Fanfic su artisti musicali > Oasis
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Autore: Windofchange    30/03/2013    0 recensioni
A volte la vita non ti chiede il permesso, decide lei e basta, anche se tu non sei d'accordo. Entra senza bussare e cambia tutte le carte in tavola, carte sconosciute con le quali i fratelli Gallagher non hanno mai giocato...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Liam Gallagher, Noel Gallagher
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.        Questione di attimi
 
 
NOEL
 
Era una  sera come tante altre. O almeno così sembrava.
Noel era appena rientrato a casa, dopo una serata passata a chiacchierare davanti a una bionda media con il suo produttore. Avevano parlato del tour appena concluso, e a quanto sembrava non era andato così bene dal punto di vista del fatturato. Certo non erano più i tempi dei concerti degli Oasis, questo Noel lo sapeva, ma era contento di poter fare finalmente la sua musica senza quel pazzo di suo fratello.

-Ciao amore- gli sussurrò nel dormiveglia Sarah sentendolo entrare in camera.
-Ciao tesoro-, gli rispose Noel sottovoce dopo essere andato a controllare i bambini che dormivano nella loro camera. Si infilò nel letto accanto a Sarah abbracciandola e si addormentò.
 
Dopo un' ora circa una musica lontana sembrava voler entrare nella testa di Noel. Inizialmente pensava fosse solo una musica in sottofondo nel suo sogno, che era confuso e senza un significato logico, ma poi la musica si fece sempre più insistente e sempre più forte, fino a quando si accorse che il suono non veniva dalla sua testa ma dal cellulare sul comodino, che per sbaglio aveva lasciato acceso.
Prima di rispondere guardò l’ora. Le 4:15…chi poteva chiamarlo a quell’ora?? Il numero sul display era sconosciuto, ma qualcosa gli disse di rispondere alla telefonata.
 
-Pronto?- fece Noel con la bocca ancora impastata e la voce non proprio da cantante rock.
-Noel Gallagher?-
-Si sono io, chi è?-
-Sono il dottor  Haller del GS Hospital. Volevamo informala che sua madre è ricoverata nel reparto di rianimazione, questa notte ha avuto un malore e adesso è sotto controllo qui da noi-  

Noel non riuscì a proferire parola, ma penso che gli sarebbe fottutamente piaciuto che quella musica fosse stata davvero solo il sottofondo di un suo sogno.
 
 
LIAM
 
Dio com’era sbronzo.
Era completamente ubriaco e se n’era accorto quando qualcuno (non ricordava assolutamente chi fosse) gli chiese di intonare una delle sue canzoni più famose e lui non si ricordava nemmeno le parole.
Il locale era pieno di gente, Nicole aveva deciso di stare a casa con i bambini ma lui aveva preferito uscire.
Di certo non pensava di arrivare a fine serata completamente ciucco.
“Ehi Liam, dove cazzo vai?” chiese allegro Jim, uno che conosceva da poco ma che era diventato un assiduo compagno di bevute nelle sue serate al pub.
“Al cesso, perché, devo chiedere il permesso?” sbiascicò il cantante.

Si fece strada tra la folla, pestando qualche piede e ricevendo qualche gomitata, poi quando finalmente raggiunse i bagni si chiuse dentro e vomitò tutto quello che aveva in corpo. Aveva di nuovo esagerato, cazzo. Sperò che non ci fosse in giro nessun paparazzo se no domani sarebbe stato su tutti i giornali e sua madre l’avrebbe chiamato disperata ricordandogli che a quarant’anni suonati si comportava ancora come un ragazzino di sedici. Per non parlare di quel bastardo di Noel, che peggio ancora, avrebbe dichiarato a tutti i giornali quanto fosse insostenibile lavorare insieme a uno che pensa solo a bere  e a drogarsi.
Rimase dentro al bagno un quarto d’ora circa, seduto sul pavimento sudicio e con questi pensieri che gli giravano per la testa. Pensare a Noel lo faceva ancora star male, mai si sarebbe aspettato che il fratello abbondonasse la band e che, soprattutto, abbandonasse lui.
Si rialzò a fatica, ora le gambe reggevano un po’ di più, si sciacquò la faccia ed uscì dal bagno.
Passò giusto a salutare Jim e qualche altro amico e poi s’incamminò verso l’uscita, aveva bisogno di aria fresca e di farsi una fottuta dormita.

Grazie a Dio casa sua distava solo dieci minuti dal locale, se no non ce l’avrebbe mai fatta  a tornare indietro nello stato in cui era. Quando finalmente vide il portone di casa sua tirò fuori le chiavi, le guardò tutte una ad una e quando trovo quella giusta la infilò nella toppa, o meglio, fece vari tentativi finchè senti un “click” famigliare.
Proprio mentre stava per raggiungere l’ingresso il telefono squillò.
“Chi cazzo è che rompe i coglioni a quest’ora” disse a denti stretti tirando fuori il cellulare dalla tasca. Era un numero che non conosceva, quindi decise che era troppo ubriaco per rispondere e che chiunque fosse avrebbe aspettato. Zoppicando entrò in camera da letto, si tolse la maglietta e si sdraiò sul letto senza neanche infilarsi sotto le coperte. 
  
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