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Autore: darky81    28/03/2013    1 recensioni
“E se Isabella Swan non fosse Isabella Swan? Se dalla tragica morte di suo padre,dopo essere stata abbandonata e adottata fosse stata portata in Italia,lontano da chiunque possa conoscerla dandosi un falso nome,facendosi chiamare Ketty Stewart? Se in Italia conoscesse chi,dopo quella tragica notte del ventisette aprile,la faccia innamorare? Ma cosa succederebbe se questo tanto sconosciuto ragazzo,fosse proprio Edward Masen?”
Tratto da uno dei capitoli :
"Cosa vogliamo prometterci l’un l’altro?"
"Che mi amerai, anche quando mi odi."
"Bene,d'amarci anche quando ci odiamo. Nessuna fuga, mai. Nessuno lascia l’altro nonostante quello che succede."
"Nessuna fuga."
"Che altro?"
"Che ci prenderemo cura dell’altro anche quando saremo vecchi e puzzeremo e saremo rincitrulliti. E se mi verrà l’Alzheimer e mi dimenticherò di te?"
"Ti ricorderò tutti i giorni chi sono."
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Will never be able to love me as i love you?

“E se Isabella Swan non fosse Isabella Swan? Se dalla tragica morte di suo padre,dopo essere stata abbandonata e adottata fosse stata portata in Italia,lontano da chiunque possa conoscerla dandosi un falso nome,facendosi chiamare Ketty Stewart? Se in Italia conoscesse chi,dopo quella tragica notte del ventisette aprile,la faccia innamorare? Ma cosa succederebbe se questo tanto sconosciuto ragazzo,fosse proprio Edward Masen?”
 

 
 
27 aprile 2006.
Distesa sul letto ascolto una canzone scelta a caso sulla radio,non so come si chiami,ma mi piace. “Geronimo Stilton” il libro che ho sulle ginocchia,che tento di leggere ma senza riuscirci,sai no quando hai un peso qui,proprio sullo stomaco che non ti permette di fare nulla? E’ il mio caso,ma che peso puo’ mai avere una bambina di soli undici anni? Non lo so,giuro,ma zia Reneè mi ha detto di stare tranquilla fa parte dell’essere ‘signorina’ ovvero del ciclo mestruale che,da poco ho. Un urlo straziante proviene dal piano di sotto,io non dovrei neanche essere sveglia,ma mi sarei svegliata ugualmente con quest’urlo. Corro al piano di sotto,la mia matrigna,Sharon,piange,singhiozza,sul nostro tavolo da cucina marrone chiaro.
“Sh-sharon,che,che ti prende?” il peso adesso si è fatto più pesante.
“Piccola,oh piccola!” mi abbraccia adesso,non mi ha mai stretta così forte.Ma che cosa è successo?
“Cosa è successo?Piangi..tu non lo fai mai!” ed è vero,non ha mai pianto in otto anni,da quando la vidi la prima volta.
“Tesoro,dobbiamo andare all’ospedale,c’è stato un brutto incidente,e papà forse è rimasto coinvolto” Cosa? Papà? Il mio papà? Il mio Charlie-coccolone? No. Adesso sul mio piccolo viso sgorgano grandi lacrime,papà.
Siamo all’ospedale,in una sala tutta bianca,c’è gente che piange,parenti che si danno pacche sulle spalle,e io sono qui da sola,mentre Sharon è stata chiamata da un infermiere. E’ qui di fronte a me,raggomitolata sul pavimento,gli occhi sbarrati,le lacrime che non smettono di scendere,ed io capisco,capisco che il mio papà adesso è in un posto migliore,e insieme a mamma ,mi sta guardando da lassù,e lui non vorrebbe che la sua piccola SnowBells piangesse,quindi stringo forte i pugni sui fianchi,mi siedo accanto a Sharon che non si muove,non fa nulla, e l’abbraccio soltanto,sperando di darle il conforto che in questo momento,vorrei io.
 
