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Autore: O n i c e    26/03/2013    3 recensioni
Regnava l’oscurità, ma non per lui. Regnava il silenzio, ma non per lei. Gli occhi e le orecchie della Setta erano lì, insieme.
«Non finirà oggi. Non per gli Assassini.» disse Altair con voce profonda.
«Ma per noi sì, vero?» si stupì nel sentire nuovamente la sua stessa voce.
«Conosci già la risposta». Le sollevò il cappuccio sorridendo mestamente.
La Mela. Essa li avrebbe distrutti, se già non l’aveva fatto.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf , Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I
Prologo
 

 

Aprile 1187
 
Il sole splendeva ancora alto nel cielo nonostante si stesse approssimando l’ora di cena. La maggior parte della gente stava lasciando lentamente le strade per tornare alle proprie abitazioni. La brezza della sera soffiava leggera e le scompigliava i mossi e lunghi capelli color mogano lasciati ricadere fluenti sulle spalle coperte da un leggero cotone arancione. Afferrò con le dita sottili un dattero e l’avvicinò elegantemente al viso, inspirandone il delicato profumo.
«Sono freschissimi mia signora» le disse il mercante, osservandola speranzoso che quella giovane bellezza acquistasse quei frutti deliziosi. «E dolcissimi.» aggiunse ammirandola.
La ragazza sorrise. «Oh, non ne dubito.» rispose alzando gli occhi sul fruttivendolo, che subito abbassò lo sguardo riconoscendo in quegli occhi così insoliti l’identità di chi aveva di fronte.
«Mia signora» s’inchinò ossequioso. «Perdonate la mia mancanza, ve ne prego. Non vi avevo riconosciuta, non avrei mai voluto mancarvi di rispetto.»
La giovane sorrise invitandolo a rialzarsi. «Non inchinatevi, non dovete scusarvi di nulla.» lo rassicurò sorridendo. «E, vi prego, datemi cinque o sei di questi datteri, vorrei tanto portarli alla mia nutrice.» aggiunse tirando fuori dalla sacca che portava legata alla cinta alcune monete.
«Oh grazie mia signora. Grazie infinite!» esclamò inchinandosi nuovamente. «Prendetene quanti ne volete!» consentì mentre la ragazza lasciava cadere le monete nei palmi aperti a coppa del mercante. L’uomo gliene porse una decina che posizionò nella cesta che la giovane teneva al braccio. «Grazie ancora mia signora, tornate presto.»
«Grazie a voi, buon uomo.» si congedò inclinando la testa prima di voltarsi e incamminarsi lungo la strada ormai quasi deserta. Doveva cercare Latifa, la sua vecchia balia, per tornare insieme al palazzo, ma non aveva idea di dove trovarla. Si erano separate di fronte alla bancarella di un venditore di stoffe, ma era evidente che non fosse più lì; percorse velocemente la strada principale guardandosi attorno e sperando di notarla tra la folla e andava via via disperdendosi. Si agirò per diverso tempo per il mercato fino a che notò il cielo tingersi di scuro. Era ormai il tramonto, dove accidenti si era cacciata quella donna? Si erano date come luogo di ritrovo l’angolo di fronte alla bottega del ciabattino, ma di Latifa neanche l’ombra. La ragazza stava iniziando a preoccuparsi: presto avrebbe fatto buio e doveva sbrigarsi a tornare, ma non sarebbe di certo tornata sola lasciando la sua nutrice chissà dove.
E se le fosse successo qualcosa? Pensò a un certo punto. L’attesa le faceva prudere le mani e così, incosciente come tutti i ragazzi di sedici anni, decise di andare a cercarla.
Percorse per un po’ le strade principali, sviando poi in vie secondarie, fino a che sentì alle sue spalle un rumore di passi. Accelerò leggermente il passo e svoltò varie volte in stradine perlopiù deserte.
Destra, sinistra, destra, ancora destra, sinistra…
Stava iniziando a preoccuparsi, percepiva ancora quei passi dietro di sé e, anzi, parevano appartenere a più di una persona.
Accidenti a te, Latifa! Dove sei?
Si rese conto solo troppo tardi di essersi persa ed essere finita nel distretto povero della città, svoltò l’ennesimo angolo e si ritrovò in un vicolo cieco. Un brivido di paura le corse lungo la schiena quando si accorse che chi la stava seguendo era fermo alle sue spalle.
«Bene, bene. Sembra che questa signorina si sia persa.» sibilò un uomo alle sue spalle, qualcun altro ridacchiò. La giovane si era irrigidita e sentiva la paura stringerle le viscere. «Forza dolcezza, girati!» ordinò la stessa voce di prima.
Deglutì due volte e, veloce, afferrò dalla cesta un dattero senza farsi notare. Doveva mantenere la calma o non avrebbe avuto speranze. Si voltò lentamente, alzando gli occhi solo all’ultimo e sbiancò quando si accorse che i suoi inseguitori erano ben sei. Sentì il fiato mancarle al solo pensiero di quello che le sarebbe potuto accadere. No, non ne aveva proprio di speranze, ma non voleva cedere alla disperazione.
Certo, facile a dirsi.
«Guarda chi abbiamo qui…» ricominciò viscido quello che doveva essere il capo di quei bastardi. «Non hai paura ad aggirarti tutta sola per questa città?» continuò facendo scoppiare altre risa.
«Najib…» gli si avvicinò uno degli uomini, «sai chi è lei?» chiese dubbioso.
