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Autore: beautiful mind    28/03/2013    3 recensioni
Dean ed un vecchio disegno che raffigurava tutta la sua famiglia ed un bambino che non conosceva. Erano ali quei tratti sbiaditi?
«Avrai mica un angioletto come migliore amico, Dean?!» lo guardò intenerita Mary[...]
Castiel non aveva mai lasciato solo Dean, nemmeno per un attimo. [Destiel]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Titolo: Only if for a night.
Autore: Io - beautiful mind e blindingx .
Fandom: Supernatural.
Personaggi: Dean Winchester, Castiel, Sam Winchester, Mary Winchester.
Coppia: Dean/Castiel (ovviamente uù)
Capitoli: 1/2
Raiting: Giallo.
Note: Allora questa one-shot - molto molto lunga - è stata scritta a 4 mani ed è praticamente il frutto di un fangirlamento(?) prottratosi nel tempo che ci ha portate a scrivere la nostra prima Destiel.
Il titolo è preso da una canzone di Florenza e le macchine - Florence + The Machine perchè è Destiel, non c'è altro da aggiungere.
Non vi anticipiamo nulla ma se l'introduzione vi ha incuriosito un pochetto non c'è altro da fare che leggere e affogare nei feelings come abbiamo fatto noi!
Credo non ci siano errori di alcun genere - letta, riletta e super corretta - ma se doveste trovare qualche imperfezione ditecelo assolutamente!
Ciancio alle bande, leggete, godetevela e se vi va lasciateci una piccola recensione (in cambio promettiamo di sommergervi di tante cose Destiel <3)
Diclaimer: Nè Dean nè Castiel - e nessun altro personaggio - ci appartengono, purtroppo!



 Only if for a night.

 

And I had a dream
About my old school
And she was there all pink and gold
And glittery
I threw my arms around her legs,
(Came to weeping, came to weeping)







Nella cameretta dalle pareti di un azzurro pallido, di casa Winchester, l'unico rumore che spezzava la tranquillità di quel pomeriggio caldo e soleggiato era il cozzare di pastelli a cera su un foglio.
Adorava disegnare.
Dopo le macchinine, da cui il bambino non si separava mai, il suo passatempo preferito era imbrattare fogli su fogli, disegnando montagne dai colori falsati, mamma e papà e il suo fratellino – o come se lo immaginava lui. Steso sul parquet chiaro di quella stanza Dean Winchester, per l'ennesima volta, stava disegnando se stesso con le piccole manine occupate da un orsacchiotto, un bambino e la sua mamma con quel pancione gigante- diceva ogni volte che lo carezzava – ed il suo papà. Immerso nella creazione del suo capolavoro personale, non si accorse che alle sue spalle sua madre lo fissava, divertita da quanta passione il suo piccolo ci mettesse nel disegnare e consumare una quantità industriale di pastelli.

