce.
« Non volevo spaventarti, mi dispiace, ma..ehm, io mi sono perso » ammise, puntando gli occhi smeraldini nei suoi color cioccolato fuso, ancora assonnati.
« Sei davvero tu? Sei Harry? » lo ignorò lei, rispondendogli in inglese. Però, era brava, una volta ritrovata la voce.
« Uhm.. sì » confermò lui, ma lo fece con un tono talmente poco credibile che per far scomparire lo scetticismo dalla faccia di lei dovette tirare fuori la carta di identità e mostrargliela. Dopo averla vista, la ragazza sorrise.
« Tu invece come ti chiami? » continuò.
« Fabiola » disse semplicemente, con voce cristallina. Come diavolo si pronunciava quel nome? Fa-biò-la? Cercò di concentrarsi per ripeterlo nello stesso modo in cui lei glielo aveva detto, invano.
Vedendolo in difficoltà, la ragazza aggiunse: « Puoi chiamarmi Fabi ».
Decisamente meglio!’ pensò lui, prima di dire: « Ciao Fabi » in italiano, facendola ridere.
Era davvero così buffo? Beh, perlomeno non sembrava odiarlo, e l’aveva riconosciuto. Non poteva sperare che fosse una fan, ma perlomeno che lo rispettasse.. vero?
« Gli altri quattro dove li hai lasciati? » chiese Fabi subito dopo, tornando seria.
« Io.. no, sono da solo ».
« Che bastardo » borbottò la ragazza, in italiano. Harry si accigliò, si ricordava di aver sentito quella parola da Louis ma non riusciva proprio a farsi venire in mente cosa volesse dire.
« Ehm, grazie » disse per cortesia, non sapendo che altro fare. I due minuti di risate di Fabi gli fecero capire che probabilmente non era un complimento, ma non ci fece poi tanto caso. Andiamo, anche lui aveva il diritto di fare figure di merda ogni tanto, no?
« Quindi, » ricapitolò infine lei, ritornando all'inglese. « Tu sei Harry Styles dei One Direction, in un paese sperduto dell'Italia, senza il resto della band. Illuminami, sei in esilio, ti hanno cacciato o cosa? »
Harry la osservò per un momento, incerto se prenderla sul serio o no. Perché erano così strani gli italiani?
« Io.. ehm.. praticamente.. volevo una vacanza, ecco. Ma mi sono perso ».
« E questo cos’ha a che fare con me, di preciso? » chiese divertita. Si stava davvero prendendo gioco di uno dei cantanti più famosi del mondo? Sì, e lui non poteva farci niente.
« Beh, ehm..Questa è Firenze? »
« No ».
« Vicino? »
« Non molto ».
« Mi sono perso nel bel mezzo del nulla ».
« Questo l'hai già detto. Dove dovevi andare? »
« All'hotel Montevia, ma credo di aver perso l'autobus sbagliato ».
« Già, questo posto si chiama Montecatini, ed è una città in culo al mondo, non un hotel. Come hai fatto ad arrivarci, lo sai solo tu! »
« In realtà.. non sono sicuro di saperlo.. Mi puoi accompagnare dove ti ho detto? »
« No, io sto andando a scuola, mi dispiace.. » dal tono di voce che usò la ragazza sembrava che gli dispiacesse veramente non aiutarlo. Che gentile, con un ragazzo che non aveva mai visto se non in foto o su YouTube.
« Dopo? » insistette. Non gli andava di rivelarsi ad altre persone, adesso che ne aveva trovata una perfetta per quel che doveva fare. Insomma, bastava darle un’occhiata per vedere che non era il tipo di ragazza che andava a spettegolare. E poi, sembrava tenerci.
« Non ho la patente. Ma puoi venire da me e cerco di convincere mio padre, se non hai fretta ».
