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Autore: Nori Namow    29/03/2013    7 recensioni
«Promettimelo.» sussurrò con un sorriso triste.
Stefan la osservò interrogativo, chiedendosi cosa dovesse promettere a sua moglie.
Qualunque cosa, pur di vederla felice.
«Promettimi che la chiamerai Maryvonne.»

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«Comunque anche a me, sai?»
«Anche a me, cosa?»
«Anche a me, da uno a dieci, piaci mille.»

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1381 parole
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Always be togheter

 

La donna osservò il medico negli occhi, con sguardo attento.
«In questo momento comportati come se fossi il mio medico e non mio marito, Stefan.»
L'uomo, che poteva avere massimo trentacinque anni, si strofinò gli occhi con pollice e indice, tenendo gli occhiali da lettura con l'altra mano.
«Hai un linfoma, Marie. Se farai le cure, avrai il trenta percento di possibilità di salvarti. Però perderemo il bambino. Se invece n-on farai le cure, la bambina potrebbe nascere fra due, massimo tre settimane.» la voce di Stefan si spezzò, conoscendo fin troppo bene quella donna che amava da quando era solo un adolescente.
L'idea di perdere sua moglie lo straziava, logorava dentro; ma conosceva bene Marie e quanto tenesse a quella bambina che desiderava da così tanto tempo.
Marie si avvicinò a Stefan, poggiandogli poi una mano sulla guancia bagnata di lacrime.
Cominciò a piangere anche lei.
«Promettimelo.» sussurrò con un sorriso triste.
Stefan la osservò interrogativo, chiedendosi cosa dovesse promettere a sua moglie.
Qualunque cosa, pur di vederla felice.
«Promettimi che la chiamerai Maryvonne.»
 
 
 