«Dean, tesoro, hai fame?» chiese la donna raggiungendo il pargoletto e sbirciando sopra la sua chioma chiara cosa stesse disegnando ma prontamente Dean nascose il disegno con le proprie braccia farfugliando un «Non è finito, non puoi vederlo mamma.» imbronciato.
«D'accordo, d'accordo! Per farmi perdonare la mamma ti porta su una bella fetta di torta, ci stai?»
Il bambino, tutto sorrisi e lentiggini per la gioia di poter ingozzarsi con una grossa fetta di torta di mele annuì entusiasta per poi rituffarsi a capofitto nel suo piccolo quadro. «Questo sono io.» disse in modo distratto scrivendo il suo nome sulla sua figura che stringeva il suo orsacchiotto preferito; «questa è la mamma con Sammy e papà» fece lo stesso sulla sagoma dai capelli biondi che stringeva la mano di John « e questo sei tu.» disse alla stanza.
«Spero ti piaccia, io ti immagino così.» riprese, prendendo delicatamente il foglio tra le mani issandolo verso il soffitto.
«Cucciolo, cosa fai?» Mary, con in una mano la fetta di torta e nell'altra un bicchiere di latte, si inginocchiò vicino Dean che gli mostrava fiero e impettito il disegno.
«Mostravo il disegno al mio amico.» rispose con la sua voce infantile «tieni guarda!» continuò,lasciando il foglio tra le mani della madre e strappando un grosso boccone alla torta di mele che lo fece inevitabilmente sorridere.
«Questo è Sammy tesoro?» chiese la mamma indicando la figura che Dean aveva disegnato accanto a sé nel disegno.
«No mamma.» biascicò a causa del gran boccone che masticava «E' il mio amico, mi tiene sempre compagnia. Quando vado al parco lo invito sempre a giocare con me e mi da sempre la buonanotte.» continuò mandando giù tutto con un lungo sorso di latte freddo, sbrodolandosi un po'.
«Avrai mica un angioletto come migliore amico, Dean?!» lo guardò intenerita Mary per poi pulire le labbra del suo cucciolo con la manica del suo maglione di un rosa antico.
«Un angelo?!» sbottò Dean spalancando i suoi occhioni verdi «Davvero mamma?» continuò, non riuscendo a bloccare la sua sorpresa.
«Potrebbe essere, tesoro.» rispose gentile Mary per non smontare tutto il suo entusiasmo, passandogli una mano tra i capelli corti «come si chiama?» continuò, stando al gioco del proprio bambino.
«Non lo so.» rispose con aria innocente e un po' più cupa « Non lo dice mai ma mi dice sempre che posso fidarmi di lui.» snocciolò con calma posando il piattino ormai privo di torta sul pavimento e riprendendo il disegno per apportarvici una piccola modifica.
Con mano incerta e tratti veloci Dean disegnò appena vicino alle spalle del suo amico due piccole alette, che sembravano più delle nuvole tondeggianti e soffici ma lui se le immaginava così.
«Ecco, adesso è finito per davvero!» rispose entusiasta mostrando di nuovo il suo piccolo capolavoro alla mamma.
«E' davvero bellissimo, tesoro mio.» gli disse Mary prima di sparire dietro la porta della cameretta dai pallidi muri azzurri e ritornarsene in cucina a nascondere la torta, prima che Dean ne rubasse un altro pezzo.

 

 

 

*°*°*°

 

 

 

C'erano giornate che iniziavano bene per Dean Winchester. C'erano quelle che iniziavano male o ancora che iniziavano bene e finivano male, ma non c'era problema perché Dean ci era abituato. Il problema erano quelle giornate in cui non riuscivi a capire se le cose stessero andando bene o male o se fossero cambiate.
Dean odiava quel tipo di giornate.
Sam era andato fuori per indagare su un caso. Suo fratello gli aveva assicurato che poteva gestire il tutto da solo suggerendogli di approfittarne e di godersi una bella giornata di relax.

Ecco, se c'era qualcosa che Dean odiava erano sicuramente le giornate in cui avrebbe dovuto-teoricamente-rilassarsi. Non era per fatto per quel tipo di cose. Doveva essere in movimento continuo. Certo,gli sarebbe piaciuto passare un'intera giornata sul divano a poltrire, tuttavia questo avrebbe comportato il fatto di restare solo con se stesso,con i suoi pensieri.
Dare la caccia a mostri di qualsiasi entità andava bene, ma affrontare i propri pensieri no. Era più difficile di tutto.

Per non correre il rischio decise di ripulire l'Impala,rivoltandola come un calzino: Dal cofano sbucò uno scatolone con alcuni dei diari di suo padre. Ora avrebbe dovuto semplicemente prendere quello scatolone appoggiarlo da qualche parte. “Non osare aprire questa scatola, sappiamo già come andrà a finire” continuava a ripetersi. Poggiò lo scatolone a terra,cercando di raggirare se stesso distraendosi per un attimo guardando nel cofano dell'auto. Tornò sullo scatolone e alzò gli occhi al cielo.
“Dean Winchester sappilo,sei proprio un coglione” pensò, scandendo per bene l'ultima parola. Si piegò sulle ginocchia e con il palmo della mano cercò di togliere lo strato di polvere che ricopriva lo scatolone ormai logorato dal tempo. Con le dita cercò di separare i vari diari. Erano tutti scuri e impolverati. Ne prese un paio e li sfogliò rapidamente.
«Demoni,vampiri,fantasmi ,blabla...» sussurrò facendo scorrere le pagine ingiallite tra le dita.
Fece per riporre le agende nello scatolone quando al suo interno una macchia azzurrina fece da faro in quel mare di cartone,fogli e polvere. Afferrò l'agendina delicatamente.
Quel colore così chiaro in mezzo a quelle sfumature di nero e grigio gli metteva tristezza. Quasi si sentì dispiaciuto per l'agendina, costretta a vivere nell'oscurità nonostante la sua tonalità pastello. Dean quasi dubitava che appartenesse a suo padre.
Iniziò a sfogliarla e leggendo rapidamente solo un paio di pagine, sentì il cuore stringersi. C'erano scritti particolari a caso su di lui e Sam. Non avevano un ordine preciso. Alcuni fogli erano bianchi,altri riempiti dall'inchiostro nero. C'erano delle pagine in cui John aveva annotato appena un pensiero. "Oggi Sam e Dean hanno giocato a pallone. Sam sta migliorando."

