Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Akrois    28/03/2013    1 recensioni
Dave si abbassò il colletto del maglione, mostrando il bacio della morte, nero, viola e schifoso come il momento in cui aveva capito di non essere nient’altro che merda di piccione sul parabrezza dell’umanità.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dave Karofsky, Sebastian Smythe
Note: AU, Nonsense, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Noi saliremo sopra gli alberi (ma così in alto che nessuno se ne accorgerà).

 

 

 

Sebastian guardava la luna, Dave guardava Sebastian, la luna li guardava entrambi, o almeno così credeva Dave.

Sebastian sedeva sul cornicione del ponte,le gambe che dondolavano nel vuoto.

Non aveva la scarpa al piede destro. Dave sorrise alla vista del calzino azzurro.

Il ragazzo alzò la bottiglia e buttò giù un lungo sorso. Dave lo vide oscillare pericolosamente verso l’asfalto. Sebastian si sistemò meglio e lui tirò un sospiro di sollievo.

- Sebastian- disse senza avvicinarsi – andiamo via.

- Perché dovremmo?

- Perché stai penzolando su un fiume, Sebastian, ecco perché. Se cadi muori.

- Chi ti dice che non voglio?- Sebastian aveva stampato sulla faccia quel dannatissimo sorrisetto alcolico.

- Tu non vuoi morire. Ci sono troppe persone con cui non hai scopato al mondo.

Sebastian rise di nuovo – Vero, vero.

Guardò il cielo – Però voglio morire.

- No, non vuoi.

- Vivi nella mia testa, Davey-Pooh?

- No.

- Allora come fai a sapere che non voglio morire?

- Perché tu non vuoi morire.

- Oh, sì che lo voglio.

Sebastian ridacchiò, dondolandosi pigramente sul cornicione – Tutto sta lentamente andando a puttane, Davey-Pooh. Non credo di voler essere qui quando la merda colpirà il ventilatore.

- Mi sembra di essere nella sezione “ragazzine bianche che si lagnano” di youtube.-

Sebastian rise e Dave si avvicinò lentamente – L’universo non andrà in pezzi, Sebastian.

- Non questa notte.

- Neanche domani.

- Domani. Domani. Chi lo sa. Magari domani tutto salterà in aria, finalmente.

- Vuoi che tutto salti in aria?

- Non proprio. Ma, come dicono, nel domani non c’è certezza.

- La speranza è l’ultima a morire.

- Non ci sono più le mezze stagioni.

- Non è il caldo, è l’umidità.

Sebastian rise e Dave si lasciò sfuggire un sorriso.

- Ehy, Davey-Pooh, la vuoi vedere una cosa?- domandò Sebastian guardandolo – Reggimi questa- gli porse la bottiglia di scotch – non la rompere, mi raccomando. Se la rompi m’incazzo come una pantera.- Dave prese la bottiglia tra le mani e Sebastian iniziò a sfilarsi la maglietta.

Dave cambiò colore tre volte – Ma che diavolo fai?!- esclamò cercando di non guardare.

- No- disse Sebastian con una voce tutta miele, caramello, prozac e tristezza assurda che mozza il fiato e annerisce la vita e spezza le gambe – no, no, Davey-Pooh, devi guardare, altrimenti non capisci.

Dave aprì gli occhi e guardò.

L’armatura scintillava alla luce della luna, piena di intricati disegni, alcuni rosei, altri rossi come il mantello del re senza corona e senza scorta, oppure sbiaditi a formare linee biancastre. Ricopriva il petto di Sebastian, le spalle muscolose, le braccia. Sebastian sembrava un Dio, un cavaliere,un angelo, un futuro suicida che penzolava da un ponte.

- Capisci Davey-Pooh?

- Come mai nessuno le ha mai viste?

- Le sveltine nei bagni non comprendono lo streap-tease, Davey-Pooh. Le sveltine nei bagni rappresentano l’unica categoria di sesso che si può fare senza neanche togliersi i calzini, figuriamoci la maglia.

Dave allungò una mano, cercando il freddo dell’armatura sotto le dita, cercandone la morbidezza. Sebastian sorrise benevolo come una Madonna che aveva perso la verginità per strada – Capisci?

- Capisco. Sì.

