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Autore: V a l y    19/10/2007    11 recensioni
Un invito, una combriccola riunita, una notizia imprevista. A volte è proprio nell'imprevedibilità che l'amore si fa sentire. [Yuffie x Vincent]
STORIA IN FASE DI CORREZIONE
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il cielo colorato d'arancio si anneriva sempre più. La luna era arrivata tarda, e aveva rischiarato con il bagliore tutta Wutai, e le sue colline di boschi e di laghi. Dal balcone alto della casa Kisaragi, Vincent aveva assistito a ogni piccolo passo di tempo della fine di un pomeriggio. Mentre osservava immobile e nascosto il panorama iridescente, udiva nella camera appena adiacente il chiasso dei compagni ovattato dal fusuma chiuso della balconata.
Era infastidito.
Non che fosse disturbato dal fracasso; se ne abituò subito, appena Cid gli aveva urlato la storia del suo velivolo la prima volta che lo conobbe, non potendo usare un tono di voce modulato a causa del motore arrugginito dell'Highwind che rumoreggiava il doppio del suo padrone. La grande risonanza aveva profanato il sacro silenzio a cui si era abituato per metà della vita, ma pian piano era riuscito ad adattarsene. Anche se ciò non fosse accaduto, sarebbe stato indispensabile per poter vivere con loro: dei casinisti, ecco cos'erano; i migliori di tutti. Soprattuto nei momenti di gioco. Come accadeva in quel momento.
Cominciarono che erano quieti come il panorama mozzafiato che ancora doveva calare nella notte; Vincent neanche si ricordava chi, ma qualcuno propose a Godo di giocare a scarabeo; ognuno iniziò a commentare ogni mossa dei due con voce chiassosa, anche se regnava il silenzio assoluto, e anche se i due giocatori non erano per niente sordi. E alzando la voce, l'altro l'alzava ancor di più, e l'altro ancora lo seguiva, e sorpassando tutte le voci crearono a loro insaputa un fracasso madornale. Solo Vincent se ne era accorto, perché era l'unico che rimaneva zitto. Seguiva il gioco tacito ed austero, e coloro che aveva intorno non capivano mai se quell'espressione immutabile era per inedia o per concentrazione. A volte il suo viso immobile si contorceva brevemente in una smorfia se una voce dirompente di qualcuno, ma più dirompente delle altre, si ripercuoteva fastidiosamente inaspettata.
Tuttavia, la ragione del congedo del Valentine non fu l'inutile baccano, ma la persona che subentrò poi nella stanza. Quando vide Shigeo Nishiguchi – e che strano paragone che gli venne – gli sembrò che avesse sorriso come Hojo. Una smorfia ben più maggiore, e il pistolero scomparì dalla stanza; assieme a lui era scomparso lento anche il sole. Ed era restato lì, anche dopo l'avvento della prima stella in cielo, e della seconda e della terza. E anche dopo che l'etere si diamantasse di migliaia di astri celesti. Anche dopo che sentì il chiasso allontanarsi, e l'anta del fusuma del salone accostarsi all'altra con un forte botto (a chiuderla o ora stato Cid o era stato Barret, senz'altro). Li vide tutti sotto il suo naso oltrepassare la porta d'ingresso dei fiori d'arancio, e fermarsi davanti ad essa.
“Papà si è innervosito perché ha perso contro un animale!”
Yuffie. Chiacchierava sempre così animatamente con gli amici.
“Non sono un animale, e comunque sono intelligente quanto un essere umano,” sostenne Nanaki.
“Certamente sei più intelligente di Barret!”
Di nuovo Yuffie. L'omone contrariò la cosa con un uso di termini così disdicevoli che Vincent cercò in qualche modo di non ascoltarli.
“Grazie per essere venuti tutti qui, stasera.”
Nella voce della ninja qualcosa era mutato: sempre sorridente, ma mancava della consueta briosità. Gli altri non se ne avvidero, e avevano convenuto mentalmente che la causa era sicuramente un intorpidimento da sonno; o forse erano loro stessi troppo assonnati per accorgersi veramente di qualcosa. Si salutarono tutti tra sbadigli, e se ne andarono verso la locanda.
Yuffie andò nella parte opposta. L'ex Turk la vide camminare con frenesia lungo la sponda del ruscelletto che passava dal suo giardino, e da sopra la balconata poté riuscire a vedere fin dove era arrivata. Wutai era proprio un paesino piccolo, ed era facile da una balconata alta come quella adocchiarlo tutto; ciononostante, non si ricordava proprio quale fosse quella piccola casetta vicino alla quale si era fermata la compagna. Era forse stato spinto dalla curiosità, quando decise di voler andare anche lui lì. Ma tre camere avanti e un piano di sotto si fermò ostacolato involontariamente da Godo, che lo fissò spaesato.
