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Autore: SunliteGirl    30/03/2013    4 recensioni
Terza classificata (miracolosamente) al contest "Le frasi delle belle canzoni" indetto da Noal sul forum di Efp
Questa (cosa) song-fic è il mio personalissimo addio a questo telefilm che ho cominciato a seguire a dodici anni e che ha accompagnato tutta la mia adolescenza, il primo che io abbia seguito -e anche l’ultimo >.>- , e una celebrazione a Blair e a Chuck, la mia coppia preferita di sempre, che mai smetterò di amare. Il mio intento è stato quello di rivisitare le scene e i momenti della loro relazione più importanti, aggiungendo anche qualcosina di mio: si tratta dunque di una serie di descrizioni delle scene più belle sulle note di "The Scientist" dei Coldplay :) So che non è un granché (e nemmeno tanto originale) , però ci ho messo tutta me stessa e spero che, in qualche modo, riesca a far capire a chi lo leggerà i sentimenti che mi hanno portata a scriverla.
Allarme spoiler sesta stagione (per chi non si volesse rovinare il finale)
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass | Coppie: Blair Waldorf/Chuck Bass
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Più stagioni
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sfgsdf Terza classificata (miracolosamente) al contest "Le frasi delle belle canzoni" indetto da Noal sul forum di Efp

Questa (cosa) song-fic è il mio personalissimo addio a questo telefilm che ho cominciato a seguire a dodici anni e che ha accompagnato tutta la mia adolescenza, il primo che io abbia seguito -e anche l’ultimo >.>- , e una celebrazione a Blair e a Chuck, la mia coppia preferita di sempre, che mai smetterò di amare. Il mio intento è stato quello di rivisitare le scene e i momenti della loro relazione più importanti, aggiungendo anche qualcosina di mio: si tratta dunque di una serie di descrizioni delle scene più belle sulle note di "The Scientist" dei Coldplay ( https://www.youtube.com/watch?v=EqWLpTKBFcU ) :) So che non è un granché (e nemmeno tanto originale) , però ci ho messo tutta me stessa e spero che, in qualche modo, riesca a far capire a chi lo leggerà i sentimenti che mi hanno portata a scriverla. 
Allarme spoiler sesta stagione (per chi non si volesse rovinare il finale)

The Queen B and The Dark Knight:

a moment to remember


Da quando Jack Bass aveva abbandonato la stanza, lasciando dietro di sé una scia di dopobarba e un carico notevole di dubbio, era calato uno strano silenzio fra Blair Waldorf e Chuck Bass. Gli erano bastati cinque minuti per mettere in chiaro la difficile situazione e trovarne la soluzione. Prima o poi Chuck sarebbe stato rintracciato dalla polizia e in quel momento sarebbe stato interrogato, poi forse dichiarato colpevole. Nessuno poteva aver dimenticato le accuse che il ragazzo aveva mosso contro suo padre di fronte a tutta l’alta società di New York. Padre che era precipitato giù dal tetto dell’edificio poche ore dopo. E nonostante l’ostilità che Blair covava dentro di sé nei confronti di quell’uomo dalla dubbia moralità, sapeva che egli aveva perfettamente ragione. Chuck era in pericolo e lei, come sempre, sarebbe stata al suo fianco, in qualsiasi modo. E questa volta, forse, non sarebbe nemmeno stato poi così difficile. Perché lei pensava davvero tutto ciò che pochi minuti prima aveva detto, ogni singola parola era vera. “Perché no, Chuck? Noi ci amiamo e ogni singola parte di me vuole sposarti”. Ma lui era rimasto chiuso nel suo ostinato silenzio, perché non voleva succedesse così. Non voleva sposare Blair, la donna che aveva sempre amato, solo perché non fosse obbligata a testimoniare per quel crimine di cui lui si sentiva colpevole, anche se sapeva di non esserlo. Suo padre era morto, questa volta per davvero, e lui non lo aveva aiutato. 

«Chuck, è vero» disse Blair guardando il volto di lui, che puntava lo sguardo altrove. «Chuck e Blair si tengono per mano, Chuck e Blair vanno al cinema» continuò lei, osservandolo sospirare e agitarsi, perché sapeva che lei stava ancora cercando di convincerlo. Non così. Lo sentiva chiaramente, anche se non accennava a dirlo. «Un tempo dicesti che non avresti mai voluto diventassimo noiosi» disse la ragazza, osservando il volto di Chuck voltarsi finalmente a guardarla, sgranando impercettibilmente gli occhi. Quegli occhi che un po’ erano cambiati, ma avevano sempre conservato quello sguardo in grado di renderla allo stesso tempo fragile e sicura di sé. «Beh, di certo ora non lo siamo» terminò, avvicinando il volto a quello di lui. Chuck abbassò di nuovo lo sguardo, mostrando un piccolissimo sorriso, poi disse «Ero solo un ragazzino quando dissi quelle cose». Fu un breve sussurro, ma bastò per far tremare Blair, sia per i ricordi di quella sera, sia perché Chuck aveva alzato di nuovo lo sguardo per incontrare i suoi occhi.

 

[Nobody said it was easy, nobody said it will be this hard]

Bastarono pochi secondi, gli occhi di lei in quelli di lui e i loro volti così vicini che sarebbe bastato un piccolo movimento perché le loro labbra si toccassero, per ricordare.  Forse perché entrambi sapevano cosa sarebbe successo qualche istante dopo, o solamente perché i ricordi avevano ormai riempito le loro menti, ma non poterono fare altro che volgersi indietro e far riaffiorare quelle immagini che tenevano chiuse dentro di sè, come se fossero un segreto da tenere al sicuro fra loro.

[I’m going back to the start]

**

[Come up to meet you

Tell you I’m sorry

You don’t know how lovely you are]

 

