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Autore: jawaadskebab    29/03/2013    17 recensioni
“E se provassimo a separarli?”
Separarli? “In che senso?”
“Possiamo farli dividere. Così Olivia si metterà con me, e Harry con te.”
“…Zayn, io…”
“Viola, pensaci.”
“Non lo so…”
“Pensa che potrai realizzare le tue fantasie erotiche con Harry. Pensa che sarà tutto tuo.”
Appena sentii le parole ‘erotiche’ e ‘Harry’ si accese una lampadina sopra alla mia testa.
Davvero sarebbe successo? Dopo 15 anni, sarebbe davvero stato mio?
Dopo aver spento la lampadina, guardai Zayn: “Ci sto.”
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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( 13 )



EPILOGO.

(non sapevo che minchia di titolo mettere.)








 

Zayn’s Pov.




“Minchia, sei di una tale bellezza. Non capisco, davvero. Non capisco come facciano a nascere individui del genere.  Una persona come te non può essere uscita da quel buco, ma da un fiore, sicuramente. E poi cazzo, sei anche la persona più sexy che io abbia mai visto. Se la perfezione esiste, quella sei tu.”
Sentii una voce provenire da un’altra stanza: “Non appena avrai finito di farti le seghe mentali guardandoti allo specchio, vieni qui che ho urgente bisogno di te. E vedi di sbrigarti, coglione.”
Che palle. Quella ragazza era come due calci dritti nei coglioni. Ma che dovevo farci, lei era la mia Violetta.
Sbuffai: “Arrivo subito,amore.”
Tornai a guardare lo specchio, osservando attentamente quella meravigliosa creatura.
Minchia.
Ma quanto era bello quel ragazzo? Mi sarebbe davvero piaciuto essere come lui.
Se non avessi avuto Viola fra i coglioni, me lo sarei sicuramente sposato.
“Zayn!”
Eh, ma che due coglioni.
Uscii dal bagno e mi diressi in camera, dove vidi Viola seduta sullo sgabello che stava davanti allo specchio.
Immediatamente dimenticai la visione paradisiaca del ragazzo di prima.
Quanto era bella.
Era girata di schiena, mentre osservava il suo riflesso pensando a come farsi i capelli. Quel giorno era il nostro anniversario, esattamente due anni che stavamo insieme. Le avevo promesso che l’avrei portata in un posto fantastico. Quella era la nostra serata e doveva assolutamente essere perfetta.
“Seriamente Zayn, dobbiamo finirla con questa cosa. Ogni volta che dobbiamo uscire ti rinchiudi in bagno per delle ore per guardarti allo specchio.”
Sorrisi appoggiato allo stipite della porta: “Di che hai bisogno?”
“Ti andrebbe di spazzolarmi i capelli?”
Per un momento sbarrai gli occhi: “Stai scherzando?”
Perché diamine le avrei dovuto spazzolare i capelli?!
Si girò per guardarmi negli occhi: “Ti sembra che stia scherzando?”
In effetti la sua faccia sembrava abbastanza seria. Così, per evitare offese, pugni, calci, o qualsiasi altra forma di violenza sia fisica che morale, presi la sedia che era accanto al letto per sedermi dietro di lei.
Mi passò il pettine e iniziai a spazzolare piano i suoi morbidi capelli. Nonostante la lentezza dei miei movimenti, lei ovviamente dovette iniziare a scassare il cazzo.
“Ahia! Cazzo. Zayn porca troia, mi fai male!”
“Non è colpa mia se sei piena di nodi.”
“I miei capelli sono meravigliosi, sei tu che non sai fare niente. “
“Ehi, io so fare ogni cosa.”
“Non capisco perché ti sei offerto di pettinarmi i capelli se neanche sai farlo.”
“Cosa? Ma me l’hai chiesto tu!”
“…Vero. Comunque sia, tu non sai fare una merda.”
Sospirai poggiando il pettine sul comodino, e mi massaggiai le tempie cercando di stare calmo: “Per favore Viola, almeno al nostro anniversario, cerchiamo di non litigare.”
Mi guardò dallo specchio limitandosi ad annuire sospirando.
Subito dopo assunse uno sguardo concentrato: “Come dovrei pettinarli secondo te?”
Sorrisi nel vederla in difficoltà, e mi avvicinai al suo orecchio: “Sei bellissima con tutto.”
“Coglione, sai che odio i complimenti.”
Sbuffai: “Minchia, come sei pallosa.”
“Ma tua sorella è pallosa.”
“Cos’è, adesso non te la prendi più con le nonne?”
“Che hai contro le nonne?”
Mi guardava.
La guardavo.
“Tu hai sempre messo in mezzo le nonne.”
“Vabbè, adesso voglio mettere in mezzo le sorelle. Problemi?”
Mi guardava.
Lo guardavo.
“Viola, che problemi hai?” Davvero, quella ragazza aveva seri problemi. Tutt’ora mi chiedo come potevo stare con una del genere.
Bah, l’amore è proprio strano.
Sbuffò: “Me lo chiedo anche io.”
Sorrisi, e slegai la coda alta che aveva improvvisato pochi secondi prima: “Secondo me sciolti.”
Fece spallucce e si alzò dallo sgabello. Solo in quel momento notai che, mentre io indossavo solo dei jeans, lei era già vestita.
E com’era vestita.
Un vestito bianco in pizzo lungo fin poco sopra al ginocchio, che metteva in mostra le sue forme a dir poco perfette.
Dio solo sa che le avrei fatto in quel momento.
Non appena notò il mio stato di trance, alzò gli occhi al cielo: “Malik, hai la bava.”
Mi avvicinai a lei sorridendo malizioso e strinsi i suoi fianchi attirandola a me: “E se invece posticipassimo la nostra uscita di qualche oretta?”
Iniziai a lasciarle dei baci umidi sul collo, quando mi interruppe: “Malik, non iniziare a fare il coglione. Fra poco si esce e basta. Non tirare fuori la bestia che c’è in te.”
Alzò un sopracciglio: “Al massimo, tienila per dopo.” E sparì dalla mia vista.
Ghignai.
 