“Che spavento! Tu... tu sei...” borbottò, concentrandosi nel rammentare il nome di quel viso cupo che aveva davanti. Succedeva sempre, e il vampiro se ne era abituato: nessuno ricordava mai il suo nome.
“Vincent Valentine,” informò.
“Ah già! Scusami, Vincent. Forse l'età fa brutti scherzi!”
O forse il problema era solo la continua asocialità dell'altro.
“Yuffie è già andata ad accompagnare gli altri. Pensava che te ne fossi andato via prima,” spiegò il Kisaragi. “Vuoi una tazza di tè?” I suoi occhi sorridevano proprio come quelli della figlia.
“No. Grazie,” sussurrò sottovoce Vincent. Spostò gli occhi sul divano alla sua destra, sulla quale era seduto Shigeo, un bastone di cristallo tra le mani. Non si era proprio accorto, della sua presenza.
“Salve,” salutò sommessamente e concisamente Nishiguchi, riservandogli di nuovo il sorriso di Hojo.
Una smorfia, rapida, nascosta dal bavero del mantello rosso.
“Meglio che vada,” disse l'ombra, chinando per un attimo la testa.
Richiuse dietro di sé il fusuma, esaminando involontariamente i fiori d'arancio che aveva accanto. Poi avviò il passo, alla sinistra del solo ruscelletto di Wutai. E presto incontrò lei.
Girata di schiena, inginocchiata, era intenta a giocherellare con una piccola palla azzurra, e vicina ad essa una piccola palla di pelo ne seguiva ogni fluttuazione. L'uomo vide un gatto, una pallina rimbalzare verso di sé mossa dalla zampa dell'animale, e Yuffie seguirla con gli occhi, e posarsi infine su di lui. Aveva la pallina sotto i suoi piedi.
“Perché arrivi sempre così quatto?” domandò divertita. L'uomo non disse nulla. Non rideva mai alle battute degli altri, quindi neppure controbatteva. Yuffie, quel poco che conosceva di lui, lo conosceva appieno. E allora ricominciò a parlare.
“E' bello qui. Mi piace il rumore del fiume, ed è pieno di mici!” esordì contenta. “La chiamano la casa dei gatti, perché la abitano tutta loro.”
A Vincent non piacevano granché quei felini.
“Ti piacciono i gatti?” domandò la ragazza. Che tempismo: la risposta, il metà vampiro, l'aveva già pensata prima della domanda.
“Poco.”
“Poco? Perché?!”
Non esiste un perché se qualcosa piace o non piace.
“Non mi piacciono e basta.”
“Oh, Vincent...” sussurrò atterrita la ninja, “ma come si fa a non amare creature così graziose?”
Ne prese uno in braccio, si mise eretta e glielo porse. “Toccalo e cambi idea. E' sofficissimo!”
Ma l'uomo non si mosse di un millimetro, bloccato dall'irruenta euforia della giovane. Come sempre.
“Devo muovertelo io, il braccio?!” sentenziò allora Yuffie, afferrandogli l'arto, ma quello sbagliato. Si accorse in ritardo di aver agguantato l'artiglio dorato. Manciate di disagevoli secondi silenti, e la ragazza lo liberò dal suo tocco non sentito.
“Scusami...” sussurrò impacciatamente. L'imbarazzante silenzio sembrò comunque meno imbarazzante di molti altri, perché l'uomo era già silenzioso di suo, e lo stallo che incombeva tra i due veniva sminuito da ciò. Ma il muto compagno, inaspettatamente, parlò.
“Non è nulla.”
E lo stallo si affievolì ancor di più. Yuffie sorrise timidamente, riprendendo a giocare con un altro micio.
“A me invece piacciono tanto i gatti, però... in realtà non vengo qui per questo, ma per allontanarmi da casa mia, nell'unico luogo del paese dove non c'è nessuno...” confessò meditabonda.
L'uomo non parlò una, ma ben due volte. Fu qualcosa di strabiliante, e solo Yuffie ne fu testimone.
“Parlami un po' di più di quel Nishiguchi.”
Lo guardò con sbalordimento, e non riuscì a buttar giù né una risposta né un sorriso di circostanza. Ma il peso che aveva addosso la ragazza era così poderoso che non badò a nessuna formalità, neppure davanti al più improbabile di tutti gli interlocutori. Ogni frase le uscì come un consueto soffio di fiato.
