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Autore: frisulimite    14/10/2007    3 recensioni
Il grande investigatore privato Hercule Chairot è alle prese con il caso più complicato della sua carriera: chi ha ucciso Siegfried Schtauffen? Chi è l'uomo con la falce? Chi permette ad Emilio Fede di andare in onda? Chairot insieme al suo fido Mastings non si stancherà mai di cercare la verità...e i bomboloni alla crema.
Genere: Demenziale, Comico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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soluzione

 

 

 

Capitolo 20. La soluzione

 

Mastings, che era riuscito a rompere le sbarre di titanio della gabbia, arrivò in quel momento, e Chairot approfittò all’istante delle sue spalle per sembrare più alto. – Madame e messieurs, - esordì Chairot. – è giunto il momento di rivelare il nome dell’assassino. Ma prima dovete essere informati di una cosa. – Mastings sospirò. – Tutti avevano un motivo per uccidere Siegfried Schopenhauer. I personaggi buoni gli rimproveravano le passate azioni, i cattivi gli rimproveravano l’essere diventato buono, ed entrambi i gruppi gli rimproveravano l’aver imprigionato la Soul Edge. La domanda che mi posi, dunque, era questa: chi potrebbe averlo ucciso? – Yoshimitsu commentò: - Davvero? Strano, è stato mandato qui per trovare l’assassino di Siegfried e lei si è domandato chi avrebbe potuto ucciderlo? Sorprendente. - - Silenzio, monsieur Yoshimitsu. Mi dica, lei è un ladro, vero? – disse Chairot. – Certo, ma rubo ai ricchi per dare ai poveri. – rispose Yoshimitsu. – Lei, monsieur Yoshimitsu, mi ha subito insospettito. Lei ha dimostrato un passione per le sorpresine degli ovetti Kinder, vero? – domandò il detective, al che il samurai rispose: - Sì, sono un gran collezionista. E allora? - - Glielo dico io cosa significa questo! – esclamò Chairot. – Quando il vulcano dove ci siamo incontrati per la prima volta è esploso, ho visto qualcosa uscire, e quel qualcosa erano delle sorpresine Kinder! – Yoshimitsu era sorpreso, ma mantenne il controllo. – E allora? Le ho detto che sono un collezionista, il fatto che io abbia tante sorpresine Kinder è strano per lei? – domandò Yoshimitsu. – Ebbene, monsieur Yoshimitsu, il povero Arthur Schopenhauer possedeva la collezione completa degli gnomi Kinder, proprio quella che lei non è mai riuscito a completare. – spiegò Chairot, infervorandosi. – Per lei sarebbe stato facilissimo introdursi in casa Schopenhauer, darle fuoco, uccidere Siegfried nel modo più assurdo immaginabile, RUBARE LA SUA COLLEZIONE E POI DARSI ALLA FUGA!! Ma temo che non sia andata così, quindi lasceremo perdere. – Voldo riprese a respirare; grosso errore, perché così facendo attirò su di sé l’attenzione del detective. – Lei, lei ha poco da respirare, monsieur Voldo. – disse Chairot, al che l’interpellato rispose con un paio di sibili incomprensibili. – Ho sempre trovato sospetto il suo Carlo Cucù. Nessuno era mai riuscito a trovarne uno, fatta eccezione per Schopenhauer e il suo Maestro Verci. – Voldo, sentendo nominare il suo maestro, fece le fusa soddisfatto. – Monsieur Verci era un gran collezionista, dalle schede telefoniche, ai tappi di bottiglia, fino alle sorpresine Kinder. Lui le ordinò di portargli Carlo Cucù, lei andò a casa di Schopenhauer E LO UCCISE BRUTALMENTE! Grazie al cielo non è andata così, messieurs. – il detective cominciò a passeggiare, guardando i presenti con aria indagatrice. – Perché mai scagionare Yoshimitsu e Voldo, direte voi? Molto semplice: quando io e Mastings siamo andati a casa Schopenhauer ho trafugato tutte le sorpresine Kinder. Ma allora, una volta scagionati Yoshimitsu e Voldo, chi poteva mai essere l’assassino? – tutti ricominciarono a trattenere il fiato mentre il detective parlava così. – Quand’ecco che la mia attenzione si posò su… lei! – esclamò il detective indicando