Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: Netmine    25/03/2013    5 recensioni
Il suo corpo era all'interno della montagna, ma il suo cuore era nel bosco a cantare e ballare con gli elfi
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nel paese di Dreamland era primavera, il sole splendeva e il tempo era mite. Il bosco fatato era nel pieno della sua attività e al massimo dello splendore, tutti i suoi abitanti si erano messi in movimento e, al mattino, gli uccellini cinguettavano al vento, cantando così la loro felicità per l'arrivo del loro giorno, mentre i fiori si aprivano scuotendosi di dosso la rugiada e api e farfalle volavano intorno ad essi. Insomma, in quel periodo dell'anno il bosco fatato attraeva ogni tipo di creatura, anche quella più inaspettata...
 
Come ogni mattina, Demtegh si alzò alle prime luci dell'alba e, con il fagotto degli attrezzi, si avvicinò verso il vicino monte Nogh, chiamato così dai nani in onore al suo scopritore, Nogh il giovane, che aveva guidato lì la sua popolazione dopo l'incidente avvenuto nella loro precedente dimora e che aveva avviato gli scavi per un nuovo insediamento proprio lì, nel monte Nogh. 
Il monte si trovava vicino all'estremità occidentale del bosco fatato e Demtegh ci passò davanti sognando ad occhi aperti come sarebbe stata la sua vita se avesse potuto costruirsi una casa lì. Era sempre stato un nano diverso dagli altri, amava la natura e non apprezzava a pieno lavorare il metallo e conservare minerali, che per i suoi consanguinei erano dei doni e sui quali incentravano la propria vita. Inoltre Demtegh non portava la barba lunga, bensì corta, e questo era già un grande disonore per la sua famiglia, appartenente ad una razza nella quale anche le donne portavano una folta e lunga barba e solo i bambini ne erano sprovvisti. Conscio dei pensieri che portava alla sua famiglia, non se l'era mai sentita di confessare loro la sua passione per il bosco e il suo amore per le creature silvane, quali elfi e fate, che non erano mai state in buoni rapporti con i nani.
Demtegh rimase cieco per qualche istante, quando entrò nell'eterno crepuscolo del monte Nogh. Appena i suoi occhi si abituarono all'ambiente, si guardò intorno per registrare le novità: la grande casa in pietra e cristalli, posta al centro di quella che presto sarebbe divenuta la sua nuova dimora, era quasi terminata e così anche gran parte delle altre abitazioni.
Il morale di Demtegh calò drasticamente. Erano più di cento anni che lavorava nella montagna e ora era quasi giunto il momento in cui la città sarebbe stata terminata e tutta la popolazione si sarebbe potuta trasferire. 
Nell'aria si sentiva l'eccitazione dei nani ed erano tutti molto più attivi e motivati, nell'ultima settimana avevano svolto il lavoro che solitamente avrebbero svolto in un mese ed erano tutti contenti di poter dare il massimo. 
Demtegh sembrava essere l'unico nano scontento della situazione. Prese la sua piccozza e cominciò il suo lavoro senza prestare molta attenzione a quello che faceva; il suo corpo era all'interno della montagna, ma il suo cuore era nel bosco a cantare e ballare con gli elfi e la sua mente era intenta a studiare un piano per sfuggire a quel luogo senza gettare altro disonore sui suoi cari.
I giorni seguenti passarono sempre nello stesso modo per Demtegh e il lavoro in montagna diminuiva paurosamente di giorno in giorno.
Dopo una settimana il lavoro nella cava era ormai finito e Demtegh capì che era ora di agire. Il giorno successivo si alzò prima del solito e fece il solito tragitto per andare a lavoro, ma quella mattina non sarebbe andato al monte Nogh. Era convinto che nessuno avrebbe notato la sua assenza con il clima che si respirava in quel periodo.
Più si avvicinava al bosco, più l'ansia e l'eccitazione si facevano strada in lui. Quando vi entrò, si sentì stranamente leggero e libero, come se il solo entrare in quel luogo l'avesse liberato da un fardello che non sapeva di portare. 
Si slacciò l'ascia dalla cintura e si diede immediatamente da fare. Tagliò una buona quantità di rami e li trascinò in un posto dove avrebbe potuto lavorare liberamente. 