“E' il capo di quella banda. Venne qui a chiedere a mio padre se fosse stato possibile controllare metà del nostro terreno. Wutai è un paese misero, ma occupa un territorio che arriva fino alle montagne del sud e i boschi oltre le colline del nord. E questo territorio è ricco di Materie. Mio padre non accettò, e loro dissero che non importava, che era diritto nostro decidere una risposta e che non avrebbero contrariato. La mattina seguente degli stallieri vennero a informarci che i chocobo erano stati malamente trucidati.”
La ninja strinse forte i pugni, rabbiosamente.
“Shigeo tornò con i suoi uomini, e ci disse che per compensare l'imprevista disgrazia avrebbero provveduto loro ad occuparsi dei terreni di Materie con i loro chocobo, per aiutarci. Aiutarci...”
La voce le tremò.
“Erano stati loro. Tutti noi sapevamo che erano stati loro, era evidente; e sapevamo che dopo quell'invisibile minaccia non avremmo più potuto dissentire a nessuna delle loro richieste. Così, mio padre accettò. Ma a Shigeo non bastava. Lui mirava al posto di governatore; il posto di mio padre...”
Il tremolio della voce neppure si sentì più, perché si affievolì al punto di diventare inudibile.
“Lo avrebbe ucciso silenziosamente, come aveva fatto con i chocobo. Mi spaventai tanto, mi spaventai tanto che mi venne un'idea pazza, ma ragionandoci da calma mi accorsi che era anche l'unica soluzione. Così, dissi a papà che avrei sposato Nishiguchi. Lui si oppose: lui, che non vedeva l'ora che questo tipo di frase mi uscisse dalle labbra. Ma non a questo modo, disse. Non volevo la sua approvazione, non cercavo questo; andai da Shigeo, e gli feci la proposta di matrimonio: metà del potere, equo a quello della carica di governatore, fino ad averlo totalmente, alla morte di mio padre.”
La fine della storia era ovvia all'uomo dal mantello scarlatto. Ma ascoltò comunque.
“Trovai il giorno dopo dei fiori d'arancio nel mio giardino.”
Un gatto che le si strusciò sui polpacci la distrasse dai suoi pensieri, facendole riprendere il vigore solito che le apparteneva. Così, si accucciò a carezzare il felino, e sorrise gaiamente alle fusa del piccolo animale, ridendo quando un altro ancora cercò di rubargli il posto. Vincent si acquattò anch'egli, e regalò al desideroso di coccole la sua mano ancora viva, carezzandolo con dita sottili e bianche – bianchissime, brillanti, che contrastavano col pelo nero del gatto.
“Ma a me, tanto, non cambierà niente,” sancì Yuffie al compagno, “perché sarà comunque un matrimonio fittizio, un accordo in comune. Una passeggiata, insomma!” soggiunse scherzosamente.
“Tempo fa,” affermò l'ombra, “una donna disse la stessa cosa, e se ne pentì amaramente.”
La ninja arrestò ogni movimento, ogni sorriso, ogni carezza, e condusse i suoi occhi, incerti, a quelli infuocati di lui, che la guardavano sempre alla stessa maniera. Una donna, disse. E che ruolo aveva per lui? I suoi occhi senza sentimenti la ingannavano sempre, rendendo vani i propositi di lei di scrutargli l'animo, anche per capirne solo una pennellata, una unica di tutto il quadro macabro che aveva creato lui della sua vita, e che aveva coperto con un telo agli altri. Non le avrebbe dato risposta, neppure quella volta. Se ne era abituata.
“E cosa dovrei fare?” domandò la ragazza, mestamente.
“Potresti cambiare idea,” rispose l'uomo.
“E' ciò che non farò mai,” sussurrò Yuffie, cercando di trarre un sorriso d'ironia alla ridicola affermazione appena sentita. Ma non le riuscì.
“Abbiamo salvato il mondo, possiamo subito toglierli di mezzo,” le propose Vincent.
“E' la stessa cosa che hai detto della Shinra, ma ancora sono qui a rovinare ogni cosa che toccano!” si adirò la ninja, scusandosi subito dopo appena vide l'uomo irrigidirsi il volto e le spalle, per un solo attimo. “E' che... sono in tanti... e forti. Neppure l'eroe più valoroso può combattere contro un potere tanto grande. Ed è anche perché... ho paura...” confessò amareggiata. “La paura di perdere una persona cara è tanto grande che in confronto la paura di rovinarsi la vita non è niente. E in che modo, poi? Non cambierà nulla, sarà la vita di sempre, ma con un anello sul dito come differenza.”