Non basta di certo una serata da incubo per sconvolgere Blair Waldorf, di quelle ormai ne ha vissute abbastanza, ma quella appena trascorsa è stata in grado di sconvolgerla definitivamente. Una delle molteplici cose che non sopporta, sono le scenate infantili - specialmente quelle fra lei e Serena- , come quella a cui aveva appena assistito. Non avrebbe mai potuto pensare che il suo principe Louis sarebbe stato in grado di fare una cosa simile. Insomma, complotti per far perdere credibilità ad una persona erano tipiche di lei e…Chuck. Chuck che la guardava con i suoi occhi scuri, che appoggiava le mani sulle sue spalle, che le spiegava ciò che Louis aveva fatto. Ovvio che all’inizio non gli avesse creduto, era tipico di lui mostrarsi geloso e impedirle in ogni modo di dimenticarlo, di andare avanti. Eppure le aveva detto la verità. La Regina B si ferma in fondo alle scale e sospira, aggrappandosi al corrimano per non cadere. È troppo stanca e confusa per pensare, ora.  Blair attraversa il corridoio visibilmente delusa e pensierosa, pronta a sistemare le ultime cose, ordinare a Dorota di prepararle un bagno caldo e poi infilarsi sotto le coperte, ma viene fermata proprio da questa, che la avvisa di essere aspettata da qualcuno che vuole chiedere scusa. La ragazza si sistema i capelli segretamente compiaciuta, prima di dire«Va bene, dì a Louis che lo aspetto di sopra», poi fa per scansarla, ma Dorota la blocca ancora. Indica la sala affianco con un cenno della testa e poi, con fare abbastanza eloquente, specifica «Ma signorina Blair, non è Louis». Lei guarda la donnina davanti a sé qualche frammento di secondo, poi svolta l’angolo per entrare nel salottino di casa sua, già sapendo chi si troverà davanti fra pochi attimi. Chuck, che la aspetta in piedi fra il tavolino e il divano,  viene accolto da quell’atteggiamento infastidito che le ha visto assumere altre mille volte, per poi sentirla pronunciare quella domanda, «Che ci fai tu qui?», che già si aspettava. «Non ho le energie per rielaborare le crisi isteriche di stasera» dice lei, senza aspettare una risposta, «Penso che dovresti andartene». Chuck la guarda negli occhi, serio e deciso, senza mai abbassare lo sguardo. «Non sono qui per scusarmi di quello che è successo questa sera» dice, mentre Blair ricambia il suo sguardo sorpresa e curiosa allo stesso tempo. Prende un respiro prima di chiedergli «Quindi, per cosa devi chiedere scusa?». Si sente a disagio davanti a lui, perché nonostante tutto ancora cerca di tenere a freno le sue emozioni, di non mostrare tutta l’attrazione che prova. Ha paura che lui compi quel passo che li divide e che poi faccia ciò che i suoi occhi dicono vorrebbe fare. Invece la sorprende di nuovo, rispondendo «Di tutto». Perché Chuck non ha intenzione di ferirla stanotte, ma di fare ciò che avrebbe dovuto fare tempo prima, per tentare di porre rimedio. E non c’è solo amore per lei nei suoi occhi, ma anche tormento e dolore, per aver preso coscienza di tutto ciò che le ha fatto e che l’ha allontanata da lui. «Mi dispiace, per essermi arrabbiato la notte in cui mi hai detto che Louis aveva chiesto di sposarti» continua, senza smettere di guardare gli occhi di lei. «Mi dispiace, di non averti aspettata più a lungo sull’Empire State Building» ed entrambi ricordano il peso di quella notte di due anni prima, in cui tutto ciò che avevano costruito ed ogni speranza era caduta a terra, infranta per sempre. E Chuck ricorda ancora una volta gli occhi pieni di lacrime di Blair, troppo sconvolta persino per urlargli addosso o schiaffeggiarlo, e la sua mano che stringeva quella scatoletta di Harry Winston, ormai inutile. «Mi dispiace di averti trattata come fossi di mia proprietà» dice, distogliendo per la prima volta lo sguardo da lei, che rimane immobile a fissarlo, incredula e stupita. «Mi dispiace per non averti detto che ti amavo, quando sapevo di farlo». Blair non riesce a controllare i suoi occhi, che diventano improvvisamente umidi, tanto da renderle la vista annebbiata. Solo una domanda si formula nei suoi pensieri. Perché mi stai dicendo tutto questo, Chuck? «Ma più di tutto, mi dispiace di aver rinunciato a noi, quando tu non l’hai mai fatto» e all’improvviso Blair non riesce più a sostenere quello sguardo e quella presenza, a vederlo stare di fronte a lei a chiederle perdono per averle spezzato il cuore così tante volte. Ma anche a guardare quegli occhi feriti di un uomo che sa di aver sbagliato e che lei, nonostante tutto, ama ancora. «Grazie» dice soltanto, respirando a malapena, per poi mostrare un debole sorriso. «Spero che il non rinunciare alle persone non sia un giorno la mia rovina». «È il motivo per cui sarai un splendida madre», dice lui, sorridendo di rimando, «ci sei sempre per le persone che ami», e poi prende un respiro, prima di aggiungere « anche quando non se lo meritano». Blair abbassa per un attimo lo sguardo, dando voce ai suoi pensieri «Sai che questo non cambierà mai». «Anche se dovesse succedere non importa. Da questa sera, mi prenderò cura di me stesso» dice Chuck di rimando, continuando a guardare il volto di quella donna che sempre gli è rimasta accanto. «È tutto?» chiede Blair dopo un attimo di silenzio, cercando di mostrarsi insensibile alle sue parole e al sorriso che improvvisamente compare sul volto di Chuck. Lui indugia qualche attimo, perché altre cose premono per essere dette, ma «Sì» risponde, dopo un sospiro, prima di passarle accanto e avviarsi verso l’uscita. Blair rimane immobile e si gira soltanto per guardarlo andarsene. E rimane lì anche dopo averlo visto scomparire, gli occhi ancora umidi e il cuore ancora spezzato, ma consapevole del fatto che, forse, qualche ferita è riuscita a guarire.

Salite la scale che conducono al piano superiore, dopo essere entrata in camera da letto e aver chiuso la porta dietro di sé, comincia a togliersi gli abiti di dosso, senza più curarsi di trattenere le lacrime. Apre con forza la porticina del bagno e si fionda dentro la doccia, lasciando l’acqua bollente scivolare sul suo corpo. E, una volta sicura di non essere sentita da Dorota, scoppia a piangere, lasciandosi andare ai singhiozzi. Pensa a Chuck, a quello che hanno passato insieme, convincendosi che Louis è un errore, che dovrebbe chiamare Chuck e digli che lo ama, che non ha smesso di farlo un solo istante. Ma poi ai bei ricordi si sovrappongo quelli brutti, quelli pieni di lacrime e odio che infestano i suoi sogni. Sono bastate sue poche parole per sconvolgere ogni cosa e per permetterle di pensare di distruggere tutto, la sua felicità, il suo fidanzamento con Louis, se stessa. Capisce che l’unico modo per lasciare andare Chuck una volta per tutte è dimostrare a se stessa che lui non è cambiato e che la farà di nuovo soffrire. Perciò, una volta finite le lacrime e il bagnoschiuma, esce dalla doccia e si avvolge in un asciugamano bianco, pronta a rilassarsi e a progettare un nuovo piano con la sua fidata Dorota.

Quando sente bussare alla porta e poi la voce della sua domestica dire, confabulando, «Signorina Blair, c’è il signor Louis. Lo faccio salire?», Blair risponde con voce melodiosa che fra cinque minuti sarà pronta. Questa sera farà pace con il suo principe, l’unico che saprà realizzare il suo sogno di un matrimonio da favola e felice, poi il prossimo punto sarà dimenticare Chuck ed estirparlo dalla sua vita. È talmente convinta di ciò che si sorprende nel momento in cui si ritrova con il cellulare in mano, a controllare se lui abbia chiamato, ignara del fatto che Chuck Bass, a chilometri di distanza, sta restituendo quell’anello di fidanzamento mai dato e, insieme ad esso, il suo cuore. Perché, finalmente, è pronto a rinunciare a lei e a vederla felice, anche se con un altro.

