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Autore: TooLateForU    28/03/2013    80 recensioni
New York è la città dei sogni. Del traffico, dei monolocali squallidi, delle amiche riccone, delle metro sempre piene, dei caffè freddi, di gossip girl..E, disgraziatamente, anche di Harry Styles.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*rotola nella pagina*
ehilà, come state? ci ho messo davvero poco ad aggiornare neh? solo tre mesi e passa.
ahahah.
ahah.
ah ah.
D:
io proporrei di saltare la parte in cui chiedo perdono in ginocchio e saltare a quella in cui siete contente per il capitolo.
cosa che non accadrà, perchè il capitolo fa cagare MAAA don't you worry perchè prometto che farò di meglio.
detto ciò, se rachele che si è chiamata martasreader qui su efp *tears come streaming down my face* non ritrova la password e non recensisce le spacco el seder-olè in tanti piccoli pezzetti e li spargo per il deserto del Sahel.
vi amo, lo sapete vero? in questi ultimi giorni poi mi metto sempre a rileggere tutte le recensioni che mi avete lasciato e penso che se pubblicassi una fanfiction mettendocele dentro tutte sarebbe la mia migliore ff.
bai bai chicas, godetevi le vacanze e squartate l'agnello grasso!








Quando quel lunedì sei gennaio la sveglia suonò, la lanciai sul pavimento, si ruppe, ruzzolai dal letto, mi sbucciai la coscia destra con i residui della sveglia sul pavimento, bestemmiai in lettone, strisciai sui gomiti fino al bagno, mi resi simile ad un essere umano invano, misi quattro biscotti tutti in bocca, salutai mio padre, mio padre mi disse che forse tornava la sua collega a cena, mandai a cagare mio padre, constatai che le forchettate in testa fanno male e arrivai a scuola in ritardo, non pensavo che sarebbe stato un lunedì diverso da un altro.
E pensavo bene, perché non successe un cazzo.
Harry non era ancora tornato, e non l’avevo più sentito. A volte mi trovavo a fissare intensamente lo schermo del cellulare sperando che mi scrivesse qualcosa di insensato tipo ‘hai fatto il 287 di matematica??’ giusto per tampinarlo, ma non lo fece.
 
 
Martedì quattordici gennaio mi svegliai pensando che fosse giovedì, quindi preparai lo zaino con tutti i libri e quaderni del giovedì.
Ho detto ‘libri e quaderni’ ma in realtà sono fotocopie dei libri di testo che costano troppo e fogli volanti barra carte della pizza barra tovaglioli sui quali prendo occasionali appunti. Tipo questo, che è di..storia, sì, storia e su cui c’è scritto ‘Cesare si bomba Cleopatra come se non ci fosse un domani e poi ammazza tutti a Zela 48 a.C.’
Comunque fu piuttosto traumatico sapere che avevo sbagliato completamente giorno.  Ero seduta per terra in corridoio a ripassare con Sam, quando suonò la campanella
“Oh, che palle. Non ho finito.” borbottò Sam, scostandosi una ciocca bionda dal naso
“No dai, non possiamo lasciare le cose così!”
“Ma è suonata!”
“Solo una ripassata generale, okay?”
Sbuffò “E va bene, dammi la mano destra.”
Sorrisi soddisfatta “Questo smalto crepato è il miglior affare di questo mese, decisamente.” guardai un primino correre trafelato verso la sua ala, e non so se fosse più ridicolo che corresse o che corresse per andare a studiare. “Abbiamo storia ora, vero?”
Sam alzò un sopracciglio, ma non distolse lo sguardo dalle mie unghie “Io ho spagnolo, e tu hai matematica. El, a gennaio persino il criceto cieco della mia domestica ha imparato l’orario!”
“Ma che dici? Il giovedì a seconda ora c’è storia e ne sono certa perché tutte le volte che un letale virus intestinale mi attacca è giovedì!” esclamai, ricordando quanta fatica costasse fingere di essere piegata in due dal dolore per non andare a scuola.
“Oggi è martedì infatti. Oh guarda, mi hai fatto sbagliare!” sbottò, mollando il pennellino.
Fissai il vuoto per qualche istante, prima di balzare in piedi facendo rovesciare lo smalto e tirandomi dietro un ‘ma sei cogliona?’ di Sam. Afferrai la borsa e presi a correre verso l’aula di matematica, dove Schizzy Lo Schizzato (prof di matematica) mi aspettava pronto a mettermi in detenzione per un ritardo.
E correvo. Per andare a studiare.
Ma che tristezza di vita.
 