Dave si abbassò il colletto del maglione, mostrando il bacio della morte, nero, viola e schifoso come il momento in cui aveva capito di non essere nient’altro che merda di piccione sul parabrezza dell’umanità. Sebastian lo guardò con malcelata lussuria – Com’è stato?

- Come se un cane mi stesse leccando la faccia.

- Non è tanto male.

- Un cane ritornato dal cimitero degli indiani.

Sebastian rise ancora – Poteva andare peggio.

Dave gli strinse una mano sulla spalla e l’armatura si piegò ed arrossò. Sebastian guardò la mano e poi Dave – Davey, Davey-Pooh, Dave, caro Dave, voglio morire, voglio andare via, sono molto stanco.

Nella sua mente Sebastian cambiava forma, diventava Kurt che lo guardava con odio e i suoi compagni di classe e Azimio e sua madre e poi di nuovo Sebastian con gli occhi pieni di lacrime e la voce come un grido di pietà – Non mi lasciano più tornare a casa, Dave.

- Chi?

- Dicono che sono una vergogna.

- Chi?

- Sono troppo stanco per continuare così, voglio solo essere libero.

- Ma sei libero.

- Non ho ali- disse Sebastian – solo un’armatura pesante che mi tiene a terra.

- Allora non volare.

- Non riesco a camminare, Dave.

- Striscia sulla terra, allora. Striscia sulla terra assieme a me. Ti terrò compagnia. E se vorrai la morte, beh, sappi che lei è sempre accanto a me.

Sebastian gettò la maglietta nel fiume.

Rimasero a fissare la polo blu svolazzare pigramente nell’aria e poi adagiarsi nell’acqua, inzupparsi ed affondare.

Sebastian lo guardò – Ops.

Si buttò nel fiume e Dave gridò.

 

 

 

 

Dave gridò, alzandosi di scatto, una mano premuta su un cuore che batteva troppo e le gocce di sudore sulla fronte.

La stanza era buia, ma c’erano delle stelline fosforescenti (che non fosforescevano più tanto bene da qualche anno, ormai) appese al muro che mandavano un lievissimo bagliore verdognolo.

Sebastian dormiva al suo fianco. Non c’era odore di scotch da poco prezzo, né puzza di fiume. Le scarpe di Sebastian erano due ed erano ordinatamente allineate accanto al letto.

Sospirò, poggiandosi alla spalliera del letto. Le coperte scoprivano le spalle di Sebastian e mostravano la sua armatura. La porta del suo armadio era aperta, la trave era stata smontata e poggiata a terra.

La morte aleggiava su di loro.

Sebastian aprì gli occhi - Non ci prenderà.- disse stringendogli la mano – Noi non apparteniamo a lei.

- Io sono tuo e tu sei mio.

- Esatto. La vecchia zoccola può ricorrerci quanto vuole, ma non ci avrà mai.

Sebastian voleva sembrare convinto, ma gli tremavano le mani. Dave lo abbracciò e Sebastian smise di tremare.

Lo avevano dimesso dall’ospedale solo cinque giorni prima, dopo che Dave l’aveva salvato da una morte sicura, atroce e poco igienica.

Era passato un mese esatto da quando il padre di Sebastian l’aveva cacciato da casa, affermando di non poter avere un figlio finocchio e perdente. Sebastian non si era sentito offeso per il “finocchio” tanto quanto per il “perdente”.

Sebastian ora viveva a casa sua, con la benedizione di suo padre (quello di Dave ovviamente. Il padre di Sebastian si era dato alla macchia e chi s’è visto s’è visto) e le maledizioni di Kurt.

Ma Sebastian era caldo e morbido e la notte di stringeva a lui e lo faceva sentire amato e desiderato e molto poco odiato, quindi Kurt poteva maledire chi voleva per quanto voleva, ma Sebastian sarebbe rimasto a casa sua.

Almeno, finché erano assieme, la morte non poteva prenderli.

Più che amarsi, beh, diciamo che si guardano le spalle a vicenda, ecco.

Perché Sebastian era un tipo poco romantico.

 

 

 

 

A.Corner___
MAI lasciarmi sola davanti al PC con nulla da fare e la voglia di scrivere nonsense.

MAI.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Akrois