 

 

[I had to find you

Tell you I need you

Tell you I set you apart]

 

 

I giorni a Montecarlo si sono susseguiti noiosi e piatti, senza nulla di imprevedibile. Ogni mattino, Chuck si sveglia dopo una notte insonne disseminata dai ricordi di lei, poi chiama il servizio in camera, cui risponde sempre la stessa donna dall’accento francese, da cui ordina dei croissant e del caffè forte; poi si prepara ad una nuova giornata d’affari e di macchinazioni, per trovare un modo di riappropriarsi di tutto ciò che suo padre gli ha rubato. Ma quella mattina, dopo aver abbassato la cornetta del telefono, esce nel terrazzo a fumare una sigaretta. Mentre sente i polmoni riempirsi di nicotina e la mente inebriarsi, osserva la città di Montecarlo alla luce del mattino. Ama guardare il panorama dall’alto, lo fa sentire potente e in grado di conquistare il mondo intero -mondo che gli è stato tolto, pensa con rabbia- e inoltre la vista gli mozza il fiato ogni volta. Anche se nulla può essere comparato al ricordo di Blair che ballava su quel palco, con quel sorriso malizioso e i capelli che si muovevano prima a destra e poi a sinistra, seguendo un po’ il movimento dei fianchi. Quella scena si ripeteva spesso nella sua mente, forse perché quella notte era stata la prima volta che aveva avuto il coraggio di avvicinarsi a Blair Waldorf, la (ex) ragazza del suo migliore amico e quella che più di tutte lo aveva affascinato. Chiude gli occhi, cercando di ricordare ancora il sapore delle sue labbra, che sapeva un po’ di ciliegie e un po’ di gin. Ma poi li riapre di scatto, gettando a terra la sigaretta ancora fumante. Non deve pensare a Blair, non in un momento così cruciale, perché si era ripromesso di dimenticarla, almeno fino a che non fosse riuscito a riconquistare il suo Impero. Preferisce vederla in lacrime, piuttosto che obbligata a stare con un uomo che ha perso tutto, il cui lavoro e impegno è stato rubato da un padre che l’ha sempre odiato. Ed è per ricostruirsi un futuro di successo e per poterla rendere orgogliosa di lui che ha deciso di raggiungere suo zio Jack e chiedere il suo aiuto. Per essere ancora in grado di poterla guardare negli occhi senza doverli abbassare. E per orgoglio, per se stesso.

Come sempre Jack arriva insieme alla colazione, con una cartellina sottobraccio e un vassoio fra le mani. Seduti al tavolo della suite, la finestra aperta per far entrare l’aria estiva nella stanza, i due uomini fanno colazione conversando di affari, come sempre. «Penso di aver trovato il mondo di fregare Bart» dice Jack, dopo aver addentato un croissant ripieno di marmellata, «ma è meglio se ne parliamo sta sera a cena, con calma. Sarai felice di sapere che oggi hai il pomeriggio libero!». Chuck beve un sorso di caffè, senza sbilanciarsi troppo. Guardando di sottecchi il volto dello zio, pensa a come sia strano ritrovarsi a fare colazione tranquillamente dopo tutto ciò che era accaduto anni prima, a tutto l’odio e il rancore che c’era stato tra loro. Eppure ora sono alleati e…amici, se così si può dire. Non riesce ancora a fidarsi del tutto di lui, ma non ha alternative. «Magari potresti guardarti un po’ in giro, sai, ci sono un bel po’ di ragazze francesi bisognose di attenzioni qui attorno, e dimenticare Blair Waldorf. Non mi piace vederti così depresso, nipote» dice Jack, osservando attentamente Chuck. Quest’ultimo, alle parole dello zio, manda di traverso del caffè bollente e comincia a tossire, incredulo. Dopo essersi ripreso, «Non sono più il ragazzino di una volta» dice, appoggiando la tazza di caffè e il tovagliolo. «Questo sì che è un peccato, mi manca quel Chuck che camminava ubriaco sui cornicioni» dice Jack, mostrando un sorriso e un’espressione che al nipote non piacciono per nulla. «Be’, ora è meglio che vada, si è fatto tardi» aggiunge Jack infine, alzandosi dalla sedia dopo essersi pulito gli angoli della bocca e aver guardato l’orologio da polso. «Ci vediamo ‘sta sera alle 20, sii puntuale». «Contaci» dice Chuck, senza distogliere lo sguardo dalla bevanda nera e troppo zuccherata per i suoi gusti. Dopo aver sentito la porta della stanza numero 620 chiudersi, si alza e cerca dei vestiti adatti ad un viaggio in moto. Nulla è più eccitante di una corsa, prima di una piatta serata in un casinò.

 

La serata prosegue senza nessun evento particolare, fra qualche vincita e qualche frase oscena di Jack , al quale Chuck lancia ogni tanto delle occhiate di rimprovero, incredulo che lo zio, con il doppio dei suoi anni, abbia una maturità pari ad un ragazzino. Tutto procede tranquillo, finché non percepisce una presenza familiare al suo fianco. Solleva lo sguardo dallefiches e, come se stesse osservando una scena al rallentatore, vede avvicinarsi Blair, i capelli raccolti in una coda, un vestito rosso e oro, gli occhi castani grandi e affascinanti e un sorriso a piegarle le labbra. Rimane in silenzio, rapito dalla sua bellezza e dalla sorpresa. Non vede Blair da sette lunghi giorni, da quella sera in cui suo padre l’ha estromesso dalle Industrie Bass e lei lo ha raggiunto, dicendogli di amarlo e di voler rimanere al suo fianco. La sera in cui lui l’ha rifiutata, di nuovo, e le ha rimproverato di averlo sempre lasciato da parte, nonostante lui avesse provato in tutti i modi a dimostrarle il suo amore. Prima Louis, poi Dan, e lui era rimasto dietro le quinte ad aspettarla, invano. Ma, infondo al suo cuore, capiva che lo aveva meritato dopo tutto il male che le aveva fatto, incapace ancora una volta di dimostrare amore a qualcuno, persino a lei.

Blair si rivolge a Jack, ringraziandolo di averla chiamata, ma Chuck non è sicuro di sentire ogni cosa. Sa solo seguirla con lo sguardo, mentre gli passa affianco e si siede sulla sedia alla sua destra, senza smettere di guardarlo negli occhi. Forse ha paura che, una volta sbattute le ciglia, lei scomparirà e lui si risveglierà, consapevole che quello sia stato solo l’ennesimo sogno. «Tu hai lottato per me tutto l’anno, ora sono venuta a lottare per te» dice soltanto, sorridendogli. «Hai detto che ti ho sempre remato contro, ma stavolta scommetto tutto su di te» e detto ciò, Blair punta tutte le fiches. Chuck non risponde, semplicemente rimane in silenzio, a fissarla. E lei fa lo stesso, finalmente consapevole di avere bisogno di lui, e lui soltanto, e che stavolta saranno in grado di difendere il loro amore come mai prima avevano fatto.

 

 

[Tell me your secrets and ask me your questions

Oh, let’s go back to the start

Running in circles, comin’ up tails

Heads on a science apart]

 

 