«Papà oggi mi ha fatto vedere una tua foto, mamma. In diciannove anni di vita non l'avevo mai vista, sai? Avevi la mia età, e minchia se eri bellissima. I tuoi capelli ondulati e scuri ti cadevano morbidi sulle spalle. I tuoi occhi, come erano lucenti di felicità. Sono felice sapendo che ti somiglio così tanto, sai? Abbiamo gli stessi occhi e gli stessi capelli, sono proprio identici.
Alcune direbbero che sono i soliti capelli e occhi scuri, ma io li amo perché so che sono come i tuoi.
Penso alle persone che i capelli non li hanno più, o a quelli alla quale gli occhi non servono perché sono ciechi.»
Maryvonne si asciugò una lacrima solitaria che le solleticava la guancia, poi tolse un fiore secco che si trovava vicino alla lapide della madre.
Sin da quando ne aveva memoria, andava a trovare Marie accontentandosi di toccare quella lapide di marmo.
Le parlava, si confidava, chiedeva dei pareri.
Proprio come se la madre fosse seduta sulla lapide, con i capelli svolazzanti a causa del vento e gli occhi lucidi mentre si diceva "la mia bambina sta crescendo",
e l'ascoltava o le rispondeva.
Maryvonne aveva sempre sentito la mancanza di una madre, di una donna che ti accarezzava mentre piangevi, che ti accoglieva fra le sue braccia quando avevi la febbre o avevi fatto un incubo e non riuscivi a dormire da solo.
Suo padre le raccontava sempre di come Marie Silver avesse preferito morire pur di far nascere la figlia.
Maryvonne le doveva la vita, in tutti i sensi.
L'aveva tenuta nel suo grembo per otto mesi e venti giorni, e poi aveva scelto di morire per salvare sua figlia.
Può un amore essere più forte di quello?
Maryvonne pensava di no.
«Sai mamma, in città è arrivato un nuovo tipo strano, frequentiamo insieme la maggior parte delle lezioni, ma non abbiamo parlato mai. Lui si chiama Louis.»
Per un attimo, Maryvonne immaginò la donna delle sue foto mentre sorrideva divertita, scuotendo poi la testa.
Era sua madre e capiva la figlia meglio di chiunque altro.
«Ecco, a volte mi sento strana. Papà mi racconta sempre che quando ti vedeva sentiva tipo uno strappo allo stomaco e le guance gli prendevano fuoco. Gli tremavano le gambe e solo il pensiero di parlarti gli faceva annodare la lingua.
È che... Dio mamma, dovresti vederlo questo Louis. Sarebbe capace di far diventare Niall gay, per quanto è bello. E Niall è un amante delle donne, nel senso che se potrebbe le sposerebbe tutte.» rise mentre pensava al suo migliore amico e a come amasse il genere femminile.
A volte era buffo, mentre tentava di rimorchiare la tettona di turno.
«Ha i capelli castani che porta sempre, lasciami passare il termine, alla cazzo. Però sono perfetti su di lui e sul suo viso sottile. Anche le labbra sono sottili, e di un bel colore. Tu quando hai capito di voler baciare papà? L'hai capito perché gli fissavi sempre le labbra? Perché io le guardo spesso, le labbra di Louis. Sono belle. E gli occhi? Ha due occhioni color del cielo, quello sereno che qui in Inghilterra non troviamo spesso. Mi chiedo se non siano geneticamente modificati, perché non pensavo esistesse una tonalità di blu così intensa. E per la cronaca, il blu è il mio colore preferito.»
Maryvonne toccò con l'indice il petalo di una rosa blu, quelle che a Marie piacevano tanto, mentre i suoi pensieri correvano.
Correvano verso Louis, quel ragazzo timido ma pazzo, studioso ma non troppo, intelligente ma non snob. Al modo in cui era riuscito a farle prendere una cotta colossale solo sentendolo parlare con gli altri.
Si chiese cosa le avrebbe consigliato sua madre, in quella circostanza; poi ricordò di averle detto solo tante parole, senza aver centrato davvero il problema.
«Mamma, credo che mi piaccia Louis. Ma non poco. Credo che da uno a dieci, mi piaccia mille.»
Sentì dei passi dietro di sé alla quale non diede peso. Probabilmente era qualcuno venuto a visitare i propri cari, proprio come lei.
«So cosa vorresti dirmi adesso, mamma. "Diglielo, forse gli piaci anche tu." Beh, non lo farò, e sai perché? Perché Lena ha interesse per lui e tu non lo sai, ma Lena è la più carina della scuola. In poche parole, non ho speranze. Quindi mi limiterò a sopravvivere e a soffocare il mio sentimento finché non morirà.»
Maryvonne annuì vigorosamente, convincendosi delle sue parole.
«Papà mi dice che il tuo motto era: "cogli l'attimo perché non ritorna più". E hai ragione, ma io non ci riesco, penso troppo alle conseguenze, ci penso per troppo tempo e poi mi accorgo troppo tardi di aver perso l'attimo. Sono una frana, non è vero?»
Sentì un leggero tonfo accanto a sé, e Maryvonne sobbalzò impaurita.
Per un attimo credette di morire d'infarto quando riconobbe la figura seduta sull'erba, accanto a lei.
«N-Non avrei dovuto origliare, lo so, m-ma ho ascoltato tutto senza v-volerlo.»
Louis si torturò le mani, in imbarazzo, mentre la mascella di Maryvonne rischiava di toccare terra. Se Louis aveva origliato, allora aveva...
"oddio"strillò dentro sé, pregando di sparire dal pianeta.
«Pensi che sono pazza solo perché parlo con una tomba?» balbettò Maryvonne in imbarazzo, badando di tenere lo sguardo fisso sulle sue Vans.
Lui rise appena, scuotendo la testa.
«No, anche io lo faccio con mia nonna.» confessò mentre indicava con lo sguardo una lapide bianca a pochi metri da quella di Marie.
Gli occhi azzurri osservarono la foto della donna, notando quanto questa somigliasse alla figlia.
«Ti voleva un bene immenso anche se non ti conosceva.» constatò, sorridendo poi mentre lo faceva anche Maryvonne.
«Sì, non smetterò mai di amarla e ringraziarla per il suo sacrificio. Ha preferito me alla sua stessa vita perfetta.»
Louis osservò la ragazza di sottecchi, sentendosi uno sporco egoista.
"Se sua madre non fosse morta per lei, ora Maryvonne non sarebbe qui con me"pensò.
Si schiarì la voce, tossicchiando un paio di volte.
«Comunque anche a me, sai?»
«Anche a me, cosa?»
«Anche a me, da uno a dieci, piaci mille.»
Non le diede il tempo di rispondere, di sorridere, di metabolizzare le sue parole, che si fiondò sulle sue labbra.
Fu un bacio dolce, di quelli che riescono a farti tremare il cuore senza pietà.
Quei baci che tutti vorrebbero.
Certo, forse darlo in un cimitero non era il massimo del romanticismo, ma entrambi si desideravano da troppo tempo per pensare al luogo adatto.
Avevano colto l'attimo poco prima che fuggisse, perché avrebbe potuto essere l'ultimo.
Le labbra di Maryvonne si muovevano morbide e delicate contro quelle di Louis.
Per essere sicura di non stare sognando aprì gli occhi,  trovando quelli del ragazzo ben serrati.
Ma Maryvonne notò che qualcuno li osservava, poco dietro di loro. Una donna dai lunghi capelli castani che svolazzavano a causa del vento, mentre le labbra si muovevano sussurrando: "la mia bambina sta crescendo."
La donna sorrise a Maryvonne, per poi svanire in un lampo di luce calda.
Prima di essere distratta da Louis che le stringeva il labbro inferiore fra i denti, pensò a sua madre, a tutte quelle emozioni che stava provando solo grazie all'amore infinito che Marie le aveva dato.
"Grazie, mamma."




 




boh, non ho molto da dire.
Ieri sera mi è venuta in mente questa one shot e l'ho scritta sul cellulare c':
come al solito, se non c'è qualcuno che muore, non sono io, ma vabbè.
Come penso abbiate intuito, la madre è Anne Hathaway, mentre la figlia è Lucy Hale  *-*
e boh, lfatemi sapere quanto fa schifo da uno a dieci (mille? lol) ♥

   
 
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