« Davvero? Oh, Dio, grazie! Crazie, Fabi! » disse, poi l'abbracciò di slancio, senza fare minimamente caso al fatto che quasi la strozzò, oppure all’aver lasciato la valigia incustodita. Era abituato a metterci dentro solo cose facilmente sostituibili, con tutti i viaggi che faceva. Sentì il nervosismo di Fabi, ma alla fine si limitò a cingergli i fianchi con le braccia, palesemente imbarazzata.
« Che cosa faccio mentre ti aspetto? » chiese Harry, tornando nella posizione iniziale.
« Ti direi di fare un giro, ma scommetto che ti perderesti, perciò.. ehm.. verrai con me. Ti nasconderò da qualche parte mentre sono a lezione » la chiara nota divertita nella sua voce lo fece sobbalzare, mentre l'immagine di un cantante famoso rinchiuso in un magazzino per le scope si faceva strada nella sua mente. Tutto questo non lo entusiasmava, ma che altro poteva fare? Aveva trovato al primo tentativo una ragazza che capiva e parlava inglese, e forse era anche una Directioner. Non era affatto nella posizione di lamentarsi.
Evidentemente, per Fabi la conversazione era conclusa, perché si era rimessa le cuffie, tornando ad ignorarlo.
Aveva davvero il coraggio di ignorare Harry Styles, dopo che lui aveva attaccato bottone?
Iniziò a darle fastidio, cercando di farle il solletico sotto il collo, ma ricevette solo un'occhiata assassina che non lo intimorì.
« Fabi » si arrese infine, scandendo le sillabe così che si capisse anche dal labiale che voleva ancora parlare. Ma non aveva nulla da fare, questo?
La ragazza alzò le sopracciglia, ma non accennò a spegnere o abbassare la musica. Harry rifletté per un momento, poi le fece cenno di alzarsi. Se possibile, le sopracciglia di Fabi si sollevarono ancora, descrivendo tutta la sua diffidenza e il rifiuto di lasciare il seggiolino, che a quell’ora sembrava quasi comodo.
Non accettando un no come risposta, Harry si ritrovò senza sapere come a prenderla in braccio e sedersi al posto suo, sorridendo come un bambino. Gli bastava davvero così poco per divertirsi, una ragazza sconosciuta, su un autobus diretto ad una località sconosciuta, che gli dava del filo da torcere? Evidentemente sì, perché si sentì sinceramente felice quando la risata sussurrata di Fabi gli riempì le orecchie.
« Che ascolti? » le chiese, tanto per dire qualcosa. Era già pronto a sentire i The Wanted, ma il rossore sulle guance di Fabi gli lasciò qualche speranza, confermata dopo che lei gli porse una cuffia. La sua felicità però schizzò alle stelle quando sentì la sua stessa voce coprire il farfuglio confuso che lei stava tirando fuori. Era davvero una Directioner, quindi? Si poteva essere più fortunati? Forse se non si fosse perso, ma non era così sicuro. Gli sembrava abbastanza difficile trovare qualcosa di più avventuroso di un viaggio in una terra sconosciuta con qualcuno che gli voleva bene.
« I cansee that you’re holding back those tears » canticchiò Harry, imitando la sua stessa voce, mentre Fabi, che doveva sentirsi a disagio sulle sue gambe, evitava costantemente il suo sguardo, fissando invece l’ingombrante valigia.
« Sei felice? » le chiese all’improvviso.
« No » rispose lei, tanto velocemente che sicuramente la risposta gli era scivolata via prima che lei decidesse cosa farne. « Attualmente, tutta la mia felicità mi viene da cinque ragazzi idioti, che compongono una certa band inglese che non riuscirò mai a vedere dal vivo.. a meno che uno di loro non si perda proprio a due passi da casa mia ».
« Oh, capisco, scusa per la domanda forse troppo personale. Io.. non ho molta voce in capitolo ma posso provare a fare il possibile per farti entrare almeno in uno dei concerti.. Non sopporto che qualcuno soffra a causa mia ».