col suo bastone Tira. – Io, bel maschione? – disse la ragazza leccandosi le labbra e agitando la sua ruota. – No, sul tacchino volante che l’accompagnava. – rispose Chairot addentando uno dei tacchini di Tira. – Però, ora che mi ci fa pensare, la mia attenzione poi si posò proprio su di lei, mademoiselle Tira. Sì, monsieur Schopenhauer possedeva la Soul Edge, e lei è una fedele servitrice della spada maledetta, vero? – domandò Chairot girando intorno a Tira, che lo guardava con aria bramosa. – Sì, m’immagino la scena… Mastings, vai a prendere i filmati esplicativi che ho preparato e proiettali sulla parete della cattedrale. – disse Chairot al suo fedele amico, che fece quanto ordinatogli. Nel filmato proiettato c’era Tira che si strofinava le mani con aria maligna, osservando l’ignaro Siegfried dalla finestra. – Nightmare è sempre stato il sogno erotico di Tira, questo lo sappiamo tutti, - spiegò Chairot, mentre la vera Tira gli accarezzava i radi capelli. – ho svolto delle ricerche sul suo conto, mademoiselle, e ho scoperto una cosa straordinaria! Lei sosteneva di dover trovare un nuovo corpo per la Soul Edge, ma il suo vero obiettivo era farsi possedere da questa! – esclamò il detective allontanando da sé Tira, che disse: - Non dica sciocchezze, signor Chairot. Perché avrei dovuto perdere me stessa per farmi possedere da una spada? – Chairot sorrise beffardo, e rispose: - Lei ha ingannato tutti in questo modo, lei in realtà intendeva farsi possedere dall’incarnazione della Soul Edge, ovvero Nightmare, e qui torniamo al suo sogno erotico. Ma monsieur Nightmare non aveva intenzione di instaurare una relazione seria con lei, perciò lei ha pensato di ricattarlo usando la Soul Edge, quindi è andata a casa di Siegfried e L’HA UCCISO SENZA ALCUNA PIETÀ! – strillò Chairot, mentre i presenti guardavano con aria perplessa un video che riprendeva Tira nell’atto di fulminare Siegfried con una lavatrice a forma di Pikachu. Tira abbassò lo sguardo, poi disse: - E va bene, signor Chairot. Volevo avere Nightmare solo per me, ma lui mi respingeva, perciò ho tentato di ricattarlo con la Soul Edge. La sera dell’omicidio di Siegfried ero effettivamente vicino a casa sua… poi però ho cambiato idea, dato che passava da quelle parti un’attraente ragazza… - Chairot sorrise con aria soddisfatta. – Infatti, come stavo per dire, la mia era un’ipotesi priva di fondamento. Ma quell’attraente ragazza altri non era che… madame Sophitia! – esclamò il detective indicando, appunto, Sophitia. – I-io, cosa c’entro io? – domandò la ragazza. – Oui, madame, lei e sua sorella Cassandra. Monsieur Schopenhauer stava per informare il marito di madame Sophitia del suo curioso legame con la sorella…- Chairot si fermò e bisbigliò, rivolto a Mastings. – Metti il video di Schopenhauer che va a casa di madame Sophitia. – dopodiché, mentre sulla parete appariva Siegfried intento a parlare animatamente con Sophitia e Cassandra, Chairot disse: - Madame Sophitia non poteva permettere che la sua relazione venisse scoperta, così si recò insieme alla sorella a casa di Schopenhauer E LO UCCISE NEL MODO BRUTALE CHE TUTTI CONOSCIAMO! – mentre gridava in questo modo il video mostrava Sophitia e Cassandra mentre infilavano la testa di Siegfried nel cesso. – Tutto questo è quello che non è mai successo. – disse Chairot ridacchiando. – Qui tra noi c’è qualcuno che conosce il nome del colpevole, però… - mormorò il detective riprendendo a passeggiare, per poi fermarsi di fronte ad Amy. – Lei, mademoiselle Sorel! – esclamò il detective, al che la fanciulla rispose con un perplesso: - Amy? - - Oui, mademoiselle. Lei sa il nome del colpevole, vero? – domandò Chairot. – Lasci stare la mia Amy. – intervenne Raphael mettendosi in mezzo ai due, ma Chairot non si fece intimidire, e spostò il padre adottivo di Amy con un colpo di bastone in pancia. – E ora, mademoiselle