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Autore: putoffia    28/03/2013    1 recensioni
Ogni sabato sera rispettavano il loro rituale preferito: il karaoke. In fondo, il loro rapporto era iniziato proprio così, cantando, semplicemente.
Tutte le fasi della loro relazione erano scandite da una canzone, e la teatralità e l’egocentrismo di Blaine trovavano terreno fertile nel cantare di fronte a tutti.
Tranne quella sera.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hello everybody! Prima di iniziare, voglio ringraziare Shin83 per aver corretto/espresso un giudizio/pianto sulla mia fanfiction. Eccola qui, non odiatemi :3











Sebastian e Blaine amavano quel piccolo locale vicino casa loro, un Irish Pub molto pittoresco. Lo adoravano, con i suoi tavolini seminascosti per potersi scambiare un gesto d’affetto, un bacio, una frase dolce senza essere osservati.
Avevano dei ricordi bellissimi in quel posto, ogni singolo angolo di quella stanza piccola e accogliente conservava i segreti dei loro baci, delle loro carezze e delle loro dichiarazioni.
Avevano cominciato ad uscire insieme dopo il liceo, si erano ritrovati a frequentare lo stesso college, con sorpresa e piacere al tempo stesso.
In fondo Sebastian aveva sempre avuto un debole per Blaine, per il suo culo che parlava, per la suavoce da Dio, e sicuramente lui non rifiutava tutti questi complimenti, anche se aveva sempre fatto un po’ il prezioso.
In effetti, stava con un altro, e non poteva tradirlo per l’avventura di una notte.
Ma poi Sebastian divenne più maturo, smise di organizzare complotti subdoli contro il prossimo, e Blaine lasciò Kurt, un po’ per la distanza, un po’ per l’incompatibilità che i loro caratteri avevano raggiunto.
Insomma, i due ex Warbler cominciarono a trovare qualcosa l’uno nell’altro che andava ben oltre la semplice attrazione fisica.
Il loro primo appuntamento fu proprio in quel locale così piccolo e grazioso, e durante la loro prima sera insieme decisero di cantare al karaoke la canzone con la quale si erano conosciuti alla Dalton, Uptown Girl.
Si divertirono tanto, e dopo aver cantato, fuori dal locale, si scambiarono il loro primo bacio: dolce, inaspettato e intenso.
E ora, dopo sei anni, si trovavano a convivere nello stesso piccolo appartamento, che avevano comprato con grandi sforzi, e che avevano arredato nonostante i continui litigi su quale colore delle pareti fosse più carino e quali mobili avessero il miglior rapporto qualità-prezzo. Avevano vinto entrambi alla fine: Sebastian ci era riuscito con la sobrietà dell’arredamento, e Blaine aveva guadagnato la sua nota di stravaganza con il colore delle pareti: verde e blu.
Il suo ragazzo non si stancava mai di ripetergli quanto odiasse quelle tonalità così appariscenti, ma veniva sempre interrotto da un bacio o da un sorriso che gli facevano rimangiare ogni singola parola.
Pensavano che la convivenza sarebbe stata difficile, ma stranamente filava tutto liscio come l’olio: Sebastian si era rivelato un cuoco eccellente, e Blaine un maniaco delle pulizie, il che li rendeva perfettamente complementari.
Le loro giornate passavano rapidamente, tra lavoro, coccole, manicaretti e momenti nei quali semplicemente si guardavano negli occhi sorridendo come degli adolescenti alla loro prima cotta e scambiandosi effusioni.
Sebastian in particolare adorava fissare gli occhi color nocciola dell’altro, specialmente quando si trovavano nel loro locale preferito a bere qualcosa e scambiare due chiacchiere lontano dallo stress e dal lavoro.
Ogni sabato sera rispettavano il loro rituale preferito: il karaoke. In fondo, il loro rapporto era iniziato proprio così, cantando, semplicemente.
Tutte le fasi della loro relazione erano scandite da una canzone, e la teatralità e l’egocentrismo di Blaine trovavano terreno fertile nel cantare di fronte a tutti.
Tranne quella sera.
Quella fredda, gelida sera di febbraio.
Quel sabato la serata piano bar avrebbe avuto tutto un altro significato per entrambi.
Sentiva un groppo in gola, Blaine. Respirava a fatica, aveva le mani sudate e durante tutta la sera non aveva degnato Sebastian di uno sguardo, nonostante le sue continue e tipiche avances che lo facevano ritornare ai tempi del liceo e che lo facevano sentire vivo.
Si chiedeva da giorni il perché di quell’errore, quello stupido errore di qualche settimana prima che non poteva più tenere nascosto. Non di fronte alle iridi verdi di Sebastian che parlavano di amore, di dedizione, di fedeltà.
L’ex playboy della Dalton era così cambiato da quando aveva conosciuto Blaine: era diventato un ragazzo fedele, dedito alla propria relazione, sempre un po’ cretino ma era così che il suo ragazzo lo voleva.
Aggiustandosi i capelli pieni di gel, si alzò lentamente, si diresse verso il palco e stringendo forte l’asta del microfono iniziò a cantare, cercando di ricacciare indietro le lacrime.
 