"Dean ha il sorriso di Mary. Mi piace."
 

"Mary ha tagliato i capelli."
 

"Sam ha detto la sua prima parolaccia."


"Dean oggi mi ha chiesto quando ho conosciuto Mary."



A leggere quelle parole sentiva il fiato mancargli. Era come se all'improvviso tutto quello che aveva passato lo stesse schiacciando.

Respirò profondamente. Sfogliò di nuovo rapidamente l'agenda azzurrina per metterla nella tasca interna del suo giubbotto di pelle.
Una brezza di vento gli soffiò il viso. Per un attimo immaginò fosse una carezza di Mary.
Si accorse che il vento aveva fatto cadere dal diario un foglio di carta che ora giaceva ai suoi piedi. Lo raccolse e lo aprì delicatamente.
Una croce immaginaria, formatasi per l'essere stato troppo tempo piegato sotto il peso di tutto quei diari, divideva in quattro parti irregolari il foglio. Prato verde, riempito di colore fino agli angoli bassi del foglio, sole arancione e quattro persone.
Il disegno era stato fatto da una mano bambina. Le forme erano semplici e grossolane. C'erano John e Mary, con tanto di pancione,che si tenevano per mano. C'era lui, accanto a loro con un bel sorrisone e un peluche nella mano destra. Passo un dito sui contorni dei suoi genitori poi poi soffermarsi sul peluche marrone. Accanto alla sua figura, disegnata leggermente più in altro, c'era un'altra persona. Non riuscì a capire di chi si trattasse. Sam era ancora nel pancione,quindi non poteva essere lui.
Avvicinò il foglio al viso per poterlo osservare meglio.
Dalla figura non riusciva a capire se si trattasse di un adulto o un bambino. Il disegno era più sbiadito degli altri. Ciò che saltava all'occhio era il contorno nero, così come i capelli. Le spalle erano più irregolari rispetto gli altri disegni,erano sproporzionate. La figura tendeva la mano al Dean del disegno o almeno così pareva al cacciatore. Osservò meglio quella figura - solo per un'ultima promise a se stesso - e finalmente riuscì a realizzare che non erano le spalle ad essere sproporzionate ma il tizio in disegno ad avere un paio di piccole ali, più sbiadite e imprecise, come se fossero state fatte in fretta. Come un dettaglio aggiunto alla fine di tutta l'opera.
Un dettaglio impreciso ma che doveva essere sembrato necessario al piccolo Dean.
Provò a dare una spiegazione a quel disegno e la prima cosa che gli venne in mente furono le parole dette da sua madre,quelle che non aveva mai dimenticato,insieme ai suoi occhi,al suo sorriso,alle sue carezze e alla sua voce.
"
Gli angeli vegliano su di te,Dean." [*]

 