Lei sa che James ha ragione nel momento in cui le dice «Tu mi hai usato per fare ingelosire quel tipo», ma lei non riesce a non negare tutto, a non mentire, perciò non può che rimanere stupita nel momento in cui lui si volta e la lascia sola accanto alla piscina, dopo averle sbattuto in faccia tutta la sua meschinità. Eppure avrebbe dovuto saperlo che sarebbe finita così, sin dal momento stesso in cui aveva deciso di presentarsi al White Party con il ragazzo raccattato a caso per non passare l’estate da sola, facendo una scenata di gelosia di fronte a Chuck e cercando poi di renderlo geloso a tutti i costi. Il fatto è che doveva mostrargli a qualunque costo che lei ce la faceva anche senza di lui. Doveva fargliela pagare per averla abbandonata durante quella che sarebbe dovuta essere la loro prima estate insieme. Che fine avevano fatto tutte le promesse che le aveva fatto durante il matrimonio fra Lily e Bart? Delle parole sussurrate durante quel ballo che era sembrato eterno? Solo non aveva messo in conto che avrebbe spezzato il cuore di una persona che non c’entrava nulla. Si sente così…in colpa. «Di certo sai come offendere le persone. Ti ammiro per questo». Blair saprebbe riconoscere quella voce fra mille. Si volta su tutte le furie per vedere Chuck Bass, la causa di ogni suo problema da circa un anno, interamente vestito di bianco, colore che contrasta con la sua vera personalità, e con un sorriso beffardo sul volto che ogni volta la rende indecisa fra il saltargli addosso e il prenderlo a schiaffi. «È tutta colpa tua», esclama, «Se tu non mi avessi piantata, non sarei stata costretta a servirmi di un James!».  «Ehi, non dare la colpa a me. Questa sei tu». Blair rimane in silenzio, sentendo le sue parole entrarle nel petto e stritolarle il cuore. Ha ragione. «Noi siamo così simili, perché non vuoi accettarlo?» sussurra lui, avvicinandosi sempre di più a lei. Blair lo guarda sprezzante e fa alcuni passi indietro, cercando di controllare il suo cuore traditore che ha cominciato a battere tanto forte da farle male, poi gli dice, con tutto l’odio di cui è capace, «Somigliare a te mi farebbe odiare me stessa!». Datogli le spalle, decide di andarsene a cercare James, sentendosi in dovere con lui. Almeno dovrebbe chiedergli scusa per tutti i problemi che gli ha causato e, magari, cercare il suo perdono. Eppure, continua a sentire lo sguardo di Chuck puntato sulla sua schiena e quella sensazione non la lascia mai. Scorge James all’ombra di un cipresso, una coppa di champagne in mano e lo sguardo assorto. Dopo aver preso un leggero sospiro, si avvicina a lui con passo sicuro e posa una mano sul suo braccio, per reclamare la sua attenzione. Ma quella strana sensazione provata prima non sembra abbandonarla. Continua a sentire la morbosa presenza di Chuck anche mentre parla con James, gli chiede scusa, gli dice che lui davvero le piace, e sembra quasi ricordarle quanto sia bugiarda mentre lo fa, come sia ingiusta verso se stessa. Allora, ascoltando ciò che questa “presenza” sembra suggerirle, Blair decide di lasciare James una volta per tutte, ma, proprio nel momento in cui si prepara a sganciare la bomba, lui dice una cosa che fa cambiare totalmente idea alla ragazza. Infatti James si passa una mano fra i corti capelli biondi e, abbassando lo sguardo, dice «Vedi, Blair, anch’io non sono stato del tutto sincero con te». «Che cosa stai cercando di dirmi?» chiede la ragazza, improvvisamente incuriosita. James prende un respiro profondo e poi dice, guardandola seriamente negli occhi «Il mio vero nome non è James, ma Marcus. Sono il figlio della duchessa Beaton. Io avrei tanto voluto dirtelo subito, ma prima dovevo essere sicuro del tuo sincero interesse nei miei confronti». Blair guarda con occhi nuovi James, cioè,Marcus, e decide che forse è degno di una chance. Infondo, tutti sono a conoscenza del sogno infantile di Blair di sposarsi con un degno principe azzurro e vivere il suo matrimonio da favola e, casualità della sorte, il fato a voluto farle incontrare un elegantissimo Lord inglese. E Blair di certo non è una di quelle ragazze che si fanno scappare questi regali. Perciò, ignara del ragazzo che li osserva da lontano con profonda gelosia, sorridendo radiosa accetta di andarsene dalla festa con Marcus. Chuck riesce solo a guardarli da lontano, sorseggiando una coppa di champagne, troppo arrabbiato per fare qualsiasi altra cosa. Ed è anche ferito, perché mai si sarebbe aspettato di essere sostituito così facilmente da un damerino senza personalità. Forse, semplicemente non accetta il fatto che Blair possa stare con qualcuno che non sia lui.

 

Blair sta aspettando che il suo nuovo ragazzo la raggiunga, sola e un po’ infreddolita, quando Chuck compare alle sue spalle. La ragazza si volta e subito, constatata la sua presenza, chiede, stanca e visibilmente sconfitta, «Chuck, hai finito di rovinarmi la serata?». Vorrebbe aggiungere altro, ma lo sguardo triste di lui le fa rimanere le parole incastrate in gola e, per un attimo, sente una grande amarezza dentro di sé. «Non avrei dovuto lasciarti, me ne sono reso conto non appena ti ho vista salire su quell’aereo» dice lui, dopo pochi secondi, e Blair sa che sta dicendo la verità, lo legge nel suo sguardo. «Mi sono distratto tutta l’estate, pensavo di dimenticarti», continua, «ma non è così». Ma anche se ciò che dice è vero, Blair sa che non basta. Perché lei non è riuscita a distrarsi, non ha mai smesso di pensare a lui tutta l’estate e ancora non riesce a perdonarlo per averla fatta piangere notti intere fra le braccia di Serena. «E..?» chiede lei. «Avevo paura. Paura che se avessimo passato tutta l’estate insieme, avresti visto..» Chuck si interrompe, e sembra non riuscire a dire altro, così Blair, divisa a metà fra la voglia di abbracciarlo e la voglia di piangere, gli chiede «Cosa?». «Me». Blair rimane immobile, senza spezzare il legame visivo fra di loro, pensando che è uno stupido. Perché le basta guardarlo negli occhi per vedere chi è e che a farla innamorare è stato proprio ciò che ha visto dentro di lui, celato da centimetri di insicurezza, immaturità ed egocentrismo. Chuck appoggia le mani sulle sue braccia, avvicinandola a sé, poi sussurra «Ti prego, non te ne andare con lui». Sì. Questa è la risposta che il cuore di Blair urla dentro di lei, ma ciò che esce dalla sua bocca è un «Perché non dovrei?», infastidito. «Dammi una ragione», dice poi, senza osare allontanarsi da lui, «E “perché sono Chuck Bass”, non conta». «Perché non vuoi farlo», ed è vero, ma «Non basta». «Perché io non voglio», dice subito lui, con un tono che sembra quasi una supplica. Blair vorrebbe essere più decisa, ma è con tono sommesso che per la seconda volta dice «Non basta». Rimangono in silenzio, Blair con lo sguardo abbassato, perché ha paura di mostrare la sua debolezza. Quando alza lo sguardo, e incrocia gli occhi scuri di Chuck, così vicini ai suoi, si sente quasi persa in un incantesimo. Potrebbe rimanere lì in eterno, bloccata in quel momento, a guardarlo. Perché ha paura di ciò che si diranno fra pochi secondi, paura che non riuscirà più a sentirlo così vicino come ora. «Che altro può esserci?» chiede lui, infine. Blair deglutisce, prima di raccogliere tutto il suo coraggio e dire «Il vero motivo, per cui non dovrei salire con lui su quella macchina, tre parole, sette lettere», poi lo guarda negli occhi e sente il cuore battere distintamente contro il suo petto, «Dille, e sarò tua». Ti prego, Chuck. Non sa se lo dice o lo pensa soltanto, in quel momento e nei secondi successivi semplicemente osserva la sua bocca aspettando la frase che non arriverà mai. Chuck muove le labbra, senza produrre alcun suono. «Grazie, ho sentito abbastanza». Blair, che sente ormai gli occhi pizzicare, si libera dalla sua stretta, troppo ferita per dire altro, e finge un sorriso mentre si avvicina a Marcus.

