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Autore: Little Fanny    29/03/2013    4 recensioni
Era un Signore del Tempo, per amor del cielo.
Lui si mangiava un Dalek a colazione, faceva pranzo con un Cyberman e per il dopo cena mandava in scena la tragicommedia dell’Angelo Piangente.
Non poteva farsi mettere al tappeto da un paio di pattini.
Ne andava della sua stessa reputazione.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10 (human), Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: Falling
Fandom: Doctor Who
Personaggi: Tenth Doctor (The Duplicate), Rose Tyler
Rating: PG13
Genere: romantico, comico
Parte: 2/2
Avvertimenti: post Journey’s end, Pete’s World
Disclaimer: La storia è basata su fatti e personaggi creati e appartenenti alla BBC e a chiunque ne detenga i diritti. La storia non è scritta a scopo di lucro, ma solo per mio puro diletto.



Era un Signore del Tempo, per amor del cielo. Lui si mangiava un Dalek a colazione, faceva pranzo con un Cyberman e per il dopo cena mandava in scena la tragicommedia dell’Angelo Piangente. Non poteva farsi mettere al tappeto da un paio di pattini. Ne andava della sua stessa reputazione
. Si disse, tentando di farsi un discorso di incoraggiamento.
“John?” lo richiamò Rose già a pochi metri da lui, vedendo che il suo allievo non la stava minimamente ascoltando. “Ancora il discorso di incoraggiamento con i Dalek che ti portano il the?”
L’uomo sorrise, scoprendo ancora una volta quanto Rose ormai lo conoscesse bene.
“Li mangio a colazione, non mi portano il the.” Puntualizzò lui, mentre la ragazza liquidava la faccenda con un movimento della mano.



“Ora, mio caro Signore del Tempo, vedi di ascoltarmi. Non vorrai che sulla tua biografia il Torchwood scriva che sei stato sconfitto da un paio di pattini, vero?”
“Ma non è colpa mia!” tentò di difendersi lui, indicando vagamente le proprie gambe traballanti ed in precario equilibrio. “Deve essere un corpo difettoso. Cioè, io sono un maestro a camminare sui bordi del marciapiede. E quelli di Alpha Euler sono davvero difficili, hanno dei buchi spazio-temporali in alcuni punti e se ci cadi finisci dall’altra parte della strada. E poi ho anche fatto lo spazzacamini sui tetti di Londra. No, non nei primi del ‘900, troppa gente che correva su e giù. E cantavano! Sì, sì, deve essere proprio un corpo difettoso. Solo che non capisco cosa ci sia di diverso… Ecco! Ci sono! La precarietà sul lavoro di Donna si è ripercossa sul mio equilibrio. È sicuramente così. Deve essere così.” Disse lui, sempre più convinto.
Rose annuì con la testa, come faceva sempre quando lui arrivava ad una spiegazione che non stava né in cielo né in terra.
“Sì, certo. E non potrebbe essere che non hai mai avuto tanto senso dell’equilibrio?”
“Donna di poca immaginazione…” borbottò John sottovoce, facendo alzare alla ragazza gli occhi al cielo.
“John? Vuoi imparare o no?”
“Ma certo, mia cara Plushenko in gonnella.”
“In realtà sono più una Lambiel sui pattini, hai mai visto le mie trottole?” disse Rose ammiccante mentre si dirigeva verso il centro della pista e si esibiva in una veloce sequenza di trottole con annesse varianti.
“Complimenti!” si congratulò John, stupito dalla bravura della compagna. “Non sapevo di questa tua passione per il pattinaggio.”
“Seconda alle gare di ginnastica del liceo, non ti ricordi?” rispose la ragazza tornando dal suo uomo che la aspettava posato alla balaustra, battendole le mani euforico.
“Certo, Rose. Non potrei mai dimenticare.” Rispose John prendendola per un braccio e tirandola verso di sé per rubarle un bacio a dispetto della gravità che lo voleva sdraiato sul ghiaccio.
La ragazza rispose al bacio più che volentieri e poi si gettò tra le sue braccia, nascondendo il proprio volto nell’abbraccio dell’ex Signore del Tempo.
“Andiamo?” gli disse, lasciando a malincuore le sue braccia.
John annuì ed afferrò con presa salda la mano che gli veniva offerta.
