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Autore: Osage_No_Onna    30/03/2013    1 recensioni
[Slash://]
Buooooooooonsalve, gente! Mi sento orgogliosa, è la prima volta che pubblico una storia su questo cartone con il P.O.V femminile, quello di Yumiko! Eh sì, decisamente Tomiko è la mia coppia preferita e neanche esiste. E' grave direi. :P
Allora: Yumiko Santoro è una ragazza dolce, un po' timida, seria, protettiva, simpatica quando vuole, sensibile e fragile. Questi ultimi due lati del suo carattere sono stati urtati da una persecuzione razzista e lei è camnbiata, diventando più chiusa, aspra e diffidente.
E mentre la vita intorno a lei prosegue normalmente, la nostra Yumicchan, pur adattandosi a questa "normalità", si sente una nullità e desiderebbe collassare.
Tra ragazze così perfette da sembrare finte e ragazzi che si sentono fighi nel prendere in giro gli altri, la nostra eroina spicca per la sua innocenza e dolcezza, che la spinge a chiedersi perché le stia succedendo questo e ad odiare i lati migliori del suo carattere.
Cosa penserà di preciso quest' eroina negletta? C'è un solo modo per scoprirlo: leggete qui!
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Clover Quartet- But He Loves Me'
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Yumiko Santoro

Notes Of Melancholy
 

“Giungerà il giorno in cui
La luce negli occhi tuoi
Più forte risplenderà  (oltre ogni realtà)”
[Kalafina – Magia]