Chuck rimane in piedi a guardarla andare via, ma poi abbassa lo sguardo, senza più il coraggio di guardarli. Ha avuto la sua occasione, ma ancora una volta l’ha mandata in fumo, troppo codardo per dirle un ti amo o per ammettere quei sentimenti che gli stanno divorando l’anima. Troppo codardo per affrontare le conseguenze che quella frase porterebbe con sé. Perciò decide di fare l’unica cosa che è in grado di fare, distrarsi.

Salito in auto, pesca fuori dalle tasche della giacca un accendino e uno spinello, pronto ad evadere ancora una volta da una realtà troppo opprimente per essere vissuta. Inala la prima boccata e già si sente meglio. Ora non pensa più a Blair stretta dalle braccia di un altro, ma alla vendetta che potrebbe avere, presto. Si strofina con una mano gli occhi, che improvvisamente hanno cominciato a fargli male, ma si stupisce nel sentire le nocche bagnate. Fissa le sue lacrime in silenzio, chiuso nell’abitacolo e separato completamente dal mondo esterno.

 

 

[I was just guessin’

At numbers and figures

Pulling your puzzles apart]

 

 

Blair rientra nella stanza 718 dell’Empire Hotel, chiudendo la porta dietro di sé e appoggiando la schiena alla superfice liscia, respirando piano. Si asciuga le lacrime con il palmo della mano, mentre sorride fra sé e sé, felice di aver fatto finalmente pace con la sua migliore amica. A dir la verità capita spesso che lei e Serena litighino, ma non riescono mai a stare lontane per più di tre giorni. Chuck Bass e Nate Archibald erano stati costretti a chiuderle in un ascensore, ma alla fine ne era valsa la pena. Si gode il silenzio e quel momento di tranquillità, senza allontanarsi da quel sostegno sicuro, felice di essere lontana da quella sottospecie di Università per reietti della società, ma ad un tratto una voce proveniente dalla stanza infondo al corridoio rompe il silenzio. «Suppongo che tra te e Serena sia tutto sistemato» afferma Chuck Bass, appoggiato con il fianco allo stipite della porta e un bicchiere di scotch, il suo preferito, fra le dita della mano sinistra. Blair Waldorf osserva il suo meraviglioso fidanzato senza fiato, sia per la gratitudine nei suoi confronti, sia per quell’amore che da tre anni le consuma anima e corpo. È proprio questa la definizione esatta, consumare, come un fuoco che lentamente ti divora le membra. Chuck Bass, il cavaliere oscuro di Manatthan, alla fine è diventato suo, e lei è orgogliosa di essere stata l’unica in grado di conquistare il suo cuore e la sua devozione. La prossima volta che dimenticherai di essere Blair Waldorf, ricorda che io sono Chuck Bass e che ti amo. Quelle parole che lui le aveva detto quando ne aveva più bisogno, non le aveva mai dimenticate.

«Chuck» dice solo, prima di staccarsi finalmente da quella porta e attraversare lentamente il corridoio buio, verso quel ragazzo che la fissa enigmatico. Una volta che si è avvicinata abbastanza a lui, appoggia le mani sulle sue spalle larghe e si alza in punta di piedi, per dargli un leggero bacio sulla guancia. «Grazie, di tutto» sussurra, le labbra vicine al suo orecchio. Poi fa per allontanarsi, ma prontamente Chuck la blocca, circondandola con le braccia, con uno dei suoi rari sorrisi, che solo lei sa rubargli, ad illuminargli il volto. «Non devi ringraziarmi, l’ho fatto solo perché ero stanco di vederti triste» dice, senza staccare gli occhi da lei nemmeno un attimo. Blair sorride, mentre gli sistema il risvolto della giacca nera, come è solita fare.

Per lei non è solo un gesto di routine, ma un gesto che significa protezione, desiderio e.. possessività. Ama farlo soprattutto quando nei dintorni ci sono ragazze troppo insignificanti anche solo per essere notate, ma che comunque hanno l’ardire di fissare il suo Chuck. Allora si avvicina a lui, gli sistema la cravatta o la giacca e poi gli sorride, per rimarcare che è già occupato. Non che non si fidi di lui, ovvio, ma trova necessario “marcare il territorio”.

 «E Nate?» chiede Blair, dopo aver lanciato un’occhiata alla stanza accanto. «Se ne è andato qualche minuto fa» risponde subito Chuck, sorridendole. «Ma come, il week-end di perdizione è già finito?» chiede allora la ragazza fingendosi dispiaciuta, mentre fa passare le braccia lungo il collo del suo ragazzo. «Devo dire che la perdizione mi aveva stancato», dice Chuck, avvicinando il viso a quello di lei, «ma ora mi sento decisamente meglio». La poca distanza che li separava si accorcia ancora di più, eliminando ogni spazio fra le loro labbra, che si incontrano in un bacio appassionato e senza fiato, che ogni volta sembra il primo. Chuck, con gli occhi chiusi e la mente completamente azzerata, si lascia trascinare da Blair nell’altra stanza, senza rendersi davvero conto del mondo esterno, troppo concentrato sulle labbra di lei. Nessuna perdizione vale quanto il momento in cui, stretto fra le braccia di Blair, sente il suo respiro così vicino a lui e lei sussurrare un “ti amo” detto fra un bacio e l’altro. Nulla al mondo vale quanto Blair, i suoi occhi scuri in quelli di lui, il suo sorriso, le sue mani sulla sua pelle. Ed è in momenti come questo, che si rende conto di come lei abbia saputo salvarlo dalla sua solitudine e dalla sua infelicità, dandogli un motivo per vivere davvero. È in momenti come questo, ogni giorno, ogni volta che la guarda anche solo da lontano, a rendersi conto che mai al mondo vorrebbe perderla, e che la ama sempre di più.

 

Solo la luce della luna penetra, fioca, dalla finestra della camera da letto della suite 718. Blair osserva Chuck dormire affianco a lei, raggomitolata sotto le coperte. Non sa da quanto tempo è lì immobile a guardarlo, ma deduce siano alcune ore. Ore interminabili. Non riesce a dormire, ma non ha il coraggio di svegliarlo. Forse perché quando dorme l’espressione sul suo viso si addolcisce, come se fosse libero da quei ricordi che lo perseguitano ogni giorno, dal peso del dolore e delle responsabilità, forse troppo grandi per un ragazzo di diciannove anni. Blair sorride nel momento in cui lo sente sussurrare qualcosa nel sonno, e non riesce a resistere dal spostargli un ciuffetto di capelli che gli ricadono sulla fronte. Poi, una volta averli spostati con un leggero movimento della mano, comincia ad accarezzargli i capelli. Non sa fermare le dita, che cominciano a passare fra i suoi capelli lisci e scuri, a posarsi sulle guance, gli zigomi, le labbra, delicatamente. «Blair». La ragazza stacca velocemente la mano dalla sua guancia lasciandola sospesa in aria, con la paura di averlo svegliato, ma lui socchiude leggermente gli occhi e, una volta individuata la sua mano con qualche difficoltà, la stringe con la sua e la poggia esattamente dov’era un attimo fa. «Blair, vieni qui». Blair rimane immobile qualche istante, poi si avvicina a lui strisciando sul materasso e viene accolta dalle sua braccia, che la stringono. Appoggia la testa sul suo petto, sentendosi al sicuro. «Buonanotte, Chuck» sussurra un’ultima volta, prima di sentire improvvisamente le palpebre farsi pesanti e il respiro coordinarsi a quello di lui. Forse ora riuscirà a dormire.