Viola’s pov.

 

Per tutto il viaggio in macchina non smisi un secondo di fracassargli la minchia per sapere dove mi avrebbe portata. Continuava a dirmi ‘sorpresa’, ‘segreto’, ‘lo scoprirai presto.’
Minchia, oh. Che nervoso. Sapeva che ho sempre odiato queste cose. E poi lui faceva cagare riguardo alle sorprese. Era originale quanto un rinoceronte in bikini. Sapete quale fu il suo regalo nel primo San Valentino che passammo insieme?  Niente. Lui era convinto che la miglior sorpresa fosse niente. Idiota.
“Ci divertiremo molto.” Mi disse facendomi l’occhiolino.
…Ammetto che per un momento mi preoccupai. Insomma, conoscendolo, sarebbe stato capace di portarmi in un luogo sperduto su un’isola del Kenya per fare sesso selvaggio circondati da coccodrilli, visto che lui pensava solo a quello. Ribadisco, idiota.
Ah, gli uomini. Che razza schifosa. Tutto gira intorno al sesso. Per carità, io amavo Zayn con tutta me stessa, ma una persona che non lo conosceva avrebbe potuto scambiarlo per un maniaco sessuale.
Finalmente, ringrazio il signore, arrivammo a destinazione. Stavo per aprire la portiera, quando Pakistan mi precedette e mi aiutò a scendere prendendomi per mano.
Che galantuomo.
Tanto sapevo che l’aveva fatto solo per ottenere quella cosa in cambio. Ribadisco per la terza volta, idiota.
Stavamo per entrare nel locale, quando Zayn si bloccò.
Girai lo sguardo verso di lui e vidi che annusava l’aria. Ma che minchia era, un segugio? Quasi quasi lo portavo alla polizia per addestrarlo insieme agli altri pastori tedeschi. O pastori pakistani, visto che lui era pakistano.
“Ma…lo senti anche tu?”
Ma cosa? “Senti anche tu, cosa?”
“C’è… - agitò una mano di fronte a lui, e assunse una faccia schifata - minchia, che puzza di merda.”
Istintivamente annusai anche io l’aria, ma non sentii una beata minchia.
Dove cazzo sentiva puzza di merda? Si vedeva che aveva la puzza sotto il naso.
Va bene, faceva pena.
“Ma dove minchia la senti la puzza di merda? Io non sento niente.”
Si girò immediatamente verso di me: “Hai scorreggiato?”
Vi prego, ditemi che stava scherzando. Lo guardai negli occhi: “Cosa?!”
“Viola, l’hai mollata?”
“Ma che minchia stai dicendo? Mica sono una cloaca come te.”
Mi guardava.
Lo guardavo.
“Sei sicura?”
Omminchia. “Si cazzo, sono sicura. Non credi che me ne accorgerei se piantassi una scorreggia del genere?”
In quel momento mi passò per la mente un’idea. Se per caso l’avesse fatta lui, e per coprirsi avesse voluto incolpare me? D’altra parte, a chi l’ha annusata è scappata.
“Non è che sei stato tu?”
Aggrottò la fronte: “Io?”
“No, mia nonna. Certo che ce l’ho con te, genio.”
“Primo, avresti dovuto dire sorella, invece di nonna. Secondo, so  di essere un genio. Terzo, ho già piantato la seconda guerra punica a casa, quindi io non posso essere.”
Alzai un sopracciglio: “La seconda guerra punica?”
“Si. Vuoi che ti descriva tutto per filo e per segno?”
“No, grazie. Non ho mai amato la storia.”
“Bene. Quindi i casi sono due: o sei stata tu, o sei stata tu.”
Alzai gli occhi al cielo: “Chissà quale sarà fra le due.”
“Già. Secondo me sei stata tu.”
Giuro sulle palle di frate Giulio che se fossi rimasta lì anche solo per più di cinque secondi, l’avrei ucciso con il tacco della mia preziosissima scarpa, nascosto il corpo e tutti gli indizi nel baule della sua macchina, per poi bruciarla e buttarla giù da un burrone.
Così, per evitare di finire dietro le sbarre accusata di aver ucciso un coglione con il tacco di una scarpa, mi incamminai da sola allontanandomi da Zayn.
Ma guarda te se questo coglione sentiva odore di merda e doveva accusare una ragazza di diciannove anni di aver scorreggiato. Ma poi spiegatemi, che minchia avrei dovuto mangiare per infestare tutta l’aria intorno a noi? Manco le vecchiette degli autogrill fanno queste bombe. Insomma, avranno concimato un campo vicino, oppure sarà un elefante che  è passato e ha piantato una…
Sentii qualcosa di strano sotto il mio piede. Abbassai lo sguardo e vidi una merda di dimensioni disumane, che presumi avessi appena schiacciato io.
Vi prego, ditemi che era tutto un sogno.
Le mie scarpe.
Le mie preziosissime scarpe.
Perse per sempre a causa di qualche coglione che si è abbassato i pantaloni e si è messo a cagare per strada. Spero vivamente che si sia pulito il culo con un’ortica.
