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Autore: Ms_MartyReid    26/03/2013    8 recensioni
- A Louis, a conti fatti, piace il lieto fine.
Okay, magari non crede in tutte quelle stronzate come l’amore eterno ed incondizionato, il colpo di fulmine e la perfetta anima gemella, ma crede nella convivenza, nella sopportazione reciproca e nel potere dei baci.
- Ad Harry, a conti fatti, piace il culo di Louis Tomlinson.
Okay, magari lo aiutano quei pantaloni beige stretti che si mette un giorno sì e due no e che glielo fasciano d’incanto, ma di base Harry è abbastanza convinto che anche senza stia benissimo.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note autrice pre-lettura (mi piacciono :') ):

boh. Non ho la minima idea di dove/come/perchè mi sia uscita dalla testa una cosa del genere... Ma è Larry, e Larry è vero quanto il pane, così come il fatto che non postavo una OS non deprimente da millenni, quindi... ecco questa cosa :3
Fatemi sapere che ne pensate, magari, con una recensioncina... non mi offendo lol




















Frammento di una storia a due

«Mio caro, se un eccesso fisico viene considerato una forza,
perché non lo sarà anche l’eccesso dei sentimenti?»

I dolori del giovane Werther, Goethe.

 
A Louis, a conti fatti, piace il lieto fine.
Okay, magari non crede in tutte quelle stronzate come l’amore eterno ed incondizionato, il colpo di fulmine e la perfetta anima gemella, ma crede nella convivenza, nella sopportazione reciproca e nel potere dei baci.
E, okay, magari nella favola di Cenerentola ha sempre tifato per Anastasia, in quella di Alice per la Regina e in quella di Peter Pan per Capitan Uncino, ma questo è più che altro un effetto collaterale di tutte le infinite volte in cui ha dovuto raccontare tutte queste storie alle sue quattro sorelle per farle addormentare.
E poi, magari, a dirla proprio tutta, non è che le sue storie siano andate tutte a lieto fine. Nel senso che, nelle tre o quattro storielle da adolescente per cui è passato, nessuna si è rivelata più duratura di una pomiciata frettolosa nel vialetto fuori scuola. Ma si sa che, fino a quando non hai ventuno anni, è questa la regola.
 
Però, adesso, Louis c’è arrivato ai ventuno anni, e li ha pure superati da un pezzo, e nel frattempo ha incontrato un ragazzo bello e con gli occhi del colore più strano del mondo ma belli pure loro, e ha dovuto fare i conti con un’omosessualità che in fondo non si aspettava, e si è sentito sbagliato. E poi Louis ha scoperto il ragazzo che nella sua mente era già suo a guardarlo in un bar, e il barista intanto lo ha informato sottovoce che di Harry Styles parlano tutti, e che le ragazze dicono ogni volta che è ‘uno spreco’ perché bello, bellissimo, e gay. E, tutto all’improvviso, Louis crede nel lieto fine.
 
Louis Tomlinson è un ragazzo dalla faccia pulita e dagli occhi color cielo. Gli piace strimpellare qualche nota al piano di sua sorella e gli piacciono i pancakes la mattina, studia ingegneria svogliatamente ed ha un record infinito a Tetris.
Harry Styles è un ragazzo di periferia a cui il paesino stava stretto e che si è trasferito nel cuore caotico di Londra. Per mantenersi lavora ogni sera al pianobar di un locale ed è abbastanza bravo da essere diventato abbastanza famoso in giro per qualche quartiere. Gli piace dormire nudo e cantare una sola strofa di una canzone per tutto il giorno, non ci ha mai capito niente di matematica ma, alle superiori, ha sempre avuto una misteriosa A in pagella.
Louis, quando ha conosciuto Harry Styles, l’ha odiato. Perché, sostanzialmente, era bello. E le sue labbra erano piene e di un rosa quasi rosso, invitante. E aveva la voce calda e bassa che eccitava solo a dire «piacere». E, per l’amor di Dio, le sue mani erano grandi e ancora più calde, e le sue dita erano quelle di un pianista, affusolate e lunghe, ed erano le mani più sexy che Louis avesse mai visto.
 
In due parole, questo suo compagno ha presentato a Louis il nuovo ragazzo che lavorava nel locale del padre, Harry ha sorriso e ha teso una mano, e il mondo di Louis Tomlinson è andato al rovescio, diventando più disordinato che mai.
Harry, da quel momento in poi, è diventato un incubo, un’ossessione. Era dappertutto, ovunque Louis si girasse: in biblioteca, seduto a gambe incrociate a leggere in un angolo; alle poste, a discutere di una raccomandata che non volevano fargli partire; al bar, a bere un caffè sfiorando con le dita lo schermo dell’i-phone bianco; nella profumeria fuori casa, per comprare un regalo alla sorella. E poi al cinema, fuori ad un hotel del suo quartiere, al parco, nei suoi sogni. Louis se lo ritrovava dappertutto, con i suoi ricci indomabili e la sua figura alta e fastidiosa, ingombrante, spreco di spazio. Louis lo odiava, Harry. Eppure ce l’aveva sempre più davanti agli occhi e tutte le volte che era a casa e, annoiato, voleva farsi un panino, gli tornavano in mente le sue mani eccezionali e gli si chiudeva lo stomaco.
Per colpa di Harry, Louis ha perso cinque chili in due mesi.
 