There’s a place that I know
It’s not pretty there and few have ever gone
And if I show it to you now
Will it make you run away
Or will you stay
 
Si fermò un istante, rassegnato di fronte all’accenno di lacrime che cominciavano a scorrere calde e amare sul suo volto.
 
Even if it hurts
Even if I try to push you out
Will you return?
 
In quel preciso istante, guardò negli occhi Sebastian, cercando una speranza, un appiglio, qualcosa che potesse fargli capire che sarebbe andato tutto bene.
Ma Sebastian continuava a fissarlo, perplesso e spaventato, incapace di capire perché cantasse quella canzone e soprattutto piangendo.
 
And remind me who I really am
Please remind me who I really am
 
Sembrava quasi che lo supplicasse, Blaine. Con gli occhi colmi di lacrime e la voce tremante implorava Sebastian di ricordagli chi fosse veramente, quale fosse il suo futuro con lui.
 
Everybody’s got a dark side
Do you love me? Can you love mine?
Nobody’s a picture perfect, but we’re worth it
You know that we’re worth it
 
Non era perfetto, ma lo amava, questa era l’unica certezza che aveva mentre cantava, a fatica, malcelando le lacrime e il dolore.
 
Will you love me?
Even with my dark side?
Don’t run away
Don’t run away
Just tell me that you will stay
Promise me you will stay
 
Lo sguardo di Sebastian da interrogativo si fece sempre più cupo. C’era decisamente qualcosa che non andava, quello non era il Blaine spensierato che di solito adorava contemplare durante la serata del karaoke, quello era un Blaine distrutto da qualcosa di talmente forte che lo spingeva a cantare invece che a parlare.
 
Will you love me
Even with my dark side?
Don’t run away
Don’t run away.
 
Dei lievi applausi si levarono dal piccolo pubblico del locale, ma lui non riuscì a godersi i complimenti come di solito faceva quando cantava: i suoi occhi erano appannati completamente dalle lacrime, riusciva a malapena a distinguere la figura del suo ragazzo che lo aspettava al tavolino immobile, freddo, impaurito.
“Che succede?” gli chiese, con una nota di preoccupazione.
“Io… Mi dispiace così tanto, Sebastian, non volevo fare quello che ho fatto. Mi sono lasciato prendere dalla mia costante e stupida ricerca di attenzioni, e sono bastati due giorni senza di te per farmi diventare un cretino.”
L’altro si alzò, sempre più conscio di cosa intendesse Blaine.
“Ho fatto una cazzata, e so che ho rovinato tutto, ma senza cantare non sarei riuscito a-”
“Che hai fatto?” chiese Sebastian, indietreggiando impercettibilmente e sperando di trovare nelle parole del proprio ragazzo una smentita dei suoi sospetti.
“Mentre eri fuori per lavoro un paio di settimane fa… Io sono andato in un locale non lontano da qui… Ho cominciato a bere, ero profondamente abbattuto, mi mancavi cazzo… E un ragazzo si è avvicinato… Abbiamo cominciato a parlare, a bere ancora e ancora… Mi ricordo solo di essere salito sulla sua macchina e di essermi ritrovato a casa sua, nel suo letto.”
“Mi stai dicendo che ci hai scopato?”
Blaine annuì piano con il capo, chiuse gli occhi e scoppiò a piangere liberamente, facendo uscire tutte le lacrime che soffocava da quel maledetto giorno.
Sebastian rimase pietrificato per pochi minuti, a fissarlo inorridito, e senza dire neanche una parola, uscì dal locale, più distrutto che arrabbiato.
 