Feci un respiro profondo, per cercare di trattenermi e non urlare.
Ma ogni tentativo andò a puttane. “No no no no no no e no, porco di quel troione vaccone in calore a novanta che si sta inculando un bue e una mucca contemporaneamente, anche loro in calore!”
Sentii dei passi che si avvicinavano lentamente: “La tua finezza è esemplare.”
“Zayn, guarda!” Piagnucolai indicando la mia scarpa destra, marchiata per sempre da…che tristezza.
Abbassò lo sguardo e spalancò gli occhi: “Occazzo.”
Mi capiva? Strano, molto strano. Ero convinta che di lì a poco avrebbe iniziato a sputtanarmi sparando qualche stronzata delle sue.
“Cazzo veramente, cazzo. Porca puttana. Cazzo. Cazzo, guarda. Ma cazzo.”
Scosse la testa: “Non può essere di un cane questa merda.”
“Ma infat…cosa?”
“No dico, guardala, è enorme. Penso sia di un cavallo, o di un elefante. Se non addirittura di una balena.”
La guardò attentamente, come se fosse un esaminatore professionista di merde. Gente, quello era il mio ragazzo.
“Ma che me ne fotte se è di un cavallo, di un elefante, o di una balena, porca puttana, - indicai più volte i miei piedi - le mie scarpe! Guarda le mie scarpe, porca di quella troia! Guarda le scarpe! Guarda le mie scarpe!”
Qualunque passante avrebbe potuto scambiarmi per una deficiente rincoglionita, ma non me ne fotteva un cazzo. Porca di quella troia. Le mie scarpe.
Zayn sbuffò e mise le mani in tasca: “Viola dai, non è successo niente.”
“Non è niente?! Non è niente?! Guardale, no dico, guardale!”
“Ma dai, hai solo pestato una merda, è normale! Insomma, la facciamo tutti.”
“La facciamo tutti?! Ma tu per caso hai…”
Mi fermai e sospirai, per poi iniziare a parlare con estrema calma: “Zayn. La mia preziosissima scarpa, ha praticamente l’intera suola spalmata di una merda talmente grande che potrebbe concimare due campi da calcio, e tu mi vieni a dire che è una cosa normale, visto che tutti caghiamo? Io dico, hai almeno un briciolo di cervello in quella cosa che forse tu hai il coraggio di chiamare testa?”
Mi guardava.
Lo guardavo.
Sospirò: “Scusa Viola, hai ragione, sono stato un coglione. Vuoi che le facciamo il funerale?”
Sussurrai poggiandomi una mano sulla fronte: “Zayn…”
“Potremmo affittare una piccola bara.”
“Zayn.”
“Io ho già lo smoking, e mi sta da dio. Sono così sexy. Non che non lo sia anche normalmente, ma sai, lo smoking mi fa apparire più stuprabile.”
“Zayn!”
Mi guardava.
Lo guardavo.
“Dimmi.”
“Che facciamo adesso?” Piagnucolai per l’ennesima volta, alludendo alla mia povera scarpa.
Prima che potesse dire una sola parola, lo interruppi: “Niente funerale.”
Annuì: “Oh, capito. Preferisci farla cremare?”
Mi guardava.
Lo guardavo.
Unii le mani in segno di preghiera: “Ti prego.”
“Va bene. Comunque, non avevi lasciato delle scarpe di ricambio in macchina?”
Scarpe? In macchina? Visto che non capivo un cazzo, si spiegò: “Circa una settimana fa hai lasciato un paio di sandali in macchina.”
Aggrottai la fronte: “E per quale fottutissimo motivo avrei dovuto lasciare dei sandali in macchina?”
“Ma che cazzo ne so, forse in caso ti facessero male i piedi, che minchia ne so io. Siete voi ragazze che avete la mente contorta.”
Mi guardava.
Lo guardavo.
Allungò la mano destra verso di me sorridendo: “Dai, andiamo.”
Presi la sua mano e mi lasciai trascinare verso la macchina.
Dopo aver preso i sandali, si inchinò per togliermi le mie amatissime scarpe. Poggiai le mani sulle sue spalle per non cadere, e, non appena tolse la scarpa, ormai marrone, disse: “Ti rimetteremo in sesto, tesoro.”
“Stronzo, non mi prendere in giro. Queste scarpe valgono più di te e dei tuoi kebab messi insieme.”
Mi guardava.
Lo guardavo.
Sospirò scuotendo la testa e, una volta cambiate le scarpe, alzò lo sguardo verso di me: “Tutto a posto?”
Annuii sorridendo: “Grazie. - tornai seria - comunque ora potresti anche alzarti, e smetterla di accarezzarmi un polpaccio.”
Sbuffò alzandosi: “Che palle che sei, volevo solo essere gentile.”
“Potevi essere gentile anche senza essere scambiato per un maniaco sessuale.”
“Ma ti stavo solo accarezzando un polpaccio!”
“Si, ma sappiamo entrambi dove avresti parato poco dopo.”
Mi guardava.
Lo guardavo.
“Hai ragione.”
 