« Lascia perdere, domani ti sarai già scordato che esisto, ti ritroverai nella tua bella camera d’hotel e ammirerai le colline toscane finché non ne sarai così stufo da voler tornare immediatamente in Inghilterra ».
Sentiva, nella voce della ragazza, una nota di disperazione appena udibile. Adesso riusciva a vedere la stessa ragazza a cui era dedicata Save You Tonight, negli occhi di Fabi, e non ne era affatto contento.
« Ehi, sarò anche idiota qualche volta, con poco senso dell’orientamento, ma quando prometto una cosa è perché so di.. » non riuscì a finire il discorso che il suo iPhone prese a vibrare nella tasca dei pantaloni. Con una complicata manovra per non scomodare la ragazza, riuscì ad estrarlo e a rispondere a quel numero sconosciuto.
La stessa Fabi vide prima il sollievo dipinto sul volto di Harry, poi sostituito dal disappunto che infine lasciò spazio a terrore, puro e semplice. Quando riattaccò, aveva gli occhi sbarrati e continuava a tremare un po’.
« Harry? Che succede? » chiese la ragazza, voltandosi finalmente verso di lui.
« Io.. non mi sono presentato in hotel stamattina.. e mi hanno revocato la prenotazione. Sono ufficialmente un barbone per le prossime tre settimane » ammise, prendendosi la testa fra le mani. Che cosa poteva farci, lui, se si era perso?
« Vuoi.. io dovrei avere un divano letto a casa, vuoi che costringa i miei a farti stare da me? Lo so che non sai nemmeno chi sono, però.. » disse Fabi con una punta di ironia.
« Davvero, lo faresti? » le chiese il ragazzo, evidentemente disperato.
« Posso provarci, non ho garanzie ma.. insomma, non posso mica farti dormire sotto un ponte! » sorrise, ma i suoi occhi rimasero gli stessi occhi tristi di pochi minuti prima. Harry le passò un braccio intorno alle spalle, avvicinandola al suo petto. Doveva ammetterlo, aveva ancora un po’ di paura che lei se ne uscisse con un altro schiaffo ben assestato, ma non aveva intenzione di lasciare quella ragazza senza la sua protezione, ora che l’aveva trovata. Quando lei alzò la testa per guardarlo negli occhi, Harry vide chiaramente le scarse lacrime sfuggite al controllo della ragazza, che lei aveva cercato di asciugare senza farsi notare, invano. Così sembrava debole ed indifesa, ma il cantante aveva la certezza che non era così, lui sapeva che Fabi era forte.
« Sto davvero piangendo abbracciata ad Harry Styles? » chiese con un sorriso tirato, a cui Harry rispose stringendola ancora di più. « Quando mi sveglierò saprò di aver fatto il più bel sogno della mia vita ».
« Eh? Guarda che non stai sognando, io sono davvero scappato clandestinamente da quella banda di idioti, e ho incontrato te sulla mia strada per un motivo. Se mi paragoni ancora ad un pallido sogno sappi che mi offenderò » disse serio, ma un sorriso riuscì comunque a spuntare, mettendo in mostra le fossette che tanti adoravano.
« Harry, io, la persona più sfigata di questo mondo, che incontro in questo modo assurdo un quinto dei miei cantanti preferiti? Andiamo, non ci credi neanche tu! » protestò, distogliendo di nuovo lo sguardo.
Il ragazzo, però, per quanto buono ed innocente si stava innervosendo. Prese il volto di Fabi tra le mani e, mentre lei continuava a spostare lo sguardo su qualsiasi cosa tranne lui, la baciò. Non seppe perché – la sua teoria era che fosse determinato a dimostrarle qualcosa, o forse voleva solo assaggiare le labbra di quella ragazza così unica, che l’aveva incuriosito già dal primo sguardo. Fu un contatto breve, appena accennato, ma a Fabi bastò per cambiare umore radicalmente. Si staccò subito dopo, spaventata da ciò che aveva fatto, ma Harry si sentì soddisfatto per aver portato a termine il suo compito di far trovare almeno un briciolo di felicità a quella ragazza. Furono pochi, intensi secondi. Non seppe precisamente perché l'aveva baciata, ma seppe che era stata la cosa giusta. Quando riaprì gli occhi – perché, li aveva chiusi? – vide sul volto di Fabi un'espressione tanto dolce quanto buffa; sembrava fosse appena scesa dalle montagne russe, un po' traballante ma felice. Harry sorrise, prendendole una mano nella sua. « Non  osare dirlo di nuovo, capito? »
« Non è che siccome sei Harry Styles ho intenzione di fare tutto quel che mi dici, eh! » borbottò Fabi, ma ricambiò il sorriso. « Però.. grazie ».
