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Autore: Ria-chan    30/03/2013    8 recensioni
“Ora io e te parliamo.”
La porta della camera di Donghae si apre, non tanto forte da sbattere contro il mobile alla sua destra ma neanche tanto piano da non avvertirne il rumore.
“Di cosa, hyung?”
“Di EunHyuk-ssi.”
.................
“Cosa ti ha fatto?”
“Niente.”
Il leader sospira.
“Puoi-puoi parlarne con lui e sistemare?”
“No.”
“Puoi parlarne con me?”
“I-io”
“Sono qui, Donghae. Non sarò tuo padre, né HyukJae, ma le mie braccia sono sempre pronte ad accoglierti. Lascia che ti aiuti.”
Le prime lacrime scorrono.
“I-io sono furioso con lui.”
“Perché?”
Ed un braccio del maggiore cinge le spalle del minore.
“Perché per lui non sono importante quanto lui lo è per me.”
....
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Donghae, Eunhyuk
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'You got me'
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Haloaaaaa!
Oh meglio, buona sera popolo di ELF *w*
Vi rompo ancora le cosìdette con le mie storie XD Prima o poi davvero qualcuno mi massacrerà di botte -.-' a ragione, direi!
Ad ogni modo, questa storia era già completamente scritta, oggi ho solo aggiunto qualche piccola parte ed il finale :D ecco perché la  pubblico già ora :)
Su sta storiella ho poco da dire, sinceramente... ah! Voglio però solo rincuorarvi! Per quanto sembri "triste e deprimente" all'inizio non sarà così fino alla fine ;) non per nulla ho inserito il genere FLUFF ;)
Nel testo, poi, viene citata per intero questa canzone, che poi funge anche da titolo: 

i fell in love with my best friend... ♥

(troverete il testo completo nelle note della canzone)
Non mi dilungo oltre :D
Buona lettura <3








 

I fell in love with my best friend...






