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Autore: horan_smiles    24/03/2013    4 recensioni
La osservavo ogni giorno. Mi sedevo tra l'erba alta e dorata e la osservavo.
[...] Non so perchè, ma un giorno decisi di conoscerla, di conoscere il suo nome, di conoscere la sua voce.
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-Liam...-
-Shh...- la interruppi io cingendole il bacino. Sentivo il suo cuore battere fortissimo. Contemporaneamente chiudemmo gli occhi appena le nostre labbra si unirono. Così morbide, così carnose, mi facevano voglia di morderle e così feci.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-EVERY DAY, I WAS WATCHING HER.


Liam's point of view

La osservavo ogni giorno. Mi sedevo tra l'erba alta e dorata e la osservavo. Quasi sempre mi faceva compagnia il bellissimo labrador di mia nonna, Joy. Andavo a trovarla ogni estate, e ogni estate, verso il tardo pomeriggio, quando il cielo era ormai rigato di tanti spettacolari colori diversi, io mi sedevo lì e la guardavo. Aveva i capelli ramati, soffici che le coprivano gran parte della schiena. Il viso piccolo e pallido, il corpo smilzo. Si sdraiava sul prato, tra le spighe e giocava con i suoi piccoli fratelli gemelli. Un maschio e una femmina, entrambi castani ma più paffutelli della ragazza. So che aveva anche un fratello, un fratello più grande, che non era mai presente. L'ho visto forse una volta, l'unica volta che mi sono inoltrato in chissà che viale e sono andato a finire proprio davanti al retro della loro casetta di campagna che assomiglia molto a quella della nonna. Stava dando il mangime alle loro mucche. L'ho intravisto, certamente non mi sono intrattenuto a scrutarlo e non mi ricordo di lui. So solo che non c'era mai quei pomeriggi.
Passarono due o tre estati, in cui tutti i giorni ormai era routine sedermi e appoggiarmi contro il muro di mattoni scuri della casetta della nonna.
Non so perchè, ma un giorno decisi di conoscerla, di conoscere il suo nome, di conoscere la sua voce. Stavo accarezzando il pelo corto e morbido di Joy che mordicchiava la ciotola azzurra in cui pochi minuti fa c'era l'acqua da bere. Mi alzai titubante. Non sapevo rispondermi, nella mia mente tormentava il pensiero che lei non fosse come io avevo sempre immaginato. Mi sembrava molto determinata, lo capivo dal modo in cui tirava la grossa corda del pozzo vicino al fiume per tirarne fuori il secchio con l'acqua. Ci metteva tanta forza, non avevo visto nessuno farlo con così tanta decisione. Me la aspettavo una ragazza con la testa sempre fra i pensieri e lo vedevo nel modo in cui fissava il cielo mentre i fratellini la tiravano da una parte all'altra. Ecco, me l'aspettavo in un certo modo seria ma quando c'era da lavorare era sempre pronta, senza un minimo lamento cominciava.
Decisi di usare il cane come scusa, di far finta di portarlo a fare una passeggiata e passarle lì vicino e sentire il suo profumo. Così, legai al collare di Joy il guinzaglio provocando uno schiocco. Lui alitava, la sua lingua penzolava e i suoi occhi erano pieni di allegria poichè aveva capito che l'avrei portato a spasso.
Cominciai a camminare, il mio scopo si era alleggerito, diciamo. Volevo semplicemente passarle di fianco, magari avrei sentito le sue risa. Il cane mi seguiva scodinzolando e a volte tentava di cominciare una corsa verso al fiume non poco distante ma lo trattenevo e a volte essendo costretto a strattonarlo. Non mi piaceva farlo, ma non volevo allontanarmi dalla mia traiettoria. Ecco, avevo attraversato quasi la metà di quell'immenso prato di spighe, dove era seduta lei. Masticavo una cicca alla menta, senza accorgermene avevo cominciato a torturarla. A un certo punto i suoi occhi si accorsero di me, sembrava come stranita, curiosa, sorpresa. Feci incontrare i miei occhi con i suoi. Ero a qualche metro di distanza da lei, i bambini non mi avevano ancora visto, continuavano a saltellare e a strappare l'erba buttandola nell'aria. Accidentalmente la punta di una spiga cadde proprio sul mio occhio sinistro. Mi fermai di colpo e mi coprii l'occhio con entrambi le mani, lasciando cadere il guinzaglio ma non vedendo se Joy era scappato. Vidi soltanto la ragazza alzarsi allarmata e il maschietto ridacchiare con la gemella colpevole. 