Rimasero così, a guardarsi negli occhi, finché non scoppiarono entrambi a ridere per l'imbarazzo. Poco dopo scesero, e Harry ebbe non pochi problemi a scendere senza essere schiacciato dal peso della valigia.
Una volta al sicuro sul marciapiede, però, sentì di non aver ancora concluso il discorso.
« Ehm,  Fabi.. » la chiamò, facendola fermare. Non si girò, ma Harry capì che lo stava ascoltando. « Io non.. l'ho fatto apposta.. spero che tu non ti sia offesa. È solo che.. ho percepito il tuo bisogno d'amore e ho.. ehm.. agito d'istinto » confessò.
« Non c'è bisogno che trovi una scusa » ribatté lei. « Non voglio sapere perché l'hai fatto; mi sono sentita felice per quasi tre secondi e tanto mi basta ».
« Fabi! » le prese di nuovo il viso con una mano. « Ti ho detto che non l'ho fatto apposta, non che è stato un errore! Se tornassi indietro lo rifarei anche cento volte! » ammise, con un sorriso sincero. « E farò tutto quel che è in mio potere perché la tua felicità duri molto più a lungo di tre secondi! »
« Scendi dalle nuvole, Harry. Sei un celebrità, non il Genio della Lampada. Non ho tre desideri, tutto quel che faccio nella mia vita è non aspettarmi più niente, così da non esserne delusa. Non ho tempo per essere felice » disse convinta. Ma con chi credeva di parlare questa? Con Zayn Malik?
« Ehi, guardami! » Harry era tanto concentrato a convincere quella ragazza da parlare quasi a una velocità normale. « Io non so quale sia il tuo passato, per ora, ma per le prossime tre settimane non sarà più qui a farti soffrire, sarà confinato nel passato ».
« Harry? Ma che cazzo stai dicendo?»
« Mi fai arrabbiare! Lasciami provare, princhepesa. Dopo me ne andrò, e tornerai alla tua vita. Ma fammi provare, per favore ».
« Io.. non.. » esitò. Harry vide nei suoi occhi la volontà di accettare, unita alla paura di non farcela. Fu in quel momento che si liberò della paura che opprimeva lui, e la baciò di nuovo.
Baciare la prima volta era semplice. Ti avvicini, hai paura, dici un grande ‘vaffanculo’ e ti butti senza sapere come andrà. Ma il secondo bacio non è affatto la stessa cosa. Hai già un precedente, sai com’è andata e se vuoi ripetere la situazione o cambiarla, senza avere però idea di come fare. Per questo, dall'alto dei suoi diciannove anni, Harry Styles non aveva mai preso l'iniziativa per dare il secondo bacio. Perché l'avesse fatto proprio in quel momento, in Italia, con quella ragazza, non lo sapeva, ma si era sentito pronto. Pronto e pieno di paura, perché non gli sembrava affatto scontato che Fabi ricambiasse, anzi, forse gli avrebbe tirato un altro schiaffo. Era anche probabile. Quel che non si aspettava, però, era che lei rispondesse subito, senza nemmeno opporre resistenza. Forse ci aveva visto giusto, forse quella ragazza ne aveva davvero bisogno. Si dice che tutti nella vita abbiano uno scopo. Quello di Harry Styles era di rendere felici le persone, e ci stava riuscendo. Prima ancora che potesse registrare il successo ricevuto dal suo primo secondo bacio, sentì le braccia esili di Fabi cingergli il collo e, come rispondendo a un istinto che non sapeva di avere, la sollevò da terra, lasciando che tutte le sue preoccupazioni scivolassero via, così da trasmetterle solamente la felicità di quel momento. In realtà, se ci rifletteva, non sapeva nemmeno lui da che cosa provenisse tutta quella voglia di baciare una sconosciuta, anche se non si sentiva di definirla così. Lei era una Directioner, supportava lui e i suoi compagni continuamente, sebbene sapesse che non l’avrebbero mai notata.. fino a quel giorno. Anche se era solamente una delle milioni di fan, rappresentava tutto quello che i One Direction desideravano in un’ammiratrice. Rimase per diversi minuti a giocare con le labbra di Fabi, finché lei non si separò, scendendo dalle braccia di Harry.