 
Watashi no namae Yumiko desu.
Il mio nome è Yumiko.
O almeno questo è quel che dice la mia carta d’ identità.
Yumiko Santoro, nata il 15 gennaio 1999 a Tokyo, cittadinanza Italiana/Giapponese, residente a Napoli… Statura: 155 centimetri. Capelli: Castani. Occhi: Castani e azzurri. Segni particolari: Nessuno.
Ma la carta mente. Io non so bene chi sono. È normale? Ogni giorno vedo ragazze sicure di sé, perfette da vomitare nei vestiti attillati e nelle facce ricoperte dal trucco, e mi sento una nullità.
Rispetto alle mie sorelle sono sempre stata insignificante: non ho la grazia esotica di Letizia, i suoi ricci morbidi, vaporosi e neri, la pelle abbronzata e le labbra carnose.
Non ho il fascino orientale di Sadako, i capelli neri e liscissimi, gli occhi a mandorla e i denti bianchi come perle.
Non ho neanche l’ aggressività di Valentina, il suo essere maschiaccia che pure attira molti sguardi maschili.
Al posto dei capelli, ho una massa enorme di inutili fili mossi e castano scuro con sfumature ramate che ho ereditato da mio padre, che a sua volta li ha ereditati da Michelangelo Santoro, il primo dei miei avi con i capelli castani. Ma almeno loro li hanno decenti, io ho degli steli secchi e dal movimento improbabile, che si gonfiano tutti non appena il tempo si fa umido. Gli occhi sono una delle poche cose di cui vado fiera perché sono marroni con venature azzurre, ma non è una cosa rilevante perché anche Sadako ha gli occhi così, anche se i suoi sono grigio-verdi. Ho il naso a patata e una bocca sottile, rosa. Sono in tanti a chiedermi se mi metto il rossetto, ma è proprio naturale.
Non sono elegante, preferisco indossare cose pratiche che mi permettano di sentirmi libera, ma al limite della decenza, insomma.
Non sono né femminile né maschiaccia, né bella né brutta, né estroversa né asociale: sono quella via di mezzo a cui di solito non fa caso nessuno, e mi sono abituata a restare sola. Invidio le mie sorelle perché attirano molti sguardi, mentre io faccio la parte della rana di turno. Sono una di quelle che, anche se è seduta a bordo campo, riesce a beccarsi le pallonate più dolorose della sorte.
In compenso, le mie sorelle invidiano me perché ho un “bel carattere” e conquisto l’ affetto di tutti, persino degli insegnati più schizzinosi. Ma bel carattere dove? Sono solitaria, fin troppo studiosa, incline alla depressione, fissatissima su certe cose, un po’ pigra, fin troppo golosa e con punte di stacanovismo, un’ altra dote che mi ha “gentilmente” passato mio padre. Insomma non sono di quelle che piacciono.
In questo periodo, poi, sono ancora un po’ depressa: il perché chiedetelo ai razzisti. Mi spiegate che senso avrebbe perseguitare –letteralmente- una persona perché non è del tutto europea? Sì, sono per metà giapponese, e allora? Fino a qualche tempo fa ne andavo fiera. Andavo e vado tuttora fiera di mia madre, un’ elegante, longilinea e simpatica mangaka giapponese. Urara Tsukai è molto apprezzata tra i giapponesi, per il suo Street Football Girls. Da lei ho ereditato la passione per il mio paese natale, per i manga, e, soprattutto, la creatività, ma elevata a potenza infinitesimale, come dice mio padre. Eh sì, perché alla mia età -13 anni- ho già realizzato otto serie di manga, con una nona e una decima in arrivo. Sono, come direbbe mia cugina Rika, un’ enfant prodige, dato che ho iniziato a scrivere a sei anni. Era anche questo a rendermi strana agli occhi degli italiani. Molti dei tredicenni erano praticamente degli sfaticati, ma io non li guardavo mica storto. Invece loro mi guardavano come se provenissi da un’ altro pianeta, o peggio
come se fossi un’ insetto repellente.        
Cosa c’è di repellente in me?
Sto ascoltando musica più del solito, soprattutto musica malinconica. La mia preferita al momento è “Trop Sensible” dell’ artista francese Zaz, ci vedo riflessa me stessa.
Troppo sensibile. È questo il mio difetto principale. Non sono in grado di reagire come si deve alle provocazione, sono una di quelle che piange persino per una pallonata sulla tempia, e non perché faccia veramente male. Sono una di quella che davanti alle provocazioni si sta zitta, ma a casa versa oceani di lacrime. Ed ho iniziato ad affogare i dolori nella musica, anche se sono musicofila da tempo.
Eppure, ho scoperto di non essere uno zero spaccato totale.
Incredibile a dirsi, qualcuno mi ama. Chi? Tomoya, l’ ho conosciuto al campus musicale quest’anno, mentre mi aggiravo sotto le false spoglie di Sad Angel. Sorvoliamo la storia, la cosabella è che mi ama davvero, per quella che sono.
Lui poi non è mica brutto: ha i capelli castani liscissimi –come li sogno io-  lunghi fino alle spalle, gli occhi a mandorla, azzurrissimi, la pelle dorata. Si direbbe un po’ New Age, ma fa niente: è veramente bello.
