Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: Heavencanwait_    24/03/2013    2 recensioni
Una vancanza di soli tre giorni, un festival, due estranei scoprono di essere molto più simili di quanto pensano. Il feeling tra Conor e Leah basterà a costruire una relazione?
Non resta che leggere.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Should have known from Glastonbury last year,
was it June?
When evryone was so excited to go there,
but not you.

 


-Perché ti comporti così? Sai perfettamente quanto era importante per me questa vacanza e sai anche quanto ho bisticciato con i miei per poterli convincere! Tu, invece, stai rovinando tutto. Sei un egoista del cazzo, sei uno stronzo!- continuava a gridare Leah portandosi le mani agli angoli della bocca per amplificare il suono mentre Conor era sempre più lontano e, secondo la prospettiva, sempre più piccolo.
-Dovevo venirci da sola, ma no, ovviamente, i miei genitori hanno scelto te neanche fossi un cagnolino da dover tenere a bada! Fa meno piacere a me tenerti tra i piedi che a te, credimi. Vaffanculo, Conor!- gli stava urlando attirando l’attenzione di tutti coloro che le stavano accanto.
Era così arrabbiata con lui che niente le interessava in quel momento. Gli occhi verdi si erano ingrossati fino ad uscire dalle orbite e da loro minacciavano di uscire delle lacrime di nervosismo. Tremava come una foglia e le sue mani gli supplicavano di picchiarlo fino a quando non avrebbe capito che pezzo di suino era.
-Hey, sei un vigliacco! Fermati! Ascoltami, sto parlando con te!- adesso lo esortava vedendo il suo vicino di casa farsi sempre più piccolo. Gli corse dietro e quando gli fu abbastanza vicino, notò che lui si fermò, si voltò verso di lei e riempì la distanza con passi lunghi e decisi fino a raggiungerla e sovrastarla completamente con la sua imponente figura. Aveva le mani strette a pugno, la mascella serrata e gli occhi incastravano quelli della piccola Leah. Le afferrò con delicatezza il viso e portò le labbra all’altezza delle due fino a quando non le fece congiungere con decisione. L’espressione sul volto di lei decantavano sorpresa e rabbia allo stesso momento. Presto, però, si lasciò abbindolare da lui e prese parte al gioco di lingue che aveva iniziato Conor. Nel suo cervello affluivano pensieri diversi e contrastanti tra loro che le consigliavano di allontanarsi prima che fosse troppo tardi, ma le farfalle nello stomaco e tutte le emozioni che stava provando in quell’esatto istante erano così evidenti e forti che nemmeno l’uomo più potente del mondo sarebbe stato in grado di allontanarsi.
Per capire, però, il comportamento anomalo di Conor Paul Maynard bisogna tornare indietro di quale tempo e precisamente a…

 
-Hellen, c’è Conor in casa?- aveva chiesto gentilmente la signora Montgomery nonché sua vicina di casa. Erano amiche da quando i signori Montgomery si erano trasferiti in quella strada di villette a Brighton, trascorrevano insieme molto tempo.
-Entra pure, Diana. Conor è in spiaggia, ma dovrebbe tornare a momenti. Accomodati, su! Ti posso offrire un caffè?-
-Volentieri, grazie!- intanto la signora Maynard iniziò a prepararlo accuratamente.
-Come sta Leah?-
-Bene, ma sapessi che ci ha costretto a fare!-
Viste da fuori sembravano proprio le classiche civette di un piccolo paese di provincia, ma le due signore non si erano mai spinte a parlare di altre persone al di fuori dei loro rispettivi figli e mariti.
Hellen si girò verso Diana aspettando che continuasse il suo racconto.