Non appena entrai nel locale, notai che era stato arredato esattamente come la festa del liceo di due anni prima, lo stesso giorno in cui io e Zayn iniziammo a frequentarci.
Mi girai verso di lui, e vidi che mi sorrideva dolcemente: “Si, ho fatto tutto io. Sai è il nostro secondo anniversario, volevo fare una cosa bella e originale, e…”
Lo abbracciai di scatto allacciando le braccia attorno al suo collo: “E’ tutto fantastico. Grazie, Zayn.”
Ricambiò l’abbraccio accarezzandomi la schiena, ma subito dopo fummo interrotti dai rompi coglioni che volevano salutarci. Ma fanculo, proprio in quel momento dovevano rompere le ovaie? Dio, che nervoso.
 
Eravamo seduti a un cazzo di tavolino, aspettando che quella cazzo di cameriera ci portasse le nostre cazzo di ordinazioni.
Se vi dicessi che per la prima volta mi sono rotta le palle di scrivere la parola ‘cazzo’, mi credereste?
Comunque, io non mi stavo annoiando, anzi. Il motivo del mio giramento di ovaie, erano le scarpe.
Gente, abbiate pazienza, erano nuove, belle, preziosissime. Rovinate da una merda dall’ignota provenienza.
Mondo crudele.
Zayn mi sorrise stringendomi la mano destra, che era poggiata al centro del tavolino: “Ti piace questo posto?”
“Si.” Annuii ricambiando il sorriso, che però si spense subito dopo: “Ma quanto cazzo ci mette quella troia a portare le ordinazioni? Minchia oh, per un cazzo di thè alla pesca di merda.”
Mi girai verso il bancone del bar, e, alzando la mano, gridai: “Il mio thè alla pesca, checcazzo!”
Mentre Zayn tentava inutilmente di farmi stare calma, si avvicinò una ragazza dai lunghi capelli rossi e perfettamente lisci, portando, finalmente, ciò che avevamo ordinato: “Ecco a voi, ragazzi.”
Fissai attentamente la lattina di thè alla pesca davanti ai miei occhi, per poi spostare lo sguardo su di lei: “Scusa, io vorrei un Estathè alla pesca.”
Alzò un sopracciglio: “Infatti.”
Risi sarcasticamente: “Infatti una beata minchia. Questo è il Nestea, io voglio l’Estathè.”
Incrociò le braccia al petto: “E’ pur sempre alla pesca.”
“Ma io voglio l’Estathè, come la mettiamo?”
“Te lo tieni lo stesso.”
“Brutta scrofa, il cliente ha sempre ragione. Anche nel caso in cui dicessi che tu puzzi, e invece profumassi di rose, io avrei ragione. No?”
Mi guardava.
Lo guardavo.
“Il Nestea te lo tieni comunque.”
La guardai attentamente negli occhi.
Mi schiarii la voce.
Mi alzai dalla sedia, ma Zayn mi prese e mi fece risedere immediatamente cercando di calmarmi. Quella troia stava per tirare fuori il lato peggiore di me, me lo sentivo.
“Dai Viola, calmati. Non c’è motivo di offendersi, sta tranquilla.”
Il troione ringraziò Zayn con un sorriso, e si allontanò.
Tranquilla Viola. Quello zoccolone aveva appena lanciato una frecciatina al tuo ragazzo. Non c’era motivo di prendere la lattina del Nestea e tirargliela dritta in culo.
Lo presi a braccetto: “Zayn, hai visto quella?”
Sospirò esasperato: “Cosa?” Ma che minchia aveva da sospirare esasperato? Mica lo tiravo così isterico, insomma, a volte ero solo un po’ insopportabile, ma solo qualche volta. Com’era suscettibile, marò.
“Ti ha sorriso, quella troia.” Ricordai schifata.
Aggrottò la fronte: “Mi ha semplicemente ringraziato.”
Lo imitai: “Mi ha semplicemente ringraziato - iniziai a gesticolare nervosamente - si vede che non capisci un cazzo di noi ragazze. Fidati pakistanuccino mio, quella si farebbe volentieri mettere incinta da te.”
Mi guardò con un’espressione indecifrabile. Non capii se si riferisse a ciò che avevo appena detto, o al ‘pakistanuccino’.
“Con un sorriso.”
“Si.”
Mi guardava.
Lo guardavo.
Poggiò una mano sulla mia fronte, per poi fare un verso di disapprovazione: “No, febbre no.”
Si mise a braccia conserte sul tavolino, e mi guardò attentamente: “Posso sapere che ti succede?”
Sospirai abbassando lo sguardo: “Le mie…”
“Scarpe. - mi interruppe alzando gli occhi al cielo - Cazzo, te ne compro altre dieci paia se vuoi.”
Omminchia. Dieci paia di scarpe? Bene, mi sarei approfittata della sua improvvisa gentilezza. Oppure tentava di consolarmi temporaneamente per poi ottenere quella cosa in cambio. Si, sicuramente era così. Porco.
Sbuffai: “Si, ma non è la stessa cosa.”
Mi fece un buffetto sulla guancia: “Ritieniti fortunata, porta fortuna pestare le merde.”
In quel momento mi venne un’improvvisa voglia di alzarmi e continuare a pestarlo, per vedere se davvero portava fortuna pestare merde. Gli feci un buffetto sulla guancia: “Vaffanculo.”
“Grazie.”
“Ma figurati, per così poco.”
“Stronza.”
“Ecco, adesso perché mi devi insultare?”
“Tu mi hai mandato a fanculo.”
“Beh, tu hai fatto il coglione.”
Sbottò: “Io il coglione? Tu tieni più alle tue scarpe che al tuo ragazzo!”
“Questo non è vero.”
Mi guardava.
Lo guardavo.
“Ammetto che avrei preferito se l’elefante avesse cagato direttamente addosso a te, ma…”
Mi puntò contro un dito: “Visto? Sei un’insensibile.”
Sbuffai: “Minchia Zayn, ma le hai viste quelle scarpe? Insomma, sono così eleganti, così preziose, così…bianche come il latte.”
“Fossi in te userei i tempi al passato, perché bianche non lo sono più, oramai.”
Fottuto stronzo.
Lo avrei strozzato sul momento con la cannuccia del Nestea, se non fossimo stati interrotti da una voce, abbastanza conosciuta: “Zayn e Viola?!”
Zayn e Viola? Ma perché prima Zayn? Al massimo Viola e Zayn. Insomma, io ero più intelligente, simpatica, meno maniaca sessuale, più spiritosa, di piacevole compagnia, una buona amica, più bella.
Ok va bene, forse lui era più bello. Ma quello era il suo unico pregio, quindi non valeva. Quindi, era Viola e Zayn. Non Zayn e Viola.
Non appena spostai lo sguardo a sinistra, dove proveniva la voce, sbarrai gli occhi.
Non poteva essere.
Davanti a me, in tutta la sua bellezza, si trovava Harry Styles.
Immediatamente mi alzai e corsi ad abbracciarlo, era pur sempre un mio caro amico.
Nonostante non  ci vedessimo da quasi due anni, non era cambiato per niente. Stessi luminosi occhi verdi, stesso sorriso mozzafiato, stesso fisico slanciato. Solamente i capelli erano cresciuti un po’ di più, ed erano pettinati all’indietro. Gesù Maraia, quanto era secsi. Oh Viola, tu eri fidanzata, non dimenticarlo. Harry era una specie di magnete attira-ovaie, ma il mio cu…ore apparteneva a Made in Pakistan.
E’ proprio vero che l’amore è ceco. No dai, anche Pakistanuccino pavesino intinto nella nutella era secsi.
Sentii un braccio stringermi saldamente il fianco destro, seguito da una voce: “Ciao, Harry.”
Pakistanuccino pavesino con mascarpone e cocco era geloso. Che carino. Più tardi glielo avrei sicuramente rinfacciato prendendolo per il culo fino allo sfinimento.
O allo sfininaso. Dio, scusate, morivo dalla voglia di scriverlo.
Comunque, chi non sarebbe stato geloso di uno come Harry? Voglio dire, guardatelo. Era così maschio.
Harry ricambiò il ‘caloroso’ saluto tirandogli una pacca sulla spalla, e poco dopo un urletto abbastanza stridulo e leggermente urta-ovaie, costrinse tutti e tre a girarsi dalla stessa parte.
La visione che mi si presentò davanti era alquanto fastidiosa. Olivia Lennox si trovava davanti a noi con le braccia aperte e un cocktail azzurro nella mano destra. La solita betoniera sempre ubriaca. In due anni non era assolutamente cambiata.
Un momento. Ma che minchia ci faceva lì insieme ad Harry?
Non appena si avvicinò, Zayn lasciò il mio fianco: “Occazzo Olivia, sei in ottima forma.”
Fottuto bastardo pezzo di merda secco messo nel forno.
Sbuffai, tornando a guardare Harry: “Siete tornati insieme?”
“Già, l’ho perdonata.”
“Sono contenta.” Anche se in realtà non me ne fotteva un cazzo amaro.
 