“Sparisci dalla mia vista Lee HyukJae!!”
Donghae si allontana dal camerino, sbattendo alle sue spalle la porta con una tale forza da far rimbombare il colpo all’interno di stanza e corridoio e, anche, far vibrare i due pannelli in plastica, che costituiscono appunto la porta, per qualche secondo abbondante.
All’interno della stanza, ora completamente avvolta dal silenzio, i ragazzi per lo più sospirano rassegnati, si voltano verso HyukJae o all’occorrenza verso la porta e poi, come nulla fosse, riportano la loro attenzione su ciò che li aveva impegnati in precedenza o ancora li tiene impegnati.
Del resto, ormai, sono abituati.
Sono abituati ai litigi dei due amici. Alle urla isteriche di Donghae ed ai sospiri profondi di HyukJae. Al suo viso storto in un’espressione triste, ai suoi occhi rivolti verso terra, le labbra trafitte dagli incisivi e le mani torturate l’una dall’altra all’altezza del petto.
Sono abituati al fatto che, sempre, è colpa di HyukJae se Donghae è furioso, ferito o triste.
Sono abituati al fatto che anche il resto del mondo la veda esattamente allo stesso modo.
E, ormai, sono abituati anche a far finta che sia vero, che sia Donghae ad esser sempre quello a soffrire e non… il contrario.
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
“Non capisco tutto questo sperare delle fans di vederci insieme come coppia.”
Donghae fissa il soffitto steso sul letto di HyukJae mentre questi è seduto alla scrivania, le spalle rivolte verso l’amico ed i suoi occhi fissi sullo schermo del computer: davanti a lui una pagina per lo più bianca, alcune brevi righe scritte in sequenza, altre distanziate da spazi vuoti.
HyukJae sospira.
“Non sei tu quello che ama fare fan-service?”
“E questo che significa?”
“Che è colpa nostra se hanno quella fissazione.”
Nostra… Tua, vorrebbe dire HyukJae ma… perché mentire?
Donghae si solleva a sedere fissando il suo sguardo sulle spalle del compagno, Hyuk può sentirlo chiaramente.
“Credi che per farle contente finiremo col diventare davvero una coppia?”
HyukJae ridacchia, ma non si volta.
“Faresti coppia con qualcuno anche senza sentimenti di mezzo?”
Donghae scrolla le spalle.
“Mi stai dicendo che potremmo solo se fossi innamorato di te?”
“Perché potresti?”
La conversazione assume una piega pericolosa, HyukJae ne è consapevole quasi quanto, invece, Donghae, lo ignori completamente.
“Andiamo Hyukkie,” sorride il minore lasciandosi ricadere con un tonfo sul letto: le braccia piegate dietro la testa:“non potrei mai innamorarmi di te, siamo amici!”
“Ovviamente non potresti!”
“E… ovviamente… cosa mi aspettavo? Ma un po’ più di delicatezza no, eh?”
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
“Donghae, esci dalla mia stanza. Oggi non è giornata. Per favore.”
La voce di HyukJae è ferma e profonda: è ovvio che sia arrabbiato, eppure Donghae non si muove dalla sua posizione, non si alza dal bordo del letto né accenna ad andare via.
Si limita a guardare l’altro girare per la stanza come una furia ingabbiata, con la testa bassa ed i pugni stretti.
E poi ride.
“E’ raro vederti in questo stato, HyukJae.”
“Esci fuori, Donghae.”
“Ok, come vuoi.”
E ridacchia ancora.
Nessuna parola confortante, abbraccio o alcun minimo interesse.
Nessun: “cosa è successo?” “perché stai così?” “Sfogati con me.”.
Solo una risata fastidiosa che rimbomba ancora nelle orecchie di HyukJae quando, finalmente solo, si lascia ricadere sul suo letto riscaldato in precedenza dal corpo dell’altro.
“Idiota. HyukJae, sei un idiota.”
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
HyukJae sospira e, quel musicale suono, si propaga all’interno della sua stanza silenziosa: sono ore che fissa lo schermo del pc cercando, invano, di colmare lo spazio tra le righe vuote del testo che sta tentando di comporre, della canzone che gli gira da giorni in testa ma che, a quanto pare, non vuole saperne di materializzarsi in parole.
Batte sui tasti e poi cancella.
Riscrive le stesse parole, le guarda e le ricancella di nuovo.
Si lascia ricadere con la schiena contro la sedia: la testa riversa all’indietro e le braccia penzoloni nel vuoto.
Forse dovrebbe chiedere un aiuto, a Shindong magari o a…
“Hyukkie! Che fai?”
…a lui.
“Scrivo. Anzi, scrivevo.”
Donghae ridacchia.
“Una canzone?”
“No, le mie memorie.”
“Fa’ leggere. Magari posso aiutarti.”
E magari sì, potrebbe anche aiutarlo come è già successo ma… ma così non sarebbe più la “sua” canzone, non sarebbero più le parole che vorticano nel cervello di Hyuk quando qualche immagine del compagno di salta improvvisa alla mente.
“Ok, come vuoi.”
Donghae si china in avanti, verso lo schermo: una mano sullo schienale della sedia, l’altra sulla superfice in legno della scrivania.
“E’…”
Fa una pausa.
“Hyukkie, è…”
HyukJae solleva la testa per guardarlo.
“E’ orrenda! Cancella tutto, fai prima!”
HyukJae lo fissa ancora, questa volta con rabbia: si alza dalla sedia facendola strusciare per terra e stridere a causa di quel movimento e lascia la stanza senza dire parola; ovviamente si sbatte la porta alle spalle, tanto per far capire a Donghae cosa ha appena fatto.
 