-Stavamo organizzando una vacanza in Martinica da fare subito dopo la fine della scuola, ma qualche mese fa venne in salotto e ci parlò di un festival che si svolge ogni anno a Glast…e qualcosa, se non sbaglio è nel Somerset. Ci aveva promesso di portare tutte A nella pagella se solo, dopo, fossimo state d’accordo a lasciarla andare. Non ci eravamo soffermati più di tanto convinti che non ci sarebbe riuscita anche perché sai perfettamente quanto sia difficile ottenere quei risultati, ma nel momento in cui ho preso tra le mie mani quella pagella, non ho potuto più trovare una scusa per non mandarla. Si è informata, ha preso tutto, ma Robert non vuole mandarla sola così mi ha propinato il compito di cercare di convincere tuo figlio ad accompagnarla. L’avremmo fatto noi se non si fosse trovata anche quella vacanza che abbiamo prenotato da tempo, ormai. Mi serve solo la disponibilità di tuo figlio, non deve pensare a niente. Gli pagheremo tutto noi, dovrà solo tenere d’occhio ogni tanto Leah. So che ha quasi diciotto anni ed è una ragazza responsabile, ma in certe situazioni mi sentirei meno preoccupata a saperla con lui. Tuo figlio è un così tale bravo ragazzo che non consentirebbe di farle fare sciocchezze. Questo festival si svolge l’ultimo fine settimana di giugno, la domenica sera potranno rientrare tranquillamente.-
-Cara, non so se mio figlio ha altri progetti per quel week-end, ma potresti parlargliene tu direttamente. Sono convinta, però, che accetterà volentieri. Conor…-
La porta d’ingresso si aprì proprio nel momento in cui fu pronunciato il suo nome quindi si precipitò in cucina dove si sorprese a trovare la signora Montgomery.
-Salve, buonasera, signora!- aveva esclamato.
Hellen, intanto, fissò suo figlio che si era leggermente arrossato sulle spalle per vie del sole. –Conor, Diana deve dirti una cosa.-
Si mostrò interessato e puntò gli occhi in quella della donna di fronte a lui. La donna molto simile alla figlia per i lineamenti delicati del volto gli parlò del progetto della figlia e del fatto che lei ancora non sapeva del suo accompagnatore.
Conor storse il naso più volte, ma la signora Montgomery ignorò completamente le sue espressioni.
-Allora?- chiese infine.
-Be’, non so…-
-Ti prego, non sopporterei di vedere mia figlia con il broncio per tutto il tempo. Se vuoi, ti pagheremo, ma fammi questo piacere.-
-Non è per i soldi, anzi la ringrazio, ma non si disturbi. Se accetterò, sarà solo perché davvero mi va quindi ci penserò su un paio di giorni e le farò sapere. Va bene?-
A quel punto Diana si alzò e gli fece un occhiolino. –Aspetterò tue notizie!- e si avviò all’uscita.
Restato solo con i suoi pensieri, Conor decise che forse era meglio accompagnare quella ragazza. Avrebbe fatto la sua piccola vacanza con Leah. Era attratto da quella ragazza dalle forme prorompenti e il sorriso delicato da ormai quasi due anni, ma non era mai andato oltre al saluto. Lui era più grande di lei di circa un anno e fino ad allora non aveva mai visto ragazze più piccole e tantomeno si era interessato ad una di loro, ma l’arrivo in quella strada di Leah Montgomery era stato un colpo all’anima. Sembrava una ragazza diligente, studiosa, volenterosa… Incarnava un po’ l’aspetto della tipica principessa delle fiabe. Scosse la testa sorpreso di quei pensieri quasi lontani anni luce dalla vera indole di Conor. Lui era il classico ragazzo che tutte guardavano in spiaggia, con il quale tutte avrebbero dato la loro vita solo per parlargli, ma lui non si sentiva di certo un re e non avrebbe mai usato la tattica di seduttore per conquistare una ragazza. Ripudiava quelle persone che basavano tutto sull’aspetto fisico. Contava di più sulla sua intelligenza, sul suo modo di pensare e sul suo carattere. Fece una doccia veloce e si preparò per uscire di nuovo con gli amici, quella sera ci sarebbe stato il luna park in città.
Appena due giorni dopo si presentò a casa di Leah dove ad aprirlo fu proprio lei in una vestaglia leggera e mezza assonnata. Strabuzzò gli occhi quando lo vide davanti a sé.
-Ciao!- disse lui un po’ imbarazzato. Le guance si colorarono di un leggero porpora e improvvisamente nell’aria ci fu un caldo afoso.