« Bene, quindi..Benvenuto in Italia, Harry » disse, ritrovando, di nuovo, il buon umore.
Il ragazzo rise, sbrigandosi a infilare un cappellino di lana e gli occhiali da sole. Proprio in una scuola piena di ragazzine doveva andare, eh?
Va bene, era per una buona causa, ma la sua copertura sarebbe saltata il primo giorno. Si guardò intorno, nessuno lo stava osservando, per ora. Ma la sua valigia era troppo evidente perché questo potesse durare.
« Fabi? »
« Sì? »
« Io non vorrei lamentarmi, ma.. ehm.. non posso venire nella tua scuola con questa » indicò la valigia. Fabi ci pensò su qualche secondo, poi disse: « Aspettami qui » e sparì  con la sua valigia dietro ad un negozio di canne da pesca.
Perché di fronte a una scuola superiorec'era un negozio di pesca?
Tornò poco dopo, sorridendo complice. « Ricordamela dopo, non dovrebbe trovarla nessuno ».
« Grazie. E adesso? » Chiese Harry guardandosi intorno. Cosa avrebbe fatto adesso?
« Adesso vieni con me in classe e pensiamo a qualcosa ».
« Ehm, ma io..Sai, no, l'incognito..Ecco, io ho scommesso con Zayn che sarei durato almeno una settimana..E.. » la risata di Fabi lo interruppe.
« Faremo il possibile, te lo prometto. Adesso vieni, stai zitto e fai finta di capire ».
Gli fece cenno di seguirla e lui, seriamente spaventato dall'idea di perdersi ancora gli prese la mano, sincronizzando il passo.Fabi lo guardò, ma non si oppose. Solo quando giunse presso due ragazze che la salutarono con la mano iniziò ad agitarsi. Rispose al saluto con la mano libera, ma in quel momento nessuna delle due la guardava più. Disse loro qualcosa, in italiano, che suonò terribilmente come una preghiera. Entrambe le ragazze annuirono, salutando Harry con un « Hi » a cui rispose con un sorriso.
« Sei davvero Harry Styles? » chiese la più alta delle due, sottovoce, con forte accento italiano.
« Sì, beh, così dicono » il sorriso si allargò, contagiando le ragazze.
« E dove l'hai lasciato Louis? » continuò quella. ‘Oh, no’ pensò Harry.
« Virginia! » la rimproverò Fabi.
« È.. ehm, in Inghilterra » rispose incerto il ragazzo « Non dirmi che.. » le guardò tutte e tre « siete Larry Shippers? » chiese, mettendo il broncio.
« No » rispose Fabi secca, mentre quella che si chiamava Virginia aggiungeva: « Noi non siamo Directioners » indicò la sua amica, che annuì. « Solo che Louis Tomlinson è uno dei ragazzi più belli che abbia mai visto, e volevo conoscerlo ».
Non fece in tempo a finire la frase che Harry aveva iniziato a ridere e Fabi a picchiarla.