 

[Question of science

Science and progress

That not speak as loud as my heart]

 

«Stiamo facendo quello che facciamo sempre, trovare delle scuse, ma io non voglio più farlo». Chuck non osa guardarla, mentre lei gli dice quelle cose, e il suo atteggiamento fa soffrire Blair ancora di più. «So che hai detto a Serena che mi ami» dice sicura, tanto vicina a lui da sfiorarlo. «Ha capito male» dice con rabbia Chuck, poi cerca di scappare, ma Blair lo blocca, trattenendolo con le mani. «L’hanno scorso l’hai detto a Nate, quest’anno a Serena, ma perché non riesci a dirlo a me?» continua Blair, ormai decisa ad ottenere delle risposte. Ma poiché il ragazzo continua ad evitare il suo sguardo e ogni sua parola, appoggia una mano ad accarezzare la sua guancia, pronta a passare alle maniere forti. «Gossip Girl dice che sei un codardo..» dice, ma subito viene fermata da Chuck, che improvvisamente le afferra la mano e infuriato afferma «Non è vero, e tu lo sai». Blair guarda in silenzio il volto di quel ragazzo ferito nell’orgoglio. «Forse Gossip Girl avrà ragione su di te, ma non lascerò che l’abbia anche su di me. Io non sarò più debole» dice Blair, con voce tremante, mentre osserva il volto stravolto di Chuck, gli occhi sbarrati e incapace di compiere qualsiasi movimento. Deglutisce, avvicinando il viso a quello di lui, stretto fra le sue piccole mani. Tutto di lei le sembra piccolo, adesso. «Io ti amo». Mentre lo dice vede lui chiudere gli occhi, le labbra che tremano leggermente, ma nemmeno questo la fermerà, non questa volta. «Io ti amo così tanto, che mi consuma». Lui riapre gli occhi e continua a tremare, troppo spaventato per fare qualsiasi cosa. Forse Gossip Girl ha davvero ragione a definirlo un codardo.

«E so che anche tu mi ami. Dimmi che mi ami, e tutto quello che abbiamo passato, tutti i gossip, le bugie e il dolore non saranno stati vani » e sembra più una supplica la sua, che una dichiarazione. Lui rimane immobile per un istante, la vista appannata forse dalle lacrime che rischiano di uscire da un momento all’altro. Sembra un altro, mentre appoggia le mani su quelle di lei e le scosta, quasi arrabbiato. Blair si sente ormai vicina alle lacrime, ma non piangerà davanti a lui. «Forse era così, ma ora non più » dice, infine, passandole accanto e lasciando la stanza. Blair rimane per un attimo senza fiato, come se quelle parole le fossero arrivate in faccia sotto forma di uno schiaffo, poi le lacrime cominciano a scendere. Lei sa solo rannicchiarsi a terra e imprecare, contro se stessa, Nate, Serena, Gossip Girl e Chuck. Soprattutto lui.

 

Blair si sveglia di soprassalto, respirando a fatica. Subito si toglie la mascherina da notte e la sente umida, come anche le sue guance. Ancora una volta ha sognato lui. «Dorota!» urla autoritaria, per farsi sentire dalla domestica e, anche se le brucia ammetterlo, cara amica. La povera donna arriva tutta trafelata e senza fiato per aver fatto le scale di corsa, poi, fra un respiro e l’altro, riesce a dire «S-sì, s-ign-orina Blair?». La ragazza seduta sul letto, i capelli arruffati e gli occhi gonfi per il recente pianto, si lascia cadere sui cuscini con fare melodrammatico. «Dorota, sono distrutta…oggi farò colazione a letto». «Certo, signorina Blair» risponde all’ordine la domestica, poi si volta per obbedire, ma si blocca sulla porta indecisa sul da farsi. Infine prende coraggio e chiede, timidamente «Mi scusi se glielo chiedo, ma…ha sognato ancora il signor Bass?». Socchiude gli occhi, pronta ad una sfuriata, ma rimane sorpresa nel sentire un profondo silenzio, così li riapre preoccupata. Blair è ancora immobile, a fissare il soffitto, e non accenna a rispondere. Dorota non sa se andarsene per evitare il peggio o sincerarsi che la sua Blair stia bene, ma la ragazza risponde prima che possa fare qualsiasi cosa. «Chuck Bass non esiste più per me».

 

La mattinata con Serena era stata stranamente allegra per Blair Waldorf. Non ricordava quando, nell’ultima settimana, avesse mai riso come oggi. Stretta nel suo cappotto verde, cammina sul marciapiede cercando di non pensare alle parole di Serena o alle ultime notizie di Gossip Girl su Chuck Bass, visto nell’ultima settimana a spasso nelle capitali europee. Finge anche di non essere gelosa da impazzire all’idea di lui a braccetto con una sua brutta copia dallo stile pessimo. Ma la dura verità è che non fa che pensare a lui dall’ultimo episodio, da quando ancora una volta ha rifiutato il suo amore. Prova a non pensarci, ma semplicemente non riesce. Quando la sua storia secolare con Nate Archibald era finita, aveva pensato che mai sarebbe stata così male. Invece ora è letteralmente a pezzi. Cammina con passo sicuro fra la gente, nascondendo la sua insicurezza, finché non scorge un profilo familiare, che saprebbe riconoscere fra mille. Chuck Bass, il suo tanto odiato (e amato) Chuck Bass. Sta appoggiato alla fiancata della sua limousine, pieno di pacchetti dai colori diversi fra le mani, e sembra guardare proprio lei. Blair si ferma un secondo, tentennando sui tacchi, ma poi si fa forza e continua a camminare verso di lui. Si ferma davanti a Chuck, che ora si è spostato quasi a bloccarle la strada (e ogni via di fuga), guardandola raggiante. Blair cerca di reprimere quel sorriso che si forma sul viso, ma ogni tentativo è inutile. Si odia per essere così felice di rivederlo, quando un attimo prima si stava convincendo di non amarlo più. Qualsiasi cosa lui faccia, per quanto male possa farle, non riesce a smettere di provare quel sentimento per lui.

«Pensavo fossi in Europa» dice finalmente Blair, dopo qualche attimo passato a fissarsi. «Sono stato a Parigi», ammette Chuck, «solo per prendere i tuo amaretti preferiti da Pierre-Henri ». Blair accetta il pacchetto che lui le porge, poi un po’ diffidente, chiede «E in Germania?». «Per prendere le tue calze preferite, sai quanto le adoro» risponde lui, mostrano un sorriso sornione.  Blair lo guarda leggermente accigliata, cercando di trattenere un mezzo sorriso, poi gli chiede «Che ci fai qui, allora?». Chuck prende un respiro prima di dire «Sono stato un codardo a scappare di nuovo. Ma ovunque andassi, tu eri sempre con me». Blair lo guarda per un attimo negli occhi, quasi convinta dalle sue parole, ma poi un sorriso amaro compare sul suo volto e lo sguardo si abbassa. «Dovevo tornare» aggiunge Chuck, guardando il sorriso cancellarsi dal suo viso.

