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Autore: Jeje_chan    28/03/2013    3 recensioni
| Song-Fic | James&Lily | One Shot | Diabeteportamivia |
Ispirata alla canzone "A te" di Lorenzo Jovanotti. Già la canzone è sdolcinata di per sè, poi con questi due! Mi sa che devo andarmi a controllare la glicemia, adesso.
Se vi piacciono le storie sdolcinate, insomma, entrate qui. Passate al lato oscuro (?)
In caso contrario, be', fatelo lo stesso, ma a vostro rischio e pericolo :D
Lettore avvisato, messo salvato.
Ps: se potete, fatemi sapere cosa ne pensate. ♥
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie '|James&Lily|♥|'
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A te.



A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione per arrivare fino in fondo
ad ogni mio respiro.

 
Quando James si svegliava la mattina, ancora con gli occhi chiusi, lo sopraffaceva la consapevolezza della giornata. Pensava che avrebbe dovuto combattere contro i Mangiamorte, pensava che avrebbe dovuto scansare le maledizioni e avere una paura boia tutto il tempo, pensava che avrebbe lottato per non morire e per proteggere i suoi più cari amici.
Si chiedeva quali sarebbero stati i prossimi babbani uccisi e chi se ne sarebbe andato prima di loro.
Non voleva, non voleva uscire da quel letto. Sarebbe stato là, a morire di noia, piuttosto che fuori a combattere.
Poi apriva gli occhi e si ritrovava lei.
Di solito era abbracciata, o per meglio dire, arrampicata sulla sua schiena; con gli occhi serrati.
Ogni mattina, James Potter si alzava per rivedere i suoi occhi aperti, la sua voce pregna di dolcezza inconsapevole e la sua risata isterica. Ogni giorno, James Potter si alzava per lei.
 

Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro

 

James e Lily erano di ritorno a casa da una lunga quanta sfiancante riunione dell’Ordine. Era durata quattro ore. Quattro noiosissime ore, in cui non avevano fatto altro che parlare della maggiore sicurezza che avrebbero dovuto avere i Babbani e un possibile piano per avere accesso alle intenzioni prossime di Voldemort.
Era stata una giornata pesante.
I piedi strisciavano nel pavimento e nessuno dei due aveva la forza per arrampicarsi in cima alle scale e raggiungere il maestoso letto a due piazze tanto bramato.
Avevano parlato tutto il tempo, cercando di dare il loro contributo all’Ordine; in quel momento volevano stare zitti, e assaporare la bellezza del silenzio che li circondava. I loro respiri erano l’unica cosa che spezzavano il silenzio.
Si trascinarono un po’ al buio nel salone, poi accesero le luci e si guardarono.
James vide le occhiaie di Lily e i suoi capelli arruffati, i suoi vestiti divenuti troppo larghi, eppure un senso di pace si impossessò di lui.
I suoi occhi verdi gli infondevano calore, sperò ardentemente che gli occhi castani facessero altrettanto.
Si avvicinarono entrambi, la prese in braccio e la portò in camera. La loro era una stanchezza mentale, che il sonno e la vicinanza dei corpi avrebbe guarito.
 

A te che mi hai trovato 
All' angolo coi pugni chiusi 
Con le mie spalle contro il muro 
Pronto a difendermi. 
Con gli occhi bassi
 
Stavo in fila 
Con i disillusi 
Tu mi hai raccolto come un gatto 
E mi hai portato con te
 