« Quel che voleva dire » disse quest’ultima, dopo aver dato almeno dieci pugni all'amica. « È che vorrebbe conoscervi tutti e cinque » dopodiché si girò verso di lei e le sibilò qualcosa in italiano.
Harry guardò prima lei e poi le amiche; rifletté qualche secondo e poi disse: « Se mi fate vincere la scommessa con Zayn – non farmi scoprire dai paparazzi – ve li porto qui in qualche modo » disse.
« Anche le Little Mix? » chiese per la prima volta la terza ragazza.
« Io.. ehm.. posso sentire Zayn, se.. » mormorò. ‘Okay, non mentire a te stesso, Harry, non accetteranno mai’. Ma come faceva a dirglielo?
« Solo a me sembra tanto un ricatto? » borbottò Fabi.
Harry alzò le sopracciglia, ma non fece in tempo a rispondere che la campanella suonò e vennero travolti da una massa informe di studenti. Afferrò di nuovo la mano della ragazza e la seguì, per un corridoio e infine dentro un'aula spaziosa. Per un momento, Harry rimase colpito da quanto fosse diversa da quelle a cui era abituato. C'erano banchi attaccati a due a due disposti in tre file verticali e tre orizzontali, nessuno era veramente uguale all'altro, ce n'erano di alti e di più bassi, di più stretti e di più quadrati, con e senza una sbarra di metallo a far finta di essere un poggiapiedi. Era tutto così caotico, ma in qualche modo piacevole. Seguì Fabi e Virginia verso i banchi in fondo e rimase in piedi a studiare tutto quel che vedeva. Era così diverso tutto quello dalle scuole inglesi, così..confuso, ma anche più ‘familiare’.
« Non devi preoccuparti per la prima ora, il professore di Italiano non se ne accorgerebbe neanche se tu fossi in prima fila. A Scienze ti nascondiamo in  laboratorio. Per Matematica invece è un bel problema.. Che dite, Vì, Carmen? » espose Fabi.
« In bagno! »
« No, sotto i cappotti sull'attaccapanni! »
« Oppure là dietro, vicino ad Arianna? »
« Sotto la cattedra? »
« Nell'armadietto! »
« Ragazze! » le interruppe Harry ridacchiando. « In bagno dovrebbe andar bene, credo » guardò verso Fabi, che annuì. « Sì, è perfetto. Quella professoressa è troppo acida, più le stai lontano, meglio è ».
« E, ehm, i vostri compagni..» si preoccupò improvvisamente il ragazzo.
« Senza offesa, ma credo che almeno dieci, dei sedici che siamo, non sappiano associare il tuo volto al tuo nome e alla tua appartenenza ai One Direction, perciò..»
« ..Se qualcuno dovesse chiedertelo, il tuo nome è.. come ti chiamavi? Edward! E sei un cugino di Fabi che viene dall'Inghilterra » concluse Virginia, mentre si voltava a guardare tre ragazzi, che dopo essere entrati non fecero minimamente caso a Harry. E menomale che lo conoscevano in tutto il mondo se una classe di sedicenni non conosceva nemmeno il suo volto.
Per la prima volta in tre anni si chiese se in realtà la sua vita fosse costruita su un'illusione, e lui in realtà non fosse nient'altro che un diciannovenne montato. Era colpa di Louis, che continuava a ripetergli che nulla sarebbe stato più come prima, che era un mondo completamente diverso da quello precedente a X-Factor; ma forse era solo perché loro volevano che fosse così.
« Quindi » tornò al presente, sbattendo gli occhi. « Che cosa devo fare adesso? » chiese.
Sentì Fabi borbottare qualcosa in Italiano che assomigliava terribilmente a ‘non ha capito un cazzo’. Mentre Carmen ridacchiava, Virginia fece spazio tra la sua sedia e quella di Fabi.
« Mettiti qui » gli disse.