Lei, invece, pronunciò solo un saluto strascicato prima con annesso una smorfia. Non poteva proprio soffrirlo quel ragazzo, era troppo montato.
-C’è tua madre in casa?- chiese esitante.
Quella ragazza aveva la capacità di metterlo in un imbarazzo assurdo. Ci mancava solo che si mettesse a balbettare e dava proprio l’impressione di essere l’uomo più idiota del mondo.
-Che c’è? Non ti è bastato ballare con quella ragazza ieri sera adesso vai anche con le signore?- sbottò, ma poi si scusò con il ragazzo che, intanto, aveva provato una sorta di delusione per se stesso a sentire pronunciare quelle parole con così tanto disprezzo.
-In realtà sono venuto a dirle che ti accompagnerò a Glastonbury!-
La ragazza si strozzò con la sua saliva ed emise un gridolino schifato quando realizzò quello che le era appena stato detto.
-No, ci deve essere un errore. Io andrò da sola!-
-Be’, forse i tuoi non sono della stessa opinione!-
Il battibecco stava prendendo forma, ma fortunatamente la signora Diana entrò a salvare quel povero ragazzo dalla accuse pungenti di sua figlia.
Dopo aver parlato un po’, si accordarono che l’avrebbe accompagnato lui stesso in macchina e sarebbero partiti nella notte per arrivare il venerdì mattina.

Leah, in realtà, non odiava quel ragazzo senza una ragione. Lo trovava un ragazzo piuttosto carino e interessante ed era l’unico che le fosse davvero interessato da quando era arrivata a Brighton. Voleva parlargli, trascorrere del tempo con lui, ma ogni volta che si faceva coraggio lo trovava sempre in situazioni compromettenti con qualche ragazza così com’era successo quella sera. Aveva bevuto un po’, non era ubriaca, ma si sentiva senza inibizioni per cui aveva deciso di andare dritta da lui e prenderlo per ballare, ma quando gli era stata abbastanza vicino, aveva notato che stava letteralmente strusciandosi con una ragazza molto più bella di lei. Odiava sentirsi uno schifo per colpa sua ed è per questo motivo che preferiva evitarlo, o, com’era successo poc’anzi, attaccarlo. Evitava di sentirsi in colpa con se stessa. Era molto più semplice ammettere che era lui a metterla a disagio piuttosto che dire che era lei la codarda della situazione.

Partirono nella notte e Conor le permise di dormire sul sedile accanto al proprio, ma Leah era così imbarazzata e timorosa di fare brutte figure che si costrinse a tenere gli occhi aperti per tutto il viaggio. Di tanto in tanto si erano scambiati qualche parolina e aveva potuto costatare che Conor era molto più simpatico, spigliato e intelligente di quanto lasciasse trasparire con i suoi amici. Si era ritrovata a sorridere come una bambina piccola a molti suoi discorsi e si erano scambiati molte opinioni alternando il tutto a qualche battuta. Non avevano mai bisticciato per la radio da ascoltare, finendo per scoprire che i loro gusti musicali erano molto simili. Se non fosse stato per quel particolare e cioè che ognuno riusciva ancora a imbarazzare l’altro, avrebbero sicuramente pensato che erano anime gemelle destinate ad incontrarsi. Quell’esperienza, però, riservava loro ben altro.
Il venerdì trascorse molto tranquillamente anzi passarono gran parte della mattinata a montare la tenta prendendosi in giro l’un l’altro per le scarse propensioni da scout. Nel pomeriggio assistettero ad un’esibizione live di un gruppo emergente e entrambi furono estasiati dalla loro performance. Si dissero che per essere solo un gruppo emergente ne avevano fatto di strada. Per la sera, invece, era prevista un’altra esibizione, ma non entrambi non erano interessati per cui preferirono restare in tenda dove continuarono a parlare e ad ascoltarsi, stavano conoscendosi ed erano molto simili.