***
 
Sebastian odiava passare davanti a quel locale, dopo quel giorno. Sembrava che ogni circostanza ce lo portasse, come se il fato fosse così cattivo da godere nel vederlo soffrire.
Un giorno addirittura fu costretto a entrarci: i suoi colleghi amavano quel locale, era accogliente e le bibite costavano poco, quindi decisero di trascinarcelo, letteralmente. Cercava sempre una scusa, Sebastian:non mi piace la loro birra, i tavolini sono sporchi e appiccicosi, i camerieri sono maleducati, ma nessuna di queste sue bugie sembrava aver convinto gli altri, che insistettero a tal punto da convincerlo.
Qualcuno doveva proprio odiarlo, pensò quando si sedettero proprio al tavolino preferito da lui e Blaine.
Abbassò lo sguardo distratto e notò una scritta fatta con un coltello nel legno scuro del tavolo: spero che questo momento duri per sempre.
Cercò di far mente locale, scavò nella sua mente e fu pervaso da un brivido fortissimo: quella scritta l’aveva fatta Blaine tre mesi prima, in occasione del loro anniversario. La coprì immediatamente con il suo bicchiere di birra e alzò lo sguardo, cercando di distrarsi e fare due chiacchiere con i suoi colleghi.
Ma il pensiero di quel ragazzo dagli occhi magnetici e dal sorriso dolce rimaneva sempre in una parte non poi così tanto remota della sua mente. Riecheggiava ogni volta che un minimo dettaglio gli ricordava di lui, forte, potente come una coltellata nel petto.
Ma fortunatamente per lui, passavano i giorni, le settimane, i mesi, e ormai camminare davanti a quell’Irish Pub era diventato parte della sua quotidianità, vedere l’insegna e sbirciare i tavolini al suo interno non evocava più quei brividi e quella stretta allo stomaco che invece sentiva i primi tempi dalla rottura con Blaine.
Il dolore ormai sembrava essersi attenuato, almeno, così sperava.
 
 
5 anni dopo
 
Blaine andava sempre di fretta, era costantemente in ritardo e, per quanto avesse evitato di passare di fronte all’Irish Pub nonostante la strada fosse più breve, un giorno fu costretto a farlo.
Gettò un rapido sguardo sull’edificio e notò che l’insegna non c’era più, le vetrate erano coperte con dei cartoni, e su quella che era l’entrata era appeso un cartello con su scritto vendesi per cessazione attività.
Non poté fare a meno di soffermarsi e pensare. Pensare a ciò che lui e Sebastian avevano e a come aveva irrimediabilmente rovinato tutto. Per una stupida sbronza.
Non aveva più lacrime, Blaine. Solo un cuore spezzato che cercava di riparare distraendosi, appassionandosi di musica, cinema, teatro, uscendo con gli amici, leggendo libri su libri e destreggiandosi tra mille attività.
Quei flebili punti che tenevano insieme il suo cuore cedevano ogni qualvolta lui si soffermava semplicemente a riflettere. E in quel momento, Blaine sentì il suo cuore tuffarsi di nuovo nel dolore.
 
 
8 anni dopo
 
“Sono a casa!” urlò Sebastian dall’ingresso, chiudendo la porta dietro di sé. A venirgli incontro fu quella piccola peste di Alex.
“Ciao teppistello!” e lo prese in braccio stringendolo a sé come faceva ogni volta che tornava a casa la sera.
“E’ pronta la cena!” sentì gridare dalla cucina.
“Sì arrivo, vado a lavarmi le mani”, e si rivolse verso il piccolo: “Tu intanto vedi che ha preparato papà e fammi sapere se è commestibile” e Alex sgattaiolò in cucina sorridendo e saltellando come suo solito.
Mangiarono tanto, e bene stranamente, e si misero tutti e tre sul divano a guardare la tv. Il canale preferito di James e Sebastian era MTV. Lo adoravano perché ogni sera trasmetteva un programma che proponeva canzoni di anni e anni prima che rappresentavano pezzi della loro adolescenza e facevano fare un salto nel passato a entrambi.
James afferrò il telecomando per alzare il volume e urlò eccitato: “ora inizia!”.
Sebastian lo fulminò e cercò di rubargli il telecomando con un’abile mossa.
“Io ti amo ma sappi che voglio arrivare a ottant’anni con l’udito parzialmente intatto.”
L’altro si girò e gli diede un bacio a stampo per zittirlo e sorrise emozionato, come se avesse vinto un premio alla lotteria.
Alla prima canzone, Sebastian raggelò. Il sorriso lievemente accennato di qualche istante prima scomparve, sostituito da un’espressione di dolore.
Si alzò di scatto e andò in camera da letto, lasciando un marito e un figlio alquanto perplessi.
Si chiuse a chiave dentro, cercando di rimuovere le parole di quella canzone che proprio nella stanza accanto, e nella sua mente, stavano risuonando.
 
Will you love me
Even with my dark side?
Don’t run away
Don’t run away
Just promise me you will stay.
   
 
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