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Autore: whitevelyn    27/03/2013    1 recensioni
momenti perfetti che ho paura di dimenticare.
due respiri uguali che si perdono nell'aria inquinata di una città.
il mio respiro e il tuo respiro. quello che mi succede quando ti guardo.
i tuoi colori nella mia vita.
una luce che brucia.
e non saper che fare.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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CHRONICLES OF A FALLEN LOVE. THE BLOODY BEETROOTS & GRETA SVABO BECH.



ci sono tante cose che vorrei dirti quando la vita ci lascia soli.
soli. noi due soli. senza niente intorno. come essere nudi e indifesi.
tu sei come me, lo sai. so che lo hai capito ad un certo punto.
non esistono scudi per me e per te, quando la vita ci lascia soli a guardarci negli occhi.
dimmi quanto ti fa male. dimmi se è possibile sopravvivere, se resisteremo.
dimmi che effetto fa l'amore quando hai il cuore spezzato.
quando lo senti lì. pulsare in mezzo ai frantumi. e non lo credi possibile. e cadresti in ginocchio sulla ghiaia per pregarlo di svanire.
perchè ormai lo sai che non può essere per sempre. e come può essere amare qualcuno quando sai che ci sarà una fine.
e quando sai che vi ferirete e poi vi odierete e che non sarà quello il peggio.
sarà quando scomparirete nel buio di orizzonti speculari. il peggio sarà lì. non vedersi più.
non rivederti più.
doverti dimenticare.
ma non cercarle nel mare le mie lacrime amare.