 
James camminava per i corridoi della scuola, incazzato con il mondo. L’aveva saputo a colazione, pochi minuti prima, l’avevano scritto in una stupidissima lettera, in non più di tre righe! Come fai a fare un telegramma quando devi dire a tuo figlio che due genitori divorziano?  Eppure Charlus non se è fatto di problemi del genere, tzè! Che gliene fotte, in fondo?
Forse avevano ragione tutti, l’amore non esiste. Il matrimonio è solo un contratto che fanno due persone per fare sesso regolarmente, ecco cos’è.
Sbuffò per l’ennesima volta e si fermò. Era un corridoio deserto, quello; adatto ad avercela contro il mondo per un po’. Si sedette spalle contro il muro, senza fare nulla in particolare.
Dopo quelle che sembrarono ore, James sentì dei passi che si avvicinavano. Passi decisi, incazzati. Strinse i pugni e si preparò mentalmente a una bella rissa ristoratrice.
Alzò lo sguardo dalle ginocchia e vide l’unica persona che non avrebbe voluto vedere in quel frangente.
Avrebbe voluto un Serpeverde qualunque, con cui prendere una scusa a cazzo e dargli un bel pugno in quel brutto naso – perché sì, i Serpeverde erano tutti bruttissimi – O un Corvonero, con quell’aria da saccente insopportabile e l’aria da snob. Si sarebbe accontentato anche di un inutile quanto dolce e inconsapevole Tassorosso.
Anche un Grifone, pensandoci. Magari anche Sirius, con cui avrebbe proprio dato il massimo.
Purtroppo per lui, la vita è bastarda. Quando vuoi incontrare una persona, fa di tutto per farti stare lontano da lei, quando invece la vuoi fuori dai piedi, ecco che lei spunta. Anche se ti trovassi sull’Everest.
«James, ti cercano tutti» si limitò a dire la rossa, alzando un sopracciglio. James non alzò neanche lo sguardo, come un bambino capriccioso, si limitò a scrollare le spalle.
Lily lo guardò attentamente, si avvicinò e: «C’è la torta di zucca, James» sussurrò. Non chiese perché aveva saltato le lezioni mattutine, e neanche perché aveva le ginocchia strette al petto e l’aria incazzata. Lily gli offrì la mano che lui afferrò titubante e lo aiutò ad alzarsi. Si avviarono verso la Sala Grande e James si diede mentalmente dello stupido.
Aveva solo diciotto anni, allora, ma si rese conto che l’Amore –con la A maiuscola – esisteva.
 

A te io canto una canzone 
Perché non ho altro 
Niente di meglio da offrirti 
Di tutto quello che ho 


Capodanno del ’78. Primo Capodanno lontano da Hogwarts, primo come fidanzato ufficiale di Lily Evans. Gli sarebbe piaciuto dire anche primo da ubriaco, se solo non fosse stato il quarto. Di certo, però, avrebbe sicuramente detto: prima serenata.
Certo non era la classica serenata al balcone con il mandolino e una voce soave; ma in un locale come tanti, con un microfono che non funzionava granché, con i lacrimoni agli occhi e la voce gracchiante.
Era una serenata in cui tutti e due erano ubriachi e che tutti e due avrebbero dimenticato – o almeno avrebbero provato a dimenticare -
Era una serenata stonata, con gli amici che fischiavano e Lily che piangeva commossa. Era una stupida serenata piena di spensieratezza e con un retrogusto d’amore.
 

A te che sei 
Semplicemente sei 
Sostanza dei giorni miei 
Sostanza dei sogni miei


Era bella Lily quando leggeva assorta, quando cucinava roba schifosa o quando aveva quello sguardo malizioso prima di fare l’amore.
Era bella quando fingeva di incazzarsi per un suo disastro o quando difendeva quell’obeso del suo gatto*.
Era bella anche con le occhiaie e la preoccupazione che le scavava il viso. Era bella con il pancione.
Era bella anche quando James chiudeva gli occhi e sognava un posto migliore lontano dalla guerra; perché in quel posto lei c’era sempre, lei era quel posto.
 

A te che hai preso la mia vita 
E ne hai fatto molto di più 
A te che hai dato senso al tempo 
Senza misurarlo 
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande

 
«James, parola di quattro lettere. Solitamente è rossa e profuma.»
«La so, questa, Pad! E’ Lily!»
«Amico mio, ti sei fottuto il cervello.» I cruciverba non erano per loro.
    