“Cosa è successo questa volta?”
Donghae scrolla le spalle innocente.
“Non lo so.”
Leeteuk osserva HyukJae seduto al tavolo di cucina mentre fissa il vuoto e serra le mascelle.
“E perché EunHyuk-ssi sta così, allora?”
“Forse perché ha capito che la sua canzone era davvero uno schifo.”
Leeteuk fissa Donghae e strabuzza gli occhi.
“Cielo Hae! Lo sai quanto è permaloso! Perché gli hai detto una cosa del genere?”
Donghae, ancora, scrolla le spalle:
“Lui lo sa che dico sempre ciò che penso.”
E poi si allontana.
“Certo… ma apprezzerebbe anche che tu lo facessi con un po’ di tatto…”
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
“Hey”
Donghae è seduto una volta ancora sul suo letto, nella sua camera, con la luce spenta e le spalle ricurve: la testa è reclina in avanti, i gomiti poggiati sulle cosce leggermente divaricate e le mani sono tra i capelli spettinati.
HyukJae sospira: ad ogni anniversario è così, Donghae si rifiuta di tornare a casa e se ne sta lì, nella stanza del maggiore, ad aspettare che lui torni e si sieda con lui.
“Hey.”
Ripete HyukJae, e la sua voce è così bassa e delicata da essere, da sola, la carezza più dolce che si possa desiderare.
“Va’ via. Voglio stare solo.”
La voce di Donghae invece è bassa, profonda e tagliente.
Eppure HyukJae lo ignora, si siede al suo fianco e gli cinge le spalle con un braccio.
“Sono qui, tranquillo.” Sussurra appena.“E poi… questa è la mia stanza, ricordi?” Dice, in tono leggermente più leggero.
“Vado via allora, scusa il disturbo.”
Donghae fa per alzarsi ma HyukJae lo blocca, lo forza contro il suo petto e lo stringe a sé:
“Non fare così. Ti prego.”
Donghae non risponde, stringe i denti e tende il corpo: ogni suo muscolo è teso, dai pugni stretti alle vene del collo, agli occhi chiusi, strizzati, nel tentativo inutile di bloccare le lacrime che ormai scendono copiose lungo il suo viso.
HyukJae sa che Donghae non ama piangere, che ormai si ritiene un uomo e che, proprio in virtù di questo, non vuole mostrarsi debole davanti a nessuno. Ma sa anche che non può fare a meno di piangere quando pensa a suo padre e, in questo, lui sinceramente non ci trova nulla di “debole”:
“Shh, sono qui.”
Hyuk cerca di calmarlo, gli accarezza dolcemente la schiena cercando di placare i singhiozzi e, un po’ di più, lo stringe contro il suo corpo.
“Non è di te che ho bisogno.”
Fa male.
E Hyuk sorride ad un lato delle labbra.
Le parole di Donghae hanno sempre il potere di ucciderlo, fargli conoscere la felicità e poi il dolore più atroce.
Ma non può lasciarlo così.
“Lo so.”
Risponde solo, respirando a fondo per non crollare.
“Lo so.”
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
“Hyukkie, ti va di andare al cinema?”
“No Hae, non mi sento bene, è meglio che non mi muova oggi.”
Ed è vero, non sta rifiutando un invito per noia o altro, semplicemente HyukJae si sente così debole che anche solo il sollevarsi dal letto gli fa apparire un velo nero davanti agli occhi e sente le forze che lo abbandonano.
“Prometto che andremo domani. Oggi proprio non ce la faccio”.
E con il dorso della mano posto sulla fronte, HyukJae richiude gli occhi indicando al minore che ha bisogno di pace e, possibilmente, silenzio.
Nonostante questo:“Resta con me. Stai con me, stasera non lasciarmi da solo” vorrebbe avere il coraggio di dire o, di più, vorrebbe che Donghae lo proponesse a lui.
“Va bene. Riposati.”
Ma Donghae invece non ci pensa due volte a lasciarlo lì, girare i tacchi ed abbandonare la stanza.
“Resta con me.”
E così lo sussurra appena, debolmente, trovando il coraggio.
“Eh? Hai detto qualcosa HyukJae?”
 “No.”
Ma non abbastanza per ripeterlo ancora.
 

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Sono passate due settimane da quel giorno, quello stesso giorno in cui Donghae, alla fine, ha trascinato Siwon e Yesung con sé al cinema proprio come aveva deciso.
Sono passate due settimane da quando Donghae non si è fatto più trovare nella stanza di HyukJae e, neanche, gli ha chiesto di fare qualcosa insieme.
E’ colpa di HyukJae per aver rifiutato, del resto. Questo è ovvio.
E nessuno pensa il contrario.
Nessuno a parte i restanti 10 membri che affollano il dormitorio.
 
“HyukJae,”Leeteuk si rivolge al minore ansimando: è chiaro che sia nervoso ed agitato e, di certo, fare da balia a 10 persone non è la meno stressante delle cose. “Hai visto Donghae-ssi?”
“No. Hyung.”
La voce di Hyuk è bassa e Teukie, da ottimo leader ma ancora da più ottimo amico, lo nota subito.
“Strano, di solito lo trovo sempre quando trovo te.”
Cerca di ridacchiare alleggerendo magari la tensione ma il minore non gli risponde, si limita a sorridergli debolmente di rimando e tace. Almeno finché non decide di tagliare corto bloccando le sue parole:
“Come mai ora non-“
“Non gli servo, in questo momento.”
 