-Oh scusala, non voleva farlo!-
Appena sentii la sua voce, involontariamente sorrisi. Fu come l'acqua calda della doccia d'inverno che ti attraversa il corpo e ti fa rabbrividire dal piacere. Proprio così, un leggero brivido attraversò le mie vertebre, una per una.
-Figurati, non è niente.-
La rassicurai. Riaprii l'occhio dolorante e mi guardai intorno, la ragazza rimproverava sua sorella che si nascondeva vergognosa dietro a suo fratello. Non vidi però Joy. Entrai per qualche attimo nel panico ma mi tranquillizzai quando lo vidi qualche metro da noi con le zampe scavare una buca nel terreno. 
-Dai, non sgridarla, non l'ha fatta apposta.-
Dissi afferrandole la mano che gesticolava infuriata davanti alla piccola. La sua pelle era così piacevole al tatto. Mi guardò negli occhi. Riuscii ad incantarmi per qualche secondo. Erano azzurri, con qualche sfumatura grigia, sembravano disegnati, così maledettamente perfetti.
-Ehm...-
Serrai la bocca per non fare uscire qualsiasi scemenza che mi passava per la testa in quell'istante. Il cane era tornato al mio fianco, aveva tra i denti un pezzo di stoffa, che probabilmente aveva trovato sotto il terreno. Afferrai il guinzaglio abbassandomi. Sentivo il suoi occhi ancora addosso che mi facevano agitare. Prima di ricominciare a camminare le sorrisi e abbassai il capo chiedendo scusa e ringraziando nello stesso momento. Non feci qualche passo prima di riascoltare quella bellissima voce che mi mosse lo stomaco.
-Come ti chiami?-
Chiese curiosa finalmente sorridendo. Mi girai verso di lei che ignorava e rimaneva impassibile ai gemelli che le si attaccavano alle gambe implorandola di giocare con loro. Ma lei guardava me. 
-Liam.-
Mormorai.
-Sofie.-
Mi porse la mano che strinsi con piacere. Finalmente la causa dei miei lunghi pomeriggi passati a rimanere fermo e seduto aveva un nome, Sofie. 
-Misà che dovresti accontentarli.-
Azzardai guardando i due bimbi. Incrociò le braccia con un mezzo sorriso. 
-Perchè non mi aiuti a calmarli un po', Liam? Mia mamma ne sarebbe contenta.-
Mi domandò con lo sguardo che esprimeva tutta la sua felicità in questa sua idea. Magari aveva solo bisogno di compagnia di qualche ragazzo di più o meno la sua età e così accettai volentieri. Mi sedetti vicino a lei in gambe incrociate. 
-Ehi Joseph, Zoe! Che ne dite di una bella storia?-
Contenti, Joseph e Zoe si avvicinarono a noi e si sdraiarono sul suolo vicini, se non ricordo male si tenevano la mano. Con la mano libera dal guinzaglio spinsi incitando Joy a sdraiarsi, lo fece. Mentre accarezzavo il suo pelo, ascoltavo la candida voce di Sofie che prendeva così tanto i bambini e lo faceva anche con me. 
Finito il racconto, Joseph e Zoe si erano addormentati, sentivo il loro leggero e piccolo respiro. 
-Dormono.-
La informai inutilmente. Sorrise annuendo. Non poco tempo dopo, arrivò una signora vestita praticamente tutta in jeans. Spostò lo sguardo dai bambini, a Sofie e poi su di me, in cui si soffermò.
-Salve, io sono Liam.-
Dissi prima che lo domandasse. Sorrise.
-Piacere, Liam. Io sono la mamma di Sofie.-
Mostrò un bellissimo sorriso. Probabilmente Sofie l'aveva ereditato da lei. La signora si abbassò e teneramente accarezzò le piccole braccia di Zoe e Joseph. 
-Sofie aiutami a portarli dentro.-
Lei, senza pensarci, si avvicinò ai bambini.
-Lasciatemi aiutarvi.-
Dissi io intromettendomi.
-No, figurati Liam.- rispose la madre dolcemente e abbozzando un altro sorriso. 
Sentii qualcuno chiamarmi, ed era la voce roca della nonna. Così mi voltai verso la casetta e vidi proprio lei sbracciarsi per attirare la mia attenzione. Sarà pronta la cena.
-Avrei insistito, ma mia nonna mi chiama.-
Feci l'occhiolino alle due donne e incitando il mio cane ad alzarsi, cominciai ad avviarmi mentre vidi la nonna rientrare in casa dopo aver capito che l'avevo sentita. Ancora quella bellissima voce mi bloccò il passo.
-Domani ci vediamo?-
Le sorrisi calorosamente e annuii. La salutai con un cenno della mano e, affiancato da Joy, tornai a casa.