« Lì? » le sopracciglia di Harry scomparvero nel cespuglio di capelli, mentre guardava male le ragazze. Volevano davvero che Harry Styles, un quinto della band più famosa del momento, se ne rimanesse per un'ora seduto su uno squallido pavimento, contro le zampe di uno squallido banco in uno squallido liceo italiano? Tre sguardi adirati gli risposero chiaramente di sì, mentre lui sospirava. E poi il ricattatore era lui!
Si rannicchiò nel punto dove gli avevano indicato, cercando di farsi più piccolo possibile mentre sentiva lo scalpiccio di altri studenti che commentavano chissà quale argomento di italiano.
Se gli avessero detto che per vincere la scommessa con Zayn avrebbe dovuto nascondersi in mezzo a tanti ragazzi italiani che neanche conoscevano il suo nome non ci avrebbe creduto. Seriamente, quella sera avrebbe chiamato Lou dicendogli che non aveva affatto ragione, la gente ignorante c'era ancora.
L'improvviso silenzio che calò in aula gli fece capire che era entrato il professore, iniziando subito a parlare fitto fitto in italiano. Harry non capì quel che stava dicendo, ma a giudicare dal tono di voce sembrava piuttosto noioso.
« Ehi, Harry! » sussurrò infatti Virginia neanche due minuti dopo. Ma non stava mai zitta quella? Inclinò la testa verso di lei per guardarla negli occhi.
« Mi fai un autografo? » gli chiese, sorridendo un po' troppo.
Harry la guardò, cercando di capire che problemi avesse, ma alla fine rinunciò e, adattando un quaderno ad anelli come piano per scrivere sopra alle sue ginocchia la accontentò. Poi, visto che non aveva niente di meglio da fare, prese un foglio e scrisse un bigliettino a Fabi, mettendo a tacere la vocina che gli ripeteva di essere ormai grande e vaccinato.
-Tu lo vuoi un autografo? x H. :)
-No grazie, accetto solo cantanti in carne ed ossa.
-Beh, io sono qui. BTW che facciamo oggi? xx H.
-Studiamo? lol
-Mi insegni l'Italiano? H. xxx
-Ahah se vuoi. P.s. ti prego smetti con quelle x non siamo in un cimitero!
A quel punto sia Virginia sia Fabi tirarono una gomitata al ragazzo che si era quasi fatto sfuggire una risata.
-Per carità, Harry, se ti fai scoprire sentirai il professore di italiano parlare inglese, e non è un bello spettacolo!
-Non ci tengo ahahah :) H.
-Domani se vuoi visitiamo un luogo della Toscana. A tua scelta :)
-OMG Sììì! Che bello, che bello, che bellooooo xxxxxxx H.
Questa volta la gomitata toccò a Fabi e, per prevenire l'eventuale scoperta dell'insegnante, Virginia sequestrò i fogli ai due ragazzi.





Running from the Madhouse
Bene, dopo circa due settimane di lezioni spese a scrivere e dopo aver schiavizzato la mia migliore amica/compagna di banco (a cui è dedicata la storia) per copiare la storia al pc, sto pubblicando!
Prima di tutto, questa storia è senza pretese, non credo sia possibile che un cantante famoso come Harry venga spedito da solo in un altro paese perché ha pregato i manager lol
Però mi piaceva, quindi me ne sono fregata ahah Invece la cosa che in classe mia nessuno li conosce per la loro musica ma solo di nome, è fottutamente vero.
Che c'è da dire? Io non sono la protagonista, ma sono l'amica rompipalle (Virginia) che vuole conoscere Louis ahah è divertente scrivere di sé in chiave ironica lol
E, ovviamente, non ho idea di come sia il vero Harry Styles, io non credo sia montato, anzi, credo che abbia la testa sulle spalle, però l'ho descritto così perché si addiceva alla storia.
Fabi è un osso duro, ma Harry non è da meno.
Bene, fatemi sapere se è orrenda, se pensate che debba chiudere qui Word e non scrivere mai più o quant'altro lol
Grazie a tutti quelli che leggeranno, anche se non vi conosco, vi adoro! x
Vivy.


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