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“Ora io e te parliamo.”
La porta della camera di Donghae si apre, non tanto forte da sbattere contro il mobile alla sua destra ma neanche tanto piano da non avvertirne il rumore.
“Di cosa, hyung?”
Leeteuk gli si avvicina piano: è arrabbiato, non gli piace vedere nessuno dei suoi compagni nello stato in cui è HyukJae anche se, questi, sono a volte così bravi a nascondere la loro sofferenza o tristezza che accorgersene non riesce facile.
Non gli piace non vedere, da giorni, il meraviglioso sorriso del suo dongsaeng e, più di tutto, non gli piace che quella situazione stia verificandosi tra una coppia di amici sinceri come lo sono Donghae e HyukJae.
“Di EunHyuk-ssi.”
E forse è proprio per questo che la butta giù netta, senza giri di parole o altro e che, seppur con estrema delicatezza, sottrae le cuffie, ancora premute sulle orecchie, dalla testa di Donghae.
“Cosa ha fatto?”
Il minore scrolla le spalle.
Leeteuk lo guarda negli occhi e, ora, può forse vedere qualcosa che gli era sfuggito prima.
Addolcisce il suo tono e comportamento “No, Donghae. Cosa Tu, hai fatto a lui?” e, dolce come un fratello maggiore un po’ troppo materno, gli accarezza una guancia.
“Nie-“
“Non mentirmi, ti prego. Sono con voi da prima che il gruppo nascesse, conosco le vostre espressioni e… e beh, oltre che essere il mio lavoro in quanto leader, so decifrare ogni vostro comportamento. Ti prego, Donghae, lascia che ti aiuti.”
Donghae annaspa. Fatica a ricomporsi e a non piangere.
“Non mi serve aiu-“
“Ti prego, Donghae.”
Dannazione! Se non sapesse che Leeteuk gli vuole davvero bene, un bene sincero, non si troverebbe ora con le lacrime agli occhi ed i pugni stretti, in lotta tra il dire la verità ed il mentire spudoratamente.
“Sono arrabbiato con lui.”
“Cosa ti ha fatto?”
“Niente.”
Il leader sospira.
“Puoi-puoi parlarne con lui e sistemare?”
“No.”
“Puoi parlarne con me?”
“I-io”
“Sono qui, Donghae. Non sarò tuo padre, né HyukJae, ma le mie braccia sono sempre pronte ad accoglierti. Lascia che ti aiuti.”
Le prime lacrime scorrono.
“I-io sono furioso con lui.”
“Perché?”
Ed un braccio del maggiore cinge le spalle del minore.
“Perché per lui non sono importante quanto lui lo è per me.”
Leeteuk sorride.
“Scherzi? Hyuk si fa maltrattare da te ogni santo giorno! Asseconda ogni tuo capriccio e… non so con che pazienza ci riesca, francamente. Se non sei importante per lui…”
“E’ perché sono il suo migliore amico.”
“Per questo sei importante per lui.”
“Non è questo che voglio.”
A quelle parole Leeteuk inizia ad intuire qualcosa, qualcosa che sinceramente non gli era sfuggita nel corso degli anni ma che, ha sempre ritenuto, fosse giusto che i due interessati affrontassero tra loro; questo però non gli impedisce di stringere maggiormente la mano sulla spalla del suo compagno e di spingerlo verso di sé, fino a fargli nascondere la testa sul suo petto.
“E cosa vuoi, Donghae?”
“Non essere più il suo migliore amico.”
“Vuoi perderlo?”
“No!” Ora la voce di Donghae è più profonda, tremante ma, di contro, decisa.“No, voglio non essere solo il suo migliore amico.”
“Glielo hai detto?”
“No.”
“E allora perché sei arrabbiato con lui se non sai cosa prova?”
“Sono arrabbiato perché non sono un’idiota, e so di essermi innamorato di lui.”
Pausa. Abbraccio più stretto. Sguardo comprensivo e dolce di Teukie e, anche, un debole sorriso che gli sfiora il viso.
“E sono arrabbiato perché so di sbagliare. E sono arrabbiato con lui perché so che non potrà mai ricambiare.”
Leeteuk gli accarezza i capelli: quel ragazzo di 26 anni che ha tra le braccia non è mai cresciuto davvero e, tra tutti i membri del gruppo, è sempre stato colui che gli ha dato maggiori preoccupazioni e che più sente di dover proteggere: il suo cuore è così sensibile, i suoi sentimenti così facili da leggere che, sinceramente, si meraviglia del fatto che HyukJae non sia riuscito a capire prima ciò che per lui era abbastanza chiaro già da parecchio tempo.
“Provaci. Diglielo.”
“No.”Donghae alza la voce, si solleva dalla calda “nicchia” e fissa il maggiore negli occhi. “Non capirebbe, hyung!”
“Hai così poca fiducia in lui, Donghae?”
Donghae scuote la testa. “Non si tratta di fiducia, hyung.”
“Diglielo. Capirà. E… chi lo sa…”Leeteuk sorride. Donghae si sente rincuorato, non sa perché ma ora ha dentro di sé una carica esplosiva che non vede l’ora di esprimersi.
“E chiedigli scusa per tutto quello che gli hai fatto passare.”Ancora una volta il leader gli scompiglia i capelli prima di alzarsi dal letto e raggiungere la porta. “Questa volta l’hai fatta grossa Donghae-ssi!” Alza scherzosamente il tono della voce “sarà dura farti perdonare.” e, in più, gli fa un occhiolino che Donghae non sa come interpretare. Semplicemente arrossisce e poi, con un sorriso sulle labbra, accende il computer e si accomoda alla scrivania.
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
Donghae si passa le mani tra i capelli, agitandoli e spettinandoli come un pazzo a causa della frustrazione crescente.
Sono le 4:00 di notte passate ed ancora non è riuscito a completare il “lavoro” che si era imposto di portare a termine; fissa lo schermo bianco del pc e nota, con somma soddisfazione, che è riuscito almeno a riempiere diversi spazi bianchi senza per questo, cambiare o modificare, i versi scritti i precedenza da HyukJae.
 