Eravamo seduti allo stesso cazzo di tavolino di prima, insieme ad Harry e Olivia, mentre parlavamo di tutte le stronzate che ci erano successe due anni prima al liceo.
Harry disse fra le risate asciugandosi una lacrima: “E vi ricordate quando Jackson è salito sul palco tutto ubriaco, e Viola l’ha buttato per terra?” Lo seguimmo tutti a ruota.
Che poi, non era neanche così divertente, Jackson si era fatto davvero male in seguito a quella caduta. Menomale che era ubriaco, e che aveva dimenticato ogni cosa, quindi non poteva dare la colpa a me.
“E la lotta che si è scatenata dopo, tra ragazzi e ragazze? Io stavo per mettere le mani addosso a un ragazzo!” Continuò Olivia, che fu l’unica a scoppiare a ridere.
Harry ghignò imbarazzato abbassando lo sguardo, Zayn si grattò la nuca, mentre io la fissavo alla ‘Mi prendi per il culo?’
Ci fu un momento di silenzio, interrotto in seguito dalla risata di Zayn: “E quando io e Viola vi abbiamo fatti lasciare apposta?”
Scoppiamo tutti e quattro in una fragorosa risata, ma solo dopo mi accorsi di ciò che quel coglione aveva appena detto.
Ci bloccammo contemporaneamente.
Ci guardavano.
Li guardavamo.
Deglutii rumorosamente tirando una gomitata sul braccio di Zayn, il quale, dopo aver assunto una faccia sofferente, si massaggiò la parte dolorante mantenendo sempre lo sguardo fisso su quei due.
Harry alzò le sopracciglia: “…Cosa?”
Risi nervosamente: “Voleva dire che…beh, voleva dire che…”
Ci guardavano.
Li guardavamo.
Zayn sussurrò: “Viola, scappa al mio cinque. Uno…due…cinque!”
Mi girai verso di lui per chiedere spiegazioni sul fatto che non sapesse contare nemmeno fino a cinque, e consigliargli di usare le mani offrendogli anche il mio aiuto se voleva, ma lo vidi correre come un coglione con un’ape in culo.
Pirlone.
“Uhm…ciao, ragazzi.” Mi allontanai alla capra in calore per raggiungere Zayn.
 