“Ma così cadremo.” Le disse, stringendo con più forza la mano mentre sentiva già il suo corpo oscillare pericolosamente. “Non sono capace di andare.”
“Rilassati e lasciati trasportare, ok? Se sei tanto bravo con l’equilibrio come dici di essere vedrai che imparerai in un battibaleno!”
John annuì, accennando i primi passi sul ghiaccio che si risolsero in un mezzo capitombolo.
“Non devi tentare di camminare!” lo sgridò Rose sorridendo della goffaggine del compagno. “Devi lasciarti scivolare.”
“La fai facile te! Sembra di camminare sul sapone!”
“Uhm… trovato!”
“Cosa?”
“Hai presente quando mamma passa il lucido sul marmo?”
“Sì, è una vera tortura. Quelle pattine sono così fastidiose. E poi a me ha rifilato quelle con un coniglietto rosa! Ma ti rendi conto? Cioè… se il Torchwood scoprisse metà delle cose che tua madre mi obbliga a fare mi rovino la reputazione. Ci ho messo secoli per diventare la Tempesta Imminente. Non posso passare alla storia come la Tempesta Imminente con le pattine dai coniglietti rosa! Non sarei affatto incredibile. E poi la Guerra del Tempo perderebbe il suo fantasmagorico significato, non sarebbe più un evento sussurrato con timore reverenziale tra i nemici, ma una battaglia a colpi di cuscini!”
“Davvero sono dei coniglietti rosa? Io ho sempre pensato che fossero dei maialini.”
“Rose… non sei di alcun aiuto.”
“Ah, sì. Scusa. Dicevo… il lucido sul marmo e sì, le tue pattine con i coniglietti rosa sono le nostre protagoniste della giornata.”
“E perché?”
Rose sbuffò spazientita.
“Ok. Mi cucio la bocca.” Ribatté John, mimando il verso di chiudersi le labbra con le mani.
La ragazza annuì divertita e riafferrò la mano del compagno.
“Hai presente come ti devi muovere per non far arrabbiare la mamma?”
“Sì, non devo mai scendere dalle pattine. Altrimenti ci tocca andare a cena da lei ogni sera. Ed è una vera tortura! Sono diventato esperto, comunque, no?”
“Sì, sei davvero bravissimo e infatti ti ricordo che è un pezzo che mamma ci aspetta per cena…”
“Oh, no! Questa sì che è una catastrofe! Altro che non saper pattinare!”
Rose gli schioccò le dita davanti agli occhi, richiamando la sua attenzione.
“Eh? Cosa?” rispose John, quasi prendendo un colpo dallo spavento.
“Concentrati, John. Coraggio. So che hai un universo intero dentro quella testa e so anche quanto questa definizione sia letterale con te, ma ti prego, cerca di concentrarti.”
“Io lo farei, Rose. Ma se tu mi dici: Jackie e cena in una stessa frase permetterai che possa andare in un attacco di panico ed iniziare a blat-”
Nessuno seppe mai cosa John stesse per aggiungere, perché Rose fermò il suo blaterare impazzito con un bacio mozzafiato.
“Ok… sto zitto…” sussurrò John a corto di fiato e ancora felicemente soddisfatto dal bacio appena ricevuto. Si passò una mano tra i capelli, catalogando il bacio in terza posizione tra i dieci migliori baci che Rose gli aveva regalato, e lasciò che un sorriso inebetito si facesse largo sul suo volto.
“Allora, ti ricordi come ti muovi con le pattine?” ritentò Rose, pazientemente.
“Sì. Allora, sposto il peso da una parte e dall’altra, faccio scivolare i piedi perché devo mantenermi ancorato al pavimento, ma non premo troppo. È un po’ come pattin- Ah! Ecco perché mi hai detto delle pattine!”
Rose annuì soddisfatta della propria idea.
“E allora vedi che la colpa non è mia se non so stare in equilibrio?” continuò John, portando i livelli della pazienza di Rose ai minimi storici. “È tutta colpa di questi maledetti pattini infernali. Secondo me è tutto un tranello organizzato dai Cyberman per prendermi in contropiede.” Strepitò John iniziando a guardarsi attorno con gli occhi accesi da una nuova sfida.
“John?” tentò di richiamarlo Rose, posandogli una mano sul braccio.