Pure il suo nome è bello: non so cosa significhi di preciso in cinese, ma “moya” in arabo vuol dire acqua. Mi piace pensare che il suo nome significhi “figlio dell’ acqua”, per lui ce lo vedo bene.
Il mio, di nome, significa “(bella) bambina che tira con l’ arco”. Mi va bene, perché, modestia a parte, nel tiro con l’ arco vado molto bene. Un’ altra possibile interpretazione è “bella bambina che ha ragione” e neanche questa mi dispiace.
Lui sì che mi apprezza, è uno dei pochi che non fa facce stranite quando gli parlo.
Non mi lancia sguardi pietosi, ma vivaci, interessati e amichevoli.
Non ha il sorriso a trentadue denti stereotipato che mi fanno tutti, per gentilezza, ma sorrisi smaglianti, di quelli che esprimono vera contentezza nello stare CON ME.
Non mi parla con falsa benevolenza, ma con garbo e franchezza, e sembra seguire molto bene le mie conversazioni, persino quando parto per la tangente con le mie personali afflizioni da quattro soldi o con le mie fissazioni, anch’ esse da quattro soldi.
Non so se è abitudine dei tibetani dire con franchezza ciò che si pensa, ma lui lo fa. E lo apprezzo incondizionatamente. Dopo mille bugie accondiscendenti mascherate da gentilezza ipocrita, la franchezza, sia pure brusca, mi pare un raggio di sole che squarcia le nubi.
Ero sola, rannicchiata a terra. Piangevo, come al solito. Ero in condizioni pietose, pioveva, ma non volevo rientrare. Che andassero a farsi friggere, loro e tutto il resto! Quei sei odiosi. Come si erano permessi di rovinarmi la vita? E perché, perché, PERCHÉ io non sono in grado rendere loro pan per focaccia, diamine?
Sento qualcuno accanto a me. Comincio a vuotare il sacco all’ improvviso, mi voglio liberare di questo dolore. Snocciolo tutto dall’ inizio alla fine. Solo dopo mi rendo conto che ho fatto un’ enorme scemenza.
COSA HO FATTO?!? QUEST’ EVENTO POTREBBE RITORCERSI CONTRO DI ME E IO NON VOGLIO! Niente, sono un’ incapace: scoppio a piangere, sempre più forte, sempre più forte. Sono così inutile!
Qualcuno, evidentemente imbarazzato, non trova di meglio da fare che accarezzarmi i capelli.
“Sembri un pulcino bagnato. Un batuffolo morbido. Mi dispiace, non meritavi tutto questo. Io forse non capisco perché cose del genere non le ho vissute e non posso darti altro che la mia comprensione e il mio affetto. Ma mi dispiace davvero per te, non sei abbastanza forte per meritarti questo. Nessuno lo è.”
È lui. Lo so senza bisogno di alzare gli occhi. L’ho riconosciuto dalla voce, dal tocco delle mani, dalla pelle dorata che ho intravisto.
Le sue carezze mi calmano e, senza volerlo, mi addormento. Crollo proprio. La vista si oscura e non ho più il controllo del mio corpo. Devo essere crollata fra le sue braccia perché mi risveglio abbracciata a lui. Ma è stato bellissimo.
Alla fine ci siamo fidanzati, proprio durante la festa, anzi le feste, di fine corso. Niente di che, ci siamo incontrati in un parco giochi, abbiamo danzato in un boschetto e lì ci siamo baciati. Un bacio breve ma bellissimo.
In estate sono andata a trovarlo in Tibet, e lì abbiamo avuto dei momenti di grande tenerezza. Adoro stare con lui e lui adora stare con me. La cosa buffa è che spesso mi addormento tra le sue braccia proprio come quella volta, ma lui non sembra infastidito da questo. Oltre ad essere una che crolla facilmente, lì ci si metteva anche il jetlag.
Con me, comunque, è dolcissimo e premuroso, specialmente durante i momenti difficili.
Tipo la crisi respiratoria. Non ne voglio parlare ma lui è stato un’ eroe: mi è stato accanto tutta la notte e lui stesso mi ha raccontato, ridendo, che ha fatto a botte con un’ infermiera per poter restare.
Il giorno della partenza mi ha lasciato un dono, un rosario tibetano, e mi ha sussurrato qualcosa all’ orecchio.
Purtroppo io non capisco né il tibetano né il cinese mandarino, ma la mia mitica madre, che praticamente una specie di orientalista, ha tradotto tutto in inglese.
Be strong. Live life, love forever, laugh lots.

Arigatou, Tomoya-chan. 

Angolo dell' Autrice
Buooooooooonasera! LOL, sono tutta eccitata e non so neanche il perché! Sono prossima al ricovero in psichiatria, che ne dite? XP
Allora, come ho premesso è la prima storia con il POV femminile che pubblico e spero che vi piaccia. Del resto, quando scrivo su Tomiko mi sento al settimo cielo, perchè come ho detto adoro questa coppia. In particolar modo quando scrivo sul mio alter ego Yumiko Santoro, anche se non lo faccio spesso: preferisco la narrazione in terza persona.
Cosa ne pensate?
See you!
-Puff


 

   
 
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