Avevo passato circa venti minuti ad aspettare Zayn davanti al locale, per poi scoprire che lui era nascosto dietro a un albero vicino. ‘Era uno scherzo.’ Si giustificò lui. Coglione.
Stavamo camminando lì intorno mano nella mano, quando iniziai a parlare: “Abbiamo fatto una figura di merda.”
Sospirò: “Lo so, mi è scappata.”
Scossi la testa: “Cazzone.”
Lasciò la mia mano: “Ehi!”
“Cosa?”
“Mi hai detto cazzone.”
“Non è vero.”
“Si, invece.”
“Ok si, l’ho detto.”
Si allontanò borbottando qualcosa di incomprensibile.
Ma che minchia aveva, il ciclo? E poi la colpa di tutto quel casino era sua, quindi era l’ultima persona che si sarebbe dovuta incazzare.
Sbuffai ridendo: “Oh madosca, ma come sei suscettibile.”
Si girò verso di me, e mi puntò un dito contro: “Vai a fare in culo.”
Faceva tanto l’offeso, ma se gli avessi offerto quella cosa, fidatevi che sarebbe diventato docile come un cane che aspetta un croccantino.
Non appena si girò per continuare a camminare, andò a sbattere contro a un palo.
Oddio. Viola non ridere, Viola non ridere, Viola non ridere.
Come non detto.
Scoppiai a ridere tenendomi la pancia con una mano. Sembravo una pazza nel bel mezzo di una crisi epilettica.
Come immaginavo, Zayn si incazzò abbastanza, e disse, mentre si massaggiava il naso: “In questo momento ti odio più di quella volta che mi costrinsi a mettermi lo smalto fucsia.”
Ricordando quella volta che si mise lo smalto fucsia, scoppiai a ridere ancora più forte. Stavo veramente male.
Sbuffò, si avvicinò velocemente e mi prese per mano trascinandomi avanti: “Smettila di ridere, cogliona.”
“Scusa, ma non riesco a smettere. Insomma, devi proprio essere rincoglionito per non vedere un palo davanti a te. Cioè, come si fa, non è pos…”
Mi interruppi bruscamente, perché andai a sbattere contro a un palo.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scoppiò a ridere, mentre io lo guardavo impassibile. Che cazzo rideva? Mi ero fatta male.
“Che cazzo ridi?”
“Sei una pirlona.”
“Però quando tu hai picchiato la testata contro il palo, io non ti ho preso così tanto per il culo.”
Smise di ridere.
Mi guardava.
Lo guardavo.
Scosse la testa, e ghignò dolcemente: “Demente.”
Poggiò le mani sui miei fianchi e annullò le distanze fra di noi, premendo le sue labbra sulle mie. Quando poi si allontanò di poco, gli morsi il labbro inferiore, non molto delicatamente. Ma non mi sarei mai immaginata la reazione che avrebbe avuto.
Portò immediatamente una mano sul suo labbro: “Ma sei matta? Potevo morire!”
…Poteva morire? E mo’ che si era fumato questo? Dio, quanto era coglione.
“Ma sei coglione?”
“Io sono coglione? Ma tu sei cogliona!”
“Ma era un gesto romantico!”
“Mi raccomando, la prossima volta strappami direttamente tutto il labbro!”
“Oh senti, ma vaffanculo.”
“Ma vacci te.”
“Ma tua nonna.”
Sospirò, mi prese, per la seconda volta, per i fianchi e sentii, per la seconda volta, le sue labbra sulle mie. Stavamo per approfondire il bacio, quando la sua mano, che poco prima era posata dolcemente sulla mia schiena, scivolò un po’ più giù. Mi staccai immediatamente e gli tirai un pugno sul braccio: “Deficiente!”
Sbuffò sonoramente: “Mamma mia che due coglioni, Viola.”
“Ma che due coglioni tu. C’è, io non posso morderti il labbro, mentre tu mi puoi palpare il culo?”
“Si!”
“Ma fanculo!”
“Ma vacci tu, porca di quella troia.”
Restammo un momento in silenzio.
Ci guardammo un secondo negli occhi per poi avvicinarci velocemente per riprovare a baciarci per la terza volta, ma ci scontrammo provocandoci un forte dolore al setto nasale.
Minchia oh.
Dissi massaggiandomi il naso: “Troia vacca in calore Zayn, impegnati un po’.”
Rispose massaggiandosi il naso: “Tu ti sei avvicinata troppo velocemente.”
“Se tu non mi avessi palpato il culo, questo non sarebbe successo.”
“Non sarebbe successo neanche se tu non mi avessi morso il labbro.”
“Vaffanculo.”
“Stronza.”
“Ti odio.”
“E io ti odio di più.”
Sospirai poggiando le mani sui miei fianchi: “…Riusciremo mai ad avere una storia normale?”
“Uhm. Nah, queste storie sono le più belle.”