Sorel, vuole dirci il nome del colpevole? – domandò Chairot. Amy abbassò lo sguardo, sospirò e rispose: - Amy… - - A-ha! Ebbene, ecco a voi la colpevole. – disse Chairot indicando Amy. – Lei, come tutti, odiava monsieur Schopenhauer. Per lei sarebbe stato facilissimo recarsi a casa sua, ammaliarlo coi suoi begli occhini PER POI TRUCIDARLO! Questo è un chiaro esempio di ucronia, ora passiamo alle cose serie. – spiegò Chairot, mentre tutti i presenti sbuffavano. Raphael, spazientito dal comportamento del detective, disse: - Signor Chairot, la vuole smettere con questi giochetti? Vuole dirci chi è il colpevole, o no? – Chairot si girò verso Raphael e rispose: - Ma certo, monsieur Sorel, ma non credo che a lei farà piacere sapere chi è il colpevole. - - Cosa intende dire? – domandò Raphael con aria allarmata. – Voglio dire che lei, come tutti, aveva ottimi motivi per uccidere monsieur Schopenhauer. – proferì Chairot. – Lui possedeva la Soul Edge, che a lei serviva per attuare il suo bizzarro piano e… Mastings, facciamogli vedere il video in cui Raphael va da monsieur Schopenhauer, capiranno meglio com’è andata. – bisbigliò poi rivolto al fedele amico, che prontamente proiettò sulla parete il video dell’omicidio; curiosamente Raphael nel video era grasso e goffo, particolare che non sfuggì ai presenti. – Per quale motivo Raphael è così grasso in quel video? – domandò Kilik. – Beh, non abbiamo trovato un attore abbastanza somigliante per la parte di Raphael… - si giustificò Chairot abbassando lo sguardo. – Ma non divaghiamo, - disse poi il detective. – monsieur Sorel ha cercato invano di convincere monsieur Schopenhauer a cedergli la Soul Edge. La discussione divenne sempre più animata, finchè non degenerò in un litigio, e monsieur Sorel, SPAZIENTITO DAL COMPORTAMENTO DI MONSIEUR SCHOPENHAUER, LO UCCISE!! Non è così, monsieur!? – gridò Chairot. – E va bene, ammetto di aver tentato di estorcere a Siegfried la spada maledetta, ha ragione lei praticamente su tutto. Avevo già organizzato l’omicidio, ma ho desistito, per un unico, semplice motivo; erano già le 6 del pomeriggio, e io dovevo mettere a letto la mia piccola Amy. – mentre diceva ciò, Raphael lanciò uno sguardo amorevole alla sua figlioccia. – Sapete, non riesce ad addormentarsi se non le leggo una bella favola. – spiegò Raphael. – Ma io sapevo benissimo tutto ciò, volevo solo metterle paura. – disse Chairot sorridendo affabilmente. L’odio verso il detective era tangibile, ma Chairot non se ne curava, e proseguì col suo monologo: - I miei sospetti, a quel punto, caddero su mademoiselle Valentine. Era una persona sospetta, ha sempre mentito a tutti. – disse il detective, mentre Ivy sospirava. – Già, molti di voi la conoscevano come Isabelle Valentine… ma in realtà non esiste nessuna mademoiselle Valentine! Avanti, mademoiselle, vuole dire a tutti qual è il suo vero nome? – domandò Chairot, infervorato più che mai, ma Ivy rimase in silenzio. – Ebbene, ve lo dico io qual è il suo vero nome. Lei non è mademoiselle Valentine, lei è… - momento carico di tensione. - … Ivy! – un paio di persone svennero per l’emozione, ma Chairot non ci badò, e proseguì, con aria trionfante: - Oui! Lei in realtà non è mademoiselle Valentine! Lei è Ivy! Lo dica a tutti! – Ivy scoppiò a piangere, mentre Chairot proseguiva: - Già, perché creare un’identità fittizia come quella di mademoiselle Valentine? Mi pare ovvio. Sotto le mentite spoglie di Isabelle Valentine lei è giunta a casa di monsieur Schopenhauer, L’HA UCCISO, ILLUDENDOSI CHE NESSUNO AVREBBE COLLEGATO ISABELLE VALENTINE AD IVY! – Ivy protestò: - Ma non è andata così! - - E chi ha mai detto che è andata così? – domandò Chairot, col solito ghigno insopportabile stampato in faccia. – Insomma, basta! – gridarono tutti i sospettati a quel punto. – Signor Chairot, deve dirci il nome del colpevole. – disse Xianghua.