A te che io 
Ti ho visto piangere nella mia mano 
Fragile che potevo ucciderti 
Stringendoti un po' 
    

«Non voglio più combattere, James. Basta, sono stanca» Lily singhiozzava senza ritegno, il piumone era zuppo di acqua salata, dolore. I Mangiamorte l’avevano presa: avevano preso Dorcas. Non era ancora morta, ed era proprio questo che uccideva Lily. L’avrebbero torturata, pensava distrutta. La sensazione di impotenza era tremenda. Che potevano fare? Niente. Non sapevano dov’era Voi-sapete-chi, e non potevano assolutamente permettersi di attaccarlo nel suo covo. Così erano rintanati dentro una casa, in attesa.
In attesa della morte di Dorcas.
Piangeva anche James, più silenziosamente, abbracciava Lily rannicchiata su sé stessa. Aveva paura, James, che se avesse sciolto quell’abbraccio lei sarebbe crollata in mille pezzi.
Perché Lily era fragile.
 

E poi ti ho visto 
Con la forza di un aeroplano 
Prendere in mano la tua vita 
E trascinarla in salvo 



Una settimana dopo la morte di Dorcas, la fenice era rinata dalle sue ceneri.
Lily era inarrestabile. Attaccava senza esitare; i suoi occhi erano fuoco di giada. James si preoccupava per lei, tra una Maledizione e un’altra; ma riconosceva quello sguardo. Era lo sguardo di quando si vendicava per un torto subito a scuola, di quando era gelosa e non lo voleva dare a vedere, era quando scopriva il suo ennesimo disastro. Era il suo sguardo incazzato e determinato.
Più tardi, Lily era sfinita, James aveva qualche escoriazione (Niente di grave, aveva assicurato Millicent), ma entrambi erano soddisfatti. Era buio in camera, e dopo qualche minuto sarebbero entrambi scesi in un sonno profondo.
«Sai, Dorcas era una Purosangue, come te. Una volta le ho chiesto perché combatteva, lei mi ha risposto che lo faceva per me. Per una bambina con i capelli rossi che a undici anni ha scoperto di essere una strega: perché un giorno quella scoperta portasse solo gioia e felicità» James si girò dalla sua parte e le accarezzò le guance.
«Io combatterò per lei. Perché si ricordino anche le persone che hanno combattuto, pur non essendo coinvolte direttamente. Per le persone buone e pure. Proprio come te» prese un respiro e si accucciò a James.
 

A te che mi hai insegnato i sogni 
E l'arte dell'avventura 
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura 

C’era una festa quella sera. La Sala Comune dei Grifondoro era invasa da tutti gli studenti che si volevano divertire. Era il settimo anno, e James e Lily stavano insieme da due mesi (e dieci giorni, come sottolineava sempre James). Erano nel divano, nessuno badava a loro: due innamorati leggermente brilli. O almeno, uno di loro lo era.
«Io da grande ... »
«Ma sei già grande, Lily!»
«E fammi finire, per la miseria! Hik! Da grande io viaggerò! Anzi, viaggeremo insieme» concluse soddisfatta Lily. Annuendo tra sé e sé. James la guardò con tenerezza e divertimento: avrebbe dovuto farla ubriacare più spesso in quegli anni. Era esilarante. 
«Ah, sì? E dove andremo?» chiese divertito lui.
«Andremo alle Hawaii, poi in Giappone. Lo sai che in Giappone sono esistiti dei grandi maghi? Tra cui Kei Takashima, l’inventore di moltissimi Schiantesimi.» Era proprio da Lily fare la secchiona anche da ubriaca.
«Ma Lily, e la guerra che c’è fuori dove la metti?» chiese intenerito lui, accarezzandole piano i capelli.
«Oh, ma dopo averla vinta, naturalmen- Hik! Comunque ti stavo dicendo una cosa importante: dopo il Giappone andiamo in Australia, tanto è lì a due passi!» La grande Lily Evans che non conosceva la geografia? E chi se lo sarebbe aspettato.
E mentre Lily continuava a descrivere per filo e per segno tutti i posti che avrebbero visitato, James pensò che sì, l’avrebbero vinta loro la guerra.
Dovevano andare a vedere i canguri.
 