Ogni pomeriggo lo passavamo così. Sua madre ci portava a volte il pane e olio e altre volte crostate alla marmellata che cucinava lei stessa. Sembrava felice di vedere sua figlia interagire con qualcuno e questo mi faceva capire che lei aveva molta fatica a stringere amicizia. Eppure è stata lei a chiedermi se ci saremmo visti il giorno dopo la prima volta. Anche mia nonna era molto felice, anche se avevo cominciato a trascurare un po' il mio migliore amico, Zayn. Lo incontravo molte meno volte di quanto lo facevo prima. Ero completamente preso da quel buonissimo pane con l'olio e da lei, Sofie. Non so spiegarmi esattamente il motivo. 
Zoe e Joseph sembravano avermi preso con simpatia, mi chiedevano sempre di giocare con loro a nascondino nella loro specie di fattoria. Ho scoperto che non allevavano solo le mucche, ma anche delle galline e dei cavalli. Ogni volta che passavo di lì, il fratello, Charly, mi fulminava con frecciatine. Probabilmente non gli andavo molto a genio ma sinceramente, io non ho mai parlato con lui, non capisco come possa stargli antipatico se non ho avuto nessun confronto di nessun tipo con lui. Comunque ogni volta, cercavo di ignorarlo. 
Un giorno, io e Sofie decidemmo di cavalcare. Appena riuscì a liberarsi dei fratelli che insistevano nel voler venire con noi, io saltai in sella a un bellissimo cavallo di colore chiaro e Sofie su uno ancora più chiaro, quasi bianco. Si chiamavano Fred il primo e Diamond il secondo. Dopo un po' di tempo mi affezionai anche a quel puledro. Sceglievo sempre lui, Fred, in ogni occasione.
Cavalcando, attraversammo piccoli boschi, colline, praterie, fino ad arrivare vicino ad un grande lago. Incantati dallo spettacolo, scendemmo dai nostri accompagnatori e li legammo a dei tronchi, uno per ognuno. Camminavamo sui sassolini che formavano una specie di piccola spiaggetta alla riva del lago. A sua proposta, ci togliemmo le scarpe e pucciammo i piedi dentro l'acqua gelida. Ma d'altronde era estate, un po' di fresco ci stava. Percorremmo tutta la linea della riva, due volte, per poi sederci sui sassi semibagnati e lasciando i piedi nudi massaggiarsi dal movimento rilassante dell'acqua. 
-Proprio bello qui.-
Commentò lei.
-Hai ragione, non ci ero mai venuto, tu?-
-No, neanche io.-
Il suo sguardo era verso l'orizzonte e lo lasciavano scoperti i capelli mossi dal leggero vento caldo di Agosto. C'era qualcosa, qualcosa che mi aveva spinto ad avvicinarmi a lei. Ma non se ne accorse, il suo sguardo era assorto tra il pallore delle nuvole attorno al sole accecante.
Pucciai la mano in acqua e con uno scatto riuscii a schizzarla, non proprio come volevo poichè la risata mi aveva bloccato il movimento. Sussultò al contatto con l'acqua fredda. E con sguardo competitivo, ricambiò lo schizzo bagnandomi la camicia a quadri blu e bianchi. Non riuscendo a togliermi quel maledetto sorriso dalle labbra, con entrambi le mani cercai di trattenere una grande quantità d'acqua ma lei mi precede, facendomi entrare nel lago per metà gambe.
Le afferrai le mani, prima che lei potesse alzarsi e correre via e, grazie alla mia forza, riuscii a trascinarla nell'acqua, ma lo sforzo era eccessivo e così caddi completamente sott'acqua, e lo fece anche lei. Riemersi, entrambi ridevamo ma l'atmosfera si fece più seria quando i nostri occhi si trovarono a cinque centimetri di distanza. Sott'acqua, trovai le sue mani che intrecciai alle mie. Lentamente, a causa della pressione dell'acqua, la feci indietreggiare fino contro un masso. I nostri corpi bagnati erano attaccati, i nostri respiri si fondevano.
-Liam...-
-Shh...- la interruppi io cingendole il bacino. Sentivo il suo cuore battere fortissimo. Contemporaneamente chiudemmo gli occhi appena le nostre labbra si unirono. Così morbide, così carnose, mi facevano voglia di morderle e così feci. Le accarezzavo tutto il corpo mentre la sua mano estremamente calda era appoggiata sulla mia guancia. La mia gamba era fra le sue e la teneva contro il grande sasso. Era così bella con quei capelli bagnati, le risaltavano gli occhi azzurrissimi.
Le sbottonai uno a uno i bottoni della sua camicia e lentamente le scoprii le spalle. Avvicinai le mie labbra e cominciai a baciarle il collo mentre lei mi accarezzava la schiena sotto la maglietta e la camicia. Con il suo respiro mi riscaldava la spalla destra. 
Non so cosa ci era preso, ma lì, facemmo l'amore, fino a sera. Tanto che quando tornammo, Charly, arrabbiato, mi raggiunse appena avevo salutato Sofie con un bacio ed era entrata in casa.
-Tu. Stai lontano da mia sorella, okay?-
Lo guardai stranito e alzai le mani come quando si fa con i poliziotti.
-Charly smettila, che cosa stai facendo?!-
Intervenne Sofie che, come se avesse pianificato tutto -e probabilmente era così- riuscì di casa e andò contro suo fratello che non sbollì la sua rabbia.
-Lascialo in pace, è la mia vita non la tua.-
Protestò.
-Lo sai benissimo perchè faccio così Sofie.-
Lei si bloccò e abbassò lo sguardo verso il terreno spoglio.
-E tu vattene!-
Mi lanciò un urlo ma non lo feci, fino a quando non fu Sofie a dirmelo, molto più dolcemente.
Confuso, tornai a casa. Perchè aveva avuto quella reazione? Cosa sa che io non so?
Il giorno dopo, continuammo a vederci, mi ero dimenticato del pensiero che mi aveva torturato tutta la notte, ma anche se mi sarebbe venuto in mente, non avrei detto niente. Magari non vuole dirmelo, devo rispettare le sue decisioni.
Quella volta mia nonna ci offrì la merenda, pane e nutella. Ne andavamo pazzi.
Passarono altri tre giorni, sempre di uscite, tra cui una in cui siamo tornati a quel lago. Tutto andava in armonia, stavamo insieme e nulla ci poteva separare. 
... beh, proprio nulla no.