«Io vorrei crederti, ma non posso. Mi hai ferita troppe volte» ammette, ripensando a tutte le volte in cui aveva pianto a causa sua e delle sua codardia. «Puoi credermi questa volta» dice lui, sicuro, e Blair alza lo sguardo su di lui. In quest’attimo comprende che forse, fra tutti quei pezzi, qualche frammento non è ancora andato perduto. Perciò sorride e chiede «Tutto qui?». Sa che questa è l’ultima occasione che può offrirgli, che se il suo amore per lui non si spezzerà ora resisterà per sempre, a qualsiasi cosa. E non sa trattenersi più, nel momento in cui lui le dice, sorridendo, «Ti amo anch’io». Gli getta le braccia al collo e lo bacia, troppo felice per dire o fare qualcosa che non sia dimostrargli che questo era ciò che aveva sempre desiderato lui le dicesse. Si dice che la persona giusta si incontra una volta sola nella vita, e Blair non vuole più vederla andare via. «Dillo un’altra volta» dice, quando le loro labbra si staccano per riprendere fiato. Chuck ride e glielo ripete una volta, due volte, tre volte.

Rimangono abbracciati per momenti che sembrano interminabili, mentre i passanti li guardano con una punta d’invidia. Perché loro sono Chuck e Blair, Blair e Chuck. E finalmente sono liberi di amarsi e complottare insieme, senza più paure ed insicurezze.

 

 

[But tell me you love me

Come back and haunt me

Oh and I rush to the start]

 

«Chuck!». Il ragazzo, che si avvicina con passo rapido alla sua limousine, non si ferma nel sentire quella voce chiamarlo. «Fermati!» si sente ordinare, così obbedisce scocciato, ormai affianco alla portiera dell’auto. Si gira lentamente, in tempo per vedere Blair, vestita di nero dalle ballerine al cerchiello, corrergli incontro. È troppo distrutto in quel momento, a causa del dolore per la perdita di suo padre e l’odio verso coloro che incolpa della sua morte, per rendersi conto dello sguardo preoccupato di Blair, che sembra implorarlo. «Non te ne andare» dice, una volta vicina a lui, «o se proprio devi farlo, portami con te». «Me la posso cavare da solo» dice Chuck, sicuro e infastidito, e si gira per aprire la portiera dell’auto. «No, non è vero». La voce di Blair lo blocca, facendolo indugiare. «Tu hai bisogno di qualcuno accanto e, dovessi anche attraversare l’inferno, io rimarrò sempre al tuo fianco». Chuck non sa interpretare le sue parole o ciò che i suoi occhi cercano di dirgli, o forse è proprio perché ci riesce e ciò lo spaventa che afferma, con cattiveria, «Credevo avessimo chiarito. Tu non sei affatto la mia ragazza!». Blair chiude gli occhi per una frazione di secondo, ma non si fa intimidire dalle sue parole. «Ma sono io e tu sei tu» dice, facendo un passo in avanti. Chuck la fissa immobile e in silenzio, lasciando che lei gli prenda la mano fra le sue. Riesce solo a tremare, mentre lei continua a parlare, facendogli male senza volerlo. «Siamo Chuck e Blair, Blair e Chuck, e qualsiasi cosa orribile tu possa dire o solo pensare, io sarò dalla tua parte e ti difenderò».  C’è sicurezza nella sua voce, quella che invece manca a Chuck, tanto sconvolto quanto fragile, con lei tanto vicina a lui da sfiorarlo con il suo corpo, e il suo sguardo implorante ma forte, che lo fa vacillare. «Perché mi dici queste cose?» chiede, cercando di impedire alle emozioni di uscire. «Perché io ti amo». La verità di queste parole lo sconvolge più di qualsiasi altra cosa, tanto da rendergli il respiro mozzato e il cuore dolorante. La osserva annuire, senza allontanarsi da lui o distogliere lo sguardo un solo secondo. Questa è la prima volta che si sente dire quella frase, quelle tre parole che tanto aveva cercato nella sua vita, ma che mai nessuno era stato in grado di dargli. Eppure ora Blair sta davanti a lui e lo supplica con lo sguardo, cosa che stranamente lo infastidisce. È con forza che allontana la sua mano da lei e sale in macchina, dicendo soltanto «Che peccato, è troppo tardi». Ma mentre se ne va, lasciandola dietro di sé in lacrime su quel marciapiede, non riesce a togliere quelle parole dalla sua mente e nemmeno a cancellare il bisogno di lei che, nonostante tutto, è sempre presente. Così è a casa di Blair che, qualche ora dopo, si fa trovare in lacrime. Ed è dalle sue braccia che si fa cullare, mentre dà sfogo a tutto il suo dolore. È nel suo letto che riposa, coperto solo da una coperta e reso stanco dal pianto, con lei accanto. Ed è a lei che, il mattino dopo, lascia un biglietto. Per ringraziarla di tutto ciò che ha fatto per lui e per intimarla a cercare qualcuno che la meriti di più.

 

 

[Running in circles

Chasing our tales

Coming back as we are]

 

«Hai intenzione di dirlo a Nate, prima o poi?». La voce di Chuck fa aprire gli occhi di Blair, fino ad un attimo prima intenta a togliergli la cravatta, talmente annodata da renderle l’operazione complicata. Alza lo sguardo su Chuck, disteso sopra di lei, e si stupisce nel vedere il suo sguardo serio una volta tanto. «Cosa?» chiede, facendo la finta tonta, nonostante abbia capito di cosa stia parlando. Alza il viso per baciarlo e, spera, fargli dimenticare la questione, ma Chuck si sposta all’ultimo secondo e le labbra di lei si posano sulla sua guancia. «Di noi». Blair appoggia la testa sul cuscino, sbuffando. «Pensavo ne avessimo già parlato due minuti fa» dice lei, leggermente esasperata, ma sente improvvisamente freddo quando lui si sposta dalla sua posizione e si siede sul materasso, dandole le spalle. Lo guarda in silenzio senza muoversi, incapace di credere che lui davvero possa essere geloso. Forse sta succedendo tutto troppo in fretta, ma non riesce a smettere di vederlo, anche se di nascosto. Dalla notte al Victrola, non riesce a smettere di pensare a lui. Se solo qualcuno giorni prima le avesse detto che avrebbe cominciato a provare quei sentimenti per quel pervertito di Chuck Bass, si sarebbe messa a ridere. Eppure ora è tutto cambiato. Loro sono cambiati, insieme ai loro sentimenti. «Sì, prima che lui venisse a proporsi come tuo cavaliere e tu accettassi» dice Chuck all’improvviso, cercando di contenere l’ira improvvisa che lo ha assalito, la gelosia accecante e il dolore. Prima che Nate Archibald si presentasse a casa di Blair all’improvviso, con un sorriso sul volto e la proposta di essere il suo cavaliere per il ballo delle debuttanti, tutto era stato perfetto. Ma mentre li ascoltava parlare nascosto nella camera di lei, aveva rischiato di uscire allo scoperto e dire a Nate di andarsene, che dopo averla lasciata non aveva nessun diritto di portargliela via. Eppure era riuscito solo a sorridere amaramente, mentre Blair accettava la proposta di Nate in nome dell’amicizia. Osserva la parete bianca di fronte a lui, troppo arrabbiato anche solo per voltarsi a guardare Blair, che sente avvicinarsi. Non riesce più a riconoscersi e ogni giorno che passa ha sempre più paura di quel nuovo sentimento che sente nascere dentro di sé. È sbagliato, e lo sa, ma non riesce a smettere di pensarla, desiderarla e volerla tutta per sé. «È solo un amico, Chuck» sussurra Blair, sedendosi accanto a lui e appoggiando la testa sulla sua spalla. Eppure lui non riesce a crederle. Sa quanto lei abbia amato Nate ed è convinto del fatto che non potrà mai dimenticarlo così in fretta. All’improvviso, percepisce la mano di Blair posarsi sopra la sua e con un sospiro si arrende, girandola e lasciando che le loro dita si intreccino. Blair gira il volto a guardarlo e Chuck fa altrettanto. Poi chiudono entrambi gli occhi e si baciano. È un bacio dolce, il loro, e lento a sufficienza da permettere a entrambi di assaporarlo. Poi diventa sempre più intenso e le labbra si staccano solo raramente, per riprendere fiato.

