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Autore: Mihael_River    24/03/2013    4 recensioni
Questa è una raccolta di One-shot (capitan ovvio)
Saranno incentrate soprattutto su Mello, Near e Matt, in particolare sui sentimenti che provano l'uno per l'altro (Non triangoli, eh!), ma non mancheranno altri personaggi come L, Light/Raito, Sayu, Misa e altri che non hanno molti fan, ma compariranno, perchè amo le Missing moment tristi su tizi sfigati.
Bene, se vi ho incuriositi anche per lo 0,01%, leggete!
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri personaggi, Matt, Mello, Near | Coppie: Matt/Mello, Mello/Near
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ricordi d'onice nera.

"Dai Near, vieni fuori a giocare!" disse un biondino che poteva avere sei o sette anni ad un bambino bianco come il latte.

"Mello, non posso! Sono un albino, lo sai meglio di me!" replicò quello.

"Ma non c'è il sole! E poi sembra quasi che stia per nevicare, col freddo che fa!"

Neve ...

Lui era bianco come la neve.

Aveva sentito dire che lui si sarebbe perso tra la neve.

Aveva sentito dire che lui era un piccolo fantasmino invisibile.

Aveva sentito dire tante di quelle cose sul suo conto ...

Ma lui le aveva ignorate.

Si faceva scivolare addosso qualunque insulto.

Era freddo, calmo e riflessivo, lui.

Mai, mai si sarebbe sognato di rispondere per le rime.

Tantomeno di picchiare qualcuno.

Però gli altri non la pensavano così.

Era preso di mira da tutti per via del suo candore.

"Omino bianco" era il soprannome che tutti gli affibbiavano.

Ed era arrivato da appena tre giorni.

Ma già sapeva come sarebbe andata a finire il resto della sua infanzia.

Lui altro non era che un'ombra che svanisce al sole.

Era un'ombra.

L'ombra di L.

Come tutti gli altri, del resto.

"Near! Sono due minuti buoni che stai lì fermo! Vieni a giocare sì o no?"

Quanto invidiava quel biondino, Mello.

Lui era sempre un'ombra, un eco di L, ma non era come gli altri.

Era decisamente più impulsivo degli altri e aveva più forza d'animo di tutto l'orfanotrofio messo insieme.

E inoltre era l'unico ad avergli mai rivolto una parola.

Una parola gentile.

"Dai Near, esci! Se qualcuno prova a dire qualcosa su di te, gli spacco il setto nasale!" disse sorridendo.

"Mello, ecco ... io non voglio uscire."

"Perché?" replicò l'altro in tono preoccupato.

"Non voglio. Ho paura. Sono qui da tre giorni appena, e sono già stato in infermeria due volte per colpa di Lance e del suo gruppo."

"Tranquillo. Ti ho già detto che se provano a dirti qualcosa saranno loro ad andare in infermeria."

"Sì, infatti quando ti sei messo tra me e loro mi hai fatto compagnia dalla dottoressa Lorence!"

Il biondino abbracciò l'albino.

"Sì, perché noi due siamo amici. E lo resteremo per sempre."

 

 

"Perché?" si chiedeva Near.

La luce proiettata dalla grande finestra illuminava l'amibente in modo quasi innatrurale.

"Perché lo ha fatto? Perché?"

"Perché se n'è andato ... ?"

L'albino continuava a chiederselo.

Calde lacrime uscirono dai suoi pozzi d'onice nera.

La testa tra le mani, seduto su un letto nemmeno suo.

Near, che non si era scomposto nemmeno per la morte di L, il suo grande idolo, ora piangeva.

Piangeva per lui.

Per quel ragazzo dagli occhi di zaffiro.

Per quel ragazzo dai capelli d'oro filato.

Per quel ragazzo che gli aveva insegnato ad amare.

E nel frattempo si malediceva.

"Perché non ho reagito? Perché non gli ho detto nulla? Perché sono così introverso?"

Si sdraiò sul letto.

"Ora tu sei L. Non puoi permetterti il lusso di provare sentimenti." gli diceva una piccola vocina, dentro di lui.

"Per colpa di L, hai perso la persona a te più cara. Cercala! Reagisci! O non verrà mai da te!" gli urlava un'altra voce, più forte.

"Bas ... ta ... basta ... non ... non vo ... glio ..." sussurrava tra i singhiozzi.

"Io ... non ... Mello ... devo ... devo farlo per lui." disse più deciso.

Si asciugò le lacrime.

"Catturerò Kira!" urlò deciso.

Aveva preso una decisione.

Lo avrebbe fatto per colui che amava.

Avrebba fatto di tutto per lui.

 

 

"Cosa hai detto?"

"Mi dispiace, Near, ma Mello è ..."

"Halle, vai."

"Ma Near ..."

"VATTENE!" urlò l'albino cercando di mantenere la calma.

Non ci poteva credere, ma era così.

Mello era morto.

Morto per colpa sua.

Per inseguire il fantasma di L.

Per un maledetto primo posto.

Per superarlo.

Aveva ucciso colui che amava.

Indirettamente, ma lo aveva ucciso.

Aveva promesso di trovare Kira per salvarlo, e quando la avrebbe finalmente arrestato, sarebbe andato da lui per dirgli tutto.

Al diavolo se lo avrebbe mandato via a calci nel sedere o con una pallottola in fronte.

Lui lo avrebbe dovuto fare tanto tempo fa.

Lo avrebbe dovuto trattenere.

Dio solo sa quanto lui aveva desiderato essere più impulsivo.

Proprio come Mello.

Per confessare i suoi sentimenti tanto tempo fa.

Per non avere sul cuore il peso di parole mai dette.

Per non soffrire così adesso.

E pianse.

Per la seconda volta in tutta la sua vita.

Solo due volte le lacrime rigarono il suo volto latteo.

E ogni volta che piangeva, si icordava delle parole di Mello, dette chissà quanto tempo fa:

"Piangere non è da perdenti. Anzi, a volte chi piange è più forte di chi non versa una lacrima. Perché ha il coraggio di farsi vedere per quello che è."

Parole dette da Mello, l'unica volta che Near lo vide piangere.

Mello versava lacrime per la morte di L.

Il suo idolo distrutto da Kira, da un pazzo psicopatico che si crede Dio.

Aveva pianto prima di andarsene.

E Near lo seguì.

Si era fatto scappare un'occasione d'oro per dire al biondo che cosa provasse per lui.

E queso peso l'albino se lo portò per sempre.

 

  
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