"Caro Liam,
ti scrivo questa lettera per un valido motivo. Qual'è? Che sei la più bella persona che abbia mai incontrato nella mia breve vita. Mi hai fatto stare bene, mi hai fatto sorridere, abbiamo fatto l'amore e ti giuro, non ho mai provato le stesse emozioni che mi hai fatto provare te. Ma forse non dovevi, non dovevi entrare nella mia vita perchè ora ne sei coinvolto anche tu nell'accaduto. Ma sai, l'unica cosa di bella che avevo al mondo eravate tu e la mia famiglia. Basta. In qualsiasi posto io andrò, ti conserverò nei pensieri, ma ti prego, tu non farlo, non ricordarti di questo. Non dovevo parlare con te, non dovevo invitarti ad accudire i miei fratelli, ma sai, mia mamma mi diceva sempre che dovevo farmi degli amici e così ho colto l'occasione. Proprio strano il destino, eh? Se quella punta di spiga non ti fosse finita nell'occhio noi non ci saremmo mai guardati negli occhi. Io mi sono innamorata di te a prima vista. Lo sai che ti osservavo sempre mentre con il tuo amico accendevi il fuoco, mangiavate tra l'erba, scherzavate. Ormai erano quasi tre estati che rimanevo a guardarvi e quel giorno, finalmente, avevo deciso di parlarti. Volevo sapere tutto di te, eri diventato una specie di droga. Non riuscivo a fare a meno di averti tra i pensieri.
Adesso per favore, dimenticami. La colpa è solo mia, io lo sapevo già da un pezzo che ero malata di leucemia.
Dì alla mia famiglia che la amo e dì a mia madre di non scoraggiarsi e di continuare, anche senza me e papà. Dai un bacio a Joseph e Zoe e ringrazia tua nonna per tutte le volte che mi ha ospitata in casa tua.
Ti amo Liam,
Sofie."

Le estati seguenti non tornai più lì. Mi faceva troppo male. Eh no, non posso dimenticarla, non mi sembra umano. E la colpa non è sua, è mia, non dovevo avvicinarmi a loro, dovevo stare seduto, al mio posto. Rimase così impressa nella mia mente la sua immagine, che chiamai mia figlia esattamente Sofie.



HERE I AM. (?)
Alloooora, non saprei che dirvi, solo di farmi sapere che ne pensate in una piccola recensione, 11 paroline mi basterebbero *occhi da cucciolo* non mi fa tanto impazzire questa One-Shot, però lo stesso ho deciso di metterla, per sentire il parere non solo mio ma degli altri. Non so il perchè ma mi vergogno a farlo leggere alle mie amiche, quindi mi affido a voi! ahahahah sìsì, sono da ricovero u.u
Beh, ora vi lascio perchè mia mamma rompe -.- 
Good night babes, leave a comment.

horan_smiles xx
  
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