Una smorfia, lunga, che non riuscì più a nascondere sotto il mantello rosso.
Così lucida che per la prima volta da quando lo aveva conosciuto Yuffie vide gli occhi sempre uguali e il viso immutato dell'uomo rompersi in tante emozioni.
“Non è così facile...”
Non è così facile, disse soltanto, prima di ricomporsi e avviarsi verso la locanda, spronando la ragazza a seguirlo con un: “Andiamo”. Yuffie gli disse che si sarebbe avviata tra un po' e che lui poteva andare; Vincent sospirò.
“Dici che non è niente, ma già adesso ti stai nascondendo da quell'uomo.”
La ninja mise in volto la medesima smorfia che aveva fatto il Valentine un attimo prima. E allora cosa dovrei fare?, gli avrebbe chiesto nuovamente. Ma la risposta era inesistente perché era già chiara. Le cose non sarebbero cambiate. Ma...
“Allora consolami tu...”
L'uomo corrugò la fronte poco visibile – solo la parte bassa, quella vicina alle sopracciglia, perché il resto di essa era velato dalla fascia rossa attorno alla testa e dai tanti ciuffi corvini che si disperdevano in svariate direzioni.
“Non dico di fare chissà che... Anche come adesso, anche solo ascoltandomi...” soggiunse vergognosamente Yuffie. Vincent sospirò veloce la risposta:
“Va bene.”
La Kisaragi alzò per un lasso di tempo brevissimo lo sguardo su di lui, per ringraziarlo. Sì ammutolì totalmente quando vide – o forse gli sembrò soltanto di vedere – un altro tipo di smorfia sul volto dell'uomo.
Seminascosto dal mantello, lui sorrise.
























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Giuro che quando ho scritto dei chocobo trucidati, stavo cominciando a sentirmi male. In realtà volevo usare i cavalli, ma in Final Fantasy VII non esistono. Chochobetti poveretti... ç_ç
Parlando delle mafiate che in questo capitolo avete avuto modo di conoscere... ebbene, vi svelerò anche che il nome Shigeo Nishiguchi l'ho preso da quello di un noto ed esistito capo yakuza giapponese, tra i più famosi (se non il più famoso, forse!).
@Geko93: Grazie! ç_ç Davvero dici che l'attesa ha dato i suoi frutti? Potrai dunque perdonarmi anche quest'ultima che è stata il doppio più attesa della precedente? XD Ma scherzi a parte, grazie! :*
@Dastrea: Sì, quella del becchino è una delle sensazioni che volevo dare ai lettori, visto quello che, in questo capitolo, si scopre che fa! XD Spronerò io stessa a far dare una mossa a Vincent! Con frusta e manette! Ghgh... >D
@BloodberryJam: Ti ringrazio del commento e adoro la tua risata, se davvero è come la scrivi. XD E quindi ti risponderò: la prossima volta cercherò di aggiornare prima e cercherò di far sdolcinare un po' Vincent, WahhAHhaHAHhahaHAHah X°D
@vinnie_pooh: Oddio. Oddio. Non so che fare; ringraziarti? Mi sembra una cosa un po' sciocca rispetto a tutto ciò che scrivi sempre nelle recensioni con tanto entusiasmo, ma... che altro dire: troppo buona, grazie... *commossa* ç_ç
@Tifa: Hwoarang?? *ççç* Oh cielo, sbavo e mi stordisco! XD Sì, Vincent non lo batte nessun nuovo personaggio (ovvio!), neppure il più descritto di più qualità possibili (ma allora diventerebbe Gary Stu! xD) Grazie del commento! ^*^
@terychan: L'idea dei fiori è stata improvvisata molto, te lo devo confessare! XD Grazie della recensione! :*
@Fedbest: Astinenza Yuffinetine? XD Ok, mi metterò d'impegno! *decisissima* Grazie dei gentilissimi complimenti e della recensione, grazie grazie grazie >*< P.s. Ci ritroviamo anche qui su EFP! xD
@Keute: “sia perché spesso tende a essere più una YuffieXVincent che una VincentXYuffie”
Lì per lì non avevo capito (ma non per la complessità della frase, ma perché me scema xD), ma poi ho compreso ciò che volevi dire... Tento – perché sì, è un tentativo – di afferrare ogni vario aspetto della coppia, sia che c'entri con lui che con lei, e poi ricongiungerli in qualche modo. Riguardo al commento: ho adorato i tuoi bellissimi giri di parole! :3 (e ti ringrazio al cubo, anche xD)

  
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