 
 
 
blue jeans, white shirt
walked into the room you
know you made my eyes
burn
 
Spalancai la porta con il fiatone, e gli occhietti freddi e viscidi del prof si posarono su di me, come quelli di altri venti studenti agonizzanti che avrebbero preferito guardare anche un caprone partoriente piuttosto che la lavagna.
“Prego Lake, entra quando sei più comoda. Vuoi anche un caffè? Biscotti?” domandò, sarcastico
“Veramente no, ho lo stomaco chiuso per le meravigliose scoperte che faremo in questa lezione!”
Lo dissi con sincero entusiasmo, ma lui sbattè come un pazzo il registro sulla cattedra e mi urlò di andarmi a sedere prima che mi mandasse dal preside, dalla polizia, da Obama, dalla CIA, in un campo di concentramento o peggio, alla lavagna.
Era rimasto solo un posto all’ultimo banco, accanto a Felix lo smilzo, così chiamato perché pesava centonovanta chili. Comunque poco mi importava, quindi trascinai le mie stanche membra accanto a lui, pronta a farmi una sana dormita.
Ma proprio mentre sistemavo l’astuccio come cuscino la porta della classe si spalancò nuovamente e alzai lo sguardo.
Giuro, se avessi avuto dell’acqua l’avrei sputata sulla faccia di Smilzo. In assenza di questa mi limitai a sputargli su una scarpa dallo stupore.
Quello che io avevo conosciuto come brufoloso madre teresa, un inglese pressoché asessuato, aria vagamente carina coperta da un casco di banane e maniglie dell’amore che assomigliavano più a comodini dell’amore, era sulla porta.
Irriconoscibile.
Jeans blu che gli fasciavano delle gambe più atletiche delle mie (sul serio), maglietta bianca stile pompiere sexy, cappello che tirava indietro il casco di banane e lasciava libera la fronte.
Era..era perfetto. Sembrava un fottuto modello.
Come diavolo aveva fatto?! Harry Styles, san francesco, semi-balbuziente, in un mese e qualcosa sembrava uscito da America’s Next Top Model.
“Ehm..scusi il ritardo prof.” disse schiarendosi la gola, in imbarazzo, e finalmente tutte le possedenti di una vagina della classe si destarono dal coma cominciando a ridacchiare e parlottare stupite.
Anche la sua voce sembrava diversa, più roca.
Oddio.
“Figurati Styles, bentornato dalle vacanze!” lo accolse cordialmente il prof. Ovviamente io ero stata quasi issata in cortile al posto della bandiera americana per il ritardo, ma Styles che aveva come media A+++++++ poteva fare il ritardo che voleva.
Lui si guardò intorno per la classe, e i nostri sguardi si incrociarono. Dovevo avere proprio una faccia bizzarra, perché trattenne una risatina e si sedette al terzo banco vuoto.
“Porca troia.” sibilai. Il prof riprese a vaneggiare verso la lavagna, io afferrai l’astuccio e mi mossi veloce come una faina verso il terzo banco.
Mi sedetti accanto a lui e gli diedi uno schiaffo sul braccio
“Ahia!”
“Che cazzo hai fatto?” lo assalii
Lui si scrutò preoccupato il braccio rosso, con il broncio “Guarda che questo è il braccio dove faccio le analisi del sangue, se mi hai colpito la vena cefalica io..”
“Te ne compro un’altra di vena cefalica, dannazione! Mi spieghi cosa hai fatto?”
Mi lanciò un’occhiata veloce con i suoi occhi verdi, poi tornò a fissare la lavagna incrociando le braccia al petto.
Braccia muscolose. Dove si vedevano le vene.
Io adoravo le vene sulle braccia dei ragazzi.
Ero una venomaniaca.
“Non so di che parli.” rispose, con finta tranquillità.
“Styles, se ti stai esercitando come spia comunista russa non sta funzionando. Sei..sei..” finalmente bello come sospettavo? da mozzare il fiato? stupendo? “..come uscito dalla lavatrice!” finii, strozzata.
“Lake, piantala di parlare!”
“E tu piantala di fotterti il gognometro!” sbottai al professore, ma non ad alta voce. Al sicuro, nella mia testolina.
Harry alzò un sopracciglio “Non so se essere compiaciuto, offeso o solo confuso. Comunque, ho fatto palestra, una dieta e basta. Sono sempre io.”
“Bhè non direi, visto che Susan..” e indicai la bionda alla mia destra “..ha chiesto alla compagna di banco da quando c’è un modello nella classe di matematica.”
Styles strabuzzò gli occhi, che assunsero l’aspetto di due campi da golf “M-m-modello?”
“Sì, m-m-modello. Ma spera che non ti senta parlare, perché la connessione lingua-cervello è ancora debole.” replicai
“Perché sei così acida? Dave non ti ha chiamato perché era troppo occupato a depilarsi gli alluci?” sputò fuori, infastidito
“No, con Dave va tutto alla grande. Siamo fidanzati, oggi è il nostro settimanaversario, ovvero facciamo già due settimane insieme.”
Bugiarda, bugiarda, bugiarda, bugiarda. Non sentivo Dave da Capodanno, quando mi aveva scritto ‘hai lasciato la sciarpa a casa mia!!’.
“Auguri. Accoppiatevi e popolate il mondo con la mia benedizione.” commentò incolore, sempre fissando la lavagna.
Sbuffai, e mi girai anche io. Ma tutte quelle x, y, numeri, lettere, rette mi stavano dando ai nervi più di quanto mi dessi ai nervi io stessa.
Gli diedi un altro pugno sul braccio.
“Ah! E questo cos’era?!”
“Era per fare pace. Mi sono rotta di litigare.”
“Tu prendi a pugni le persone quando vuoi fare pace?”
“No, a volte sputo anche.”
Fece una smorfia, che non era altro che un pessimo tentativo di coprire una risata. Poi si girò verso di me e mi diede un buffetto (!!) sulla guancia.
“Mi sei mancata.” mormorò in un soffio, disegnando dei cerchi sui suoi jeans. Ma io finsi di non sentire.
Anche tu mi sei mancato, Harry.
 