 

Chairot sospirò e disse: - Ebbene, messieurs, l’assassino è tra noi, e il suo nome è… - nessuno dei presenti trattenne il fiato, poiché erano tutti convinti che ancora una volta Chairot non avrebbe rivelato un bel niente. - … Heishiro Mitsurugi. – Tutti si voltarono verso Mitsurugi, che, superato il primo momento di sorpresa, sorrise e disse: - Ma che fantasia, signor Chairot. Avanti, voglio divertirmi: mi dica, secondo lei, perché io avrei dovuto uccidere Siegfried. – Chairot si avvicinò a Mitsurugi dicendo: - Oui, monsieur, glielo spiegherò subito. Il movente va cercato, prima di tutto, nella sua passione per i nomi dal bel suono. Lei mi ha raccontato la storia del suo nome, e ricordo benissimo la sua reazione quando ha realizzato che il mio nome è molto più bello del suo. - - E questo cosa vuol dire? Non invidiavo di certo il nome di Siegfried Schtauffen. – protestò Mitsurugi, ma Chairot aveva la risposta pronta. – Lei sta mentendo! Mademoiselle Lemon, mia fidata collaboratrice, ha raccolto delle interessanti informazioni sul suo conto: lei, prima di prendere il nome di Heishiro Mitsurugi, si faceva chiamare Siegfried Schopenhauer! – Mastings intervenne: - Veramente si faceva chiamare Siegfried Schtauffen. - - Non fa differenza, Mastings. Aveva in ogni caso preso il nome di monsieur Come-Si-Chiama-Lui. – dichiarò Chairot. – E va bene, ammetto di aver portato per breve tempo il nome di Siegfried. E allora? L’invidia di un nome non è un motivo sufficiente per ammazzare qualcuno, non trova? – domandò Mitsurugi, ridendo. – Ha ragione, monsieur, ma lei non ci ha detto un’altra cosa, - continuò Chairot. – non ci ha parlato di sua sorella! – Mitsurugi sbarrò gli occhi con aria sorpresa, poi chiese: - Di quale sorella farnetica, Chairot? Io non ho sorelle. Non esiste nessuna persona al mondo, a parte me, col cognome di Mitsurugi. - - Monsieur Mitsurugi, lei ci ha rivelato che il suo nome un tempo era Mario Cazzone, lo ricorda? – disse Chairot, ma Mitsurugi rispose: - Come vuole lei, controlli pure se esiste una sorella di Mario Cazzone. Non troverà niente. – Stavolta toccò a Chairot sorridere. – Lei credeva di fregarmi, vero, monsieur? Oui, il suo piano sembrava perfetto, nessuno avrebbe mai scoperto la sua identità. È vero, Mario Cazzone non aveva nessuna sorella, ma lei ha commesso un’imprudenza. Sul fianco della sua nave c’era un nome, che è stato risolutivo per il caso. – Mitsurugi intervenne: - Il nome sulla mia nave è semplicemente Mitsurugi! - - Si sbaglia, monsieur! – esclamò Chairot. – Sotto il nome Mitsurugi c’era, difficilmente visibile, il nome "Abbot"! – Mitsurugi rimase a bocca aperta, poi mormorò: - Questa è pazzia… - - In seguito alla nostra discussione mi sono chiesto come mai non ci aveva parlato del nome Abbot… così mi sono preso la libertà di indagare su quel cognome, e cosa ho scoperto? Che ci sono due Abbot in vita. Uno è Mario Abbot, meglio conosciuto col nome di Heishiro Mitsurugi, l’altro è… Mary Sue Abbot! – Mitsurugi gridò: - Cosa va farneticando, Chairot!? Non ho sorelle, io, e non vedo come questo possa centrare col caso! – Chairot lo ignorò e proseguì: - La sorella di monsieur Mitsurugi era Mary Sue, quindi era perfetta, bellissima, intelligentissima, dotata di poteri straordinari e amata da tutti. Suo fratello la odiava, essendo lei così perfetta e lui piuttosto mediocre; un giorno però, come è destino che accada a una Mary Sue, uno dei personaggi principali di Soul Calibur si innamorò di lei. Quel personaggio era monsieur Schopenhauer. – Chairot fece una pausa, poi riprese il discorso: - Per monsieur Mitsurugi ciò era insopportabile. La sua perfetta sorella era fidanzata con una delle poche persone di cui lui invidiava il cognome. Così, in un funesto giorno, monsieur Mitsurugi uccise in mille modi diversi monsieur Schopenhauer, ma sua sorella lo scoprì; a quel punto monsieur Mitsurugi fu costretto a uccidere anche la sorella, per eliminare l’unica testimone, per poi nasconderne il cadavere. Lui aveva cambiato nome molte volte, nessuno poteva ricordarsi di lui come di Mario Abbot, e la sua ultima parente in vita era morta. Se non fosse stato per quel nome non perfettamente cancellato sul fianco della sua nave, nessuno avrebbe mai ricollegato lei a Mary Sue. - Mitsurugi guardavo dritto negli occhi Chairot, e quando questi ebbe finito di parlare, disse: - Ma che fantasia, signor Chairot. Le sue teorie sono perfette, tranne per un piccolo dettaglio: vede, lei non ha alcuna prova. – Chairot sorrise con aria beffarda. – Monsieur, le sue impronte digitali su tutte le armi del delitto mi sembrano una prova sufficiente. – disse il detective, e la reazione di Mitsurugi fu immediata: - Non è possibile, io avevo i guanti! – il guerriero si rese conto troppo tardi di essere caduto nella trappola del detective, che continuava a sorridere. Mitsurugi abbassò lo sguardo e disse: - E va bene… sono stato io. Ma nessuno sentirà la mancanza di Siegfried, né di mia sorella! Siegfried aveva fatto solo danni, tutti lo volevano morto, e mia sorella… chi potrebbe mai sopportare una Mary Sue? – domandò, rivolto a tutti i presenti. – Monsieur, - esordì a quel punto Chairot. – sua sorella portava effettivamente gravi danni nel mondo delle fan fiction, ma questa non era una buona ragione per ucciderla. – - Ma io non sono morta. – intervenne una voce. Un momento dopo apparve una bellissima ragazza: i suoi capelli erano neri, ma con riflessi rossi, e a seconda dell’illuminazione sembravano castani, ma in certi momenti erano chiaramente biondi. Gli occhi erano di un azzurro intenso, che a volte diventavano di uno splendido verde o castano, anche se a tratti sembravano grigi. Il suo corpo era superbo, piena di curve ma magra. Aveva un’aria fragile, ma forte, i suoi occhi esprimevano timidezza, ma anche forza di volontà, e tutta la sua figura emanava una rassicurante bontà mista a un’inquietante malvagità. – M-Mary Sue? – balbettò Mitsurugi mentre la sorella si avvicinava. – Proprio io, Heishiro. Pensavi davvero di potermi uccidere? Ti farò pagare caro l’omicidio del mio amato Siegfried! – disse lei, poi alzò il braccio e schioccò le dita; un momento dopo Mitsurugi divenne un misero mucchietto di polvere. – Mademoiselle Abbot, lei non può farsi giustizia da sola, faccia tornare monsieur Mitsurugi in vita, la prego. – disse Chairot alla ragazza, che domandò: - Altrimenti cosa fa? - - Chiamo la polizia di EFP e la faccio arrestare. – rispose Chairot sorridendo affabilmente. Mary Sue lo guardò con odio e schioccò nuovamente le dita, e un istante dopo Mitsurugi era di nuovo vivo. – Mademoiselle, le assicuro che monsieur Mitsurugi verrà processato e probabilmente giustiziato. – disse Chairot, rivolto a Mary Sue, poi aggiunse: - Ma le dico una cosa, mademoiselle: io odio le Mary Sue, e se lei prova a portare scompiglio in qualche fandom, giuro che la farò arrestare. – Mary Sue guardò il detective e sorrise. – Perfetto. Allora alla prossima, Hercule. – disse lei, per poi svanire in una nube di petali rosa.