La notte aveva preso da poco posto nel cielo e Sam era tornato da circa un'oretta. Continuava a parlare con Dean del caso su cui stavano lavorando ma inevitabilmente si accorse che il fratello maggiore non lo ascoltava affatto.
Non si sforzava neanche di fingere di interessarsi. «Dean?» lo chiamò Sam, poggiando le mani sui fianchi «Ma mi stai ascoltando o no?»
«Si, perché?» gli rispose il biondo,tornato con la mente nel luogo dove si trovava fisicamente.
«Perché invece non mi stai ascoltando affatto. Qual è il problema?» Dean scostò gli occhi da quelli del fratello,sospirando profondamente.
«Sammy, nulla. Sono annoiato e basta. Tu riposati,io vado a farmi una birra. A più tardi.»
Detto ciò si dileguò in fretta non lasciando neanche il tempo al fratello di chiedergli dove andasse a quell'ora.
Sam si passò una mano tra i capelli,non sapendo cosa pensare per poi sprofondare nel divano di pelle che, per appartenere ad un motel, era più che pulito. Il suo sguardo si proiettò sull'angolo a lui opposto dove a terra giaceva uno scatolone.
Incuriosito si alzo e vi si avvicinò, controllandone il contenuto.
Prese uno dei diari che vi erano all'interno,poi sfogliandolo e leggendone qualche parte. Lo richiuse delicatamente e tirò di nuovo un sospiro forte. Stavolta più angosciato,un sospiro che racchiudeva in sé anni di lotte contro un destino decisamente troppo accanito sui due Winchester.

 

 

*°*°*°

 

 

Dean fermò la sua bambina al primo bar che incontrò sulla strada per il centro di Carson City, nulla di eclatante: il solito e omonimo locale piccolo e logoro. Dopo essere sceso dall'auto e chiusosi la porta di quel posto alle spalle, lanciò uno sguardo veloce su ciò che lo circondava: il bancone era gremito di persone che aspettavano il proprio drink mentre altri sedevano ai piccoli tavoli rotondi, chiacchierando e sgranocchiando noccioline; il solito tiro a bersaglio in un angolo e nella parte opposta il tavolo da biliardo.
Disturbato da tutte quelle chiacchiere e risate Dean si scelse il tavolo più appartato, voleva solo restarsene per conto proprio e bere come Dio comanda – si fa per dire. Per questo liquidò in pochi minuti la ragazze – tutta tette, labbra rosso fuoco e occhi languidi – che prese la sua ordinazione : una semplice birra. La prima di tante, sicuramente.
Con l'idea ben impressa in mente di volersi sbronzare, Dean riprese dalla tasca interna del suo giaccone di pelle il suo strumento di tortura personale, quel diario di suo padre tanto diverso – sia per colore che per contenuto - dagli altri.
Solo dopo essersi scolato la prima bottiglia di birra, e dopo aver guardato con circospezione il diario azzurro poggiato inanimato sul tavolo nemmeno fosse un mostro pronto ad azzannargli la gola, decise di aprirlo e sfogliare ancora un po' le pagine ingiallite.

“Dean ha mal di pancia, sicuramente avrà mangiato una torta intera” questa nota era scritta a pie' di pagina e lo fece sorridere come non lo faceva da tempo, gli mancava tutta quella spensieratezza ed innocenza che aveva caratterizzato per un po' – davvero troppo poco - la sua vita.
 

“Dean mi ha cacciato via dal giardino, aveva già qualcuno con cui giocare. Incredibile l'immaginazione dei bambini.”
 

Gli rivenne in mente il disegno che custodiva ancora nella tasca della giacca e si chiedeva se sua madre avesse mai indagato, come cacciatrice si intende, su questo sua ipotetico amico immaginario.
Lui l'avrebbe fatto sicuramente, senza pensarci su due volte.
Continuò a leggere mentre buttava giù la sua terza birra e sorrideva, in un modo tutto triste e malinconico, ad ogni pensiero che suo padre scriveva sua madre come quanto fosse bella, l'amore della sua vita, a quanto fosse brava in cucina – aveva sempre avuto un debole per il suo arrosto – e quanto fosse perfetta come madre.

 

“Sam è nato, è bellissimo.” e accanto trovò una foto che ritraeva lui – da bambino – Mary che stringeva tra le braccia un piccolo batuffolo azzurro che era quel gigante di suo fratello.
Quella cosa, quella foto non se l'aspettava, decisamente no ed era troppo, troppo da sopportare.

 

“Sam ci ha lasciati.”
 

“Mi manca Mary.”
 