Il sabato, però, non era destinato a trascorrere nella stessa maniera. Conor si allontanò un po’, lasciando Leah ad ascoltare in pace il suo gruppo preferito. Quando ritornò, la vide parlare, quasi civettare, animatamente con un ragazzo e preso da un impeto di gelosia, l’aveva tirata a sé e si erano allontanati. Per tutto il tempo lui non le aveva rivolto la parole nonostante le suppliche di Leah. L’aveva portata alla tenda e lì le aveva detto:
-Adesso sei contenta, eh? Cosa ne è stato del tuo ‘sei diverso da quello che pensavo, sei migliore.’ Sembravi una stupida quando parlavi con quel ragazzo, Dio, ma hai visto come ti guardava!-
-Ma cosa vuoi? Stavo rispondendo solo ad una domanda che mi aveva fatto. Ho capito che i miei ti hanno detto di tenermi d’occhio, ma non sono una bambina e sai perfettamente che sono abbastanza responsabile. Non ho bisogno di un baby sitter!-
-Oh sì, certo! Adesso si dice ‘rispondere ad una domanda!’, ti stavi mangiando con gli occhi. Che schifo!-
-Non riesco a capire perché ti comporti così, sei impazzito, per caso? E se pure stessi provandoci con lui, non credo debba dare spiegazioni a te. Sono maggiorenne, le scelte me le faccio per conto mio! Ok?-
-Vaffanculo!- disse semplicemente girando sui tacchi e allontanandosi da lei.
-Perché ti comporti così? Sai perfettamente quanto era importante per me questa vacanza e sai anche quanto ho bisticciato con i miei per poterli convincere! Tu, invece, stai rovinando tutto. Sei un egoista del cazzo, sei uno stronzo!- continuava a gridare Leah portandosi le mani agli angoli della bocca per amplificare il suono mentre Conor era sempre più lontano e, secondo la prospettiva, sempre più piccolo.
-Dovevo venirci da sola, ma no, ovviamente, i miei genitori hanno scelto te neanche fossi un cagnolino da dover tenere a bada! Fa meno piacere a me tenerti tra i piedi che a te, credimi. Vaffanculo, Conor!- gli stava urlando attirando l’attenzione di tutti coloro che le stavano accanto.
Era così arrabbiata con lui che niente le interessava in quel momento. Gli occhi verdi si erano ingrossati fino ad uscire dalle orbite e da loro minacciavano di uscire delle lacrime di nervosismo. Tremava come una foglia e le sue mani gli supplicavano di picchiarlo fino a quando non avrebbe capito che pezzo di suino era.
-Hey, sei un vigliacco! Fermati! Ascoltami, sto parlando con te!- adesso lo esortava vedendo il suo vicino di casa farsi sempre più piccolo. Gli corse dietro e quando gli fu abbastanza vicino, notò che lui si fermò, si voltò verso di lei e riempì la distanza con passi lunghi e decisi fino a raggiungerla e sovrastarla completamente con la sua imponente figura. Aveva le mani strette a pugno, la mascella serrata e gli occhi incastravano quelli della piccola Leah. Le afferrò con delicatezza il viso e portò le labbra all’altezza delle due fino a quando non le fece congiungere con decisione. L’espressione sul volto di lei decantavano sorpresa e rabbia allo stesso momento. Presto, però, si lasciò abbindolare da lui e prese parte al gioco di lingue che aveva iniziato Conor. Nel suo cervello affluivano pensieri diversi e contrastanti tra loro che le consigliavano di allontanarsi prima che fosse troppo tardi, ma le farfalle nello stomaco e tutte le emozioni che stava provando in quell’esatto istante erano così evidenti e forti che nemmeno l’uomo più potente del mondo sarebbe stato in grado di allontanarsi.
Quando il gioco tra loro s’interruppe malamente. Il ragazzo la scrutò a lungo bagnandosi le labbra che ora avevano il suo delizioso sapore.
-E questo?- chiese flebilmente Leah.