- Mastings, sento che con mademoiselle Mary Sue non è finita. La rincontreremo presto, temo. – sentenziò Chairot rivolto all’amico. – Beh, messieurs, chi di voi mi aveva ingaggiato per risolvere questo caso? – domandò a quel punto il detective, ma la risposta fu: - Nessuno, ha fatto tutto da solo. – Mastings guardò Chairot con odio; il detective se ne accorse e mormorò: - Beh, almeno abbiamo fatto un giro interessante, no, Mastings? – ma l’amico provò a strangolarlo, inferocito com’era. Il detective per la prima volta nella sua vita cominciò a correre, prese la gabbietta di Olcadan, balzò in sella al velocipede e, inseguito da Mastings che gli lanciava oggetti contundenti, cominciò a pedalare, sorridendo nel tramonto, diretto verso il suo ufficio e nuove appassionanti avventure.

 

FINE

 

Non credevo che sarei mai riuscito a mettere la parola "fine" a questa storia, e invece ce l’ho fatta! C’è voluto praticamente un anno, ma alla fine anche il primo giallo di Chairot è concluso. Grazie a Arèdhel, ghigno92, A tomejo, ale_lol, LawrenceTwosomeTime e Dagger per le recensioni, ribadisco che senza di voi non avrei mai continuato.

 

  
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