 
 
Ad Harry, a conti fatti, piace il culo di Louis Tomlinson.
Okay, magari lo aiutano quei pantaloni beige stretti che si mette un giorno sì e due no e che glielo fasciano d’incanto, ma di base Harry è abbastanza convinto che anche senza stia benissimo.
E, okay, mentre glielo fissa spesso è distratto dalle sue spalle curve, dalla sua figura sottile, dal suo collo scoperto dalle maglie a colletto largo a righe di cui sembra avere una scorta, dai capelli sottili e scuri, ma Harry è abbastanza certo che, ad attrarlo, sia particolarmente quel culo disegnato da Michelangelo.
 
A dirla proprio tutta, comunque, ad Harry di quel Louis piacciono un casino di cose, così tante che una volta, per sfizio, ha provato a scriverle tutte e da tutto il bordello che aveva in testa ha cacciato fuori giusto due righe.
Ad Harry, subito dopo il culo, piace la lingua di Louis e il modo in cui la tira fuori quando vuole fare una faccia strana.
E, poi, ad Harry piacciono i denti piccoli e bianchi di Louis e il modo in cui si stringe il labbro.
E, ancora, gli piace il collo e l’accennato pomo d’Adamo di Louis. E i suoi lobi delle orecchie e il modo in cui gli cadono le maglie sul petto. E le sue mani infilate nelle tasche posteriori dei jeans, su quel culo perfetto.
 
Harry Styles ha i capelli ricci ed è gay. Lo sa, è da quando aveva tredici anni che si rende conto di quanto gli piacciano le spalle larghe, le linee a V dei fianchi forti, le voci basse e i modi di fare approssimativi e sbadati. E’ per questo che è spiazzato quando scopre di essere attratto da Louis.
Louis Tomlinson ha le spalle strette, il fisico poco definito, la voce acuta e appena nasale ed è attento, attentissimo. Controlla sempre bene che i loro occhi non si incontrino, calcola alla perfezione il momento in cui Harry si gira a guardarlo e fa in modo di essere sempre indaffarato. E’ attento a non lasciarsi sfuggire la sicurezza dei suoi stupidi libri di statistica e ogni domenica mattina si spoglia, si pesa, si fa controllare le sopracciglia dalla sorella e poi si infila sotto la doccia per un’ora e un quarto, che mediamente è il tempo per cui resiste la caldaia.
Harry, quando l’ha conosciuto, gliel’ha letto negli occhi l’effetto che gli ha fatto.
Harry lo sa, lo sa, che l’attrazione è reciproca, così come sa che a Louis piace troppo la propria normalità per ammettere un cambiamento radicale, una presa di coscienza della propria sessualità.
Quello che Harry non sa, che Harry non riesce a spiegarsi è perché diamine si metta sempre lì, ogni sera, al bancone del bar dove ha appena finito di suonare, ad aspettare il momento in cui Louis apre la porta, sta attentissimo a non guardarlo fino a che non gli si siede vicino e dice «hey».
Harry non sa perché, ma ogni volta Louis non lo guarda negli occhi mentre lui, invece, sta lì a fissare il suo profilo delicato, quasi femminile, e risponde «hey». Non parlano più. Sono questi i loro discorsi: «hey», «hey», fine. Ma Harry sa se quello di Louis è un «hey» arrabbiato, allegro, triste o astioso. Lo sa perché sono due mesi che si vedono ogni sera, probabilmente l’unica inflessione di voce che Harry non conosce di Louis Tomlinson è quella che deve avere mentre geme, piegato con la guancia contro un materasso. Non che Harry, chiuso nel bagno di casa sua, non abbia provato ad immaginarsela.
 
Harry Styles è una persona intelligente nonostante abbia sempre rifiutato l’idea dell’università, eppure non sa spiegarsi perché ultimamente la sua attesa al bancone diventa ansia se Louis ritarda e non sa spiegarsi nemmeno perché fa di tutto affinchè le loro ginocchia si tocchino.
 
Harry sta seduto ad un tavolino appartato, stasera.
Non gli va di aspettare Louis al bancone. Vuole vederlo entrare e cercarlo per la sala con lo sguardo.
Però, quando Louis entra, si siede al bancone e si limita a chiacchierare col barista. Harry è deluso e all’improvviso è incazzato nero, incazzato di brutto, perché quel tizio dietro al bancone lui lo conosce, ed è un tipo abbastanza insulso e pure brutto. Ma Louis gli sta parlando, e questo fa salire il cuore in gola ad Harry.
Improvvisamente, per la prima volta nella sua vita, senza alcuna causa scatenante quel pensiero e senza alcun tipo di tempismo, Harry non si sente abbastanza.
 