A te che cambi tutti i giorni 
E resti sempre la stessa 


 

Lily era antipatica ad Hogwarts: una spina nel fianco. Li rimproverava, faceva sentire in colpa Remus e, quando da quando era stata nominata prefetto, gli toglieva palate di punti.
Era dolce la mattina appena sveglia, quando si facevano le coccole sotto le lenzuola.
Lily era vendicativa.
Era isterica prima e durante le mestruazioni.
Era leale con tutti, sempre. A costo della vita.
Era una tosta. Non si fermava davanti a niente; andava avanti anche se a pezzi.
Era sensibile, golosa, bella, divertente, ironica. Era questo e molto di più: era Lily. 
Lily odiava James, no, lo amava.
 

A te che non ti piaci mai 
E sei una meraviglia 



     James non voleva infiltrarsi nella camera di Lily, ma lo fece. Non era scesa per cena.
 La trovò davanti allo specchio a contemplarsi tutte le lentiggini, inveendo contro il mondo e facendosi lunghi monologhi.
«Questa è nuova, ne sono sicura! Ieri non c’era.» James si avvicinò di soppiatto, ridendo tra sé e sé e meditando la paura che gli avrebbe fatto prendere.
«BUH!» gridò, infatti, pochi secondi dopo. La ragazza non si scompose minimamente, non si chiese neanche come avesse fatto ad entrare dalla finestra del dormitorio; continuando a grugnire contro lo specchio.
«Potter, non è il momento. Sto dando il benvenuto a una nuova lentiggine. Di certo non morirà di solitudine» disse ancora parlando più con sé stessa che con Potter.
«Quella lentiggine c’è da sempre Lily. Sì, quella vicina all’occhio sinistro, sotto le ciglia. C’è da sempre. E’ una delle mie preferite a dirti la verità»
Lily sorrise e capì che aveva fatto bene a dargli una possibilità. Dopo anni, certo, ma questi sono dettagli.
«E quali sono le altre?»
«Beh, diciamo che sono un po’ più in giù» aggiunse malizioso, palpandole il sedere poco elegantemente.
La capacità di James ormai le era nota: distruggere tutti i momenti romantici.
  «Porco» disse. Ma non fu presa sul serio mentre gli sbottonava la camicia.

     

Le forze della natura si concentrano in te 
Che sei una roccia sei, una pianta, sei un uragano 
Sei l'orizzonte che mi accoglie quando mi allontano 



James quella sera era stanco. Era stanco di non fare niente. Harry piangeva e si lamentava, Lily cucinava, faceva le pulizie, stirava e badava al piccolo. Lui invece era sopra il divano, a girarsi i pollici.
Il che non è positivo, soprattutto se sei iperattivo per natura.
Quella sera era stanco di sentirsi imprigionato nella sua stessa casa. Cavolo, non vedeva Sirius da un secolo, ormai! Si stava perfino dimenticando la faccia di Remus e Peter.
E sì, era anche melodrammatico.
Così, per un motivo o per un altro, si ritrovarono a gridarsi contro. Un litigio serio, di quello che neanche Hogwarts aveva mai visto.
Il motivo se l’era scordato dopo due minuti scarsi, ma le loro facce diventarono tutte rosse e le vene del collo stavano per scoppiare per quanto erano gonfie.
Harry urlava poco distante, in cucina.
Finì con James che aprì la porta, fece qualche passo e si Smaterializzò da Sirius. Lily, invece, aveva un coltello da macellaio in mano – con il quale stava affettando le verdure – e un’espressione che non prometteva niente di buono. Si ritrovò le mani bagnate di lacrime salate, nervose.
Due ore dopo, James aprì la porta senza fare rumore, cercando di emulare i famosi passi felpati dell’amico; ma lui era un cervo, e i zoccoli facevano rumore sul parquet. Appena ascoltati i passi del marito, Lily sorrise. Finalmente.
James si spogliò, e cercò la maglietta larga con la stampa del Boccino D’Oro che solitamente usava come pigiama. Non la trovava, dannazione. Sbuffò e si infilò nel letto ugualmente. Abbracciò Lily dalla schiena, sperando ardentemente che dormisse di già, trovando sotto i polpastrelli il cotone della sua maglietta.
«Non riuscivo a dormire senza il tuo odore onnipresente. Niente commenti, Potter» James sorrise e le baciò la testa.
L’indomani Lily avrebbe chiarito a James che non poteva sparire ogni qualvolta ne sentisse il bisogno: quando litigavano, quando si sentiva oppresso. Ma in quel momento, non ne aveva voglia.