Passò il resto della giornata a zappare il terreno e, quando vide il sole calare, coprì la legna con la sua giacca e si affrettò verso casa.
Nei tre giorni successivi continuò a lavorare nel bosco.
La quarta sera, mentre era a tavola con i suoi genitori a parlare del più e del meno, entrò in casa loro Minv, una delle cugine di Demtegh.
"Non avete ancora fatto i bagagli?" Il suo tono era stupito e seccato al tempo stesso
"Bagagli per andare dove?" Domandò Rilù, la sorella minore di Demtegh. 
Minv guardò Demtegh con gli occhi colmi di rimprovero "Non ve neha parlato, eh?" Minv sospirò "Il lavoro a monte Nogh è terminato! Domani ci trasferiremo tutti lì!" A quelle parole, la cucina della famiglia si riempì di urla di gioia e la casa si animò. I quattro nani iniziarono a correre in giro, buttando ogni cosa dentro gli scatoloni, e Demtegh ne approfittò per correre in camera sua senza essere notato.
La mattina seguente, quando uscì dalla sua stanza, la casa dove aveva vissuto per tantissimi anni era surrealmente vuota e calma. All'improvviso il suo cuore si riempì di angoscia e insicurezza "Se mi rattrista così tanto vedere la mia casa in questo stato, avrò davvero il coraggio di abbandonare i miei cari per donare a tutti noi una vita più serena?". Con questo martellante dubbio, prese i suoi scatoloni e si avviò, insieme alla sua famiglia, verso monte Nogh. 
Aveva un piano ben preciso: sarebbe partito insieme a loro e ad un ristretto gruppo di nani e, poco per volta, si sarebbe allontanato  per poter poi sparire nel bosco. 
Dopo circa tre ore, si trovò nel luogo dove appena pochi giorni prima aveva iniziato a costruire una piccola capanna in legno. Con un sospiro vi entrò e posò i bagagli dentro la sua nuova casa, prima di riprendere i lavori per renderla vivibile a lungo e anche durante l'inverno.
Alla sera, tornò a casa e mise a cuocere in un pentolino delle erbe appena raccolte insieme ad una piccola lepre e delle bacche.
"Mmh... Che profumino!" Un movimento nella stanza e poi la piccola Rilù prese posto a tavola, facendo impietrire Demtegh "Fratellone, non avevo idea che sapessi anche cacciare... e cucinare!" la piccola aveva solo una trentina d'anni e non sarebbe dovuta essere lì.
"Rilù, che ci fai qui?" Persino a Demtegh il proprio tono parve duro e tentò di addolcirlo "Mamma e papà sanno che sei qui?" la piccola scosse la testa "Saranno in pensiero per te!"
"Ma sono con te, fratellone! Mamma e papà dicono sempre che con te sono al sicuro, sciocchino!" la sua risata lo fece quasi saltare in aria. Non poteva stare accadendo realmente, doveva essere tutto un incubo. 
-Questa volta non la penserebbero così- pensò aspramente. "Piccola principessa Rilù..." a quell'appellativo, il volto della piccola si illuminò "Questa volta non puoi stare con me. Ma potrai venire a trovarmi tutte le volte che vorrai, se non lo dirai a nessuno, okay?"
"Perché non posso restare con te? Io voglio stare con te!" i suoi occhi divennero lucidi.
"Ah, mia piccola e testarda sorellina! Non puoi restare perché qui non ci sono i tuoi amici... E non vorrai certo lasciare il piccolo Dic nelle mani di quella streghetta di Alit, vero?"
"Certo che no!" Si asciugò gli occhi con una manica della giacca "Ma potrò venire da te ogni tanto, vero? Mamma e papà mi daranno di sicuro il permesso!"
Le diede un bacio sulla fronte "Va bene, principessa."
La accompagnò ai margini del bosco e la vide entrare nell'apertura di monte Nogh, prima di tornare sui suoi passi.
 
Dopo due settimane, la piccola Rilù tornò a bussare alla sua porta e nei mesi successivi lo andò a trovare spesso, ogni tanto accompagnata anche dai loro genitori. Loro non lo avevano ancora del tutto perdonato per la sua fuga in silenzio, ma ne avevano compreso il motivo ed era già più di quanto si aspettasse.
Così ebbe inizio un periodo di rinnovata pace e serenità per Demtegh e la sua famiglia.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: Netmine