L’altro esplose in una risata sguaiata. «Certo che lo so idiota, sarà più divertente no? Avanti, inizia tu Shafi.» l’energumeno gli diede una spinta verso la ragazza, che indietreggiò ancora, con il cuore che le esplodeva nel petto. «Guarda che ti sto concedendo un grande onore: prenderti per primo la verginità di una donna, di una come lei poi… dovresti essermene grato!»
L’uomo, che sembrava il più giovane –dimostrava poco più di vent’anni,- esitò guardando la ragazza a diversi metri da lui che lo fissava tremante e con gli occhi sbarrati, in preda al terrore.
«Avanti che aspetti!» lo incitò un altro della banda. «Vuoi che lo faccia io per primo?» continuò un altro. Altre risate. Il ragazzo non si mosse.
Il capo si stava innervosendo. «Levati di mezzo!» lo scansò con una spallata. «Quando ti capiterà ancora di fotterti la figlia del defun…» ma non poté completare la frase perché la giovane, in un ultimo disperato tentativo di reagire, l’aveva colpito in pieno volto con il dattero che aveva afferrato prima dalla cesta.
«Maledetta! Come osi?!» gridò prima di scagliarsi contro la figura esile della ragazza, ma prima che potesse avventarsi su di lei un pugnale lo colpì con incredibile precisione alla tempia, facendolo crollare a terra. La ragazza lanciò un urlo, mentre gli scagnozzi dell’assalitore si guardavano attorno sconcertati, pronti a sguainare le spade.
Un lampo bianco atterrò proprio di fronte a lei con un tonfo sordo. Lo sconosciuto si voltò un istante e tutto ciò che la ragazza vide fu un sorriso accennato sotto al cappuccio che gli celava per metà il volto.
I cinque uomini sobbalzarono prima di estrarre le armi dai foderi, ma un altro di essi perì ancor prima di rendersi conto che un altro uomo vestito di bianco era atterrato alle sue spalle, silenzioso come un gatto, trafiggendolo con una lama celata nell’antibraccio sinistro.
Assassini.
I quattro rimasti si posizionarono spalla contro spalla, pronti a combattere. Nonostante fossero in superiorità numerica, non fu difficile per i due assassini eliminarli: altri due crollarono dopo pochi e letali attacchi. Il terzo uomo sembrava essere il più abile, riusciva a schivare affondi decisamente potenti e attaccare con incredibile velocità, tant’è che riuscì a ferire il secondo assassino al labbro con un colpo di spada. L’affondo successivo arrivò fulmineo e inaspettato. La ragazza trattenne il fiato, rapita dalla maestria e fluidità con cui si muovevano i due assassini.
L’incappucciato ferito schivò all’ultimo istante e così l’assalitore si ritrovò sbilanciato in avanti, perse l’equilibrio e si fu trafitto dalla spada dell’avversario. «Muori bastardo.» pronunciò con accento siriano prima che il cappuccio gli scivolasse dal capo scoprendone il viso giovane. L’assassino si apprestò a tirarlo nuovamente su, ma non fu abbastanza veloce nell’evitare che il suo sguardo si incrociasse con quello della giovane a cui lui e il suo compagno avevano salvato la vita. Fu un attimo, ma sufficiente perché quegli occhi così particolari gli marchiassero l’anima.
L’ultimo a morire fu il più giovane degli assalitori, Shafi. Durante lo scontro non aveva tentato una sola volta di attaccare, si era limitato a parare i potenti fendenti dell’altro assassino, il primo che era intervenuto.
«Mi… dispiace» furono le sue ultime parole, prima di accasciarsi a terra senza vita con la lama del suo carnefice che ancora gli trapassava le membra e la spada che aveva in mano tintinnava a contatto con il suolo.
Solo in quell’istante la ragazza crollò a terra, scossa dai singhiozzi che aveva trattenuto fino a quel momento. «State tranquilla, ora è tutto finito.» cercò di rassicurarla uno degli assassini, avvicinandosi e inginocchiandosi di fianco a lei.
«Malik, avanti andiamo!» lo riscosse l’altro, che con una mano si tastava la ferita al labbro. Il primo non gli diede retta
«Come vi chiamate?» continuò invece, senza curarsi del compagno.
La ragazza prese un respiro profondo. «Vi…» iniziò, ma si sentì chiamare da una voce familiare e si interruppe. «Latifa…» sussurrò voltandosi di scatto.
«Muoviti Malik!» l’assassino ferito strattonò l’altro per un braccio.
«Latifa sono qui!» urlò la giovane. Quando si girò nuovamente verso i suoi salvatori il vicolo era vuoto, fece solo in tempo a scorgere un bagliore bianco prima che scomparisse sui i tetti.
«Virginia, mia signora!» sentì la voce della sua balia e si sentì svuotata della paura che aveva provato fino a poco prima, corse ad abbracciarla mentre la donna realizzava con terrore la carneficina che era stata compiuta nel vicolo. «Mio Dio, stai bene bambina mia?» le chiese piena di apprensione.
«Sì, Latifa, non preoccuparti. Sono salva grazie a due angeli.» le disse trascinandola via da quel maledetto vicolo.
«Due angeli?» chiese sconcertata la donna.
«Sì.» confermò.
Due angeli. Due Angeli della Morte. 

 






 

Note autrice:

Buona sera a tutti!
Eccomi qui con una nuova fanfiction (decisamente orribile a mio parere xD) che spero che voi possiate apprezzare.. l'idea mi è saltata in mente per caso ma ce l'ho già ben delineata in mente :) Ringrazio già tutti coloro che leggeranno questo mio sclero senza pretese, e che altro dire? Recensite se volete, che non costa nulla ;)
Baci,

O n i c e


  
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