“Dove siete, vili marrani. Vi nascondete da me, Sir John-Dottore e la sua compagna?” domandò ancora, alzando un pugno al vento all’indirizzo di un nemico invisibile.
“John?” lo chiamò la ragazza ancora, mentre le passava in mente che era meglio sentirlo strepitare di sesso che di Cyberman in mezzo a una pista da pattinaggio.
“John? Stai dando spettacolo. Ti prego di-”
“Moderare i toni?” concluse la frase lui, voltandosi verso la compagna che aveva il volto abbassato al culmine dell’imbarazzo. “Ah. Ho capito: è quella cosa degli inglesi.”
Rose si trovò ad annuire inconsciamente, mentre John tirava fuori carta e penna e si segnava cosa gli inglesi trovano appropriato e non. La ragazza sbirciò il block notes e trovò the con latte e non con il limone tra l’appropriato.
“Ti stai facendo una lista?”
“Sì, certo. So tante cose sul genere umano, ma essere un vero inglese è un fatto molto più complicato.” Rispose lui pratico, rimettendo il blocco prendi-appunti nelle tasche del cappotto, ormai sporco di ghiaccio.
“Allora, maestra, la mia lezione?”
“Beh… ora che hai capito il meccanismo non ti resta che metterlo in pratica.” Riassunse Rose pragmatica, offrendo nuovamente un appiglio al proprio allievo.
John accettò di buon grado la mano tesa e lasciò che le loro dita si intrecciassero, mentre provava a lasciar scivolare il proprio corpo. Riuscì a fare qualche metro, trainato da una paziente Rose prima di farsi prendere dall’euforia di esserci riuscito e sbilanciare il proprio peso all’indietro. Cadde letteralmente come un sacco di patate, riuscendo comunque per un soffio ad impedire che Rose lo seguisse nella sua caduta.
“John? Tutto bene?”
“Credo, Rose, che arriverò ad odiare questa tua domanda ora della fine della giornata.” Rispose lui tirandosi faticosamente in piedi, mentre con una mano si massaggiava il fondoschiena dolorante.
“Ma è una cosa cortese.”
“Ho già appurato che non sono rosso…”
“Ma sei sexy!” lo interruppe Rose posandogli un bacio sul naso.
“Trovi sexy il fatto che io non riesca a stare in piedi per più di due minuti?”
“No, sciocchino. Ti trovo sexy sempre.” Ammise candidamente Rose, stampandogli un bacio a schiocco sulla guancia.
“E parlare di essere sexy è bene?”
“Cosa?”
John roteò gli occhi: era difficile capire quei benedetti inglesi!
“Ah! Quella storia degli inglesi…” esclamò la ragazza, avendo finalmente compreso il filo dei pensieri dell’altro. “Uhm… beh… sexy è bene.”
John se lo segnò velocemente sul proprio taccuino prima di prestare nuovamente tutta la propria attenzione alla sua insegnante privata.
“Ora, prova a concentrarti sul lasciarti andare. Sposta il peso da una parte e dall’altra, cercando di non sbilanciarti troppo. Pensi di farcela?”
“Sì, credo.”
John annuì con la testa, mentre si formulava tutto il processo del pattinaggio.
“Forse è meglio se provo ad andare da solo. Con le braccia tese ai lati dovrei riuscire a bilanciarmi meglio.”
“Bravo, ottima intuizione.” Si congratulò Rose facendosi da parte per concedergli maggiore spazio. “Io sono appena dietro di te. Così se cadi ti prendo.”
“Ti conviene lasciarmi cadere o ti fai male il doppio con il mio peso piuma addosso.” Scherzò John prima di lanciarsi a testa china in quella nuova missione.
Fece i primi passi bene: aveva capito il processo, gli mancava la giusta tecnica, ma piano piano Rose poteva vedere che l’ex Signore del Tempo stava acquisendo più familiarità con quelle lame infernali. Anche il suo equilibrio era migliorato dai primi giri sulla pista che l’uomo aveva percorso ancorato alla balaustra. Nel giro di due o tre lezioni, o anche nove o dieci, sarebbe addirittura riuscito a fare un giro di pista senza mulinare le braccia al vento. Rose sorrise dell’immagine che le si era formata in mente, ma quell’attimo di distrazione fu sufficiente perché dei ragazzini si infilassero tra lei e il suo allievo, zigzagando attorno a loro. John, come previsto, perse l’equilibrio, ma la ragazza lo acchiappò velocemente sotto le ascelle, riuscendo a mantenerlo parzialmente in piedi.