adesso sei qui. infondo alla rampa di queste scale bianche, intrappolate in un corridoio del museo d'arte contemporanea della nostra città.
mi guardi mentre sono ancora in cima. noto che sei felice. noto che sorridi. la mostra di Klee ti è piaciuta e non vedi l'ora di essere a casa con i tuoi tubetti di colore e i tuoi silenzi rarefatti e poi le tue canzoni allegre e un po' selvagge.
dici qualcosa che mi fa ridere e ridi anche tu. è solo un momento sospeso nel flusso del tempo, è solo un istante che verrà cancellato da altri, che si confonderà in mezzo a migliaia di ricordi, fra i nostri passati ed i nostri futuri.
è soltanto un momento perfetto, che passerà.
è serenità allo stato puro. è qualcosa che forse si rovinerà, ma non adesso che sei infondo a queste scale bianche e sei bellissimo, come uno studente dell'ultimo anno che ha appena terminato la terza prova della maturità. e sei bellissimo mentre ti guardo e penso che se ti avessi conosciuto prima, sarei ancora tutta intera. e penso che l'amore non dovrebbe mangiarsi i sogni e spezzare le ossa, come invece la realtà si è più volte affrettata a dimostrarmi.
e penso che però tu sei bellissimo come niente che qui sia reale, come niente che qui faccia del male.
penso che arriverà ottobre, che mancano infondo soltanto sei mesi, e allora tu partirai per il Tibet. da solo col tuo bagaglio fatto d'innocenza e fogli immacolati che colorerai con la luce delle tue speranze. penso che mi mancherai terribilmente, anche se mi dici sempre che non siamo fatti per dipendere da qualcunaltro. ma non so se lo pensi davvero. sì, io comunque lo penso lo stesso, che mi mancherai terribilmente, e che qui senza di te, Colibrì, sarà come un film in bianco e nero, sarò io, tutta bianca, in mezzo alla gente, tutta nera. cercando briciole del tuo arcobaleno in mezzo a questo enorme reticolo di palazzi e strade, fino a perdermi e mimetizzarmi nella neve che scenderà a dicembre, e forse allora sarà come se tu fossi un po' tornato. come se mi potessi di nuovo chiedere "andiamo a sdraiarci sulla spiaggia tutta bianca, Betelgeuse?" e nella mia mente io e te saremo di nuovo stesi su quell'infinita distesa di neve che sembra il polo nord.
ma adesso sei qui. ancora infondo alla rampa di queste scale bianche. sei felice e stiamo ridendo.
la luce di fine marzo entra attraverso i finestroni del corridoio, piove col sole. la nostra pelle sembra madreperla e questa serenità effimera e fragile, ci fa somigliare a quegli angeli a malapena riconoscibili delle ultime due tele che abbiamo visto. ripenso ai tuoi occhi fissi su quel quadro, al tuo sguardo perso fra le sfumature calde e quelle fredde, all'emozione che te lo rende lucido e languido, alle tue labbra che si schiudono come se ti mancasse d'un tratto il respiro e la morte ti sembrasse un miele dolce che ti ricorda l'orgasmo di una femmina. ripenso al mio stomaco che si contrae, a come tutto, qualsiasi cosa io guardi o tocchi, nel momento in cui ti desidero, s'incendi di un'estate torrida, assolata e ornata ovunque di fiori variopinti.
penso che mai niente, prima di questo desiderio incontaminato ed ingenuo, mi abbia fatto sentire nelle orecchie, così prepotente, il fruscio ed il battito della vita che scorre e scalpita dentro ogni più piccola, microscopica, foglia, petalo, goccia d'acqua, formica, cellula, che ci sono là fuori.
che ci sono là fuori adesso. che ci sono là fuori sempre.
penso che ci siamo baciati solo una volta, quando ancora non sapevamo chi fossimo e che saremmo venuti assieme a questa mostra di pittura.
penso che non me lo ricordo quel bacio. e che non provavo niente per te. che poi non me ne sono accorta di quello che ci è successo e che ci ha portati fin qui, a parlare di tutto tranne che di quello che siamo. con un dolore atroce stampato a fuoco al centro del petto, l'inferno che lascia chi ti dice addio all'improvviso e che non ci permette più di abbandonare la paura. che ci fa scappare.
che ci fa crollare ancora, ancora, ancora. quando i ricordi abbattono la barriera e inondano il resto della nostra memoria.
che ci fa gridare nel buio delle nostre stanze che non succederà più.
e allora, mentre ti guardo infondo a queste scale bianche, penso, che effetto fa l'amore quando ti hanno già spezzato il cuore?
riesci ancora a crederci? riesci ancora a riconoscerlo? riesci ancora a percepirlo? riesci ancora ad affrontarlo?
penso che forse è come parlare di luce ad un cieco.
penso a te che mangi le ciliegie seduto sui gradini d'ingresso di casa tua, con i pantaloncini da mare, le infradito, ed il sole che ti batte sulle ginocchia scorticate dopo le solite scivolate delle tue scatenate partite di calcetto del sabato pomeriggio, anche a luglio.
penso al sangue rosso vermiglio che non s'è ancora asciugato ai margini delle ferite, mentre al centro si è già formata la crosta rosso più scuro che somiglia a ruggine. penso che sono stata io a disinfettarti e che è stato molto più intimo di quel bacio di cui non ho sentito il sapore.
penso che io e te non ci tocchiamo mai molto e spesso lo facciamo sembrare una casualità o un incidente.
penso che sia strano, ma anche normale infondo.
ripenso di nuovo al sangue fresco sulle tue ginocchia, al riflesso che produce sotto i raggi del sole e allora mi viene in mente com'è l'amore dentro un cuore spezzato. una luce che rimbalza da una scaglia all'altra, finchè non s'illumina di nuovo tutto quanto, come un gioco di specchi,
tutto il cuore, tutta la stanza, tutto il corridoio in cui siamo.
io in cima alle scale, tu infondo.

ci sono tante cose che vorrei dirti quando la vita ci lascia soli, come adesso.
io non lo so cosa ne sarà di noi, che non siamo amici e non siamo amanti, ma quando ad ottobre te ne andrai promettimi che sarai felice di qualunque cosa sia successa. lascia a me ogni tuo rimpianto, ogni tuo rimorso, ogni tuo sbaglio.
promettimi che prima faremo una festa per salutarti, con la musica ad un volume che sfonda il torace, i bicchieri di carta biodegradabile pieni di sangria, i festoni a forma di animali tropicali, un falò enorme, le chitarre, i tamburi ed un ultimo tuffo nel mare.
promettimi che non perderai il mio braccialetto con la farfalla.
promettimi che un giorno mi ricorderò di nuovo il sapore di quel bacio.
promettimi che in Tibet dipingerai ogni giorno, che non ti sentirai solo,
che starai attento al male ed alle persone cattive,
che la tua innocenza sarà sempre la stessa,
che non sporcheranno mai il tuo sorriso bellissimo,
e che se un giorno tornerai potrai raccontarmi di aver scoperto che infondo esiste anche un amore bianco come me e te, che non fa male, ma solo bene e che non serve più avere paura,
che non ce lo hai più il cuore spezzato.
promettimelo.
altrimenti non andare a cercarle nel mare le mie lacrime.
cercale nei tuoi occhi, Colibrì.

perchè se è vero che l'amore fa male, io non te lo dirò che ti amo di più di così.
  
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