 
“Eleanor!”
“Sì?”
“Oddioaprfacebkknonpucaprcosaecescrtisuharry!”
Posai la patatina che stavo per addentare e sistemai meglio il telefono, sbuffando “Se sei di nuovo il maniaco della cabina telefonica no, le mie mutande non sono di hamtaro okay?”
“Sono Sam.” disse piccata la voce dall’altra parte della cornetta, ora distinguibile “Ho detto che devi assolutamente aprire facebook e vedere cosa stanno scrivendo sul profilo di Styles!”
“Lo sai che non ho facebook, anzi non ho proprio un computer.”
Il vecchio forno elettrico degli anni sessanta aka computer che avevamo se lo era portato via Suze-faccio-l’emigrata-messicana, e da quel momento ero informata sui fatti più importanti del mondo che mi circondava (con chi esce DiCaprio, la custodia dei figli di Britney Spears, se Kate e William aspettano una femmina ecc.) quanto una pianta di fico morta.
“Ah è vero, bhè comunque è stato tartassato di inviti ad uscire da praticamente tutte le ragazze della scuola! Anche da Bo, la bidella che sta sempre in pausa sigaretta!”
“Chi, quella che rovescia di proposito i cestini nelle aule e poi ci chiama ‘luridi maiali avariati’?”
“Lei!” esclamò Sam, sempre più stupita.
“Ma lui non ha accettato nessun appuntamento, vero?” chiesi, giusto per essere sicura. Voglio dire, ero certa che Styles non avrebbe accettato nulla. Lui non è il tipo che esce con chi non conosce, a malapena esce con me, e dopo mesi e mesi di violenza psicologica!
“Veramente..credo che tu abbia vinto la scommessa.” commentò Sam, infastidita “Perché la capo cheerleader lo ha invitato ad uscire, e lui ha scritto ‘contaci’.”
Oh, merda.

   
 
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