Rose lo guardò dall’alto della propria posizione di salvataggio e vide negli occhi del proprio compagno una gratitudine e una gioia immensa, come se quella caduta evitata fosse il simbolo di qualcosa di ben più grande. La ragazza sentì i suoi occhi riempirsi di lacrime di felicità, così, senza motivo alcuno. Sentiva solo che era bellissimo poter essere lì, in bilico sul ghiaccio, ma ancora insieme, ancora loro due.
“Grazie.” Sussurrò John, ancora fermo in quella scomoda posizione, restio a mettersi di nuovo in piedi, come se non volesse spezzare la magia di quel momento.
Rose sorrise e lo baciò, facendo perdere ad entrambi il poco equilibrio che ancora avevano. Precipitarono sul ghiaccio in un intreccio confuso di braccia e di gambe, ridendo felici come due ragazzini.
“Rose? Che dici, torniamo a casa?” le propose l’ex Signore del Tempo, rassegnato ormai all’idea di ritrovarsi sempre ed immancabilmente sdraiato sul ghiaccio.
“Stanco di pattinare?”
“No… più che altro stanco di cadere! Il mio fondoschiena urla pietà.” Scherzò John, facendosi sollevare per l’ennesima volta da terra.
“E allora sarà il caso di fare un bel massaggio quando saremo a casa.” Propose Rose ammiccante, dirigendosi verso l’uscita della pista ancheggiando leggermente.
“Massaggio?” ripeté John senza capire. “Ah! Quel tipo di massaggio!” esclamò poi, facendo voltare tutti nella sua direzione. Tutti tranne Rose che fissava la punta dei propri pattini al culmine dell’imbarazzo. Poi, vedendo che il compagno non aveva accennato a muoversi, fu costretta a tornare indietro e, afferratagli bruscamente la mano lo trascinò a bordo pista conscia che ogni singolo sguardo era fisso su di loro.
“John…” smozzicò a bassa voce.
“Ah, sì. La storia degli inglesi.” Intuì subito lui, borbottando una scusa tra le labbra. “Che dici se cambiamo nazionalità? Potremmo essere francesi… no, mi sa che non scorre buon sangue. Uhm… italiani! Fanno un’ottima pizza e- No, forse non è il caso: la pasta di tua madre è il piatto più tremendo che io abbia mai assaggiato. E ti giuro che nella mia vita ho mangiato all’incirca qualsiasi cosa! Mi sa che non ci farebbero neanche valicare la frontiera con le doti culinarie che tua madre si ritrova! Potremmo se no essere-” si interruppe, voltandosi verso Rose che paziente lo stava trascinando fuori dalla pista. Si lasciò guidare dalla sua mano e dal suo sorriso.
“Potremmo essere John Smith e Rose Tyler, abitanti dell’universo. Che ne dici?”
“È perfetto John.” Rispose la ragazza, commossa. “È tutto davvero perfetto.”

Fine


Note finali: Tutta questa storia è frutto di una mia esperienza diretta. Solo che io, a differenza di Rose, mi sono quasi distrutta il braccio e la mano per mantenere in piedi il mio allievo personale. In compenso però, non ho fatto alcun volo!
Dopo la nota sulla mia esperienza distruttiva devo specificare che Plushenko e Lambiel non sono miei, non li conosco anche se ammetto di aver fatto più di qualche puntatina per vederli pattinare. Ma l’emozione di vedere Lambiel pattinare nell’Arena vuota è qualcosa di magico!
Il titolo ha il duplice significato: sia nel senso di cadere che nel senso di innamorarsi (dall’inglese falling in love).
E per finire devo dire che Rose e John mi ispirano storie ad alta dose di melassa. Che ci volete fare, sono così carini!
Ora concludo ringraziando chi è riuscito a giungere fin qui a leggere i miei sproloqui e anche chi lascerà una traccia del proprio passaggio!
Alla prossima!

P.S. Prima o poi riuscirò a finire i 100 prompt!
   
 
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