Do you remember when I said I'd always be there.
Ever since we ------
When we were out on the playground playing pretend.
Didn't know it back then.
 
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I pray for all your love
Girl our love is so unreal
-------
This is something like a movie
And I dont know how -------
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Through all the dudes that came by
And all the nights that you'd cry.
I was there right by your side.
--------
When you were so happy
With -------
 
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I know it ----
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'Cause nothing compares when
We're lighter than air and
We don't wanna come back down.
 
But I -----
Love is so unpredictable.
 
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Hoping, praying
------

 
Donghae legge e rilegge il testo ma, per quanto ci prova, non è facile inserire delle parole che s’incastrino alla perfezione con quelle di qualcun altro; non è facile completare i pensieri ed i sentimenti di qualcun altro e, per quanto desideri scusarsi ed aiutare Hyuk, non vuole che la sua canzone non sia più sua ma che, trasformata, finisca per non appartenergli più.
Però…
Però forse può semplicemente inserire nelle righe mancanti ciò che lui prova.
“Mhhh.”
Perché non provarci?
 

Do you remember when I said I'd always be there.
Ever since we ------

 
Donghae si batte l’indice sulle labbra, spostando lo sguardo di lato e fissando un punto imprecisato del muro.
“Da quanto…”tempo sono amici?
 

Ever since we were ten, baby.

 
“Può andare.”
Il secondo verso, però, è completamente bianco e, per quanto ci stia provando, non sa proprio cosa aggiungere.
Magari può provare prima con i restanti spazi.
“Sono le…”sono le 5, il tempo scorre.
 

I pray for all your love
Girl our love is so unreal
-------
This is something like a movie
And I dont know how -------
-------

 

“Mhh. Vediamo.”
Donghae sbuffa.
Non è che le parole che Hyuk ha scelto non gli piacciano, anzi, è solo che… beh, se potesse riempirle a modo suo lui…
 

pray for all your love
Girl our love is so unreal
I just wanna reach and touch you, squeeze you, somebody pinch me
This is something like a movie
And I dont know how it ends girl
-------

 
Le inserirebbe così.
“E se…”
Donghae sorride allo schermo, fissa l’orologio e, per una volta, non sente più l’ansia e la pressione.
Ora sa completamente cosa scrivere.
 