Chuck e Blair si sentono completi e al sicuro mentre stanno insieme. E anche se tutto ciò rimarrà un segreto fra loro, nonostante sappiano entrambi che è destinato a finire, in quei brevi momenti si amano davvero. Provano quel sentimento forse troppo grande per due adolescenti e sono consapevoli di ciò, tanto da averne paura. Ma se c’è una cosa che entrambi sanno, è che durerà in eterno.  

 

***

 

Blair e Chuck, seduti sul divanetto di quell’ hotel che aveva ospitato la loro fuga improvvisata, batterono le ciglia e in un attimo i ricordi svanirono nel nulla. Blair guardava Chuck ancora decisa del suo proposito, mentre lui si alzava, seguito da lei. Erano in piedi e Chuck, mentre appoggiava una mano sulla sua spalla e con l’altra estraeva una catenella nascosta dentro il vestito nero di Blair, disse ciò che sempre aveva pensato, ma che mai aveva avuto il coraggio di dirle. «La vita con te non potrebbe mai essere noiosa». Blair all’improvviso si sentì riempire gli occhi di lacrime, osservando Chuck prendere in mano l’anello di Harry Winston, che per anni era rimasto sospeso fra loro come una tacita promessa, e inginocchiarsi di fronte a lei. Nel momento in cui vide Chuck Bass, il cavaliere oscuro che ormai era diventato un uomo responsabile e in grado di amare e proteggere le persone a lui care, chiederle di sposarlo, capì che per trovare il suo tanto agognato principe azzurro le sarebbe bastato guardare al suo fianco. Per un attimo vide quel ragazzo di diciassette anni, il migliore amico del suo ragazzo, al posto di quell’uomo che ora la guardava. Quel ragazzo che le era sempre rimasto accanto allora e in tutti quegli anni, nel bene e nel male. Sentì la sua voce nella sua testa e rivide loro due, seduti sul retro di quella limousine in cui tutto aveva avuto inizio. Sei sicura?
Sorrise felice fra le lacrime e pronunciò quel  che le avrebbe cambiato la vita, per sempre.   

«Blair?» chiede Chuck, all’improvviso. Blair si gira per guardarlo, interrogativa, ma nota che il ragazzo non la sta guardando. Fissa il soffitto buio, un braccio piegato sotto la testa e l’altra mano posata sul petto, che lentamente si alza su e giù, seguendo il suo respiro. «Sì?» chiede, infine, un po’ indispettita. Lui rimane per un po’ in silenzio, pensieroso. «Ultimamente mi è capitato di pensare..» comincia a dire, ma poi si blocca, cercando di soppesare le parole. «Se quella sera non avessi lasciato Nate e tu non fossi venuta da me, al Victrola», si gira a guardarla in volto, prima di finire, «non sarebbe successo niente tra di noi? Non ci saremmo mai amati?». Blair sbarra gli occhi perplessa, di sicuro presa alla sprovvista. Certo, anche a lei era capitato spesso di porsi una domanda simile, ma non pensava che anche Chuck…si facesse tali viaggi mentali. Si mette a ridacchiare improvvisamente, incurante dello sguardo perplesso di lui, poi si avvicina e gli dà un leggero bacio sulla punta del naso. A volte anche Blair si concede delle simili sdolcinatezze. È pur sempre una donna, per quanto autoritaria e determinata. «Sai cosa penso?» gli chiede, a un palmo dal suo viso. Lui fa un cenno negativo con la testa, poi aspetta una risposta, celando la punta di curiosità che provoca il sorriso sornione della ragazza. «Penso che se due persone sono fatte per stare insieme, prima o poi troveranno la strada per incontrarsi. E noi due siamo decisamente fatti per amarci, Chuck» sussurra lei, dandogli un piccolo bacio sulle labbra. Suo marito rimane in silenzio, con gli occhi chiusi e un sorriso sereno sul volto. «Mi sembra di averle già sentite queste parole» dice, poi, ridendo. Blair sorride, poi gli sussurra un ti amo e lo bacia ancora, questa volta più intensamente. Alla fine Chuck si convince che ciò che ha detto è vero. Se anche quella sera finalmente non si fossero resi conto di quei sentimenti che da tempo li legavano, prima o poi sarebbe accaduto comunque. A volte pensa a come sarebbe stata la sua vita senza di lei, l’unica luce che fosse entrata nella sua vita. Avrebbe continuato a vivere una vita sregolata, fuggendo dalle responsabilità e dalle persone che lo amavano. Sarebbe rimasto solo. Forse anche Nate prima o poi l’avrebbe abbandonato. Ma lei lo aveva risollevato, lo aveva reso una persona migliore, un uomo migliore, ed era riuscita a tirare fuori il meglio di lui. “A volte due persone sbagliate, ne formano una giusta”.
Si sente un urlo riecheggiare nella radiolina accanto al comodino e Blair stacca le labbra da quelle di Chuck, sbuffando esasperata. Ecco che il “dolce frutto del loro amore” si fa di nuovo sentire. Blair si mette a sedere e fa per alzarsi, ma Chuck posa una mano sul suo braccio e la ferma, dicendole «Vado io, tu riposati. Domani devi lavorare ai nuovi modelli e devi essere riposata». Blair cerca di protestare, ma lui la guarda autoritario e deciso, così alla fine obbedisce e si accoccola fra le coperte calde. Lui le da un bacio sulla guancia e lei finge di chiudere gli occhi, con un sorriso. Mentre lo vede uscire dalla stanza, si ripromette di aspettare il suo ritorno e nel frattempo ascolta il piccolo Henry lamentarsi, sperando abbia solamente sonno. Poi all’improvviso sente suo figlio smettere di piangere e una voce che, anche se piano, comincia a cantare.

Chuck non si fa mai sentire cantare, se non raramente, ma Blair ha sempre amato la sua voce, come ogni cosa di lui. Lo sente intonare una canzone dei Coldplay, che spesso aveva ascoltato nei momenti più bui e infelici, mentre cercava di farsi forza e non piangere. Canzone che ora spesso ascoltano insieme, ricordando il loro passato. Perché alla fine ce l’hanno fatta e vanno fieri di ciò. Sono riusciti a superare ogni ostacolo e creare quella famiglia che non avevano mai avuto. Che Chuck non aveva mai avuto. E spesso Blair si meraviglia nel vedere il suo uomo, il suo unico amore, prendere loro figlio fra le braccia con una tale delicatezza da commuoverla. Ogni giorno si innamora di più, per quanto sembri impossibile, di quell’uomo che ogni giorno sa sorprenderla con un solo gesto, che la fa sentire amata come mai nessuno aveva fatto prima, e che è ormai un padre e un marito come mai quel ragazzo di nome Chuck Bass si sarebbe aspettato di diventare.

 
  
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