 
 
A Louis Tomlinson fischiano le orecchie. All’improvviso ha la testa piena di pensieri, e il più puro vede protagonisti lui, Harry Styles, un lenzuolo spinto con i piedi in fondo al letto e baci, morsi, gemiti. Con questi pensieri, è vero, ci convive da un pezzo, ma alla parola «gay» di Niall il barista gli si sono accumulati nel cervello tutti insieme. Forse tiene la bocca spalancata e gli occhi vuoti, perché Niall ridacchia e gli pulisce il bancone sotto il naso scuotendo la testa.
«Non lo sapevi?! Ah, guarda che se t’interessa sta venendo qua» gli bisbiglia, ma Louis non sente perché ha un’improvvisa voglia di raccontare ad Harry di cosa ha comprato stamattina da Tesco e di fare qualche stronzata solo per sentire la sua risata.
Poi un dito gli picchietta sulla spalla, Louis si gira e non ha il tempo quasi di realizzare la figura di Harry, i suoi ricci disordinati e scuri sugli occhi di quel colore strano, perché proprio Harry tiene le labbra premute contro le sue e Louis, tutto all’improvviso, non capisce più niente e si sente Dio.
 
 
 
A Harry Styles fischiano le orecchie. All’improvviso si sente come se fosse sotto un migliaio di riflettori, e ha caldo. Vorrebbe spogliarsi ma non lo fa perché è ancora in un bar. Certo, il barista ha appena deciso che correre a prendere qualcosa in magazzino è assolutamente indispensabile e, certo, a quell’ora, in quel quartiere, già non si vede più nessuno in giro, figurarsi al bar. Ma Harry è abbastanza sicuro che sarebbe inopportuno.
Eppure, quando Louis Tomlinson gli afferra la maglia bianca tra le mani e se lo tira addosso, Harry vorrebbe spogliare entrambi. Quando stringe con la mano il cavallo dei pantaloni di Louis e apre la bocca contro la sua, e sente quel gemito nuovo e sconosciuto, Harry si chiede troppo incerto se sia proprio necessario tenersi addosso i vestiti.
 
E comunque, per la cronaca, ad Harry piace proprio tanto la lingua di Louis Tomlinson, e mentre si baciano in quel modo dopo due «piacere» e tipo sessantotto «hey», eleva a rango di ‘eccitante’ il modo in cui si fa spazio nella sua bocca.
E ad Harry piace pure il culo di Louis Tomlinson, e mentre quello si alza per essere alto quanto lui, per stringergli il mento e costringerlo ad aprire ancora di più le labbra, a dargli ancora più accesso a quei baci famelici, Harry gli infila le mani nelle tasche posteriori dei jeans e glielo stringe forte, quel culo perfetto.
Louis allora ride nella sua bocca, e Harry non lo capisce il perché, non ne ha idea, ma tutto all’improvviso sente le gambe un attimo troppo deboli e il battito cardiaco decisamente troppo veloce.
 
 
 
Quando Louis Tomlinson si chiude la porta di casa alle spalle è tardi, ha le labbra rosse e gonfie e sta cominciando a riconsiderare Cenerentola, Alice e pure Peter Pan con Wendy e i Bambini Sperduti. Raggiunge la cucina parlando tra sé come un idiota, alternando sospiri a versi mozzati e senza senso.
 
E Louis non lo sa, non ha idea del perché, ma quando il cellulare vibra di un messaggio di buonanotte, lui si sente tutto sottosopra e pieno di una qualche sensazione calda e bruciante che non sa riconoscere, che sembra volerlo consumare ma che gli piace da morire.
 
 
 
Quando Harry Styles si chiude la porta di casa alle spalle corre su in camera sua e cerca freneticamente tra le pagine del dizionario fino a che, coi capelli ancora tutti scompigliati e la lampadina a risparmio energetico che emana una luce ancora troppo debole, legge:
 
Amore[a’more]: Moto affettuoso, inclinazione profonda, forte desiderio, attaccamento verso qualcuno o qualcosa; attrazione sessuale verso un’altra persona; amore corrisposto, tormentato, infelice, tenero, morboso, sacro, profano, platonico, romantico, sensuale, libero.
 
E Harry allora sa. Sa che cosa gli sfuggiva, sa dare un nome all’ammasso di emozioni ingombranti che questo mezzo sconosciuto continua a dargli. E sa che, se dovesse proprio scegliere gli aggettivi per quello che sente lui, tra quelli proposti sul dizionario, li sceglierebbe proprio tutti.
  
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