Through all the dudes that came by
And all the nights that you'd cry.
I was there right by your side.
------
When you were so happy
With some other guy?

Now I realize you were the only one
It's never too late to show it.
Grow old together,
Have feelings we had before
When we were so innocent.

 
I know it sounds crazy
That you'd be my baby.
But you mean that much to me.

 
'Cause nothing compares when
We're lighter than air and
We don't wanna come back down.
 
But I don't wanna ruin what we have
Love is so unpredictable.
 
But it's the risk that I'm taking,
Hoping, praying
------
 

Donghae la rilegge ancora.
E ancora.
Sono le 8:00 del mattino e, sinceramente, non se ne è neanche accorto.
Scrivere canzoni non è facile, questo lo ha sempre saputo, ma mai, come ora, gli è riuscito così facile e soddisfacente.
La sua canzone, no, la canzone di HyukJae è finita e… manca solo qualcosa, prima che possa dargliela chiedendogli scusa.
 

I was there right by your side.
------
When you were so happy
With some other guy?
 

“Oh, questa è facile.”
Si dice, a voce alta.
“Stupido HyukJae!”
Aggiunge poi con tono, questa volta, leggermente più basso.
 

I was there right by your side.
How could I tell you I loved you
When you were so happy
With some other guy?


“Ora l’ultimo sforzo.”
 

And I don’t know how it ends girl
-------

 

“Mmmm.”
Donghae sbuffa, stringe le labbra schiacciandole l’una sull’altra e fissa lo schermo.
Quella frase un po’ lo spaventa. Anzi, lo spaventa molto.
In fin dei conti, anche se Teukie gli ha dato coraggio, nulla può assicurargli che le cose vadano bene: bene al punto che HyukJae non finisca per odiarlo o, meglio, se addirittura possa capirlo e ricambiarlo.
 

Hoping, praying
------

 

“Aaaaish!”
Ma di certo non può mollare ora.
Donghae rilegge le due frasi, le mette a confronto e sorride appena: possibile che HyukJae gli abbia dato una linea guida così chiara?
Come è possibile scrivere qualcosa che combacia perfettamente con i pensieri di qualcun altro?
E come ha fatto lui a dirgli che quelle parole erano orribili?
Donghae sospira.
Si sente sinceramente perso e… cattivo. Ma era arrabbiato, non in giusta ragione ma lo era. Non poteva evitare di comportarsi come ha fatto ma… ma forse ora può rimediare.
Come?
Chiedendo scusa.
E…
Dicendo la verità.
 

And I don’t know how it ends girl
but I fell in love with my Best Friend
Hoping, praying
You'd fall in love with your best friend