 

A te che sei l'unica amica 
Che io posso avere 
L'unico amore che vorrei 
Se io non ti avessi con me 



«Senti, Lily..»
«Da quand’è che siamo passati al nome di battesimo precisamente?»
«Da circa quattro mesi, due settimane, un giorno e qualche ora»
«Giusto.. Comunque, dicevi? »
«Sì, non è qualcosa facile da dire. Potresti fermarti un attimo e guardarmi? ... Grazie. Allora, dicevo..»
«Calma, James. Respira.»
«Sì, okay. Ci siamo ... Ti volevo dire ... non è che verresti ad Hogsmeade con me, questo sabato?»
«Certo, James. Con piacere»
«Wow, fantastico. Allora, ci vediamo»
Prima di prendere il corridoio sulla destra, Lily lo prese per mano e lo trattenne.
«Lo sai, vero, che non è più necessario che me lo chiedi, visto che stiamo insieme da quattro mesi e bla-bla-bla?»
«Era per esserne sicuro»

 
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande, 
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più. 

 
Erano sopra il vecchio divano di seconda mano che avevano sistemato da poco nel salotto, sotto la coperta di lana fatta a maglia dalla nonna di Lily con tanto amore. Lily stava leggendo e James stava sfogliando una rivista di Quiddich, svogliato.
«Ehi, Lily. Tu ci pensi mai alla nostra vita se ci fossimo mai messi insieme?»
«Oh, sì. Non mi tentare, James»
«Sì, come no! Senza di me saresti persa. Staresti con un Corvonero noioso e scassapalle. Come quello con cui uscivi al sesto anno. Pensa, fareste sesso solo una volta al mese, programmando quel giorno anni prima. Ammettilo, Evans, ti ho salvato»
«Ti riferisci a Ian? Quello che proprio in quel periodo si è rotto accidentalmente un braccio e mi ha evitato come la peste per i restanti due anni? Quel, Corvonero?»
«Proprio lui» rispose James, sorridendo sghembo. In realtà neanche l’aveva fatto apposta a rompergli il braccio; credeva che reggesse meglio gli Schiantesimi. E comunque, aveva funzionato.
Lily sbuffò. Sarebbe stato da Ian programmare i giorni sesso, effettivamente.
«E comunque, senti chi parla! Tu saresti passato da una sgualdrina all’altra, per poi scegliertene una fissa solo per comodità e cornificarla ogni volta che potevi!» ribatté, furiosa.
James si disse che probabilmente era vero.
Ma entrambi ebbero fitte di gelosie. Magari Lily avrebbe trovato uno più simpatico, più intelligente e più in gamba di lui, pensò James.
Magari James avrebbe trovato una donna più bella, più dolce e affettuosa di lei, pensò Lily.
Entrambi, però, sapevano che l’altro era la miglior cosa che gli fosse capitata.
 

§

 
 
*Non so se Lily avesse veramente un gatto o l’ho letto in qualche fanfiction. Spero di non aver leso l’immaginazione di nessuno, se l’avessi fatto cambierò la specie di animale: da gatto obeso a pappagallo ciarlatano u.u
 
 
 
Note: Niente da dire, in reatà :3 Un complimenti per esservi sparati otto pagine di word (Non è mica da tutti) Scusate per la melensaggine e se vi verrà il diabete non denunciatemi per favore.
Beh mi farebbe molto piacere qualche recensione, ma niente pressioni si intende, eh.
 


 

   
 
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