Sorrisi, e lui continuò: “Dai, riproviamoci avvicinandoci piano, senza morsi, ma soprattutto, senza litigi.”
Gli puntai un dito contro: “Hai dimenticato senza palpate.”
Assunse la faccia da cane bastonato: “Eddai.”
“No.”
“Solo una.”
“No.”
“Innocua.”
“Zayn, no.”
“Ma perché no? È una cosa normale!”
“Si, ma…no.”
“Scusa, io non ti capisco. Ti faccio anche peggio quando facciamo ses…”
“Se continui, giuro che ti circoncido con le mie mani.”
Sorrise malizioso: “Bene, allora continuerò.”
Oh, che grandissimo porco. “Dio. Non capisco come tu possa essere così idiota. Veramente, nella scala evolutiva, tu sei subito dopo Lucy.”
“Però non mi pare che dicessi così ieri sera. Ricordi dov’eravamo?”
Lo fulminai con lo sguardo: “Non osare continuare la frase.”
“Nel nostro letto. Se non sbaglio, continuavi a ripetere - imitò la mia voce - oh si Zayn, non ti fermare, oh si.”
Fottuto stronzo.
Stavo per ribattere, quando fui interrotta da una voce: “Non cambierete mai.” Solo in quel momento mi accorsi che eravamo circondati da tutta la gente che era alla festa.
Déjà vu.
Era tutto esattamente come due anni prima, alla festa.
“E’ colpa sua!”
Sbottai: “Se è tutta colpa mia, perché non vai da Olivia?”
Aggrottò la fronte: “Olivia, ma che…? Che cazzo c’entra adesso?”
“Non ti ricordi il modo in cui la guardavi prima? Scusa se non sono sexy come lei.”
Scosse la testa: “Va bene Viola, lo ammetto. Olivia è davvero molto sexy. Ma tu Viola, tu sei così bella. Sei fastidiosa quanto una stampante in culo, ma d’altra parte è questo quello che ogni mattina, quando mi sveglio, mi fa sentire la persona più felice della terra. Insomma, anche se ho i coglioni che giocano a palla prigioniera, io quando ti vedo…non lo so, è una sensazione strana che non ho mai provato prima, ma quando ti vedo mi sento in paradiso. Sei capace di migliorarmi anche una giornata piena di palate di merda. Anche se venissi a sapere che Megan Fox si fosse sposata con qualcuno, mi basta vedere te. Mi basta sentire la tua voce, la tua risata. Mi basta accarezzare i tuoi lunghi capelli castani. Mi basta vederti felice. E’ strano, molto strano, stranissimo, quasi impossibile oserei dire, ma io ti amo, Viola Giselda Hastings.”
Ommioddio.
…E adesso?
Ok, le possibilità erano due. Potevo picchiarlo, offenderlo, convincerlo di nuovo a mettersi lo smalto fucsia, o cantargli una canzone dei Teletubbies.
Mi piaceva molto l’ultima opzione, ma, purtroppo per me, delle lacrime cominciarono a bagnarmi le guance.
Sbuffai: “Guarda, mi hai fatta commuovere talmente tanto che non riesco neanche a offenderti per aver rivelato il mio secondo nome.”
Ghignò, e poggiò le mani sul mio collo asciugandomi le lacrime con i pollici.
“Non avrei mai pensato di riuscire a farti commuovere. Davvero, è da segnare sul calendario.”
Risi: “Ti amo, Zayn.”
Sospirò sorridendo dolcemente: “Anche io.”
Nel momento in cui poggiò le labbra sulle mie, le persone intorno a noi si abbandonarono a un applauso, e partirono anche fischi e gridi tipo 'Toccale il culo!'
Immaginavo che sarebbe successo di lì a poco, sapete, esperienza personale, così strinsi le mani di Pakistan cercando di tenergliele ferme.
“Questa volta ti ho fottuto.”
Alzò gli occhi al cielo: “Tanto prima o poi riuscirò nel mio intento.”
“Porco.”
“Ti amo anche io.”
Sorrisi.
Si girò verso il pubblico prendendomi per mano: “Bene, allora noi andiamo - sussurrò al mio orecchio - porcellina.”
In quel momento ricordai le parole che mi aveva detto due anni prima. ‘Senti Viola. Io non ti chiamerei mai ‘porcellina’, mai e poi mai. Neanche se davanti a me ci fosse un trattore che minaccia di salirmi e risalirmi sulle palle fino a che non si disintegrino. E sai che io ci tengo alle mie palle.’
Sussurrai sorridendo: “Chi l’avrebbe mai detto.”
Aggrottò la fronte: “Eh?”
“Cosa?”
“Ma cosa?”
“Ma cosa cosa?”
“Tu, hai detto qualcosa?”
“Io? No.”
“Si, hai detto qualcosa.”
“No, pirla.”
“Si, cogliona.”
“Vaffanculo.”
“Vacci tu.”
“Oddio ti prego, basta, andiamo.”
Non ringrazierò mai abbastanza la mente contorta di Zayn, per aver sfornato quell’idea del cazzo di far dividere Harry e Olivia.
 