-Questo è quello che avrei voluto fare da due anni!-
-Tu..-
-Sì, sono innamorato di te da due anni, ma sono sempre stato un vigliacco e preferivo stare con le altre perché non mi sentivo mai alla tua altezza. Sei troppo per me, io sono solo uno… stupido. E quando ti ho visto con quel ragazzo non ci ho visto più dalla gelosia, pensavo che stessi riuscendo a farti capire quanto tenga a te e mi è caduto il mondo addosso quando ho visto che tu stavi…-
Leah non gli diede il tempo di finire il monologo, l’attirò per la maglietta e lo baciò affondando una mano nei capelli morbidi e un po’ più chiari per via del sole. Le sue labbra leggermente screpolate s’incastravano perfettamente con quelle di Leah. Era un bacio diverso da quello di prima, era pieno di consapevolezza. Le loro lingue condussero una danza sconosciuta, dolce e voluttuosa allo stesso tempo mentre la mano di Conor accarezzava delicatamente la sua guancia rosea. Una forza esterna dovette intervenire per staccare i due.
-Lo stesso vale per me. Mi hai fatto penare due anni, idiota!- sorrise lei sulle labbra del ragazzo leggermente incurvate all’insù.
Si abbracciarono forte, Conor la strinse a sé come se avesse paura che lei potesse fuggire lontano e assaporò il sapore dolce dei capelli morbidi della ragazza che lasciava dei piccoli baci sulla pelle appena abbronzata del giovane.
Si diedero la mano e si diressero in tenda davanti agli occhi sorpresi e maliziosi di tutti coloro che aveva assistito a quella scena quasi da film.

La sera, dopo aver partecipato al programma della serata, tornarono nella tenda. Erano quasi le tre del mattino e tra meno di ventiquattro ore avrebbero dovuto dire addio alle vacanze più belle che entrambi avessero mai trascorso.
Leah era seduta e stava pigiando velocemente qualcosa al cellulare, Conor la soprese cingendole i fianchi e attirandola a sé in modo che potesse sedersi dietro di lei.
Lei sorrise lasciando cadere malamente il telefono al suo fianco.
-Sei… bellissima.- sospirò sulle spalle nude lasciando baci languidi e lunghi.
-Non dire stronzate!- rise spostandosi per poter incontrare quelle iridi azzurre.
La tirò vicino e iniziò a giocare con una ciocca di capelli mentre baciava con passione ogni angolo del suo collo, della sua guancia e delle sue labbra. Si allungò facendola distendere su di lei mentre continuava quella danza passionale, si girò facendola finire sotto. La mano scese sul fianco di lei sollevando leggermente la maglietta. Lei si bloccò, drizzò il busto e disse: -Non pensi anche tu che non sia il caso? Insomma in una tenda, con tutti che possono sentirci e magari anche vedere…- scoppiò, poi, a ridere spingendo Conor a fare lo stesso.
-Già!- concluse lui. –Abbiamo tempo, magari a ritorno!- e rise ancora.
-Tu vuoi uscire con me quando ritorneremo a Brighton?-
-Certo, altrimenti spiegami che senso avrebbe avuto tutta quella scenata questa mattina? Voglio uscire con te, voglio stare con te e con nessun altro!- e la baciò di nuovo.
Quella promessa bastò a Leah per sperare nella fiaba che aveva sempre sognato. Il suo principe azzurro non era biondo, ma in compenso aveva un bel paio di occhi azzurri che facevano invidia a tutti e un sorriso che poteva bloccare in un attimo il battito cardiaco. Non importava se non aveva un cavallo bianco, bastava la sua comodissima Range Rover.
L’importante era che lui ci fosse stato sempre e per sempre.
E Conor adempì appieno a quella promessa.
 

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HERE I AM: 
Salve gente, questa è la prima OS che scrivo su Conor Maynard, di solito scrivo su Niall Horan, ma dovevo pur sottolineare in qualche modo che mancano venticinque giorni e andrò al suo concerto a Roma. Non vedo l'ora di ascoltare dal vivo la sua voce e di vedere quanto sia bello e fottutamente inglese *w*
Comunque sia, mi farebbe tantissimo piacere sapere cosa ne pensate di questa storia quindi vi chiedo di lasciare una piccola, minuscola e invisibile (lol) recensione anche con opinioni negative perchè le critiche sono costruttive e aiutano a crescere. Vi supplico, è importante per me sapere cosa ne pensate.
Adesso vado a dormire altrimenti mi addormento sulla tastiera.
Buonanotte, gente.
A presto :)
Giovs xx
  
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