 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
“HyukJae.”
I colpi alla sua porta sono delicati ma insistenti.
Hyuk si volta a vedere l’orario: sono le 8:30 di mattina e, sebbene sia abituato a svegliarsi molto prima, oggi aveva sinceramente intenzione di riposare visto che è uno dei pochi giorni in cui tutti, o quasi, non hanno impegni.
Ma la voce che proviene dall’esterno è di Donghae e…
“Che vuoi?”
“Dobbiamo parlare.”
Il tono è duro ed in fondo HyukJae ci è abituato ormai; si rigira nel letto ed affonda la testa nel cuscino:
“Entra.”
La stanza è ancora immersa in uno stato di leggera penombra e HyukJae non sembra volersi muovere neanche quando, avvicinandosi a lui, Donghae lo chiama ancora.
“Dobbiamo parlare, HyukJae.”
“Lasciami dormire.”
Donghae sussulta.
Ma non può arrendersi: è normale che si comporti così dopo quello che lui gli ha fatto.
“Puoi dormire dopo, dai.”
“No.”
Il tono di voce è più duro.
“Non puoi neanche ascoltarmi?”
“Non ne ho voglia.”
Un attimo di silenzio cala nella stanza.
Donghae trema e stringe tra le mani il pezzo di carta appena stampato.
“S-stai cercando di farmela pagare?”
“Ti importa?”
HyukJae si solleva e si pone a sedere, muovendo la testa e lo sguardo in direzione del suo amico:
“Che c’è, ora ti servo e sei venuto a chiedere scusa?”
Donghae si sente colpito, sinceramente. Ma ricaccia indietro le lacrime e cerca di ingoiare quel nodo che non lo fa respirare.
“Mi dispiace di averti ferito.”
HyukJae ride.
“Certo! Come se ti importasse dei miei sentimenti.”
Anche questo fa male. Ma Donghae sa di aver detto di peggio, nei suoi riguardi.
“Ah, e sai cosa, non ci tengo più ad essere il tuo migliore amico.”
Quando lo dice, quelle esatte parole, il cuore di Donghae si frantuma e gli occhi gli si annacquano tanto da non riuscire a vedere le lacrime che già, cadendo silenziose, piovono dagli occhi di HyukJae mentre tiene la testa bassa e stringe le coperte tra le mani.
Non aggiunge altro, sbatte il foglio di carta sul letto e va via. Sbattendo, anche, la porta alle sue spalle.
E’ finita.
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
“Donghae-ssi?”
“Hyung…”
“EunHyuk-ssi…?”
Donghae accenna ad un “sì” con la testa.
“Glielo hai detto?”
“Non ce n’è stato bisogno.”
Leeteuk lo guarda preoccupato: è chiaro che il minore abbia pianto e che sia distrutto ma, sinceramente, non sa proprio cosa fare in merito. Parlare con HyukJae?
Mettersi in mezzo?
Provare a-
“Hyung! Perché mi hai chiuso il pc?!”
La voce arriva dal salotto: “Si esce, tutti insieme.” HyukJae avanza verso la cucina, un sorriso smagliante come da giorni, nessuno, gliene aveva più visti in viso. “Vero Teukie hyung?”
Leeteuk lo guarda: osserva il suo viso ed i suoi occhi e, sinceramente, non riesce a scorgere nulla di falso in quella sua felicità, eppure Donghae è esattamente di fronte a lui, con la testa china ed ancora le lacrime agli occhi.
Cosa non torna?
“Hyuk-“
“Hyung!”il tono di voce entusiasta e divertito “puoi dare questo a Donghae-ssi?”
Il foglietto che gli porge è accartocciato e piccolo e Leeteuk, adesso, è sinceramente curioso ma…
“Hyung! Che ci fai ancora lì! Anche tu devi vestirti!”Ancora un sorriso, “Ah! E dì a Donghae-ssi calca nuovamente sul nome dell’amico con finta freddezza “che mi deve ancora delle scuse e che, se ci tiene tanto a bullizzarmi, sappia che adesso sono pronto a sopportarlo.”
HyukJae si allontana verso la sua stanza così come, Leeteuk, si alza da tavola per raggiungere il corridoio, non prima ovviamente di aver spettinato affettuosamente i capelli di Donghae ed aver sospirato nell’allungargli il foglietto ricevuto.
“Questo è per te.”
Donghae solleva la testa: certo, lo ha sentito anche lui HyukJae quando lo ha detto ma non è certo di volerlo aprire.
Lo stringe nel pugno e lo accartoccia con rabbia.
“Leggilo, prima.”
Gli sorride Leeteuk prima di voltargli le spalle ed avanzare verso le camere.
 

**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**..**

 
La carta crepita tra le sue mani tremanti.
Cos’è?
Un messaggio?
Un addio?
Donghae sospira: ormai è tutto rovinato, cosa può andare peggio? Tanto vale farsi coraggio.
 

 
Silenzio.
Il sorriso di Donghae che si allarga fino a sfiorare, quasi, l’attaccatura delle orecchie.
Il foglietto che cade a terra senza produrre alcun suono, dondolando piano nell’aria come una candida piuma.
“Hyuuuuuuukkieeeeeee!!!!”
HyukJae che apre la porta della sua stanza prima che “qualcuno” la spalchi al posto suo rivelandolo mezzo nudo ai restanti membri della casa e, Leeteuk, che sorride da qualche parte nel corridoio.
“YA!!! Ci ho messa tutta la notte per scriverla e tu la strappi?”
“Faceva schifo!”

“Co-COSA??”
Il suono della sonora manata che Leeteuk si spiaccica in fronte rimbomba per l’appartamento silenzioso fino a raggiungere perfino le loro orecchie.
Ridono.
HyukJae e Donghae ridono di gusto.
Almeno finché l’uno non zittisce, con un dolce bacio a fior di labbra, l’altro.

 
   
 
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