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Autore: Shichan    27/03/2013    4 recensioni
[Shinsekai Yori]
Si dice che ci si possa innamorare di qualcuno che si dichiara anche quando, prima di quel momento, non lo si era preso in considerazione.
[SatoruShun; 30 Days otp challenge]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note: Perché continuo a sommergermi di progetti io non lo so, ma ho deciso di dare la colpa alla natura stessa dei ficwriter – se non siamo oberati di roba da scrivere non siamo felici.
Saranno 30 prompt, oneshot o flashfic non lo so nemmeno io, ma considerato il mio non dono della sintesi, suppongo oneshot XD
Data la natura di alcuni temi, ho dovuto necessariamente mettere il tutto come AU (visto che cose come la tv sono estranee all’universo stesso di Shinsekai Yori), benché sia mia intenzione mantenere più possibile la natura dei rapporti tra pg – non solo Shun e Satoru, ma anche con Saki, Maria e Mamoru laddove inclusi – e le particolarità dell’ambientazione, come il fatto che i rapporti omosessuali siano considerati alla pari di quelli eterosessuali senza alcun tipo di discriminazione.
Prompt: 1. Holding hands

 

Il loro rapporto non era nato in maniera scontata come poteva sembrare da fuori, vedendoli.
Lui e Satoru erano cresciuti insieme, parte di un gruppo che comprendeva anche Saki, Maria e Mamoru – un tempo anche Reiko, prima che la ragazzina si trasferisse altrove con la famiglia.
Tra tutti loro c’era sempre stato quel tipo di legame che cresce insieme alle persone stesse che ne fanno parte, che li teneva uniti nonostante tutto; quelle amicizie rare che durano tutta la vita, chissà come. Per Shun il primo amore non era stato Satoru, ma Saki: quella ragazzina allegra e dal carattere forte, capace di essere anche dolce con le persone a cui voleva bene, che bisticciava continuamente con Satoru sulle cose più sciocche ed infantili facendolo sorridere mentre li guardava, ma facendolo sentire anche invidioso di quella complicità.
Da ragazzino la sua mano aveva cercato quella di Saki, non di Satoru – quella di lei era piccola e all’apparenza fragile, la pelle liscia come solo le donne la hanno di solito, e tenerla nella propria o sfiorarla dava una sensazione di impaccio ma anche di tenerezza.
In quanto ragazzo la mano di Satoru era come quella di Shun, invece: più grande, dall’ossatura diversa e la pelle più ruvida, o così sembrava. Non c’era l’impulso di scacciarla, quello no, ma nemmeno di afferrarla.
Non era stato Shun a prendere per primo la mano di Satoru; un giorno l’amico, semplicemente, aveva allungato la propria fino ad afferrargli la spalla e Shun si era accorto che tremava.
Non lo aveva capito, Shun, non in quel momento – nulla delle parole di Satoru erano state per lui comprensibili quel giorno: non il suo tergiversare, non la sua dichiarazione, non il suo imbarazzo né le sue scuse.

Si dice che ci si possa innamorare di qualcuno che si dichiara anche quando, prima di quel momento, non lo si era preso in considerazione.
Shun non aveva iniziato ad uscire con Satoru per pietà, ma avrebbe mentito sostenendo che era stato subito certo di ricambiare; il rapporto con l’altro non era così semplice, perché Satoru era un’esistenza importante, e quello non sarebbe mai cambiato.
Eppure, quando il castano aveva pronunciato quel «Possiamo tenerci per mano, Shun?» dopo aver preso quella del moro nella propria senza preavviso Shun l’aveva sentita, quella tenerezza che un tempo aveva associato unicamente alla figura femminile di Saki.
La mano di Satoru tremava anche quella volta, e lui non aveva potuto fare a meno di sorridere.

Era stato quello il “vero” inizio – quel sorriso e quel tenersi per mano.
Perché a quel punto Shun se ne era reso conto, che una persona capace di farti sorridere a quel modo è la persona.
«Shun, ho trovato le carote per il curry!» esclama Satoru, raggiungendolo con pochi passi, il sorriso trionfante e di infantile entusiasmo.
Il moro incurva le labbra a sua volta: «Allora è deciso.» replica in merito alla cena per cui stanno facendo la spesa.
Quando finalmente hanno tutti gli ingredienti, non impiegano molto a pagare e uscire; una volta fuori Satoru fa scivolare la mano che non tiene la busta lungo il proprio fianco e prende quella del moro – il supermercato si trova nel quartiere vicino a quello dove abita Satoru e le strade a quell’ora sono quasi deserte, regalandogli più discrezione di quanto potrebbero sperare altrove, sebbene il loro sia un paesino semplice in cui il rapporto tra due uomini o due donne è considerato perfettamente alla pari rispetto a quello tra un uomo e una donna.
Intreccia le dita con quelle dell’altro e lo stesso fa Shun.
«Sicuro che vada bene restare da te?»
«Certo. Mia madre ti adora più di quanto non faccia io!» esclama e gli regala un sorriso felice – ogni volta che lo vede Shun ricorda che non è poi importante da quale aspetto si cominci ad amare qualcuno, alla fine si ama tutto, indistintamente.

   
 
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