Dopo queste ultime due note con un colpo secco e fin troppo violento nei confronti di un diario, Dean chiuse tutto, buttando giù l'ultimo sorso della sua quarta birra – il piano di sbronzarsi procedeva a gonfie vele – e continuando a carezzare quella foto inaspettata che ritraeva la sua infanzia.
Perso ad ammirare il viso di sua madre con un' attenzione quasi sacra non si accorse del frullare di ali nell'aria e della comparsa del suo angioletto.
«Castiel! Dannazione ma la smetterai mai di apparire all'improvviso? Vuoi forse uccidermi?!» sbottò Dean portandosi platealmente una mano al petto, all'altezza del cuore, per enfatizzare il concetto.
«Ciao Dean.» lo salutò l'angelo con quegli occhioni blu come il mare che lo scrutavano in modo disturbante «Non ho mai pensato di ucciderti, perché mi dici questo?»
Solito di Cas.
«Ero ironico, hai presente?» disse Dean, pentendosene.
Spiegare cosa fosse l'ironia e perché lo era poi proprio con Cas, sarebbe stato come parlare ad un muro.
Castiel continuava a guardarlo con quel magnetico – blu – interrogativo – dannatamente blu – sguardo e Dean decise di stroncare sul nascere qualsiasi domanda dell'angelo.
«Che ci fai qui? Io non ti ho chiamato.» chiese un po' duro.
«Sam mi ha detto che eri uscito e ti sono venuto a cercare.» rispose Castiel «Mi sembrava particolarmente preoccupato per te.» aggiunse poi alla muta domanda di Dean.
Quindi Sam aveva deciso saggiamente di sguinzagliare i cani, o meglio gli angeli. Era così difficile per tutto il mondo capire che voleva starsene per i fatti suoi a commiserarsi e bere e a bere fino a diventare una birra ambulante?
Evidentemente sì.
Il fatto che poi Castiel fosse lì con lui, non lo aiutava affatto. Amava quegli occhi profondi, davvero, ma non era il momento adatto perché scavassero nella sua anima,non era necessario, si sentiva così abbattuto e depresso che per lui, il suo stato d'animo risultava chiaro come il sole a chiunque incrociasse il suo sguardo, figuriamoci per Cas.
«Dean, parlami.» esordì quest'ultimo che come previsto aveva capito che qualcosa non andava nel cacciatore.
Per quanto inutile fosse, e Dean lo sapeva, mise su la sua solita area sbarazzina accompagnata dall'altrettanto solito sorrisino stampato sulle labbra.
«Non ho nulla da dirti Cas.»
Cosa avrebbe mai dovuto raccontargli? Sono qui da quasi due ore a piangermi addosso perché mi manca la mammina?
«Sei triste.» gli rispose l'angelo.
Un'altra abitudine che Castiel avrebbe dovuto assolutamente perdere, oltre a quella di spuntare dal nulla e causare infarti e fissare in modo disturbante qualsiasi persona con quei suoi dannati occhioni blu, era sicuramente quella di essere troppo diretto, davvero troppo.
«Cos'è questo?» riprese Castiel, sfogliando quel dannato diario.
Rispetto dello spazio personale pari a zero ed evidentemente il rispetto della privacy rasentava lo stesso livello.
Maledetto Castiel.
«Dammi qua, togli le tue mani pennute da questo coso!» sbottò nervoso Dean strappando letteralmente dalle mani di Castiel, solo perché questo gliel'aveva concesso, il diario guadagnandosi un'occhiata truce ed estremamente esilarante da parte dell'angelo.
«E' di tuo padre.» disse ovvio Cas, forse in quei cinque secondi che aveva passato a rimuginare aveva letto quasi tutta il diario, magnifico.
«Senti apprezzo il fatto che ti sia preoccupato per me» iniziò Dean – lo apprezzava davvero ma non ne era abituato - «ma lasciami in pace, non ho bisogno di te Cas.» continuò. Forse era stato brusco o forse no, non gli importava.

In uno sfiorarsi di ciglia, il tempo di pensare a come mandar via Cas nel modo più dolce che Dean Winchester potesse conoscere, l'angelo non sedeva più al suo tavolo.




[*] Avevamo immaginato che la frase "Gli angeli vegliano su di te" dall'episodio 13 della quinta stagione, fosse stata ripetuta più volte da Mery, magari quando il piccolo Dean riusciva a non farsi male al parco giochi o nei mille incidenti in cui un bambino può andare in contro.

   
 
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