 
 
 
 

THE END.

 
 
 
 
 
 
 
EEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEH.
No c’è, avete visto quanto è lungo questo capitolo? Minchia 9 pagine di word, cazzo. AHAHAHHAHAHAH Non mi sono mai impegnata così tanto, è da un mese che sto cercando di scriverlo.
C’è, sono passata da capitoli cortissimi, a un capitolo più lungo di Jerry. (Chi è belieber capirà mlmlml)
Spero che almeno vi piaccia cc
Ragazze, è finita. E’ finita. La mia prima ff in assoluto è finita.
Dio, mi ero affezionata troppo. E…non so che dire, cazzo.
Innanzitutto volevo ringraziarvi tutte, dalla prima all’ultima, per tutti i complimenti che mi avete fatto durante questa ff. Sono cose che ripeto ogni volta, ma non so come ringraziarvi, davvero. Ogni volta che leggo le vostre recensioni mi vengono gli occhi lucidi. Mi migliorate sempre l’umore.
Siete state davvero carine.
Minchia, questo angolo autrice sembra una specie di funerale lol, troppo deprimente.
Ok basta.
No seriamente, vi voglio bene ragazze, grazie ancora per avermi accompagnata in questi tredici capitoli.
Grazie.
 
 
 
 



- The shit is the less problem.
- The pan.



 

  
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