Il volto fracido di sudore,il cuscino zuppo di lacrime,di nuovo l’incubo.
Sono passati sei dal ventisette Aprile del duemila cinque, ma la mia memoria di ferro tutte le notti mi ricorda chi sono e cosa è accaduto. Ho diciassette anni adesso,nome di battesimo Isabella Swan, ma io sono Ketty,Ketty Stewart,lo dice anche la mia carta d’identità.
Sono in Italia da sette anni ormai,dopo la morte di mio padre,Sharon mi abbandonò in una piccola strada,e degli stranieri mi portarono alla polizia,non dissi niente,ne il mio vero nome,ne cosa mi era capitato, dissi solo di avere undici anni e,inventai un nome che sognavo di avere, Ketty,da sempre,non ho un motivo ben preciso,mi piaceva e basta. Gli assistenti sociali mi portarono in orfanotrofio, dove la famiglia che mi aveva trovato,dopo un anno di carte varie,mi adottò. Mi portarono con loro in Italia,io,una bambina piena di problemi,che non parlava,non socializzava ero stata la più richiesta di tutto l’istuto. Ma chi mi trovò,riuscii ad avermi.Mi sentivo merce esposta,pregavo fosse solo un incubo,che mio padre mi svegliasse e mi sussurrasse di calmarmi,che era qui,ma non successe,no,mai.Vivo a Villafranca Tirrena,in Sicilia,Italia,vado a scuola ma niente amiche,niente ragazzo. Gli unici con cui ho legato da quella notte sono solo Gioele,mio padre adottivo ed Elisa,mia madre adottiva e la mia piccola sorellina. Le bambine a scuola mi rifiutavano, ero troppo silenziosa, i ragazzi mi hanno sempre chiamata “ketty mai contenta” non sorridevo mai. Non mi andava,non volevo affezionarmi a nessuno,sarebbero andati via,come Sharon,come papà..e così preferivo rinchiudermi in me stessa. Ma non sapevo che da lì a poco tutto sarebbe cambiato,che io, Ketty (Isabella) sarei diventata quello che non avrei mai voluto essere,una patetica,smielata,ragazzina innamorata.
 
 
 
 
17 Settembre 2012
 
“Ketty,Kettyy,sbeggliati!” una dolce vocina riesce a svegliarmi dopo l’ennesima notte insonne,prendo in braccio la bimba che se ne sta accanto al mio letto,la faccio entrare con me sotto il mio piumone e le carezzo i capelli..
“Buongiorno piccola” Continuo ad accarezzarle i capelli. Lei è Isabella (si,proprio Isabella),la mia piccola sorellina adottiva,Elisa e Gioele l’hanno adottata soli cinque anni fa,un anno dopo che adottarono me.
“Sei una dormigliona sorellona,io te lo dico sempre!Oggi è il mio primo giorno di scuola quindi alzati e andiamo!Daii” adesso mi tira il braccio
“Ok,ok,adesso mi vesto pulce!” sbuffo alzandomi dal letto,il mio primo giorno di scuola lo ricordo ancora benissimo..
 
Flashback.
“No papi non voglio alzarmi,no no!” Charlie cercava in tutti i modi di farmi alzare dal letto,ma non c’era verso,io di andare a scuola non ne volevo sapere!
“Forza Belly,si fa tardi!Tesoro ti prometto che vengo a prenderti presto!Giuro” alza le mani per farmi vedere che non ha le dita incrociate,e io gli sorrido.
“Promesso?” i miei occhioni verde mare adesso sono sui suoi cioccolato fuso.
“Promesso piccola SnowBells!”
 
End Flashback.
 
“Ci sei?Sorelloooonaa!!” mi riprendo dal ricordo e cercando di far il mio miglior sorriso annuisco.
“Pulce,io vado in doccia,ci vediamo di sotto tra quindici minuti esatti!” le faccio l’occhiolino
“Prometti?” “promesso?” “promesso piccola SnowBells”..gli occhi mi pizzicano,non piango ormai da troppo tempo.
“Promesso piccola SnowBells!” lei mi sorride e correndo esce dalla stanza.
Entro velocemente nel getto caldo della doccia,lavo energeticamente i miei lunghi capelli castani/rossicci,m’insapono per bene con il mio bagnoschiuma preferito,albicocca,mi sciacquo ed esco.Dall’armadio prendo dei semplici Jeans chiari,una magliettina nera con le maniche lunghe e le mie adorate Vans. Mi vesto in fretta,corro in bagno ad asciugare leggermente i capelli,prendo il mio I-phone e scendo.
“Puntuale come un orologio Ket!” sorrido di gusto
“Buongiorno mamma!L’ha detto anche a te?” Abbraccio Elisa,che ormai considero mia madre.
“Si mi ha fatto contare i minuti,non ho mai visto nessuno così entusiasta di andare a scuola! Sicura che non ti crea fastidio portarla tu?” Si,è sempre così,parla di continuo,mi chiedo dove prenda il fiato necessario.
“No mamma,davvero!Andiamo pulce?” mi giro a cercare Isabella
“Smettila di chiamarmi pulce,spilungona!” spunta da dietro la porta,con il suo cappottino leggero e i capelli boccolosi che le arrivano al sedere.
La prendo per mano e c’incamminiamo verso la scuola elementare,decidiamo che prima facciamo colazione al bar,lei corre per andare e mentre giro un attimo lo sguardo e ritorno su di lei,la vedo per terra. Corro immediatamente a vedere se sta bene, ma nell’andare un ragazzo mi anticipa
“Scusami piccola,non ti avevo proprio vista,sei così..piccola!” gli carezza i capelli,che sia un pedofilo?
“Ehi lascia stare mia sorella!” gli scanso la mano e l’aiuto a tirarsi su
“Stai bene?” la controllo d’appertutto e dietro di me sento ridacchiare
“C’è tanto da ridere?” ed è li che il mondo inizia a girare per il verso giusto,quando quegli occhi azzurri s’incatenano nei miei verdi,ci guardiamo per quanto?Secondi,minuti,ore?
“Io ehm,scusa!” si gratta la nuca imbarazzato.
“Fa niente!” ehi,ma che ti prende? Ti ha sfacciatamente presa in giro.
“Stavo andando al bar,posso offrirvi qualcosa per scusarmi donzelle?” fa un impacciato inchino che fa sorridere me e Bells
“Se proprio insiste monsieur!” mimo anche io un inchino galante e lui prende la mia mano per lasciargli un delicato bacio sulle nocche,arrossisco e credo che sia la prima volta.
Andiamo al bar,lui chiacchera con Isabella come se la conoscesse da sempre e solo ora penso che non so nemmeno il suo nome,seduti al bar,prendiamo tre briosch,un cappuccino e due caffè.
“Donzelle solo adesso mi rendo conto dell’orario. Devo scappare!Ci vediamo in giro!” si alza di fretta controllando l’orario nel suo cellulare,un Blackberry.Da un leggero bacio sulla guancia ad Isabella e poi sorridendomi se ne va.
Se ne è andato.
Guardo anche io l’orario,se io e la mia piccola sorellina non ci muoviamo,si farà tardi sul serio.
“Piccola,è tardi!” mi alzo frettolosamente e lei fa lo stesso.
Una volta entrata a scuola,io rimango sola.
A me le lezioni iniziano domani,non muoio dalla voglia di stare seduta cinque ore in una classe puzzolente,sinceramente,ma mi tocca,eh si.
Tutta sorridente per l’incontro di stamani torno a casa.
“Ket,stai sorridendo?” lui è Gioele,il mio padre adottivo.
Annuisco e lui incredulo mi sorride
“Wow,a cosa dobbiamo questo bel sorrisone piccola?” adesso mi abbraccia,e ogni volta non faccio che ripensare a Charlie che con un abbraccio mi scioglieva.
“A niente papà,oggi sono felice,sono felice e basta” sorrido imbarazzata adesso.



 
  
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